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Flebogamma 50 mg/ml soluzione per infusione 1 flacone in vetro da 200 ml

Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 2021
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1. Indicazioni terapeutiche
- TERAPIA SOSTITUTIVA in caso di: Sindromi da immunodeficienza primaria: • Agammaglobulinemia e Ipogammaglobulinemia congenite • Immunodeficienza comune variabile • Immunodeficienze combinate gravi • Sindrome di Wiskott-Aldrich. Forme di immunodeficienza secondaria, tra cui in particolare: • Bambini affetti da AIDS congenito ed infezioni ricorrenti• Mieloma o Leucemia linfocitica cronica con ipogammaglobulinemia secondaria di grado severo ed infezioni ricorrenti. - MODULAZIONE DELLA RISPOSTA IMMUNE in caso di: • Porpora trombocitopenica idiopatica, in bambini o adulti ad alto rischio di emorragia o prima di interventi chirurgici per correggere la conta piastrinica. • Sindrome di Guillain Barré. • Malattia di Kawasaki. - TRAPIANTO DI MIDOLLO OSSEO ALLOGENICO.
2. Posologia
Posologia. Il dosaggio e la frequenza di somministrazione dipendono dall'indicazione. Nella terapia sostitutiva può essere necessario personalizzare il dosaggio al singolo paziente, a seconda della risposta farmacocinetica e clinica. A titolo di riferimento, si vedano i seguenti schemi posologici. Terapia sostitutiva nelle sindromi da immunodeficienza primaria Il dosaggio deve raggiungere un livello minimo di IgG (misurato prima dell'infusione successiva) di almeno 4 - 6 g/l. Dopo l'inizio della terapia, sono necessari da tre a sei mesi per raggiungere l'equilibrio. La dose iniziale raccomandata è di 0,4 - 0,8 g/kg, seguita da almeno 0,2 g/kg ogni tre settimane. La dose necessaria per raggiungere un livello minimo di 6 g/l è dell'ordine di 0,2 - 0,8 g/kg/mese. Raggiunto lo stato stazionario, l'intervallo di somministrazione varia tra 2 - 4 settimane. Per aggiustare il dosaggio e la frequenza delle somministrazioni devono essere misurati i livelli minimi plasmatici. Terapia sostitutiva in caso di: - mielosa o leucemia linfocitica cronica con grave ipogammaglobulinemia secondaria ed infezioni ricorrenti. - bambini affetti da AIDS ed infezioni ricorrenti. La dose raccomandata è di 0,2 - 0,4 g/kg ogni 3 - 4 settimane. Porpora trombocitopenica idiopatica Per il trattamento di un episodio acuto, 0,8 - 1 g/kg al primo giorno. Il trattamento può essere ripetuto una volta entro i tre giorni successivi, oppure si possono somministrare 0,4 g/kg al giorno per 2 - 5 giorni. In caso di ricaduta il trattamento può essere ripetuto. Sindrome di Guillain Barré 0,4 g/kg/die per 3 - 7 giorni. L'esperienza in campo pediatrico è limitata. Malattia di Kawasaki 1,6 - 2 g/kg devono essere somministrati in dosi suddivise in 2 - 5 giorni, oppure 2 g/kg in dose singola. Il paziente va trattato contemporaneamente con acido acetilsalicilico. Trapianto di midollo osseo allogenico Il trattamento con immunoglobuline umane normali può essere impiegato come parte della terapia di condizionamento (pre-trapianto) e dopo il trapianto stesso. Per il trattamento di infezioni e la profilassi della malattia da trapianto verso l’ospite (GVHD), il dosaggio va adattato individualmente. La dose iniziale è normalmente di 0,5 g/kg/settimana, cominciando 7 giorni prima del trapianto e fino a 3 mesi dopo il trapianto stesso. Se la produzione anticorpale resta carente, si raccomanda un dosaggio di 0,5 g/kg/mese, fino a che i livelli anticorpali non siano tornati alla normalità. I dosaggi raccomandati sono schematizzati nella seguente tabella:
Indicazione Dose Frequenza
Terapia sostitutiva nelle immunodeficienze primarie iniziale: 0,4 - 0,8 g/kg  
successivamente: 0,2 - 0,8 g/kg ogni 2 - 4 settimane, per ottenere un livello di IgG di almeno 4 - 6 g/l
Terapia sostitutiva nelle immunodeficienze secondarie 0,2 - 0,4 g/kg ogni 3 - 4 settimane, per ottenere un livello di IgG di almeno 4 - 6 g/l
AIDS pediatrico 0,2 - 0,4 g/kg ogni 3 - 4 settimane
Immunomodulazione
Porpora trombocitopenica idiopatica 0,8 - 1 g/kg il primo giorno, eventualmente da ripetere una volta entro 3 giorni
oppure: 0,4 g/kg/die per 2 - 5 giorni
Sindrome di Guillain Barré 0,4 g/kg/die per 3 - 7 giorni
Malattia di Kawasaki 1,6 - 2 g/kg in varie dosi per 2 - 5 giorni, in associazione con acido acetilsalicilico.
oppure: 2 g/kg in dose singola, in associazione con acido acetilsalicilico
Trapianto di midollo osseo allogenico:
- trattamento delle infezioni e profilassi della reazione di rigetto al trapianto 0,5 g/kg ogni settimana, dal settimo giorno prima del trapianto e fino a 3 mesi dopo
- persistente carenza di produzione anticorpale 0,5 g/kg ogni mese, fino a che i livelli anticorpali non siano tornati alla normalità
Modo di somministrazione. Prima della somministrazione il prodotto deve essere portato a temperatura ambiente o corporea. FLEBOGAMMA 50 mg/ml deve essere infuso per via endovenosa ad una velocità iniziale di 0,01 - 0,02 ml/kg/minuto (corrispondenti a circa 2 - 4 gocce/10 kg/min) per i primi 30 minuti. Se ben tollerata, la velocità d'infusione può essere aumentata sino ad un massimo di 0,04 ml/kg/minuto (circa 8 gocce/10 Kg/min) per il resto dell'infusione. Se compaiono effetti indesiderati, va ridotta la velocità d'infusione oppure l’infusione va sospesa sino alla loro scomparsa. L'infusione può poi essere ripresa ad una velocità tollerata dal paziente.
3. Controindicazioni
Ipersensibilità ad uno qualsiasi dei componenti (vedi anche le “avvertenze sugli eccipienti”, alla sezione 4.4). Ipersensibilità alle immunoglobuline omologhe, in particolare nei casi molto rari di deficit selettivo di IgA con presenza di anticorpi anti-IgA.
4. Avvertenze
Alcune reazioni avverse gravi possono essere correlate alla velocità di somministrazione. La velocità d’infusione raccomandata alla sezione 4.2, paragrafo “Modo di somministrazione", deve essere rigorosamente rispettata. I pazienti devono essere sottoposti ad una attento monitoraggio per l'eventuale comparsa di qualsiasi sintomo durante l'infusione. Alcune reazioni avverse possono verificarsi più frequentemente: • in caso di elevata velocità d'infusione; • in pazienti con ipo- o agammaglobulinemia, con o senza deficit selettivo di IgA; • in pazienti trattati con immunoglobuline umane normali per la prima volta o, raramente, quando si cambia prodotto o quando è passato molto tempo dall'ultima infusione. Vere reazioni d'ipersensibilità sono rare; possono aversi nei rari casi di deficit selettivo di IgA con anticorpi anti-IgA. Raramente, le immunoglobuline possono indurre ipotensione con reazione anafilattica anche in pazienti che avevano tollerato un precedente trattamento. Potenziali complicazioni spesso possono essere evitate assicurandosi che: • i pazienti non siano sensibili alle immunoglobuline iniettando il prodotto lentamente (0,01 - 0,02 ml/kg/min); • i pazienti siano attentamente monitorati per qualsiasi sintomo per tutta la durata dell'infusione. In particolare, i pazienti mai trattati con immunoglobuline, quelli ai quali una specialità contenente immunoglobuline umane normali sia stata sostituita con un’altra o i pazienti in cui sia trascorso un lungo intervallo di tempo dalla infusione precedente, dovrebbero essere monitorati durante la prima infusione e per la prima ora dopo la prima infusione, per poter rilevare eventuali reazioni avverse. Tutti gli altri pazienti dovrebbero essere osservati per almeno 20 minuti dopo la somministrazione. Esistono evidenze cliniche di un’associazione tra la somministrazione di immunoglobuline endovenose (IgEV) e la comparsa di eventi tromboembolici (come infarto del miocardio, stroke, embolia polmonare e trombosi delle vene profonde), che si ritiene essere correlati ad un aumento relativo della viscosità plasmatica a causa dell’alto influsso di immunoglobulina in pazienti a rischio. Deve essere pertanto esercitata cautela nella prescrizione ed impiego di IgEV negli obesi e nei pazienti con preesistenti fattori di rischio per eventi trombotici (quali l’età avanzata, ipertensione, diabete mellito e una storia di vasculopatie o episodi trombotici, soggetti con disordini trombofilici acquisiti o ereditari, quelli sottoposti a lunghi periodi di immobilizzazione, i pazienti gravemente ipovolemici e quelli affetti da patologie che aumentano l’emoviscosità. Casi di insufficienza renale acuta sono stati descritti in pazienti sottoposti a terapia con IgEV. Nella maggior parte dei casi sono stati identificati fattori di rischio come insufficienza renale preesistente, diabete mellito, ipovolemia, sovrappeso, concomitante assunzione di medicinali nefrotossici, età superiore a 65 anni. In presenza di danno renale, deve essere presa in considerazione la sospensione del trattamento con IgEV. Anche se segnalazioni di disfunzione renale e di insufficienza renale acuta sono state associate all’uso di molte specialità a base di IgEV autorizzate, va considerato che quelle contenenti saccarosio come stabilizzante rappresentano una quota preponderante dell’intero numero. Nei pazienti a rischio, pertanto, dovrebbe essere preso in considerazione l’uso di prodotti IgEV che non contengono saccarosio. FLEBOGAMMA 50 mg/ml non contiene saccarosio. In pazienti a rischio di insufficienza renale acuta o di reazioni avverse tromboemboliche, i prodotti a base di IgEV devono essere somministrati alla velocità infusionale più bassa praticabile. In tutti i pazienti, la somministrazione di IgEV richiede: • adeguata idratazione, prima d'iniziare l'infusione; • monitoraggio della diuresi; • monitoraggio dei livelli di creatinina sierica; • evitare l'uso concomitante di diuretici dell'ansa. In caso di reazioni avverse è necessario ridurre la velocità di somministrazione o interrompere l’infusione.Il trattamento da intraprendere dipende dalla natura e dalla gravità degli effetti collaterali. In caso di shock, si devono seguire le linee guida correnti per la terapia dello shock. FLEBOGAMMA 50 mg/ml viene prodotto da plasma umano. Misure standard per prevenire le infezioni derivanti dall’uso di medicinali preparati dal sangue o dal plasma umano includono la selezione dei donatori, lo screening delle singole donazioni e dei pool di plasma per specifici indicatori d’infezione e l’inclusione di fasi di produzione efficaci per l’inattivazione/rimozione di virus. Ciononostante, quando vengono somministrati medicinali preparati da sangue o plasma umano, la possibilità di trasmettere un agente infettivo non può essere esclusa completamente. Ciò riguarda anche virus sconosciuti o emergenti e altri agenti patogeni. Per FLEBOGAMMA le misure prese sono considerate efficaci per HIV, HCV, HBV e, tra i virus senza involucro lipidico, HAV. Le procedure d’inattivazione/rimozione virale possono essere di valore limitato contro altri virus senza involucro lipidico, come il parvovirus B19 ed altri agenti infettivi trasmissibili. Vi è un’esperienza clinica rassicurante riguardo la mancata trasmissione di epatite A o parvovirus B19 con immunoglobuline e si presume inoltre che il contenuto di anticorpi contribuisca in modo notevole alla sicurezza virale. È fortemente raccomandato, ogni volta che si somministra FLEBOGAMMA ad un paziente, di registrarne il nome ed il numero di lotto, per mantenere un legame tra il paziente stesso ed il lotto del prodotto. Avvertenze relative ad eccipienti di FLEBOGAMMA. Il prodotto contiene sorbitolo al 5% come eccipiente: non usare in pazienti con intolleranza ereditaria al fruttosio.
5. Interazioni
Vaccini a virus vivo attenuato. La somministrazione di immunoglobuline può compromettere, per un periodo di almeno 6 settimane e fino a 3 mesi, l'efficacia dei vaccini a virus vivi attenuati, come morbillo, rosolia, parotite e varicella. Dopo la somministrazione di questo prodotto, deve trascorrere un intervallo di 3 mesi prima di una vaccinazione con virus vivi attenuati. Nel caso del morbillo, questa compromissione può persistere fino a 1 anno. Pertanto, i soggetti che ricevono un vaccino del morbillo dovrebbero essere controllati sul loro stato anticorpale. Interferenza con test sierologici. Dopo infusione di immunoglobuline, l'aumento transitorio dei vari anticorpi trasmessi passivamente può determinare risultati falsi positivi nei test sierologici. La trasmissione passiva di anticorpi agli antigeni eritrocitari (es. A, B, D) può interferire con alcuni test sierologici per gli allo-anticorpi delle emazie (es., il test di Coombs), la conta dei reticolociti e l'aptoglobina.
6. Effetti indesiderati
Occasionalmente possono verificarsi reazioni avverse quali brividi, mal di testa, febbre, vomito, reazioni allergiche, nausea, artralgia, ipotensione e moderato dolore lombare. Raramente le immunoglobuline umane normali possono causare una improvvisa caduta della pressione sanguigna e, in casi isolati, shock anafilattico, anche in pazienti che non hanno mostrato ipersensibilità a precedenti somministrazioni. Dopo somministrazione di immunoglobuline umane normali sono stati osservati casi di meningite asettica reversibile, isolati casi di anemia emolitica / emolisi reversibile e rari casi di reazioni cutanee transitorie. Sono stati osservati aumento della creatininemia e/o insufficienza renale acuta (vedi anche la sezione “4.4”). Molto raramente sono state osservate reazioni di natura tromboembolica, come infarto del miocardio, “stroke”, embolia polmonare, trombosi delle vene profonde. Eventi trombotici sono stati riportati nei pazienti anziani, in quelli con segni d'ischemia cerebrale o cardiaca, oltre che in pazienti in sovrappeso e marcatamente ipovolemici. Per ciò che attiene alla sicurezza virale, vedi la sezione 4.4.
7. Gravidanza e allattamento
La sicurezza d'uso di questo medicinale durante la gravidanza non è stata provata durante studi clinici controllati; quindi, il medicinale va somministrato con cautela alle donne gravide ed alle madri che allattano. L’esperienza clinica con immunoglobuline suggerisce che non sono da attendersi effetti dannosi sul decorso della gravidanza, sul feto o sul neonato. Le immunoglobuline sono escrete nel latte materno e possono contribuire alla trasmissione di anticorpi protettivi al neonato.
8. Conservazione
Conservare a temperatura non superiore a 25°C, nel contenitore originale e nell’imballaggio esterno per proteggerlo dalla luce. Non congelare. Non usare dopo la data di scadenza. Non conservare residui della soluzione.
9. Principio attivo
1 ml di soluzione contiene: Proteine Plasmatiche Totali 50 mg, di cui almeno il 97% di immunoglobuline umane normali.
Confezione Principio attivo: Proteine Plasmatiche Totali, di cui almeno il 97% di immunoglobuline umane normali Concentrazione in Proteine Plasmatiche Totali, di cui almeno il 97% di immunoglobuline umane normali
Flacone da 50 ml 2,5 g 50 mg/ml
Flacone da 100 ml 5 g
Flacone da 200 ml 10 g
Le sottoclassi di IgG, determinate per immunodiffusione radiale, sono così ripartite: IgG1: 68,7%; IgG2: 25,9%; IgG3: 3,7%; IgG4: 1,78%. Il contenuto in IgA è inferiore a 0,05 mg/ml. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedi sezione 6.1.
10. Eccipienti
D-sorbitolo al 5%. Acqua p.p.i.
11. Sovradosaggio
Il sovradosaggio può apportare un eccesso di fluidi ed iperviscosità, particolarmente nei soggetti a rischio, inclusi i pazienti anziani o quelli con danno renale.
Le informazioni pubblicate in questa pagina riportano informazioni farmaceutiche (Foglietto Illustrativo e Caratteristiche principali del Farmaco), sono da intendersi a solo scopo illustrativo; non intendono e non devono sostituirsi alle opinioni del medico. Per informazioni complete e sempre aggiornate su questo farmaco si consiglia di consultare il portale dell'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).