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Pravastatina Auro 20 mg compresse 10 compresse in blister pa/al/pvc/al

Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 2021
Tipologia:
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1. Indicazioni terapeutiche
Ipercolesterolemia Trattamento dell’ipercolesterolemia primaria o dislipidemia mista, in aggiunta alla dieta, quando la risposta alla dieta e ad altri trattamenti non farmacologici (es. esercizio fisico, riduzione di peso) è inadeguata. Prevenzione primaria Riduzione della mortalità e della morbilità cardiovascolare in pazienti con ipercolesterolemia moderata o grave e ad alto rischio di un primo evento cardiovascolare, in aggiunta alla dieta (vedere paragrafo 5.1). Prevenzione secondaria Riduzione della mortalità e della morbilità cardiovascolare in pazienti con anamnesi di infarto del miocardio o angina pectoris instabile e con livelli di colesterolo sia normali che in eccesso, in aggiunta alla correzione di altri fattori di rischio (vedere paragrafo 5.1). Post trapianto Riduzione dell’iperlipidemia post trapianto in pazienti sottoposti a terapia immunosoppressiva a seguito di trapianto di organi solidi (vedere paragrafi 4.2, 4.5 e 5.1).
2. Posologia
Posologia Prima di iniziare il trattamento con Pravastatina Aurobindo, è necessario escludere cause secondarie di ipercolesterolemia e i pazienti devono essere sottoposti ad una dieta ipolipemizzante standard che deve essere proseguita durante il trattamento.Pravastatina Aurobindo viene somministrata per via orale una volta al giorno preferibilmente la sera con o senza cibo. Ipercolesterolemia: il range raccomandato della dose è 10–40 mg, somministrati una volta al giorno. La risposta terapeutica si osserva entro una settimana e l’effetto massimo della dose somministrata avviene entro quattro settimane, perciò devono essere effettuate periodiche determinazioni del quadro lipidico e il dosaggio aggiustato di conseguenza. La dose massima giornaliera è 40 mg. Prevenzione cardiovascolare: in tutti gli studi clinici preventivi di mortalità e morbilità, la sola dose iniziale e di mantenimento studiata è stata 40 mg al giorno. Posologia dopo il trapianto: a seguito del trapianto di un organo si raccomanda una dose iniziale di 20 mg al giorno in pazienti che assumono terapia immunosoppressiva (vedere paragrafo 4.5). A seconda della risposta dei parametri lipidici, la dose può essere aumentata fino a 40 mg sotto stretto controllo medico (vedere paragrafo 4.5). Pazienti pediatrici (8–18 anni) con ipercolesterolemia familiare eterozigote: poiché in questa popolazione non sono state studiate dosi superiori a 20 mg, l’intervallo di dose raccomandato è 10–20 mg una volta al giorno tra 8 e 13 anni di età e 10–40 mg una volta al giorno tra 14 e 18 anni di età (per bambini e femmine adolescenti in età fertile, vedere paragrafo 4.6; per i risultati dello studio vedere paragrafo 5.1). Pazienti anziani: non è necessario eseguire un aggiustamento della dose in questi pazienti a meno che non esistano fattori di rischio predisponenti (vedere paragrafo 4.4). Compromissione renale o epatica: si raccomanda una dose iniziale di 10 mg giornalieri in pazienti con compromissione della funzionalità renale da moderata a grave o significativa compromissione della funzionalità epatica. Il dosaggio deve essere aggiustato in base alla risposta dei parametri lipidici e sotto controllo medico. Terapia concomitante: gli effetti ipolipemizzanti di Pravastatina Aurobindo sull’abbassamento del colesterolo totale e LDL sono potenziati quando viene associato ad una resina che lega gli acidi biliari (es. colestiramina, colestipolo). Pravastatina Aurobindo deve essere somministrato almeno un’ora prima, o almeno 4 ore dopo la resina (vedere paragrafo 4.5). Per i pazienti che assumono ciclosporina con o senza altri medicinali immunosoppressori, il trattamento deve iniziare con 20 mg di pravastatina sodica una volta al giorno e la titolazione a 40 mg deve essere eseguita con cautela (vedere paragrafo 4.5).
3. Controindicazioni
• Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. • Epatopatia attiva compresi gli aumenti inspiegabili e persistenti delle transaminasi sieriche eccedenti 3 x il limite superiore normale (ULN) (vedere il paragrafo 4.4). • Gravidanza e allattamento (vedere paragrafo 4.6)
4. Avvertenze
La pravastatina non è stata valutata in pazienti con ipercolesterolemia familiare omozigote. La terapia non è appropriata quando l’ipercolesterolemia è dovuta a un livello elevato di colesterolo HDL. Come per altri inibitori dell’HMG–CoA reduttasi, l’associazione della pravastatina con i fibrati non è raccomandata. Nei bambini in età pre–puberale, prima di iniziare il trattamento deve esserne attentamente valutato il rapporto rischio/beneficio. Disfunzioni epatiche: come con altri agenti ipolipemizzanti, sono stati osservati incrementi moderati dei livelli di transaminasi epatica. Nella maggior parte dei casi, i livelli di transaminasi epatica sono ritornati ai loro valori basali senza che fosse necessario interrompere il trattamento. Si deve prestare particolare attenzione a quei pazienti che sviluppano aumentati livelli delle transaminasi e la terapia deve essere interrotta se gli aumenti dell’alanina aminotransferasi (ALT) e dell’aspartato aminotransferasi (AST) eccedono di tre volte il limite superiore del valore normale e persistono. Si deve porre cautela quando la pravastatina è somministrata a pazienti con anamnesi di malattie epatiche o un elevato consumo di alcool. Disturbi muscolari: come con altri inibitori della HMG–CoA reduttasi (statine), la pravastatina è stata associata alla comparsa di mialgia, miopatia e, molto raramente, rabdomiolisi. L’esistenza di miopatia va presa in considerazione in ogni paziente in trattamento con una statina che presenti sintomi muscolari di natura non determinata, come dolore o dolorabilità, debolezza muscolare o crampi muscolari. In questi casi è necessario misurare i livelli di creatinin–chinasi (CK) (vedere sotto). Se i livelli di CK superano di 5 volte l’ULN, o in presenza di sintomi clinici gravi, è necessario interrompere temporaneamente il trattamento con statina. Molto raramente (in circa 1 caso su 100.000 pazienti all’anno) si verifica rabdomiolisi, con o senza insufficienza renale secondaria. La rabdomiolisi è una malattia acuta del muscolo scheletrico potenzialmente fatale, che può svilupparsi in qualunque fase del trattamento ed è caratterizzata da una distruzione massiva del muscolo associata a un incremento consistente della CK (di solito oltre 30 o 40 volte l’ULN) fino alla comparsa di mioglobinuria. Con le statine il rischio di miopatia sembra essere correlato all’esposizione e perciò può variare con i singoli farmaci (a causa delle differenze di lipofilia e farmacocinetiche), compreso il loro dosaggio e le potenziali interazioni con farmaci. Nonostante non esistano controindicazioni muscolari alla prescrizione di una statina, alcuni fattori predisponenti possono aumentare il rischio di tossicità muscolare e quindi giustificano un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio e un particolare monitoraggio clinico. Prima di iniziare il trattamento con una statina in questi pazienti, è consigliabile misurare il livello di CK (vedere sotto). Il rischio e la gravità dei disturbi muscolari durante il trattamento con una statina aumentano in caso di somministrazione concomitante di medicinali che interagiscono con essa. In qualche caso la miopatia si associa all’uso dei fibrati da soli. Generalmente si deve evitare l’uso concomitante di una statina e dei fibrati. La co–somministrazione di statine ed acido nicotinico deve essere effettuata con cautela. Un aumento dell’incidenza della miopatia è stato descritto anche nei pazienti che assumono altre statine in associazione con gli inibitori del metabolismo del citocromo P450. Ciò può derivare da interazioni farmacocinetiche che per la pravastatina non sono state documentate (vedere paragrafo 4.5). Quando associata ad una terapia con statina, i sintomi muscolari in genere si risolvono a seguito dell’interruzione della terapia con la statina. Durante o dopo trattamento con alcune statine, ci sono state segnalazioni molto rare di una miopatia immuno–mediata necrotizzante (IMNM). L’IMNM è clinicamente caratterizzata da persistente debolezza muscolare prossimale ed elevata creatin–chinasi sierica, che persistono nonostante l’interruzione del trattamento con statine. Valutazione ed interpretazione della creatinin–chinasi Nei pazienti asintomatici in trattamento con una statina non si consiglia il controllo di routine dei livelli della creatinin–chinasi (CK) o di altri enzimi muscolari. Tuttavia si raccomanda di valutare la CK prima di iniziare il trattamento con una statina in pazienti con particolari fattori predisponenti e in pazienti che sviluppano sintomi muscolari nel corso del trattamento con una statina, come descritto di seguito. Qualora i livelli di CK fossero significativamente elevati al basale (più di 5 volte l’ULN) i livelli di CK dovranno essere ricontrollati dopo 5–7 giorni per confermare i risultati. Una volta misurati, i livelli di CK devono essere interpretati nel contesto di altri fattori potenziali che possono indurre un danno muscolare transitorio, come una strenua attività fisica o un trauma muscolare. Prima dell’inizio del trattamento: si deve porre cautela in pazienti con fattori predisponenti come compromissione della funzionalità renale, ipotiroidismo, storia precedente di tossicità muscolare con una statina o un fibrato, anamnesi personale o familiare di disturbi muscolari ereditari o abuso di alcool. In questi casi è necessario misurare i livelli di CK prima di iniziare il trattamento. L’analisi della CK va presa in considerazione anche prima di iniziare il trattamento in soggetti ultrasettantenni, soprattutto in presenza di altri fattori predisponenti per questa popolazione. Se i livelli basali di CK sono significativamente elevati (oltre 5 volte l’ULN) non si deve iniziare il trattamento ed i risultati devono essere nuovamente misurati dopo 5–7 giorni. I livelli iniziali di CK possono risultare utili anche come riferimento in caso di un successivo incremento nel corso della terapia con la statina. Durante il trattamento: si deve raccomandare ai pazienti di segnalare immediatamente gli episodi di dolore, dolorabilità, debolezza o crampi muscolari inspiegabili. In questi casi è necessario misurare i livelli di CK. Se si individua un livello di CK notevolmente elevato (oltre 5 volte l’ULN), il trattamento con la statina deve essere interrotto. La sospensione del trattamento va presa in considerazione se i sintomi muscolari sono gravi e provocano un fastidio quotidiano, pur con un aumento della CK £ a 5 volte l’ULN. Se i sintomi si risolvono e i livelli di CK ritornano nella norma si può prendere in esame la ripresa del trattamento con statina alla dose più bassa e con un attento monitoraggio. Se in tali pazienti si sospetta una malattia muscolare ereditaria, si sconsiglia la ripresa del trattamento con la statina. Pravastatina non deve essere somministrata insieme all’acido fusidico per via sistemica o entro 7 giorni dalla fine del trattamento con acido fusidico. In pazienti in cui l’uso di acido fusidico per via sistemica è considerato essenziale, il trattamento con statina deve essere interrotto per la durata del trattamento con acido fusidico. Sono stati riportati casi di rabdomiolisi (compresi alcuni casi mortali) in pazienti che ricevevano acido fusidico e statina in combinazione (vedere paragrafo 4.5). Il paziente deve consultare il medico immediatamente qualora manifesti sintomi di debolezza, dolore o dolorabilità muscolare. La terapia con statina può essere ripresa sette giorni dopo l’ultima dose di acido fusidico. In circostanze eccezionali, dove è necessario l’uso prolungato di acido fusidico per via sistemica, ad es. per il trattamento di infezioni gravi, la necessità di somministrazione contemporanea di pravastatina e acido fusidico deve essere presa in considerazione soltanto caso per caso e sotto stretto controllo medico. Malattia polmonare interstiziale Con alcune statine sono stati segnalati casi eccezionali di malattia polmonare interstiziale, soprattutto con la terapia a lungo termine, (vedere paragrafo 4.8). Le caratteristiche che si presentano possono includere dispnea, tosse non produttiva e deterioramento generale della salute (affaticamento, perdita di peso e febbre). Se si sospetta che un paziente ha sviluppato malattia polmonare interstiziale, la terapia con statine deve essere interrotta. Diabete Mellito Qualche evidenza suggerisce che la classe delle statine aumenta il glucosio ematico e in alcuni pazienti ad alto rischio di futuro diabete, può produrre un livello di iperglicemia per il quale è opportuna una cura ufficiale del diabete. Questo rischio, tuttavia, è compensato dalla riduzione del rischio vascolare con statine e pertanto non deve essere motivo di interruzione del trattamento con statine. I pazienti a rischio (glicemia a digiuno 5,6–6,9 mmol/L, BMI> 30kg/m², trigliceridi aumentati, ipertensione) devono essere controllati sia clinicamente che biochimicamente secondo le linee guida nazionali. Lattosio: questo medicinale contiene lattosio. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp–lattasi o da malassorbimento di glucosio–galattosio, non devono assumere questo medicinale.
5. Interazioni
Fibrati: l’uso dei fibrati da soli è occasionalmente associato a miopatia. Un aumentato rischio di eventi avversi correlati al muscolo, inclusa rabdomiolisi, è stato descritto nei casi in cui i fibrati sono co–somministrati con altre statine. Con la pravastatina non si possono escludere tali eventi avversi; perciò in genere va evitato l’uso combinato di pravastatina e fibrati (es. gemfibrozil, fenofibrato) (vedere paragrafo 4.4). Se questa associazione fosse considerata necessaria, è richiesto un accurato monitoraggio clinico e dei livelli di CK nei pazienti sottoposti a questi regimi. Colestiramina/colestipolo: la somministrazione concomitante ha prodotto una riduzione di circa il 40–50% della biodisponibilità della pravastatina. Non c’è stata una riduzione clinicamente significativa della biodisponibilità o dell’effetto terapeutico quando la pravastatina è stata somministrata un’ora prima o 4 ore dopo la colestiramina o un’ora prima del colestipolo (vedere paragrafo 4.2). Il rischio di miopatia, compresa rabdomiolisi, può aumentare in seguito a somministrazione contemporanea di acido fusidico per via sistemica e statine. Il meccanismo di questa interazione (che sia farmacodinamico, farmacocinetico o entrambi) non è ancora noto. Sono stati riportati casi di rabdomiolisi (compresi alcuni casi mortali) in pazienti che ricevevano questa combinazione. Se il trattamento con acido fusidico per via sistemica è considerato necessario, il trattamento con pravastatina deve essere interrotto per la durata del trattamento con acido fusidico. Vedere anche paragrafo 4.4. Ciclosporina: la somministrazione concomitante di pravastatina e ciclosporina porta ad un aumento dell’esposizione sistemica alla pravastatina di circa 4 volte. In alcuni pazienti, comunque, l’aumento dell’esposizione alla pravastatina può essere maggiore. Si raccomanda un monitoraggio chimico e biochimico nei pazienti sottoposti a questa associazione (vedere paragrafo 4.2). Warfarin ed altri anticoagulanti orali: i parametri di biodisponibilità della pravastatina allo stato stazionario non sono stati alterati in seguito alla somministrazione di warfarin. La somministrazione cronica dei due farmaci non ha prodotto alcuna alterazione dell’attività anticoagulante del warfarin. Antagonisti della vitamina K: come con altri inibitori della HMG–CoA reduttasi, l’inizio del trattamento o l’aumento del dosaggio di pravastatina in pazienti trattati in concomitanza con antagonisti della vitamina K (ad esempio warfarin o un altro anticoagulante cumarinico) può causare un aumento del Rapporto Internazionale Normalizzato (INR). L’interruzione o la riduzione della dose di pravastatina danno luogo a una riduzione dell’IRN. In questi casi, è necessario un adeguato monitoraggio dell’INR. Prodotti metabolizzati dal citocromo P450: Pravastatina non è metabolizzata in misura clinicamente significativa dal sistema del citocromo P450. Per questo motivo i farmaci che sono metabolizzati dal sistema del citocromo P450, o sono suoi inibitori, possono essere aggiunti a un regime stabile di pravastatina senza causare cambiamenti significativi dei livelli plasmatici di pravastatina, come osservato con altre statine. L’assenza di una significativa interazione farmacocinetica con la pravastatina è stata specificamente dimostrata per diversi farmaci, in particolare per quelli che sono substrati/inibitori del CYP3A4 come diltiazem, verapamil, itraconazolo, ketoconazolo, inibitori della proteasi, succo di pompelmo, e per gli inibitori del CYP2C9 (es. fluconazolo). In uno di due studi sulle interazioni con pravastatina ed eritromicina è stato osservato un incremento statisticamente significativo di AUC (70%) e Cmax (121%) della pravastatina. In uno studio similare con claritromicina è stato osservato un incremento statisticamente significativo di AUC (110%) e Cmax (127%). Sebbene questi cambiamenti fossero minori, deve essere usata cautela quando si associa la pravastatina con eritromicina o claritromicina. Altri medicinali: in studi sulle interazioni, non sono state osservate differenze di biodisponibilità statisticamente significative quando la pravastatina è stata somministrata con acido acetilsalicilico, antiacidi (quando somministrati un’ora prima della pravastatina), acido nicotinico o probucolo.
6. Effetti indesiderati
Le frequenze degli effetti avversi segnalati con pravastatina sono classificate come segue: molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1000; <1/100); raro (≥1/10.000; <1/1000); molto raro (<1/10.000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili) All’interno di ciascun gruppo di frequenza, gli effetti indesiderati vengono presentati in ordine decrescente di gravità. Studi clinici: Pravastatina Aurobindo è stata studiata alla dose di 40 mg in sette studi randomizzati in doppio cieco controllati con placebo che includevano oltre 21.000 pazienti trattati con pravastatina (N=10.764) o placebo (N=10.719), che rappresentavano oltre 47.000 paziente pazienti anni di esposizione alla pravastatina. Oltre 19.000 pazienti sono stati seguiti per una media di 4,8–5,9 anni. Sono state segnalate le seguenti reazioni avverse al farmaco; nessuna di esse si è presentata con una frequenza superiore dello 0,3% nel gruppo trattato con pravastatina rispetto al gruppo trattato con placebo. Patologie del sistema nervoso: Non comune: capogiro, cefalea, disturbi del sonno, insonnia Patologie dell’occhio: Non comune: disturbi nella visione (incluse visione offuscata e diplopia) Patologie gastrointestinali: Non comune: dispepsia/bruciore di stomaco, dolore addominale, nausea/vomito, costipazione, diarrea, flatulenza Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: Non comuni: prurito, eruzione cutanea, orticaria, anormalità del cuoio capelluto e dei capelli (incluso alopecia) Patologie renali e urinarie: Non comuni: minzione anormale (incluso disuria, frequenza, nicturia) Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella: Non comuni: disfunzioni sessuali Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: Non comuni: stanchezza Eventi di particolare interesse clinico Effetti muscolo–scheletrici: In studi clinici sono stati segnalati effetti sul sistema muscoloscheletrico es. dolori muscoloscheletrici incluso artralgia, crampi muscolari, mialgia, debolezza muscolare ed elevati livelli di CK. La frequenza di mialgia (1,4% di pravastatina contro l’1,4% del placebo) e di debolezza muscolare (0,1% di pravastatina contro <0,1% del placebo) e l’incidenza del livello di CK >3xULN e >10 ULN nel CARE, WOSCOP, e LIPID era simile al placebo (1,6% di pravastatina contro 1,6% del placebo e 1,0% di pravastatina contro 1,0% del placebo, rispettivamente) (vedere paragrafo 4.4). Effetti epatici: sono stati segnalati aumenti delle transaminasi sieriche. Nei tre studi clinici a lungo termine controllati con placebo CARE, WOSCOP e LIPID, si sono verificate marcate anormalità di ALT e AST (>3xULN) con frequenza similare (≤1,2%) in entrambi i gruppi di trattamento. Post commercializzazione In aggiunta a quanto sopra, sono stati segnalati i seguenti eventi avversi durante l’esperienza post–commercializzazione della pravastatina: Patologie del sistema nervoso: Molto raro: polineuropatia periferica, in particolare se usato per un lungo periodo di tempo, parestesia Disturbi del sistema immunitario: Molto raro: reazioni ipersensibili: anafilassi, angioedema, sindrome simile al lupus eritematoso. Patologie gastrointestinali: Molto raro: pancreatite Patologie epatobiliari: Molto raro: ittero, epatite, necrosi epatica fulminante. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo: Molto raro: rabdomiolisi, che può essere associata ad insufficienza renale acuta secondaria alla mioglobinuria, miopatia (vedere paragrafo 4.4), miosite, polimiosite. Casi isolati di disturbi del tendine, talvolta complicati da rottura. Con alcune statine sono stati segnalati i seguenti effetti avversi: • Incubi • Perdita di memoria • Depressione • Casi eccezionali di malattia polmonare interstiziale, soprattutto nella terapia a lungo termine (vedere paragrafo 4.4) • Diabete mellito: La frequenza dipenderà dalla presenza o assenza dei fattori di rischio (glicemia a digiuno ≥ 5,6 mmol/L, BMI> 30kg/m², trigliceridi aumentati, anamnesi di ipertensione). Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.
7. Gravidanza e allattamento
Gravidanza: la pravastatina è controindicata durante la gravidanza e deve essere somministrata nelle donne in età fertile solo se non sono in grado di concepire e sono state informate del potenziale rischio. Si raccomanda particolare cautela alle donne adolescenti in età fertile per assicurare una corretta comprensione del potenziale rischio associato alla terapia con pravastatina durante la gravidanza. Se una paziente progetta una gravidanza o rimane incinta, il medico deve essere immediatamente informato ed il trattamento con pravastatina deve essere interrotto a causa del potenziale rischio per il feto. Allattamento: una piccola quantità di pravastatina è escreta nel latte umano. Pertanto, la pravastatina è controindicata durante l’allattamento al seno (vedere paragrafo 4.3).
8. Conservazione
Questo medicinale non richiede particolari condizioni di temperatura di conservazione. Confezione in blister: Conservare nella confezione originale per proteggere dall’umidità. Flacone in HDPE: Tenere il contenitore ben chiuso per proteggere dall’umidità.
9. Principio attivo
Ogni compressa contiene 10 mg, 20 mg o 40 mg di pravastatina sodica Eccipienti con effetto noto: <10 mg> Ogni compressa contiene 67,01 mg di lattosio monoidrato. <20 mg> Ogni compressa contiene 134,02 mg di lattosio monoidrato. <40 mg> Ogni compressa contiene 268,05 mg di lattosio monoidrato. Per l’elenco completo degli eccipienti vedere paragrafo 6.1.
10. Eccipienti
Cellulosa microcristallina Lattosio monoidrato Ossido di magnesio pesante Croscarmellosa sodica Ossido di ferro giallo (E172) Povidone K30 Magnesio stearato
11. Sovradosaggio
Ad oggi l’esperienza circa il sovradosaggio con pravastatina è limitata. Non esiste un trattamento specifico in caso di sovradosaggio. In caso di sovradosaggio, il paziente deve essere trattato sintomaticamente e devono essere istituite le misure di supporto in base alle necessità.
Le informazioni pubblicate in questa pagina riportano informazioni farmaceutiche (Foglietto Illustrativo e Caratteristiche principali del Farmaco), sono da intendersi a solo scopo illustrativo; non intendono e non devono sostituirsi alle opinioni del medico. Per informazioni complete e sempre aggiornate su questo farmaco si consiglia di consultare il portale dell'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).