Sempre più, in Italia, molte coppie si affidano alla fecondazione assistita per coronare il sogno di diventare genitori. Di media, ogni anno, la percentuale di coppie che scelgono una delle tecniche disponibili di procreazione artificiale aumenta di circa il 5%; tale percentuale aumenta allo stesso modo quando si guarda all’incremento di cicli di procreazione assistita effettuati ogni anno.
Tali dati si riferiscono sia alla fecondazione omologa che a quella eterologa (quest'ultima disponibile da alcuni anni in Italia). Questo trend è in continua crescita ed è una possibilità preziosissima per tutte quelle coppie che non riescono a concepire un figlio in modo naturale. Tuttavia, è ancora molta la confusione che circola attorno all’argomento.
Ecco, dunque, una panoramica che mette in luce le principali differenze tra le varie tecniche di procreazione assistita.
Come avviene la fecondazione assistita?
Le tecnologie di riproduzione assistita vengono utilizzate per aiutare a raggiungere il concepimento della gravidanza in individui che hanno difficoltà a farlo spontaneamente. La procreazione assistita include tutti i trattamenti correlati alla fertilità in cui vengono manipolati ovuli, sperma ed embrioni.
Le tecniche di procreazione assistita sono poi, a seconda della loro complessità, suddivise in:
- Tecniche di primo livello
- Tecniche di secondo livello
- Tecniche di terzo livello
Scopriamo quali sono e che cosa prevedono.
Inseminazione assistita
L’inseminazione artificiale o fecondazione artificiale assistita prevede l’introduzione dello sperma maschile (previo trattamento in laboratorio) nell’utero, assieme al monitoraggio dell’ovulazione nella donna, per avvantaggiare l’incontro spontaneo tra l’uovo e lo spermatozoo (i due gameti necessari alla procreazione).
In questo caso non si opta per il prelievo degli ovuli della donna; questa tecnica è indicata per coppie in cui:
- La donna presenta problemi di ovulazione.
- L’uomo presenta condizioni lievi in cui c’è scarsità nella motilità degli spermatozoi o ha sperma poco concentrato.
Nel caso in cui, invece, vi siano più anomalie (o siano più marcate) la strada è quella della fecondazione in vitro.
Fecondazione in vitro
Il primo trattamento riuscito di fecondazione in vitro (IVF) in un essere umano (dopo esperimenti su animali) è stato eseguito nel 1978 in Inghilterra: una donna aveva un ciclo mestruale non stimolato e i medici hanno eseguito un prelievo laparoscopico di un singolo ovocita dall'ovaio. L'ovocita è stato quindi fecondato in vitro e successivamente trasferito come embrione nel suo utero.
Da quel momento, la tecnologia della fecondazione in vitro si è sviluppata e si è diffusa con successo in tutto il mondo.
In Italia la fecondazione in vitro è tra le tecniche più accreditate e diffuse. Tale procedura prevede l’unione di una cellula uovo e di uno spermatozoo in laboratorio; l’embrione così ottenuto verrà poi trasferito in utero.
La fecondazione in vitro si può poi ulteriormente distinguere tra:
- FIVET - Fecondazione in Vitro con Embryo Transfer
- ICSI - Iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo
FIVET
A questa tecnica si ricorre qualora i precedenti tentativi di inseminazione artificiale abbiano fallito, o nel caso in cui la donna presenti notevoli lesioni alle tube di Falloppio o, ancora, in caso di endometriosi avanzata.
Se invece è l’uomo ad avere problemi relativi allo sperma, la FIVET può essere effettuata anche con lo sperma di un donatore.
Per la FIVET è necessaria una stimolazione ovarica che varia dai 10 ai 20 giorni. Successivamente, si procede al prelievo degli ovociti in sala operatoria (tramite anestesia); l’operazione ha una durata di circa 15 minuti. Gli ovuli prelevati vengono posizionati su una piastra di coltura e circondati dagli spermatozoi del partner o del donatore, in modo da agevolare la fecondazione.
Gli embrioni così ottenuti vengono analizzati in laboratorio e poi classificati in base alla morfologia e alla capacità di scissione: solo i migliori verranno trasferiti nell’utero della paziente.
Anche per questa tecnica il processo è rapido e indolore. Nel caso in cui vengano evidenziati problemi seri relativi alla qualità dello sperma, si può ricorrere, come anticipato, allo sperma di un donatore.
Gli embrioni restanti, se di buona qualità, possono essere vitrificati per un successivo ed eventuale ciclo di FIVET.
FIV Genetic
Tra le tecniche più innovative della fecondazione in vitro vi è la FIV Genetic, che unisce i vantaggi della precedente tecnica a quelli della diagnosi genetica pre-impianto.
Attraverso un’analisi cromosomica, è possibile aumentare fino al 70% le possibilità di successo post-transfer.
ICSI
L’ICSI o iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi è una sottocategoria della fecondazione in vitro.
I primi steps sono i medesimi (stimolazione ovarica e prelievo degli ovuli). Con la FIVET l’incontro tra i due gameti avviene spontaneamente, mentre con l’ICSI lo spermatozoo viene iniettato direttamente nell’ovocita.
Gli embrioni ottenuti dal processo, come nella FIVET, vengono classificati per capacità di scissione e morfologia, e solo quelli con la qualità migliore vengono trasferiti in utero con una cannula.
Gli embrioni che non sono stati utilizzati per il transfer possono essere vitrificati. La ICSI è adatta se vi sono problemi negli spermatozoi maschili (inerenti alla motilità o alla qualità dello sperma).
Fecondazione eterologa
Grazie ad una pronuncia della Corte Costituzionale del 2014, la fecondazione eterologa è oggi a disposizione delle coppie che desiderino cercare un figlio tramite tecniche di fecondazione assistita che coinvolgono gameti provenienti da donatori esterni alla coppia.
La fecondazione eterologa può avvenire:
- Con ovodonazione
- Con sperma di un donatore
In questo tipo di procedura, infatti, lo spermatozoo o l’ovulo non appartengono a uno dei futuri genitori, ma a un soggetto terzo, donatore del gamete mancante.
Fecondazione eterologa con ovodonazione
Tale strada si percorre nel caso in cui la donna:
- Abbia un’età avanzata
- Presenti un deficit ovarico
- Abbia una qualità scarsa degli ovociti
- Abbia subito numerosi aborti
La donatrice scelta deve rispettare alcuni criteri precisi: avere un’età compresa tra i 18 e i 35 anni e non essere portatrice di malattie genetiche oppure a trasmissione sessuale, oltre a godere di un'ottima salute psico-fisica.
Gli ovuli donati vengono fecondati dagli spermatozoi maschili in laboratorio e, successivamente, selezionati e trasferiti nell’utero della donna della coppia.
Fecondazione eterologa con sperma di un donatore
Se i problemi di fertilità coinvolgono la metà maschile della coppia (mancanza di spermatozoi, anomalie cromosomiche, ecc.) si può optare per una fecondazione eterologa mediante lo sperma di un donatore. Lo sperma donato subisce una quarantena di 6 mesi per escludere la possibile presenza di malattie a trasmissione sessuale.
Esattamente come per le ovodonatrici, anche i donatori di sperma devono dare conto della propria storia clinica e familiare, per escludere possibili malattie a trasmissione genetica.
Se tutti i criteri vengono rispettati, il campione di sperma verrà impiegato per uno dei trattamenti di fertilità sopra citati.
Preservazione della fertilità
Oltre alle tecniche di procreazione assistita, è bene sapere che oggi una donna ha la possibilità di crioconservare i propri ovuli (in caso di malattia o qualora volesse posticipare la propria maternità).
Con questa tecnica si preservano gli ovociti maturi per utilizzarli in un secondo momento, con le stesse probabilità di esito positivo che gli ovociti hanno nel momento in cui vengono vitrificati.