Quando fanno la loro comparsa le prime parole del neonato? A che età si inizia a parlare e come si sviluppa il linguaggio infantile? Come stimolare l'avvio della comunicazione orale?
Ecco tutto quello che c'è da sapere.
Prime parole del neonato: ecco da che età si inizia a parlare
La comparsa delle prime parole nei bambini avviene in genere intorno all’anno di vita, tuttavia si tratta di un riferimento temporale piuttosto impreciso visto che, per molti neonati, questa tappa così importante del loro sviluppo potrebbe avvenire più tardi (o, a volte, anche prima).
Verso l'anno e mezzo il neonato inizia a formare le prime frasi composte da due parole e intorno ai 24 mesi amplia il suo vocabolario con una discreta quantità di termini.
I vari step che compongono il processo di acquisizione del linguaggio nei bambini prevedono:
- la fase di pre-linguaggio: dalla nascita fino ai 12-18 mesi il neonato sperimenta il pre-linguaggio. In questo periodo temporale il bimbo dà avvio alla lallazione, al cinguettio e all'ecolalia (ovvero la ripetizione di emissioni vocaliche o consonantiche più definite) con l'obiettivo di costruire con la madre o il padre uno scambio relazionale basato sul pianto e sulle sue varie manifestazioni, in modo da poter essere compreso;
- la fase del "piccolo linguaggio", che va dai dieci mesi ai 2,5-3 anni. Si stima che ad un anno di vita il bambino conosca circa 5-10 parole, per passare ad un anno e mezzo a circa 50-80 e, a due anni, a circa 200, seppur con notevoli differenze individuali;
- l'olofrase, che si sviluppa a partire dai 18 mesi in poi;
- il periodo del linguaggio complesso, che dura dai tre fino ai 5 anni.
Come si sviluppa il linguaggio nei bambini
Lo sviluppo del linguaggio è un viaggio affascinante e complesso che inizia già da dentro la pancia della mamma.
Diversi studi hanno infatti dimostrato che durante la vita intrauterina il feto è in grado di reagire agli stimoli uditivi.
Una volta nato e fino circa ai tre mesi di vita, il neonato si impegnerà ad emettere tutta una serie di versi sonori che hanno come obiettivo quello di farsi capire dal caregiver e di vedere soddisfatti i propri bisogni primari.
Intorno ai sei mesi prende avvio la fase della lallazione, detta anche babbling, che è fondamentale in vista della fase delle prime parole.
In questo periodo i neonati emettono una sequenza di sillabe di tipo consonante-vocale, le quali vengono ripetute in modo ritmico nel tentativo di imitare il parlato delle figure adulte che vedono più spesso.
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Intorno ai nove mesi alcuni neonati cominciano a ripetere le parole più semplici e di uso comune, come ad esempio "mamma" e "papà", tuttavia è solo intorno all'anno/anno e mezzo che compaiono le prime paroline; si stima che verso i 18 mesi i bambini siano infatti in grado di pronunciare già quasi 20 parole.
A partire da un anno e mezzo il bambino inizia a costruire le prime frasi di due parole, le quali vengono pronunciate con intonazione diversa per esprimere un significato più preciso.
A partire dai tre anni, si assiste poi a una vera e propria esplosione del linguaggio: le prime parole dei bambini aumentano significativamente di numero e il vocabolario si fa sempre più preciso e articolato.
Dopo i tre anni, inoltre, il bimbo comincerà a utilizzare "io" invece di "me", a recitare canzoni, filastrocche e a sfruttare la sua capacità di comunicare in modi sempre più appropriati in base al contesto.
Come favorire le prime parole dei neonati
Lo sviluppo del linguaggio nel bambino può essere favorito da alcune semplici accortezze, come ad esempio:
- mostrare attenzione e interesse ai loro sforzi di comunicare. Reagire quando il bambino fa qualcosa (siano esse espressioni divertenti o sorrisi) è estremamente importante perché favorisce l'instaurarsi di uno scambio relazionale;
- guardarlo negli occhi mentre esegue smorfie ed espressioni buffe;
- parlargli in modo semplice ma costante, chiamando sempre gli oggetti con il proprio nome;
- posizionarsi alla sua altezza mentre gli si parla, così che possa vedere i movimenti della bocca;
- raccontargli delle storie;
- leggergli dei libri illustrati: la lettura è un'ottima strategia per incentivare lo sviluppo del linguaggio; diversi studi, infatti, hanno dimostrato che la lettura a voce alta di libri illustrati favorisce la precocità del linguaggio. Meglio optare per albi ricchi di figure, oggetti e colori, in modo che il neonato possa sentire il suono di varie parole e associarle alla figura corrispondente;
- fargli ascoltare delle canzoni o cantare di fronte a lui;
- parlargli tanto ma in modo corretto, evitando preferibilmente di usare termini semplificati (come ad esempio dire "bua" o "brum brum"). Sembra che l'utilizzo della cosiddetta "lingua mammese", quella in cui le parole sono semplificate per richiamare il suono degli oggetti, disincentivi l'apprendimento precoce del linguaggio;
- correggerlo in modo dolce e mai diretto.
Cosa fare se il neonato non parla
La fase orale dei neonati e lo sviluppo del linguaggio sono tappe che non hanno un riferimento temporale preciso e uguale per tutti. Alcuni bambini, infatti, impiegano più tempo, ma senza che vi siano delle particolari criticità alla base di questo ritardo.
È importante sottolineare, quindi, che ritardo nello sviluppo del linguaggio non è necessariamente predittivo di un ritardo cognitivo.
Se il bambino mostra di comprendere ciò che dicono gli adulti, ha un corretto sviluppo psico-motorio e sa esprimersi in altre modalità che non sono quelle verbali, infatti, è molto probabile che il linguaggio tenderà semplicemente a svilupparsi dopo.
Per essere definiti "parlatori tardivi", i bambini dovrebbero manifestare:
- una lallazione tardiva (cioè oltre i 12 mesi);
- la produzione di meno di 10 parole diverse nella fascia di età compresa tra i 18 ei 23 mesi;
- un vocabolario inferiore alle 50 parole entro i due anni di vita;
- nessuna combinazione di almeno due parole nella fascia di età compresa tra i 24 e i 34 mesi;
- un'incapacità a elaborare delle frasi complesse intorno ai tre anni.
In ogni caso, per qualunque dubbio è possibile rivolgersi al proprio pediatra di riferimento e seguire le sue indicazioni.