1. Indicazioni terapeutiche
Ipercolesterolemia Trattamento dell’ipercolesterolemia primaria o della dislipidemia mista, in aggiunta alla dieta, quando la risposta alla dieta e ad altre misure non farmacologiche (per es. attività fisica, riduzione del peso) sia risultata inadeguata. Prevenzione primaria Riduzione della mortalità e della morbilità cardiovascolari in pazienti con ipercolesterolemia moderata o grave e a rischio elevato di un primo evento cardiovascolare, in aggiunta alla dieta (vedere paragrafo 5.1). Prevenzione secondaria Riduzione della mortalità e della morbilità cardiovascolare in pazienti con storia di infarto del miocardio (IM) o angina pectoris instabile e con livelli di colesterolo normali o elevati, in aggiunta alla correzione di altri fattori di rischio (vedere paragrafo 5.1). Post–trapianto Riduzione dell’iperlipidemia post–trapianto in pazienti sottoposti a terapia immunosoppressiva in seguito a trapianto d’organo solido (vedere paragrafi 4.2, 4.5 e 5.1).
2. Posologia
Prima di iniziare la terapia con Pravastatina Zentiva, devono essere escluse cause secondarie di ipercolesterolemia e i pazienti devono essere posti a dieta ipolipemizzante standard, la quale deve essere proseguita durante il trattamento. Pravastatina Zentiva viene somministrata per via orale una volta al giorno, preferibilmente la sera, con o senza cibo. Ipercolesterolemia: l’intervallo di dosi raccomandato è 10–40 mg una volta al giorno. La risposta terapeutica si evidenzia entro una settimana e il pieno effetto di una data dose si raggiunge entro quattro settimane, per cui è necessario effettuare periodiche valutazioni del quadro lipidico e aggiustare di conseguenza la posologia. La dose massima giornaliera è di 40 mg. Prevenzione cardiovascolare: in tutti gli studi clinici di prevenzione della morbilità e della mortalità, l’unica dose di inizio e di mantenimento studiata è stata 40 mg al giorno. Posologia dopo il trapianto: in pazienti sottoposti a terapia immunosoppressiva a seguito di trapianto di organo, si raccomanda una dose di inizio di 20 mg al giorno (vedere paragrafo 4.5). In base alla risposta dei parametri lipidici, la dose può essere corretta fino a 40 mg, sotto stretto controllo medico (vedere paragrafo 4.5). Bambini e adolescenti (8–18 anni di età) con ipercolesterolemia eterozigote familiare: l’intervallo di dosi raccomandato è 10–20 mg una volta al giorno tra gli 8 e i 13 anni d’età, in quanto dosi superiori a 20 mg non sono state studiate in questa popolazione e 10–40 mg al giorno tra i 14 e i 18 anni d’età (per bambini e adolescenti di sesso femminile potenzialmente fertili, vedere paragrafo 4.6; per i risultati dello studio vedere paragrafo 5.1). Non ci sono dati clinici nei bambini di età inferiore agli 8 anni. Pazienti anziani: in questi pazienti non è necessaria alcuna correzione della dose, a meno che non esistano fattori di rischio predisponenti (vedere paragrafo 4.4). Insufficienza renale o epatica: nei pazienti con insufficienza renale moderata o grave o con insufficienza epatica significativa, si raccomanda una dose iniziale di 10 mg al giorno. Il dosaggio deve essere aggiustato in base alla risposta dei parametri lipidici e sotto controllo medico. Terapia concomitante: gli effetti ipolipemizzanti di Pravastatina Zentiva sul colesterolo totale e sul colesterolo LDL (LDL–C) sono potenziati se si usa in concomitanza una resina in grado di legare gli acidi biliari (per es. colestiramina, colestipolo). Pravastatina Zentiva deve essere somministrata un’ora prima o almeno quattro ore dopo la resina (vedere paragrafo 4.5). Nei pazienti che assumono ciclosporina con o senza altri medicinali immunosoppressori, si deve iniziare il trattamento con 20 mg di pravastatina una volta al giorno, aumentando la dose gradualmente e con attenzione fino a 40 mg (vedere paragrafo 4.5).
3. Controindicazioni
• Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. • Epatopatia in fase attiva, inclusi valori delle transaminasi sieriche persistentemente elevati e di origine sconosciuta che superino di 3 volte il limite superiore della norma (vedere paragrafo 4.4). • Gravidanza e allattamento (vedere paragrafo 4.6).
4. Avvertenze
La pravastatina non è stata valutata in pazienti con ipercolesterolemia familiare omozigote. La terapia non è indicata in caso di ipercolesterolemia dovuta a colesterolo HDL elevato. Così come per altri inibitori della HMG–CoA riduttasi, la combinazione di pravastatina con fibrati non è raccomandata. Nei bambini prima della pubertà, il rapporto rischio/beneficio del trattamento deve essere attentamente valutato dai medici prima dell’inizio del trattamento. Disturbi epatici: così come per altri farmaci ipolipemizzanti, sono stati osservati incrementi moderati delle transaminasi epatiche. Nella maggior parte dei casi, i livelli delle transaminasi epatiche sono tornati al loro valore basale senza dover interrompere il trattamento. È necessario fare particolare attenzione ai pazienti che sviluppano un aumento dei livelli delle transaminasi, e la terapia deve essere interrotta se gli aumenti dell’alanina aminotrasferasi (ALT) e dell’aspartato aminotrasferasi (AST) superano di tre volte il limite superiore della norma, persistendo a questi livelli. Occorre prestare cautela quando si somministra pravastatina a pazienti con anamnesi di epatopatia o alcolismo. Disturbi muscolari: così come altri inibitori della HMG–CoA riduttasi (statine), la pravastatina è stata associata all’insorgenza di mialgia, miopatia e, in casi molto rari, rabdomiolisi. Una miopatia deve essere considerata in tutti i pazienti in terapia con statine che presentano sintomi muscolari di origine sconosciuta quali dolore o dolorabilità muscolari, debolezza muscolare o crampi muscolari. In questi casi è necessario controllare i livelli di creatinchinasi (CK) (vedere di seguito). La terapia con statine deve essere temporaneamente interrotta nel caso in cui i livelli di CK siano > 5 volte il limite superiore della norma (x ULN) o in caso di sintomi clinici gravi. La rabdomiolisi si manifesta in casi molto rari (in circa 1 caso su 100.000 anni–paziente), con o senza una insufficienza renale secondaria. La rabdomiolisi è una condizione acuta, potenzialmente letale, che interessa i muscoli scheletrici; si può manifestare in qualsiasi momento nel corso del trattamento ed è caratterizzata da una distruzione muscolare massiva associata a un aumento consistente della CK (di solito > 30 o 40 x ULN) che porta a mioglobinuria. Il rischio di miopatia con l’uso di statine sembra dipendere dall’esposizione e pertanto può variare in relazione alle caratteristiche individuali dei farmaci (a causa di differenze di lipofilia e farmacocinetica), compresi il dosaggio e le possibili interazioni farmacologiche. Sebbene non esista alcuna controindicazione muscolare alla prescrizione di una statina, alcuni fattori predisponenti possono incrementare il rischio di tossicità muscolare e quindi giustificare un’attenta valutazione del rapporto rischi/benefici e un monitoraggio clinico particolare. In tali pazienti è indicato il controllo della CK prima di iniziare la terapia con una statina (vedere di seguito). Il rischio e la gravità dei disturbi muscolari durante la terapia con una statina vengono incrementati dalla concomitante somministrazione di medicinali che interagiscono con essa. L’uso dei fibrati in monoterapia è occasionalmente associato a miopatia. L’uso combinato di una statina e fibrati deve essere generalmente evitato. La somministrazione concomitante di statine e acido nicotinico deve essere effettuata con cautela. Un aumento dell’incidenza di miopatia è stato descritto anche in pazienti trattati con altre statine in combinazione con inibitori del metabolismo del citocromo P450. Ciò può risultare dalle interazioni farmacocinetiche che non sono state documentate per la pravastatina (vedere paragrafo 4.5). Se associati alla terapia con una statina, i sintomi muscolari si risolvono generalmente con l’interruzione della terapia. Pravastatina non deve essere co–somministrata con formulazioni sistemiche di acido fusidico o nei 7 giorni successivi all’interruzione del trattamento con acido fusidico. Nei pazienti per i quali l’uso di acido fusidico sistemico è considerato essenziale, il trattamento con statine deve essere interrotto per tutta la durata del trattamento con acido fusidico. Sono stati riportati casi di rabdomiolisi (inclusi alcuni casi fatali) in pazienti che hanno ricevuto acido fusidico in associazione con statine (vedere paragrafo 4.5). I pazienti devono essere avvertiti di consultare immediatamente il medico se presentano sintomi di debolezza muscolare, dolore o dolorabilità. La terapia con statine può essere re–introdotta sette giorni dopo l’ultima dose di acido fusidico. In circostanze eccezionali, quando è necessario prolungare la terapia sistemica con acido fusidico ad esempio per il trattamento di infezioni gravi, la necessità della co–somministrazione di pravastatina e acido fusidico deve essere considerata solo caso per caso e sotto stretta sorveglianza medica.Misurazione e interpretazione dei valori della creatinchinasi: Nei pazienti asintomatici in terapia con una statina non è raccomandato il monitoraggio di routine della creatinchinasi (CK) o di altri enzimi muscolari. Tuttavia, si raccomanda di controllare la CK prima di iniziare la terapia con una statina in pazienti con fattori predisponenti particolari e nei pazienti che sviluppano sintomi muscolari durante la terapia con la statina, come descritto di seguito. Se i livelli basali della CK sono significativamente elevati (> 5 x ULN), questi dovranno essere misurati nuovamente dopo circa 5–7 giorni per confermare i risultati. In caso di misurazione, i livelli della CK devono essere interpretati considerando l’eventuale presenza di altri fattori che possono causare un danno muscolare transitorio, quali un esercizio fisico intenso o un trauma muscolare. Prima di iniziare il trattamento: si dovrà usare cautela in pazienti con fattori predisponenti quali insufficienza renale, ipotiroidismo, storia pregressa di tossicità muscolare con una statina o con fibrati, storia personale o familiare di disturbi muscolari ereditari o alcolismo. In questi casi, prima di iniziare la terapia si deve misurare i livelli della CK. Si deve prendere in considerazione la misurazione della CK prima di iniziare il trattamento anche in pazienti con più di 70 anni di età, soprattutto in presenza di altri fattori predisponenti in questa popolazione. Se i livelli basali della CK sono significativamente elevati (> 5 x ULN), il trattamento non deve essere iniziato e i livelli di CK dovranno essere misurati nuovamente dopo 5–7 giorni. I livelli basali di CK potranno anche essere utili come riferimento in caso di successivo aumento durante la terapia con la statina. Durante il trattamento: i pazienti devono essere informati affinché segnalino immediatamente episodi di dolore, dolorabilità, debolezza o crampi muscolari di origine sconosciuta. In questi casi è necessario misurare i livelli di CK. Se si rileva un valore di CK particolarmente elevato (> 5 x ULN), si deve interrompere la terapia con la statina. L’interruzione del trattamento deve essere presa in considerazione anche quando i sintomi muscolari sono gravi e causano malessere quotidianamente, anche se l’aumento di CK rimane £ 5 x ULN. Se i sintomi si risolvono e i livelli di CK ritornano nella norma, si può considerare di riprendere la somministrazione della statina alla dose più bassa e sotto stretto monitoraggio. Se in questi pazienti si sospetta una malattia muscolare ereditaria, la ripresa della terapia con la statina non è raccomandata. Malattia polmonare interstiziale Sono stati segnalati casi eccezionali di malattia polmonare interstiziale con alcune statine, in particolare con la terapia a lungo termine (vedere paragrafo 4.8). I sintomi d’esordio possono includere dispnea, tosse non produttiva e un peggioramento generale dello stato di salute (affaticamento, perdita di peso e febbre). Se si sospetta che un paziente abbia sviluppato la malattia polmonare interstiziale, la terapia con statine deve essere interrotta. Diabete mellito Alcune evidenze suggeriscono che le statine, come effetto di classe, aumentano la glicemia e in alcuni pazienti, ad alto rischio di sviluppare diabete, possono indurre un livello di iperglicemia tale per cui è appropriato il ricorso a terapia antidiabetica. Questo rischio, tuttavia, è superato dalla riduzione del rischio vascolare con l’uso di statine e pertanto non deve essere motivo di interruzione del trattamento. I pazienti a rischio (glicemia a digiuno 5.6 – 6.9 mmol/L, BMI>30kg/m², livelli elevati di trigliceridi, ipertensione) devono essere monitorati sia a livello clinico che a livello biochimico in accordo con le linee guida nazionali. Miopatia necrotizzante immuno–mediata (IMNN) Sono stati riportati rari casi di miopatia necrotizzante immuno–mediata (IMNM) durante o dopo il trattamento con alcune statine. IMNM è caratterizzata clinicamente da debolezza persistente dei muscoli prossimali ed innalzamento dei livelli serici della creatinchinasi, che persiste nonostante l’interruzione del trattamento con la statina.
5. Interazioni
Fibrati: l’uso di fibrati in monoterapia è occasionalmente associato a miopatia. In caso di somministrazione concomitante di fibrati e altre statine è stato segnalato un aumento del rischio di eventi avversi di tipo muscolare, inclusa la rabdomiolisi. Con la pravastatina non si può escludere il manifestarsi di questi eventi avversi pertanto si deve generalmente evitare l’uso combinato di pravastatina e fibrati (per es. gemfibrozil o fenofibrato) (vedere paragrafo 4.4). Se questa combinazione è considerata necessaria, per i pazienti sottoposti a tale regime si richiede un attento controllo clinico e della CK. Colestiramina e colestipolo: la loro somministrazione concomitante ha portato a una diminuzione di circa il 40–50% della biodisponibilità della pravastatina. La somministrazione di pravastatina, 1 ora prima o 4 ore dopo la colestiramina o 1 ora prima del colestipolo, non ha determinato diminuzioni clinicamente significative della biodisponibilità o dell’effetto terapeutico della pravastatina (vedere paragrafo 4.2). Ciclosporina: la somministrazione concomitante di pravastatina e ciclosporina ha portato ad un aumento di circa 4 volte dell’esposizione sistemica alla pravastatina. Tuttavia, in alcuni pazienti l’aumento dell’esposizione alla pravastatina potrebbe essere più elevato. Si raccomanda il monitoraggio clinico e biochimico dei pazienti in trattamento con questa combinazione (vedere paragrafo 4.2). Warfarin e altri anticoagulanti orali: i parametri di biodisponibilità della pravastatina allo steady state non sono stati alterati dalla somministrazione del warfarin. La somministrazione cronica dei due farmaci non ha prodotto alcuna variazione dell’azione anticoagulante del warfarin. Acido fusidico: Il rischio di miopatia inclusa la rabdomiolisi può essere aumentato dalla contemporanea assunzione di acido fusidico sistemico con statine. Il meccanismo di questa interazione (se si tratta di interazione farmacodinamica, farmacocinetica o entrambe) è ancora sconosciuto. Sono stati riportati casi di rabdomiolisi (inclusi alcuni casi fatali) in pazienti che hanno ricevuto questa associazione. Se il trattamento sistemico con acido fusidico è necessario, il trattamento con pravastatina deve essere interrotto per tutta la durata del trattamento con acido fusidico (vedere paragrafo 4.4). Farmaci metabolizzati dal citocromo P450: la pravastatina non viene metabolizzata in misura clinicamente significativa dal sistema del citocromo P450. Questo è il motivo per cui a un regime terapeutico stabile con pravastatina, è possibile aggiungere sostanze metabolizzate dal sistema del citocromo P450, o inibitori di questo sistema, senza determinare variazioni significative dei livelli plasmatici della pravastatina, come è stato invece rilevato con altre statine. L’assenza di interazioni farmacocinetiche significative con la pravastatina è stata dimostrata specificatamente per diverse sostanze, soprattutto per i substrati/inibitori del CYP3A4 come, per es., il diltiazem, il verapamil, l’itraconazolo, il ketoconazolo, gli inibitori delle proteasi, il succo di pompelmo e gli inibitori del CYP2C9 (per es. il fluconazolo). In uno di due studi di interazione con pravastatina ed eritromicina è stato osservato un aumento statisticamente significativo della AUC (70%) e della Cmax (121%) della pravastatina. In uno studio simile con claritromicina è stato osservato un aumento statisticamente significativo della AUC (110%) e della Cmax (127%). Sebbene si tratti di variazioniminori, si raccomanda cautela nell’associare pravastatina ad eritromicina o claritromicina. Antagonisti della vitamina K: come con altri inibitori della HMG–CoA reduttasi, l’inizio del trattamento o l’aumento del dosaggio di pravastatina in pazienti trattati contemporaneamente con antagonisti della vitamina K (ad esempio warfarin o altri anticoagulanti cumarinici) può portare a un aumento dell’International Normalised Ratio (INR). L’interruzione o la diminuzione del dosaggio di pravastatina può portare ad una riduzione di INR. In queste situazioni, è appropriato un controllo dell’INR. Altri prodotti: negli studi di interazione non sono state osservate differenze statisticamente significative della biodisponibilità in seguito alla concomitante somministrazione di pravastatina e acido acetilsalicilico, antiacidi (se somministrati un’ora prima della pravastatina), acido nicotinico o probucolo.
6. Effetti indesiderati
La frequenza degli effetti indesiderati è classificata in base alla seguente convenzione: molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili). All’interno di ciascun gruppo di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine di gravità decrescente. Studi clinici: la pravastatina è stata studiata alla dose di 40 mg in sette studi clinici randomizzati, in doppio cieco e controllati con placebo, a cui hanno partecipato più di 21.000 pazienti, trattati con pravastatina (n=10.764) o con placebo (n=10.719), che rappresentano più di 47.000 anni–paziente di esposizione alla pravastatina. Più di 19.000 pazienti sono stati seguiti per un periodo medio di 4,8–5,9 anni. Sono state riportate le seguenti reazioni avverse da farmaco; nel gruppo in trattamento con pravastatina nessuna di loro si è manifestata con una frequenza dello 0,3% superiore a quella rilevata nel gruppo in trattamento con placebo. Patologie del sistema nervoso: Non comune: capogiri, cefalea, disturbi del sonno, insonnia. Patologie dell’occhio: Non comune: disturbi della vista (inclusa visione offuscata e diplopia). Patologie gastrointestinali: Non comune: dispepsia/ bruciore, dolore addominale, nausea/ vomito, stipsi, diarrea, flatulenza. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: Non comune: prurito, eruzione cutanea, orticaria, alterazioni del cuoio capelluto/ dei capelli (inclusa alopecia). Patologie renali e urinarie: Non comune: disturbi della minzione (inclusi disuria, pollachiuria, nicturia). Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella: Non comune: disfunzioni sessuali. Patologie sistemiche: Non comune: affaticamento. Eventi di particolare interesse clinico Sistema muscoloscheletrico: negli studi clinici sono stati riportati effetti sulla muscolatura scheletrica, per es. dolore muscolo–scheletrico inclusa artralgia, crampi muscolari, mialgia, debolezza muscolare e livelli di CK elevati. La percentuale di mialgia (1,4% con pravastatina vs. 1,4% con placebo) e di debolezza muscolare (0,1% con pravastatina vs. <0,1% con placebo) e l’incidenza dei livelli di CK >3 volte x ULN e >10 x ULN negli studi "Cholesterol and Recurrent Events (CARE)", "West of Scotland Coronary Prevention Study (WOSCOPS)" e "Long–term Intervention with Pravastatin in Ischemic Disease (LIPID)" sono state simili nei gruppi trattati con placebo (1,6% con pravastatina vs. 1,6% con placebo e 1,0% con pravastatina vs. 1,0% con placebo, rispettivamente) (vedere paragrafo 4.4). Effetti epatici: sono stati riportati innalzamenti delle transaminasi sieriche. Nei tre studi clinici a lungo termine, controllati verso placebo, CARE, WOSCOPS e LIPID, sono state rilevate marcate alterazioni dei valori della ALT e della AST (>3 x ULN) con simile frequenza (£1,2%) in entrambi i gruppi di trattamento. Esperienza successiva alla commercializzazione In aggiunta a quanto riportato sopra, successivamente alla commercializzazione della pravastatina sono stati segnalati i seguenti eventi avversi: Patologie del sistema nervoso: Molto raro: polineuropatia periferica,soprattutto in caso di uso prolungato, parestesia. Patologie del sistema emolinfopoietico: Molto raro: reazioni di ipersensibilità: anafilassi, angioedema, sindrome simil–lupus eritematoso. Patologie gastrointestinali: Molto raro: pancreatite. Patologie epatobiliari: Molto raro: ittero, epatite, necrosi epatica fulminante. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo: Molto raro: rabdomiolisi, che può essere associata a insufficienza renale acuta secondaria a mioglobinuria, miopatia (vedere paragrafo 4.4); miositi, polimiosite. Casi isolati di disturbi tendinei, talvolta complicati da rottura. Frequenza non nota: miopatia necrotizzante immuno–mediata (vedere paragrafo 4.4) Effetti di classe: • Incubi; • Perdita della memoria; • Depressione; • Casi eccezionali di malattia polmonare interstiziale, in particolare con la terapia a lungo termine (vedere paragrafo 4.4); • Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: dermatomiositi • Patologie endocrine – Diabete mellito: la frequenza dipende dalla presenza o assenza di fattori di rischio (glicemia a digiuno a 5,6 mmol/L, BMI >30 kg/m², livelli elevati di trigliceridi, storia di ipertensione). Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.
7. Gravidanza e allattamento
Gravidanza: la pravastatina è controindicata durante la gravidanza e deve essere somministrata nelle donne in età fertile solo se queste pazienti non hanno intenzione di concepire e sono state informate del rischio potenziale. Particolare attenzione è richiesta nelle adolescenti in età fertile al fine di assicurare una adeguata comprensione del potenziale rischio associato alla terapia con pravastatina durante la gravidanza. Se una paziente programma o inizia una gravidanza, il medico deve essere immediatamente informato e la terapia con pravastatina deve essere interrotta a causa del potenziale rischio per il feto (vedere paragrafo 4.3). Allattamento: una piccola quantità di pravastatina viene escreta nel latte umano, pertanto pravastatina è controindicata durante l’allattamento al seno (vedere paragrafo 4.3).
8. Conservazione
Non conservare a temperatura superiore ai 30 °C. Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce e dall’umidità.
9. Principio attivo
Pravastatina Zentiva 20 mg compresse Ogni compressa contiene 20 mg di pravastatina come pravastatina sodica. Pravastatina Zentiva 40 mg compresse Ogni compressa contiene 40 mg di pravastatina come pravastatina sodica. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
10. Eccipienti
Mannitolo Cellulosa microcristallina Olio di ricino idrogenato Calcio lattato pentaidrato Calcio carbonato Crospovidone Ferro ossido rosso (E172) Magnesio stearato
11. Sovradosaggio
Ad oggi si hanno esperienze limitate di sovradosaggio di pravastatina. In caso di sovradosaggio non esiste alcun trattamento specifico. In caso di sovradosaggio, il paziente deve essere trattato dal punto di vista sintomatico e con appropriate misure di supporto.