Quando si aspetta un bambino, il corpo va incontro a una serie di importanti cambiamenti, che coinvolgono anche il suo equilibrio ormonale. Fra questi rientrano le cosiddette voglie, ovvero degli improvvisi e intensi desideri che spingono a consumare determinati cibi. Ma da cosa sono determinate le voglie in gravidanza e a partire da quale settimana di gestazione compaiono? È vero che alla predilezione per un certo gusto si associa il possibile sesso del nascituro?
Ecco tutto quello che c'è da sapere su questo argomento.
Come si manifestano le voglie in gravidanza?
Con il termine generico di "voglia" si intende il desiderio improvviso ed irrefrenabile per un determinato cibo, sia esso salato o dolce. Si tratta di un fenomeno abbastanza evidente e comune a molte donne incinte, tuttavia non è detto che si verifichi in ogni gravidanza. Ci sono persone, ad esempio, che nel corso dei nove mesi non manifestano nessun cambiamento nei loro gusti alimentari, oppure altre che all'improvviso smettono di mangiare alcuni cibi, o altre ancora per le quali il periodo critico si conclude con la fine delle nausee, in genere con l'entrata nel secondo trimestre di gravidanza.
Proprio perché è un fenomeno molto variabile e soggettivo, è difficile stabilire con esattezza quando aspettarsi il suo inizio. Secondo gli esperti, le voglie possono manifestarsi già nel corso del primo trimestre di gestazione, per poi arrestarsi oppure proseguire fino al momento del parto. Poi, una volta dato alla luce il bambino, questo impulso così forte a voler consumare certi alimenti, dovrebbe concludersi naturalmente.
Voglie in gravidanza: quali sono le cause?
Gli scienziati non hanno ancora capito esattamente quali ragioni portano alcune donne a soffrire delle cosiddette voglie, tuttavia sembra che un ruolo chiave in questo aspetto (come praticamente in tutto ciò che attiene alla gravidanza) sia giocato dagli ormoni. Soprattutto nel primo trimestre, quando le fluttuazioni ormonali dovute allo sviluppo del feto nell'utero sono molto intense, è possibile che la donna sperimenti un'avversione particolarmente forte verso alcuni cibi e che, parallelamente, cresca il desiderio di mangiarne altri. Oltre alla propensione per un certo alimento, inoltre, la donna può avvertire la spinta a consumare un determinato "gusto", privilegiando quindi preparazioni che ne rispecchino il sapore.
Risulta interessante notare come spesso la voglia riguardi non un alimento che solitamente piace molto, ma uno di cui in genere non ci si ciba se non raramente. Fra i cibi maggiormente apprezzati da chi aspetta un bambino, infatti, compaiono anche alimenti che non vengono consumati quotidianamente, come ad esempio i cetriolini sotto aceto o la maionese. Le voglie strane in gravidanza, in ogni caso, sono un fenomeno del tutto normale che non deve destare preoccupazione, a patto che la dieta della futura mamma si mantenga sana, bilanciata e ricca di alimenti freschi.
Durante la gestazione, i delicati meccanismi che regolano la crescita del feto all'interno del corpo possono effettivamente portare a dare la preferenza ad alcuni cibi piuttosto che ad altri. Durante i primi tre mesi di gravidanza, ad esempio, l'aumento di alcuni ormoni induce il fisico a ricercare cibi ricchi di carboidrati, ovvero di alimenti che, essendo ricchi di zucchero, possono fornire tutta l'energia necessaria al cervello e al fisico per portare avanti la gestazione in modo ottimale.
Voglie durante la gravidanza: è una ricerca di attenzioni?
Secondo alcune teorie, le voglie non sarebbero tanto da vedere come una conseguenza dei cambiamenti ormonali sul corpo, bensì come la ricerca di maggiori attenzioni da parte della donna. Quest'ultima, infatti, trovandosi ad affrontare un periodo della sua via così importante e delicato, potrebbe essere tentata (inconsciamente o meno) di richiedere più partecipazione ed interessamento dalle persone che la circondano.
Non a caso, tra i cibi maggiormente richiesti da chi sta aspettando un bambino, rientrano tutti quelli particolarmente golosi e ricchi di zucchero, come ad esempio:
- cioccolato;
- gelato;
- prodotti lievitati (pizza, focaccia);
- sottaceti;
- limone;
- frutta;
- formaggio;
- patatine fritte;
- salse (maionese, ketchup).
Secondo un'ulteriore teoria, poi, le voglie in gravidanza sarebbero scatenate da una risposta emotiva di reazione nei confronti delle numerose restrizioni (alimentari e non) che caratterizzano la gravidanza. Il desiderio, irresistibile e senza apparente causa, di consumare un certo alimento, potrebbe quindi essere interpretato come una difficoltà nel controllare alcuni impulsi. A questi si accompagna un senso di colpa che, solo in parte, verrebbe giustificato con l'idea di una fisiologica e del tutto comune "voglia" comune a tutte le donne incinte.
Le credenze popolari legate alle voglie durante la gravidanza
La tradizione popolare ha sempre dedicato molta attenzione alle voglie delle future mamme durante la gravidanza, arrivando anche ad ipotizzare che da esse dipendesse il sesso del bimbo che sta per nascere. Secondo una credenza comune, poi, la donna non dovrebbe mai ostacolare il desiderio di un determinato cibo e privarsene in quanto ciò porterebbe il bambino a sviluppare una "voglia", ovvero una macchia della pelle con la forma dell'alimento rifiutato, sul corpo o sul viso.
Da qui nasce l'idea che alcuni piccoli difetti cutanei potessero essere causati dall'essersi opposti alla voglia: ad esempio, la spinta a bere molto latte determinerebbe la presenza di macchioline bianche sulla pelle, mentre la voglia di more, causerebbe lo sviluppo di piccole escrescenze di colore scuro. Secondo un'altra credenza molto diffusa, inoltre, le voglie di salato in gravidanza sarebbero il segnale che è in arrivo un maschietto, mentre, al contrario, una futura mamma che sogna continuamente cibi dolci dovrebbe partorire una figlia femmina.
Nel corso dei secoli, moltissime culture anche lontane geograficamente tra loro hanno associato la comparsa di macchie, angiomi o segni sulla pelle del neonato, al comportamento osservato dalla donna durante la gestazione. Il concetto alla base era quello di instillare nella futura mamma il convincimento che dal suo rispetto delle regole sarebbe dipesa la bellezza del suo bambino. Ovviamente questa credenza non trova nessun riscontro scientifico, sebbene siano ancora in molti a ritenere che le macchie congenite siano le tracce dei pensieri e dei comportamenti materni durante la gravidanza o dei residui di vite precedenti che si sarebbero trasmesse al nuovo nato.