A un certo punto della sua esistenza, il bimbo passa dal latte materno (o artificiale) a cibi più complessi, per avviarsi pian piano verso l’alimentazione definitiva. Si tratta di un passaggio molto importante della prima infanzia, ma come iniziare lo svezzamento e quando, di preciso?
Ecco tutto ciò che dovreste sapere sull’argomento.
Svezzamento: di cosa si tratta?
La parola 'svezzamento' viene utilizzata nel gergo comune per indicare il cambio di alimentazione nel lattante; tuttavia, oggigiorno, si tende maggiormente a parlare di alimentazione complementare, poiché viene introdotta una fase in cui dall’alimentazione esclusiva con latte (materno o artificiale) si passa a un'altra fatta di latte e altri alimenti.
In altre parole, per svezzamento si intende il passaggio da un’alimentazione esclusivamente liquida ad una mista, con l’apporto di cibi solidi (o semisolidi).
In passato, il termine svezzamento aveva però un’altra connotazione e indicava quell’età (in genere attorno ai 2 anni) in cui il bambino si allontanava in modo definitivo dal seno materno (pur avendo già sperimentato e abbracciato una dieta con cibi solidi).
Questo allontanamento dal latte avveniva spesso con resistenza del bambino, ecco perché il termine significa letteralmente “far togliere un vezzo o una cattiva abitudine”. La “perdita del vizio”, poi, non è più stata considerata in modo negativo, in quanto è stato dimostrato che il latte materno può essere comunque un’ottima risorsa anche fino ai 2-3 anni del bambino, purché supportata da alimenti solidi e semisolidi.
Tuttavia, sebbene il latte possa continuare ad affiancare la nuova alimentazione, questo passaggio è necessario e non rimandabile, poiché a partire dai 6-8 mesi di vita del neonato, il latte comincia a perdere una parte della sua completezza nutrizionale (per alcune vitamine e minerali). Con l’introduzione di un’alimentazione complementare si può sopperire a tali carenze e garantire una nutrizione adeguata con una crescita fisiologica regolare.
In questa fase potrebbe essere comunque opportuno non abbandonare del tutto il latte materno, almeno fino al compimento di un anno di età (o un poco oltre) valutando anche fattori come l’inclinazione del bambino ad abbandonare o meno il latte materno, la volontà della mamma e la quantità di latte a disposizione.
Quando iniziare lo svezzamento del neonato?
Secondo l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e l'Unicef (Fondo per l'Infanzia dell'ONU), il latte umano è l’alimento ideale per il neonato fino ai 6 mesi di età. Per questo motivo, anche se il bambino è svogliato nel prendere il latte, non è opportuno iniziare lo svezzamento prima di questa età: l’organismo del bambino non è ancora pronto per assumere altri cibi che non siano il latte materno o artificiale.
Compiuti i sei mesi, il bimbo riesce a deglutire i solidi ed inoltre porta gli oggetti con le mani alla bocca, verso i 7-8 mesi riesce a stare seduto sul seggiolone, apre la bocca quando il cucchiaio si avvicina (o si volta dall’altra parte per rifiutarlo).
Scientificamente, si può affermare che il neonato è pronto per lo svezzamento quando acquisisce le seguenti competenze fisiologiche e quando sono ben chiari i seguenti segnali:
- maturità digestiva (in genere avviene intorno ai 4-5 mesi);
- controllo muscolare del tronco, che gli consente di avere un appoggio;
- cessazione dei riflessi legati alla suzione;
- comparsa dei riflessi della masticazione;
- volontà di esplorare nuovi cibi, mediante l’interesse riguardo gli alimenti presenti sulla tavola dei genitori.
Tutte queste circostanze ci portano a capire che è ora di iniziare lo svezzamento.
C'è da precisare, comunque, che alcune società ed agenzie internazionali suggeriscono un inizio più precoce dello svezzamento, ma mai prima del quarto mese. Per questo è importante seguire lo sviluppo del bambino, prestare attenzione ai segnali sopra indicati e scegliere il momento più opportuno assieme al pediatra
Svezzamento: come iniziare?
La cosa più importante è non essere troppo rigidi con i parametri (quantità, numero pasti e orari).
In realtà non vi è un modo unico per far cominciare ad assumere cibi solidi al bambino: ogni famiglia dovrà trovare un suo metodo, ascoltando anche i consigli del pediatra.
In linea di massima, si può scegliere tra:
- Pappa classica
- Alimenti in purè
- Omogeneizzati
- Autosvezzamento
L’importante è garantire i macro e micro nutrienti al bambino (carboidrati, grassi, proteine, vitamine e sali minerali): per questo è d’obbligo consultarsi con il pediatra quando si comincia con lo svezzamento; solo in questo modo si potranno evitare carenze o eccessi delle sostanze nutritive.
Quando cambiare la pappa
Sempre la stessa pappa: no, non è un modo di dire, ma è una realtà abbastanza diffusa, quella di somministrare al bambino un’alimentazione sempre uguale a se stessa. Invece, è importante diversificare la proposta, cambiando consistenze e sapori (sempre consigliandosi con il pediatra). Tuttavia, ciò potrà essere fatto solo quando il bebè si sarà abituato alla prima pappa.
Dunque, si potrà cambiare dalle verdure passate a quelle ben cotte e a pezzettini, che il bambino riuscirà a disciogliere in bocca con l’aiuto delle gengive e della lingua, per poi deglutirle.
Successivamente, si passerà alla pastina e infine alla pasta vera e propria. In questa ultima fase è possibile somministrare anche piccoli pezzi di pane, o cereali a chicco (farro, miglio, riso, ecc.).
Infine, anche la carne e il pesce potranno essere introdotte (purché privati di ossicini e spine). Dopo l’anno di età il bambino dovrebbe essere in grado di mangiare (all’incirca) le stesse cose degli altri commensali.
Autosvezzamento: di cosa si tratta?
Qualcuno preferisce affidarsi alla tecnica dell’autosvezzamento, ma cosa significa di preciso? Si tratta di alimentazione complementare a richiesta, che asseconda il desiderio del bambino di provare e sperimentare il cibo degli adulti.
In generale, dopo i sei mesi di vita, senza l’ausilio di schemi rigidi temporali o fasici, il bambino potrà attingere ai cibi presenti a tavola, che i genitori avranno però il dovere di regolare a livello qualitativo e quantitativo, stando attenti che non siano presenti cibi o bevande nocive alla salute di un bimbo piccolo e che tutti i macro nutrienti vengano assunti nelle giuste quantità.
Questa tecnica consente al bambino di esplorare i cibi e acquisire familiarità con gli alimenti in modo più autonomo, e ciò lo invoglierà ad effettuare il passaggio verso l’alimentazione definitiva.
È molto probabile che il bambino manifesti un grande interesse verso il cibo dei genitori e ciò è dovuto all’inclinazione che i bambini hanno verso il modello genitoriale, istinto che scaturisce dai neuroni-specchio e che li porta a ripetere le stesse azioni e le stesse scelte degli adulti a loro vicini.
Svezzamento vegetariano o vegano
Sempre più famiglie scelgono un’alimentazione vegetariana o vegana, e desiderano che anche la propria prole venga svezzata mediante gli stessi principi alimentari.
Oggigiorno, dunque, lo svezzamento vegetariano o vegano è maggiormente diffuso e richiesto; tuttavia, affinché non vi siano scompensi nutrizionali in questa fase molto delicata dello sviluppo del bimbo, è importante che lo svezzamento sia pianificato adeguatamente e gli alimenti vengano ben organizzati nella dieta quotidiana, al fine di soddisfare pienamente tutte le necessità nutrizionali di un bebè che sta crescendo.
In particolar modo, la dieta vegana (dal momento che esclude ogni fonte di approvvigionamento proveniente dal mondo animale) avrà bisogno di un vaglio ulteriore, con un’integrazione di vitamina B12 e vitamina D. Bambini con alimentazione vegana, inoltre, soffrono spesso di carenze di ferro; per questo sarà importante monitorare periodicamente i valori di ferro, ferritina e transferrina e provvedere a dei supplementi qualora il medico pediatra lo ritenga opportuno.
Allo stesso modo, è prudente tenere sotto controllo anche i livelli di calcio, zinco e delle proteine di qualità: tutti elementi fondamentali per una crescita corretta e sana.