Quando si rimane incinta, occorre essere sempre vigili sulle proprie condizioni di salute e in particolare su manifestazioni sintomatiche che possono essere un importante campanello di allarme. Non sempre, infatti, procede tutto bene e un sanguinamento anomalo è un segno inequivocabile che qualcosa non sta andando per il verso giusto. In caso di aborto spontaneo i sintomi possono essere diversi e la perdita di sangue è senz’altro il principale tra questi.
Ma quali sono gli altri sintomi di aborto spontaneo? Scopriamolo subito.
Aborto naturale: di cosa si tratta?
Un aborto spontaneo è la perdita di una gravidanza durante le prime 23 settimane; si tratta di un aborto naturale e non voluto.
Possono esservi numerose cause e fattori di rischio che portano ad un aborto spontaneo, ma è bene sapere che la maggior parte delle interruzioni spontanee di gravidanza non possono essere prevenute. Invece, è importante riconoscere prontamente i sintomi di una gravidanza interrotta, per evitare che anche la salute della donna incinta sia compromessa.
Possono esservi numerosi tipi di aborto spontaneo:
- completo;
- incompleto;
- interno;
- settico;
- mancato.
Inoltre c’è anche la minaccia d’aborto, che a seconda dei casi può proseguire come gravidanza o dar seguito ad un aborto spontaneo. Alcuni di questi aborti hanno sintomi simili tra loro, altri diversi. Scopriamolo nel dettaglio.
Sintomi di un aborto spontaneo
Senz’altro, il sintomo principale di un aborto spontaneo è il sanguinamento vaginale, che può essere seguito da crampi e dolori nella parte inferiore dell'addome.
Se si verifica un sanguinamento vaginale, la prima cosa da fare è contattare il medico di famiglia o il ginecologo.
La maggior parte dei medici di base può indirizzare immediatamente a un'unità di gravidanza precoce presso l'ospedale locale, se necessario. Se ciò si verifica, il medico potrebbe suggerire di recarsi immediatamente al reparto di ostetricia del pronto soccorso, specie se la gravidanza è in una fase relativamente avanzata.
Sebbene sia sempre opportuno effettuare delle verifiche, in caso di sanguinamento vaginale, è opportuno tenere presente che un leggero sanguinamento vaginale è relativamente comune durante il primo trimestre di gravidanza e ciò non significa necessariamente che è in corso un aborto spontaneo.
Nel caso in cui si tratti proprio di sanguinamento dovuto ad aborto, il sangue può variare da leggere macchie rosate a perdite brunastre, oppure possono verificarsi forti emorragie e sangue assieme a coaguli di colore rosso vivo (i quali possono essere sia i classici coaguli color vinaccia che si perdono anche con le mestruazioni, di consistenza gelatinosa, oppure dei coaguli più chiari dall’aspetto inviluppato e con una consistenza leggermente più soda). L’emorragia può durare da alcuni giorni ad alcune settimane, a seconda dei casi.
Anche il colore delle perdite ematiche può essere importante. Se si tratta di perdite rosso vivo, vuol dire che il sanguinamento è attuale o molto recente (quindi spesso più pericoloso), se invece le perdite sono rosso scuro o marrone, vuol dire che il sanguinamento è di vecchia data, di qualche giorno. Ciò è dovuto alle modificazioni di colore dell'emoglobina contenuta nei globuli rossi.
L’aborto spontaneo può inoltre avere un’evoluzione diversa a seconda del tipo di aborto.
Come sintomi, i seguenti tre aborti sono similari:
- Aborto interno (ossia gravidanza anembrionica, detta anche uovo cieco o uovo chiaro). Si tratta di una condizione in cui l’ovulo non si è mai trasformato in embrione, né si forma il sacco vitellino. Tuttavia la donna è apparentemente incinta (con Beta hCG che si alzano e formazione della camera gestazionale, che rimane però vuota). In questo caso, l’aborto avviene entro la fine del primo trimestre (in genere attorno alla settima/ottava settimana). Si può optare per l’attesa e l’espulsione di tutto il materiale abortivo (possono volerci dalle 2 alle 6 settimane di perdite emorragiche, più o meno intense) o optare per il raschiamento (detto anche curettage o revisione uterina).
- Aborto completo. Il prodotto del concepimento viene completamente espulso e alla visita l’utero risulta vuoto. Se la donna non vuole aspettare la naturale espulsione, può chiedere di sottoporsi a curettage uterina, un intervento in day hospital con anestesia in cui viene ripulito completamente l’utero da ogni residuo della gravidanza.
- Aborto incompleto. Sia che si tratti di uovo cieco o di gravidanza normale, l’aborto incompleto si verifica quando non vi è la completa espulsione del materiale abortivo (sia che si tratti di materiale fetale sia che sia ovulare). Se viene espulso in parte, rimangono nell’utero dei residui più o meno adesi alle pareti uterine. In questo caso è necessario che la donna si sottoponga a revisione uterina quanto prima, per evitare l’insorgere di infezioni.
In queste tre tipologie di aborto spontaneo i sintomi includono:
- crampi e dolore nella parte inferiore dell’addome;
- perdita di liquidi e di sangue dalla vagina;
- perdita di tessuti e coaguli dalla vagina;
- scomparsa dei sintomi della gravidanza, come nausea e tensione mammaria.
Se si verifica uno di questi sintomi, occorre recarsi immediatamente al pronto soccorso più vicino.
Nel caso in cui si verifichino tre o più aborti consecutivi (aborto spontaneo ricorrente) e/o si è preoccupate per la gravidanza in corso, è meglio eseguire controlli frequenti e consultarsi con il proprio ginecologo.
Le altre tipologie di aborto spontaneo: i sintomi
Oltre all’aborto interno, quello completo e quello incompleto, esistono altre tre situazioni collegate all’aborto che è bene indagare e imparare a conoscere (e riconoscere).
Aborto mancato
L’aborto mancato è un tipo di aborto naturale che può avere conseguenze molto serie per la donna. Come si è visto, gli aborti vengono in genere accompagnati da sanguinamento e dolore addominale, e terminano con l’espulsione (totale o parziale) del materiale abortivo (espulsione accompagnata eventualmente da un’aggiuntiva revisione uterina).
Esistono però alcuni casi in cui l’aborto spontaneo non è accompagnato da nessun sintomo, perché l’embrione o il feto vengono trattenuti dall’utero. Questo è il caso dell’aborto mancato, detto anche aborto trattenuto o differito; si tratta di un’interruzione di gravidanza in cui non vi è alcuna espulsione naturale.
Ciò avviene perché l’organismo della donna non percepisce la perdita del feto e la placenta continua ad adempiere alle proprie funzioni ancora per alcuni giorni.
Anche l’utero non si contrae né espelle i resti embrionali e placentari. In pratica, apparentemente, non avviene nulla (mancando anche i sintomi caratteristici di sangue, crampi e dolore).
La donna può mantenere dentro di sé il feto per diversi giorni o settimane, aumentando anche il rischio di contrarre gravi infezioni sistemiche.
Gli unici segni (lievi) a volte percepibili, potrebbero essere:
- un leggero fastidio pelvico;
- scomparsa dei sintomi della gravidanza (tensione mammaria, nausea, sonnolenza, ecc.)
L’unico modo per scoprire un aborto mancato è, dunque, l’ecografia, che non rileverà più alcun battito fetale, oppure un uovo cieco (come nel caso di un aborto spontaneo) ma in cui l’organismo non procede ad alcuna espulsione.
Per evitare il rischio di insorgenze negative, piuttosto che la vigile attesa, si consiglia di procedere con un trattamento farmacologico con misoprostolo (se la gestazione è inferiore alle 8 settimane) o raschiamento uterino.
Aborto settico
L’aborto settico è una terminologia utilizzata per indicare, più che un tipo di aborto, la conseguenza ulteriore di un aborto spontaneo. In genere avviene perché sono stati utilizzati strumenti non sterili per effettuare l’evacuazione uterina a seguito di un aborto indotto o spontaneo oppure il prodotto del concepimento abortivo, rimanendo troppo a lungo in utero, è andato incontro ad infezione.
I sintomi compaiono tra le 24 e le 48 ore dopo l’aborto e assomigliano a quelle della malattia infiammatoria pelvica:
- Brividi
- Febbre
- Perdite vaginali
- Peritonite
Inoltre, in alternativa o in aggiunta, la donna può mostrare anche segni simili a una minaccia d’aborto o di aborto incompleto:
- Sanguinamento vaginale
- Dilatazione cervicale
- Espulsione di materiale gestazionale
Se vi è perforazione dell'utero si sentirà un fortissimo dolore addominale.
In aggiunta ai sintomi sopra elencati, può verificarsi lo shock settico, accompagnato da:
- Ipotensione
- Ipotermia
- Oliguria
- Distress respiratorio
Se l’infezione è provocata da C. perfrigens può verificarsi trombocitopenia, ecchimosi, nonché segni di emolisi intravascolare:
- Anuria
- Anemia
- Ittero
- Emoglobinuria
- Emosiderinuria
Il trattamento dell’aborto settico viene effettuato con una terapia antibiotica intensiva ad ampio spettro più uno svuotamento uterino il più rapidamente possibile (qualora non tutto il materiale fosse stato espulso con l’aborto).
Minaccia d’aborto
La minaccia d’aborto è un caso un po’ borderline: la condizione è assai simile, per alcuni sintomi, all’aborto spontaneo normale, mentre in altri casi, con sintomi più lievi, è possibile salvare la gravidanza:
- Esito favorevole. Se è presente sangue, ma la cervice non ha iniziato la dilatazione, vi è una minaccia di aborto spontaneo. In questi casi, in genere, queste gravidanze proseguono senza particolari problemi, purché si rispetti un regime di sostanziale riposo, si eviti qualsiasi sforzo o viaggio non necessario, si esegua la terapia farmacologica prescritta dal ginecologo.
- Esito sfavorevole. Ovvero quando l’aborto spontaneo è inevitabile. Se è presente un sanguinamento accompagnato da crampi e la cervice è dilatata, si andrà inevitabilmente incontro ad un aborto spontaneo.
Quando cercare una nuova gravidanza dopo un aborto spontaneo?
Gli aborti spontanei sono molto più comuni di quanto la maggior parte delle persone creda. Molti aborti si verificano prima ancora che la donna si renda conto di essere incinta.
Tra le persone che sanno di essere incinte, si stima che circa 1 gravidanza su 8 terminerà con un aborto spontaneo.
Comunque è importante ricordare che la maggior parte degli aborti spontanei sono una tantum e sono, in genere, seguiti da una gravidanza sana. La diagnosi di aborto ricorrente (perdere 3 o più gravidanze di fila) è rara e colpisce, grossomodo, solo 1 donna ogni 100.
È possibile rimanere incinta anche durante il ciclo mestruale successivo all’aborto spontaneo.
Tuttavia i medici raccomandano, in genere, di aspettare almeno una mestruazione (nel caso in cui l’aborto sia avvenuto per espulsione naturale), due cicli (in caso di raschiamento uterino) e tre cicli (in caso di trattamento farmacologico).
Ad ogni modo, quando la coppia decide di tentare un'altra gravidanza, è importante che si senta fisicamente ed emotivamente pronta.