2. Posologia
Posologia Una compressa ogni 24 ore, da prendere preferibilmente al mattino, da ingerire intera con acqua senza masticarla. A dosi elevate l’effetto antiipertensivo dell’indapamide non viene potenziato, mentre l’effetto saluretico risulta aumentato. Insufficienza renale (vedi paragrafi 4.3 e 4.4) In caso di grave insufficienza renale (clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min), il trattamento è controindicato. Le tiazidi ed i diuretici correlati esplicano la loro piena efficacia solo quando la funzione renale è normale oppure solo minimamente compromessa. Pazienti anziani (vedi paragrafo 4.4) Nei pazienti anziani, la creatinina plasmatica deve essere adattata in base all’età, al peso ed al sesso del paziente. I pazienti anziani possono essere trattati con Indapamide Aurobindo quando la loro funzione renale è normale o solo leggermente compromessa. Pazienti con insufficienza epatica (vedere paragrafi 4.3 e 4.4) In caso di grave compromissione della funzione epatica il trattamento è controindicato. Bambini ed adolescenti L’uso di Indapamide Aurobindo non è raccomandato nei bambini e negli adolescenti a causa della mancanza di dati di sicurezza ed efficacia.
3. Controindicazioni
• Ipersensibilità all’indapamide, alle altre sulfonamidi o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1 • Grave insufficienza renale. • Encefalopatia epatica o grave compromissione della funzione epatica. • Ipopotassiemia.
4. Avvertenze
Avvertenze speciali In caso di compromissione della funzione epatica, è possibile che i diuretici simil–tiazidici, causino un’encefalopatia epatica in caso di squilibrio elettrolitico. Se ciò si verifica, la somministrazione del diuretico deve essere immediatamente sospesa. Intolleranza al lattosio Questo medicinale contiene lattosio monoidrato. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi, o da malassorbimento di glucosio–galattosio, non devono assumere questo medicinale. Fotosensibilità Sono stati riportati casi di fotosensibilità con diuretici tiazidici e simil–tiazidici (vedi paragrafo 4.8). Se, durante il trattamento, si manifesta una reazione di fotosensibilità, si raccomanda di sospendere il trattamento. Se si dovesse ritenere opportuna la ri–somministrazione di indapamide, si consiglia di proteggere le aree esposte al sole oppure ai raggi UVA. Speciali precauzioni per l’uso • Squilibrio idro–elettrolitico: Sodio plasmatico: deve essere misurato prima del trattamento e, in seguito, ad intervalli regolari. Qualsiasi trattamento diuretico può causare iponatriemia, talvolta con conseguenze molto gravi. Il calo del sodio plasmatico può essere inizialmente asintomatico, ragion per cui è necessario monitorare regolarmente di questo parametro, e manifestarsi più frequentemente nei pazienti anziani e cirrotici (vedi paragrafi 4.8 e 4.9). Potassio plasmatico: la deplezione di potassio con conseguente ipopotassiemia rappresenta il rischio maggiore connesso all’uso dei diuretici tiazidici e simil–triazidici. Il rischio che insorga ipopotassiemia (< 3,4 mmol/l) deve essere prevenuto in certi pazienti ad alto rischio, ad es. gli anziani, i pazienti malnutriti e/o trattati contemporaneamente con più farmaci, i pazienti cirrotici con edema ed ascite, arteriopatia coronarica ed insufficienza cardiaca. In questi casi l’ipopotassiemia determina un aumento della tossicità cardiaca delle preparazioni a base di digitale e del rischio di aritmia. Anche i pazienti con con sindrome da intervallo QT lungo, devono essere considerati a rischio se l’origine di tale condizione è congenita o iatrogena. L’ipopotassiemia, come pure la bradicardia, sono fattori predisponenti all’insorgenza di gravi aritmie ed in particolare di torsioni di punta potenzialmente fatali. In tutte le situazioni sopra indicate è richiesto un più frequente monitoraggio del potassio plasmatico. La prima misurazione del potassio plasmatico deve essere effettuata nella prima settimana successiva all’inizio del trattamento Una volta riscontrata, l’ipopotassiemia deve essere corretta. Calcio plasmatico: i diuretici tiazidici e simil–tiazidici possono ridurre l’escrezione urinaria di calcio e determinare un lieve e transitorio aumento del calcio plasmatico. Un’evidente ipercalcemia potrebbe essere dovuta ad un precedente iperparatiroidismo non riconosciuto. Il trattamento deve essere sospeso prima di eseguire tests di funzionalità paratiroidea. Glicemia: il monitoraggio della glicemia è importante per i pazienti diabetici, soprattutto in caso di ipopotassiema concomitante. Acido urico: Nei pazienti iperuricemici è possibile un aumento della tendenza agli attacchi gottosi. Funzione renale e diuretici: I diuretici tiazidici e simil–tiazidici sono completamente efficaci solo quando la funzione renale è normale oppure minimamente compromessa (creatinina plasmatica al di sotto dei livelli dell’ordine di 25 mg/l, vale a dire 220 mcmol/l negli adulti). Nei pazienti anziani questa creatinina plasmatica deve essere adattata in base all’età, al peso ed al sesso del paziente. L’ipovolemia, secondaria alla perdita di liquidi e sodio indotta dal diuretico all’inizio del trattamento determina una riduzione della filtrazione glomerulare. Ciò può risultare in un aumento dell’urea ematica e della creatinina plasmatica. Questa transitoria insufficienza renale non dà conseguenze nei pazienti la cui funzione renale è normale, ma potrebbe peggiorare un’insufficienza renale pre–esistente. Atleti: Coloro che praticano sport a livello agonistico devono porre attenzione al fatto che questo farmaco contiene un principio attivo che può dare esito positivo ai test antidoping.
5. Interazioni
Associazioni sconsigliate Litio: aumento dei livelli di litio con segni di sovradosaggio, come nel caso della dieta iposodica (diminuzione dell’escrezione urinaria di litio). Se l’uso dei diuretici è necessario bisogna provvedere ad un attento monitoraggio dei livelli di litio nel plasma e all’adattamento della dose. Diuretici: Non è raccomandata la somministrazione concomitante di indapamide con diuretici ipopotassiemici (bemetamide, furosemide, piretanide, tiazidici e xipamide). Associazioni che richiedono prudenza Farmaci che inducono le torsioni di punta: • antiaritmici di classe Ia (chinidina, idrochinidina, disopiramide), • antiaritmici di classe III (amiodarone, sotalolo, dofetilide, ibutilide), • alcuni antipsicotici: fenotiazine (clorpromazina, ciamemazina, levomepromazina, tioridazina, trifluoperazina), • benzamidi (amisulpride, sulpiride, sultopride, tiapride),• butirrofenoni (droperidolo, aloperidolo); • altri: bepridil, cisapride, difemanile, eritromicina ev, alofantrina, mizolastina, pentamidina, sparfloxacina, moxifloxacina, vincamina ev. Aumento del rischio di aritmie ventricolari, in particolare delle torsioni di punta (l’ipopotassiema rappresenta un fattore di rischio). Tenere l’ipopotassiemia sotto controllo e correggerla, se necessario, prima di introdurre l’associazione. Monitoraggio clinico, degli elettroliti plasmatici ed elettrocardiografico. Far uso di sostanze che non hanno lo svantaggio di provocare torsioni di punta in caso di ipopotassiemia concomitante. FANS (per via sistemica), inclusi gli inibitori selettiva della COX–2, acido salicilico ad alte dosaggi (≥ 3 g/die): possibile riduzione dell’effetto antiipertensivo dell’indapamide. Rischio di insufficienza renale acuta in pazienti disidratati (ridotta filtrazione glomerulare). Idratare il paziente, monitorare la funzione renale all’inizio del trattamento. Inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE)–inibitori: rischio di improvvisa ipotensione e/o acuta insufficienza renale quando il trattamento con un ACE–inibitore viene iniziato in presenza di una deplezione sodica pre–esistente (soprattutto in pazienti con stenosi dell’arteria renale). In caso di ipertensione, quando un trattamento diuretico precedente potrebbe aver causato una deplezione sodica, è necessario: • sospendere il diuretico 3 giorni prima di iniziare il trattamento con l’ACE–inibitore e, se necessario, reintrodurre un diuretico risparmiatore di potassio; • oppure iniziare il trattamento con l’ACE–inibitore ad una bassa dose, incrementandola gradualmente. In caso di insufficienza cardiaca congestizia, iniziare il trattamento con una dose molto bassa di ACE–inibitore, possibilmente dopo aver ridotto la dose del diuretico risparmiatore di potassio somministrato in concomitanza. In tutti i casi, monitorare la funzione renale (creatinina plasmatica) durante le prime settimane di trattamento con un ACE–inibitore. Altri farmaci ipopotassiemici, amfotericina B (e.v), glucocorticoidi e mineralcorticoidi (per via sistemica), tetracosactide, lassativi stimolanti: aumento del rischio di ipopotassiemia (effetto additivo). Monitoraggio del potassio plasmatico e correzione, se necessario. Ciò deve essere tenuto particolarmente presente in caso di concomitante trattamento con la digitale. Uso di lassativi non stimolanti. Baclofene: Aumento dell’effetto antiipertensivo. Idratare il paziente, monitorare la funzione renale all’inizio del trattamento. Preparazioni a base di digitale: L’ipopotassiemia predispone agli effetti tossici della digitale. Monitorare il potassio plasmatico ed effettuare un esame elettrocardiografico, quindi, se necessario, adattare il trattamento. Associazioni da tenere in considerazione: Diuretici risparmiatori di potassio (amiloride, spironolattone, triamterene): mentre le associazioni razionali possono essere utili in alcuni pazienti, è sempre possibile l’insorgenza di ipo– o iperpotassiemia (soprattutto in pazienti con insufficienza renale o diabete). Monitorare il potassio plasmatico ed effettuare un ECG, quindi, se necessario, rivedere il trattamento. Metformina: aumento del rischio di acidosi lattica indotta dalla metmorfina a causa di una possibile insufficienza renale associata all’impiego dei diuretici ed in modo particolare all’uso di diuretici dell’ansa. Non usare la metformina quando la creatinina plasmatica eccede 15 mg/l (135 mcmol/l) nell’uomo e 12 mg/l (110 mcmol/l) nelle donne. Mezzi di contrasto iodati: in caso di disidratazione indotta dal diuretico il rischio che si sviluppi un’insufficienza renale acuta è maggiore, soprattutto quando vengono usate grandi quantità di mezzi di contrasto iodati. Provvedere a reidratare il paziente prima di somministrargli un farmaco iodato. Antidepressivi tipo imipramina, neurolettici: aumento dell’effetto antipertensivo e del rischio di ipotensione ortostatica (effetto additivo). Calcio (sali): rischio di ipercalcemia conseguente alla ridotta escrezione urinaria di calcio Ciclosporina, tacrolimus: rischio di aumento della creatinina plasmatica senza che vi siano alterazioni nei livelli della ciclosporina circolante, persino in assenza di deplezione idro–salina. Corticosteroidi, tetracosactide (per via sistemica): riduzione dell’effetto antipertensivo (ritenzione acqua/sodio indotta dai corticosteroidi).
6. Effetti indesiderati
La maggior parte degli effetti collaterali relativi ai parametri clinici e di laboratorio sono dose–dipendenti. I diuretici simil–tiazidici, inclusa l’indapamide, potrebbero causare gli effetti indesiderati sotto riportati. Gli effetti indesiderati sono elencati di seguito per classe di organo e frequenza. Le frequenze sono definite come: molto comuni (≥1/10); comuni (da ≥1/100 a <1/10); non comuni (da ≥1/1000 a 1/100); rari (≥1/10.000, 1/1000); molto rari (≤ 1/10.000), non noti (non si possono definire sulla base dei dati disponibili). Patologie del sistema emolinfopoietico Molto rari: Trombocitopenia, leucopenia, agranulocitosi, anemia aplastica, anemia emolitica Patologie del sistema nervoso Rari: Vertigini, affaticamento, cefalea, parestesia Patologie cardiache Molto rari: Aritmia, ipotensione Patologie gastrointestinali Non comuni: vomito Rari: Nausea, stipsi, secchezza delle fauci Molto rari: pancreatite Patologie renali e urinarie Molto rari: Insufficienza renale Patologie epatobiliari Molto rari: anomala funzionalità epatica Non note: possibile insorgenza di encefalopatia epatica in caso di insufficienza epatica (vedi i paragrafi 4.3 e 4.4) Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Reazioni di ipersensibilità, per lo più di tipo dermatologico in soggetti con predisposizione a reazioni allergiche ed asmatiche Comuni: Eruzioni cutanee maculopapulose Non comuni: Porpora Molto rari: Edema angioneurotico e/o orticaria, necrolisi epidermale tossica, sindrome di Stevens–Johnson • Non note: possibile peggioramento di un lupus eritematoso disseminato pre–esistente. • Sono stati segnalati casi di fotosensibilità (vedi il paragrafo 4.4). Esami diagnostici Nel corso degli esami clinici, l’ipopotassiema (potassio plasmatico < 3,4 mmol/l) è stata riscontrata nel 10% dei pazienti e < 3,2 mmol/l nel 4% dei pazienti dopo 4–6 settimane di trattamento. Dopo 12 settimane di trattamento il calo medio di potassio plasmatico è stato di 0,23 mmol/l. Molto rari: ipercalcemia Non noti: • Deplezione di potassio con ipopotassiemia, particolarmente grave in certi pazienti ad alto rischio (vedi il paragrafo 4.4). • Iponatriemia associata a ipovolemia responsabile di disidratazione e ipotensione ortostatica. La perdita concomitante di ioni cloruro può causare a un’alcalosi metabolica secondaria compensatoria: l’incidenza e l’entità di questo effetto sono lievi. • Aumento dell’acido urico plasmatico e della glicemia durante il trattamento: è necessario valutare attentamente l’adeguatezza di questi diuretici per i pazienti con la gotta o il diabete. Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.
7. Gravidanza e allattamento
Gravidanza Come regola generale, la somministrazione di diuretici deve essere evitata nelle donne gravide e non deve mai essere utilizzata a trattare l’edema fisiologico dovuto alla gravidanza. I diuretici possono causare ischemia feto–placentare con rischio di compromissione della crescita fetale. Allattamento L’indapamide viene escreta nel latte materno. È probabile che il bambino allattato subisca degli effetti e quindi l’uso dell’indapamide non è raccomandato durante l’allattamento.
8. Conservazione
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.
9. Principio attivo
Ogni compressa a rilascio prolungato contiene 1,5 mg di indapamide. Eccipienti con effetto noto: 144,22 mg di lattosio monoidrato/compressa a rilascio prolungato Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere il paragrafo 6.1.
10. Eccipienti
Nucleo della compressa: lattosio monoidrato amido di mais pregelatinizzato ipromellosa silice colloidale anidra magnesio stearato Rivestimento della compressa: ipromellosa macrogol 6000 titanio diossido (E171)
11. Sovradosaggio
Sintomi: L’indapamide non ha mostrato tossicità fino a 40 mg, ossia 27 volte la dose terapeutica. I segni dell’intossicazione acuta si manifestano soprattutto in forma di disturbi idro–elettrolitici (iponatriemia, ipopotassiemia). Clinicamente è possibile l’insorgenza di nausea, vomito, ipotensione, crampi, vertigini, sonnolenza, confusione, poliuria o oliguria che può progredire fino all’anuria (dovuta a ipovolemia). Trattamento: Le misure iniziali riguardano la rapida eliminazione della/e sostanza/e ingerite tramite lavanda gastrica e/o somministrazione di carbone attivo, con successivo recupero dell’equilibrio idrico/elettrolitico fino a valori normali da effettuarsi in un centro specializzato.