L'iperplasia prostatica benigna (BPH), anche denominata ipertrofia prostatica benigna, è una condizione patologica caratterizzata da una proliferazione degli elementi cellulari della ghiandola prostatica.
La prostata è una ghiandola che circonda l'uretra, quel condotto che trasporta l'urina dalla vescica all'esterno del corpo. La compressione dell'uretra da parte della prostata ingrossata, determina difficoltà durante l'atto della minzione.
L'iperplasia prostatica benigna presenta una maggiore incidenza nei soggetti anziani, con un picco di circa l'80% negli uomini di età compresa tra i 70 e 80 anni, costituendo di fatto una condizione associata all'invecchiamento dovuta ad alterazioni della produzione ormonale e della crescita cellulare.
Ruolo importante nell'insorgenza di tale patologia è svolto dal diidrotestosterone (DHT), metabolita del testosterone, prodotto a livello della prostata e i cui livelli risultano particolarmente elevati proprio nei soggetti in cui si registra un'ipertrofia prostatica.
Al contrario se si blocca il processo di sintesi del DHT, i suoi livelli diminuiscono e con essi anche la proliferazione delle cellule prostatiche, indicando un ruolo attivo del DHT nell'insorgenza dell'iperplasia prostatica benigna.
Anche alti livelli di estrogeni, correlati al fisiologico calo della produzione di testosterone che si registra nei soggetti anziani, innescano dei meccanismi che stimolano la crescita delle cellule prostatiche.
Quando la prostata si ingrossa tende a comprimere l'uretra e causa difficoltà durante la minzione, in particolar modo si registrano:
Sintomi che l'urologo descrive come ostruttivi-irritativi:
Quando la vescica non è completamente svuotata a causa dell'ipertrofia prostatica, si verifica un ristagno dell'urina che può favorire una proliferazione batterica, che porta a fenomeni infiammatori e infettivi a carico della prostata noti come prostatiti.
Mentre non risultano evidenze che attestino una correlazione tra adenoma prostatico e il rischio di sviluppare un tumore alla prostata.
Nei casi più gravi di iperplasia prostatica benigna i sintomi comprendono:
Generalmente, l'iperplasia prostatica benigna (BPH) non causa problemi di erezione, non in maniera diretta almeno.
Infatti, delle volte questi problemi sono di natura psicologica, legati in qualche modo alla preoccupazione dei pazienti riguardo la loro condizione di salute, tuttavia in alcuni casi la terapia farmacologica per la cura dell'adenoma prostatico può avere come effetti collaterali un'influenza negativa sull'attività erettile del pene.
Diversa è la situazione quando si è in presenza di una prostata infiammata come nei casi di prostatiti, in cui i soggetti lamentano alterazioni della normale funzionalità sessuale. Tale alterazione è in gran parte causata dai dolori acuti percepiti durante l'attività sessuale.
L'iperplasia prostatica benigna non è un tipo di cancro e non è un precursore del cancro alla prostata.
L'iperplasia prostatica benigna può essere diagnosticata mediante l'esplorazione rettale della prostata, che consente di fare una valutazione sulle effettive dimensioni della ghiandola, e sull'eventuale presenza di noduli.
L'ecografia sovrapubica e transrettale rappresenta l'esame che fornisce maggiori informazioni circa lo stato di ritenzione di urina in vescica, e che quindi è utile a valutare se ci si trova di fronte a un caso di ostruzione del flusso urinario causato dall'ipertrofia prostatica.
Può essere utile associare una semplicissima uroflussometria per valutare la componente ostruttiva e il residuo post minzionale e poter fare quindi i confronti prima e dopo la terapia.
I trattamenti per l'iperplasia prostatica benigna includono la somministrazione di farmaci alfa-bloccanti, o chirurgia nel caso in cui il paziente non abbia risposto in maniera soddisfacente ai farmaci o nei pazienti con problemi più gravi, come una totale incapacità di urinare.
L'iperplasia prostatica benigna (BPH) può essere trattata in diversi modi a seconda del quadro che emerge dalla visita medica. Quando si è dinanzi a un quadro clinico più articolato, con la presenza quindi di ritenzione urinaria, prostata infiammata, allora è opportuno sottoporsi a un trattamento farmacologico per ridurre tali sintomi.
Oltre al trattamento farmacologico, è possibile tuttavia ridurre i sintomi attraverso una serie di accorgimenti che vanno dall'evitare caffè e alcol, che aumentano la frequenza della minzione, al limitare l'assunzione di farmaci che rendono più difficile la minzione quali anti-istaminici e decongestionanti nasali.
Se il quadro clinico dovesse risultare più grave, allora potrebbe essere necessario ridurre chirurgicamente le dimensioni della prostata. Si tratta tuttavia di una soluzione che interessa una minima parte dei soggetti affetti da ipertrofia prostatica.
Recenti studi scientifici hanno evidenziato come in alcuni casi si siano ottenuti significativi miglioramenti del quadro clinico dall'impiego di fitoterapici.
Tra questi spicca l'estratto ottenuto dai semi di Serenoa repens, anche nota come palma nana, che si dimostra particolarmente efficace grazie alle sue proprietà anti-androgeniche e anti-infiammatorie.
Anche altre erbe medicinali sono note per i loro effetti benefici nel trattamento dell'ipertrofia prostatica, come la pianta grassa africana, i semi di zucca e l'ortica. È opportuno ricordare sempre di consultare un medico prima di qualsiasi iniziativa personale, anche in caso di assunzione di farmaci naturali.