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Farmorubicina 50 mg polvere per soluzione per infusione endovenosa e endovescicale 1 flaconcino polvere

Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 2021
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1. Indicazioni terapeutiche
Farmorubicina si è dimostrata capace di indurre risposte utili in un ampio spettro di malattie neoplastiche tra cui: carcinoma della mammella; linfomi maligni; sarcomi delle parti molli; carcinoma gastrico; carcinoma del fegato, pancreas, sigma retto; carcinoma del distretto cervico-facciale; carcinoma polmonare; carcinoma ovarico; leucemie. Per instillazione endovescicale, Farmorubicina è indicata nel trattamento dei carcinomi superficiali della vescica (a cellule transizionali, carcinoma in situ) e nella profilassi delle recidive dopo intervento di resezione transuretrale.
2. Posologia
Posologia Per somministrazione endovenosa Schema posologico per dosi convenzionali Quando Farmorubicina è impiegata come unico agente antiblastico, la dose consigliata negli adulti è di 60-90 mg/m² di superficie corporea da somministrarsi per iniezione e.v. in 5-10 minuti ad intervalli di 21 gg compatibilmente con le condizioni ematomidollari. Schema posologico per alte dosi • Carcinoma polmonare Farmorubicina come agente singolo nel trattamento ad alti dosaggi del carcinoma polmonare dovrebbe essere somministrata secondo i seguenti schemi: - carcinoma polmonare a piccole cellule in pazienti non pretrattati: 120 mg/m² al giorno 1, ogni 3 settimane - carcinoma polmonare non a piccole cellule (epidermoide, squamoso e adenocarcinoma) in pazienti non pretrattati: 135 mg/m² al giorno 1 o 45 mg/m² ai giorni 1, 2, 3, ogni tre settimane. • Carcinoma della mammella Dosi sino a 135 mg/m², quando impiegata come unico agente, e sino a 120 mg/m², quando impiegata in associazione, somministrate ogni 3-4 settimane hanno dimostrato di essere efficaci e ben tollerate in pazienti affette da carcinoma della mammella.Nel trattamento adiuvante del carcinoma mammario in stadio iniziale con linfonodi positivi, le dosi raccomandate variano da 100 mg/m² a 120 mg/m² somministrate ogni 3-4 settimane. Il farmaco dovrebbe essere somministrato in bolo per via endovenosa in 5-10 minuti o come infusione endovenosa in un massimo di 30 minuti. Dosi inferiori (60-75 mg/m² o 105-120 mg/m² negli schemi posologici per alte dosi) sono raccomandate per i pazienti con riserve midollari ridotte dovute a precedenti trattamenti chemio- e/o radioterapici, ad età avanzata, o ad infiltrazione neoplastica midollare. La dose totale per ciclo può essere frazionata in 2-3 giorni consecutivi. Nel caso di impiego in associazione con altri farmaci antitumorali, le dosi devono essere opportunamente ridotte. Poiché la più importante via di eliminazione del farmaco è rappresentata dal sistema epatobiliare, si suggerisce di ridurre il dosaggio di Farmorubicina in quei pazienti che presentano una compromissione della funzionalità epatica, onde evitare un aumento della tossicità globale. In linea di massima quando i livelli ematici di bilirubina sono compresi tra 1,4-3 mg/100 ml e la ritenzione della bromosulfonftaleina (BSF) è del 9-15%, si raccomanda di sommini–strare metà della normale dose di farmaco. Se i livelli di bilirubinemia e la ritenzione di BSF sono ancora più elevati, si raccomanda di somministrare un quarto della dose normale. Una moderata compromissione della funzionalità renale non sembra essere un motivo per modificare le dosi raccomandate, data la bassa escrezione di Farmorubicina attraverso l’emuntorio renale. Somministrazione endovescicale Nel trattamento dei carcinomi papillari a cellule transizionali si consigliano instillazioni settimanali di 50 mg, da ripetere per 8 settimane; in caso di tossicità locale (cistite chimica), sarà opportuno ridurre la dose unitaria a 30 mg. Nel trattamento dei carcinomi in situ la dose potrà essere aumentata a 80 mg in rapporto alla tolleranza individuale. Nella profilassi delle recidive successive a resezione transuretrale di tumori superficiali, si consigliano instillazioni settimanali di 50 mg, da ripetere per 4 settimane, seguite da instillazioni mensili della stessa dose fino ad un anno. Modo di somministrazione Farmorubicina non è attiva per via orale e non deve essere somministrata per via intramuscolare o intratecale. Somministrazione endovenosa È opportuno eseguire la somministrazione endovenosa nell’arco di 5-10 minuti attraverso il tubolare di una fleboclisi di soluzione fisiologica in corso, dopo essersi accertati che l’ago sia perfettamente in vena. Questa tecnica riduce il pericolo di fuoriuscita del farmaco ed assicura il lavaggio della vena al termine della somministrazione. Se durante la somministrazione Farmorubicina fuoriesce dalla vena, possono derivare lesioni tissutali fino alla necrosi. Una sclerosi venosa può essere osservata quando l'iniezione sia eseguita in piccoli vasi o venga ripetuta nella stessa vena. Somministrazione endovescicale La soluzione di Farmorubicina, da instillare mediante catetere, deve essere trattenuta in loco per un'ora, dopodiché il paziente verrà invitato a vuotare la vescica. Nel corso dell'instillazione potrà essere opportuno ruotare il bacino del paziente, onde assicurare un più ampio contatto della soluzione con la mucosa vescicale. Preparazione della soluzione Uso endovenoso . Farmorubicina si scioglie completamente sia in acqua che in soluzione fisiologica salina. Quest'ultima è preferibile perché permette di ottenere una soluzione isotonica, notoriamente meglio tollerata.
Flaconi polvere liofilizzata Quantità di diluente da aggiungere Concentrazione finale
10 mg 5 ml 2 mg/ml
50 mg 25 ml 2 mg/ml
Uso endovescicale . La dose prescelta di Farmorubicina va sempre disciolta in 50 ml di soluzione fisiologica o di acqua distillata sterile. Dopo aver aggiunto il diluente, il flaconcino deve essere agitato in modo da permettere la completa dissoluzione del farmaco.
3. Controindicazioni
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1, ad altre antracicline o antracenedioni. • allattamento Uso endovenoso: • mielosoppressione persistente • grave insufficienza epatica • miocardiopatia • infarto miocardico recente • grave aritmia • pregresso trattamento con le massime dosi cumulative di epirubicina cloridrato e/o di altre antracicline e antracenedioni (vedere paragrafo 4.4) • pazienti con infezioni sistemiche acute • angina pectoris instabile Uso endovescicale: • infezioni delle vie urinarie • infiammazione della vescica • ematuria • tumori invasivi alla vescica • problemi di cateterizzazione
4. Avvertenze
Generali . L’epirubicina cloridrato deve essere somministrata sotto la supervisione di medici esperti nell’uso di terapie citotossiche. Prima di iniziare il trattamento con epirubicina cloridrato, i pazienti devono recuperare dalla tossicità acuta da precedente terapia citotossica (stomatite, neutropenia, trombocitopenia e infezioni generalizzate). Mentre il trattamento con dosi elevate di epirubicina cloridrato (ad es. ≥ 90 mg/m² ogni 3 o 4 settimane) causa effetti indesiderati generalmente simili a quelli osservati a dosi standard (<90 mg/m² ogni 3 o 4 settimane), la gravità della neutropenia e stomatite/mucosite può risultare aumentata. Il trattamento con dosi elevate di epirubicina cloridrato richiede una particolare attenzione per le possibili complicanze cliniche dovute ad una grave mielosoppressione. Funzionalità cardiaca. La cardiotossicità è un rischio del trattamento con le antracicline che si può manifestare con eventi acuti o ritardati. Tossicità acuta . La cardiotossicità immediata della epirubicina cloridrato si manifesta principalmente con tachicardia sinusale e/o alterazioni del tracciato ECG, come alterazioni non specifiche del tratto ST-T. Sono stati inoltre segnalati: tachiaritmia, incluse contrazioni ventricolari premature, tachicardia ventricolare e bradicardia, oltre a blocco di branca e blocco atrioventricolare. Tali effetti solitamente non anticipano il successivo manifestarsi di cardiotossicità ritardata, hanno raramente rilevanza clinica e generalmente non determinano l’interruzione del trattamento con epirubicina cloridrato. Tossicità ritardata . La cardiotossicità ritardata solitamente si manifesta in una fase avanzata del trattamento o entro i 2 - 3 mesi che seguono la conclusione del trattamento, ma sono stati anche segnalati eventi che si manifestano più tardi (dopo diversi mesi o anni dalla fine della terapia). La cardiomiopatia ritardata si manifesta mediante una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) e/o segni e sintomi di scompenso cardiaco congestizio quali dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia ed epatomegalia, oliguria, ascite, versamento pleurico e ritmo di galoppo. Lo scompenso cardiaco potenzialmente fatale è la forma più grave di cardiomiopatia indotta da antracicline e rappresenta la tossicità che limita le dosi cumulative del medicinale. Il rischio di sviluppare uno scompenso cardiaco congestizio aumenta rapidamente con l’aumentare di dosi cumulative totali oltre 900 mg/m² di epirubicina cloridrato; questa dose cumulativa deve essere superata solo con estrema cautela (vedere paragrafo 5.1). La funzione cardiaca deve essere valutata prima di iniziare il trattamento con epirubicina cloridrato e deve essere monitorata durante la terapia per minimizzare il rischio di un grave danno cardiaco. Tale rischio può essere ridotto con un monitoraggio regolare della LVEF durante il trattamento e con l’immediata sospensione della terapia al comparire del primo segno di compromissione della funzionalità cardiaca. I metodi quantitativi indicati per il controllo regolare della funzionalità cardiaca (valutazione della LVEF) sono il MUGA scan (multi-gated radionuclide angiography) o l’ecocardiografia. La valutazione della funzionalità cardiaca al basale con ECG e MUGA scan o ecocardiografia, è raccomandata soprattutto nei pazienti con fattori di rischio per un’aumentata cardiotossicità. La valutazione ripetuta della LVEF mediante MUGA o ecocardiografia deve essere effettuata soprattutto con dosi cumulative elevate di antracicline. La tecnica di monitoraggio utilizzata per la valutazione deve essere costante durante il periodo di follow-up. Dato il rischio di cardiomiopatia, una dose cumulativa di 900 mg/m² di epirubicina cloridrato deve essere superata soltanto con estrema attenzione. I fattori di rischio per la tossicità cardiaca comprendono una malattia cardiovascolare in atto o silente, una terapia radiante precedente o concomitante sull’area mediastinica pericardica, un precedente trattamento con altre antracicline o antracenedioni, l’uso concomitante di medicinali che sopprimono la contrattilità cardiaca o di medicinali cardiotossici (ad es. il trastuzumab) (vedere paragrafo 4.5) con un rischio aumentato nell’anziano. Insufficienza cardiaca (classe II-IV New York Heart Association - NYHA) è stata osservata in pazienti che ricevevano la terapia con trastuzumab da solo o in combinazione con antracicline, quali l’epirubicina: questa può essere moderata o grave ed è stata associata a decesso. Trastuzumab e antracicline quali l’epirubicina non devono essere impiegati correntemente in combinazione, eccetto che in studi clinici ben controllati, effettuati sotto monitoraggio cardiaco. Anche i pazienti trattati in precedenza con antracicline sono a rischio di cardiotossicità quando in trattamento con trastuzumab, benché il rischio sia più basso di quello rilevato con l’uso concomitante di trastuzumab e antracicline. Poiché l’emivita riportata del trastuzumab è di circa 4-5 settimane (da 28 a 38 giorni), il trastuzumab può permanere in circolo per un periodo di tempo fino a 20-27 settimane dopo l’interruzione del trattamento. I pazienti che ricevono antracicline, quali l’epirubicina, dopo l’interruzione del trattamento con trastuzumab possono eventualmente correre un rischio aumentato di cardiotossicità. Ove possibile, il medico deve evitare terapie a base di antraciclina per un periodo di tempo fino a 27 settimane dopo l’interruzione di trastuzumab. Se vengono impiegate antracicline come l’epirubicina, la funzione cardiaca del paziente deve essere attentamente monitorata. Se si sviluppano sintomi di insufficienza cardiaca durante la terapia con trastuzumab, dopo trattamento con epirubicina cloridrato, questa deve essere trattata con terapia medica standard. La funzionalità cardiaca deve essere attentamente monitorata nei pazienti che assumono dosi cumulative elevate e in quelli con fattori di rischio. Tuttavia, la cardiotossicità con epirubicina cloridrato può verificarsi con dosi cumulative più basse in presenza o in assenza di fattori di rischio per la tossicità cardiaca. È probabile che la tossicità di epirubicina e di altre antracicline o antracenedioni sia additiva. Tossicità ematologica. Come per altri agenti citotossici, la epirubicina può determinare mielosoppressione. Prima e durante ogni ciclo di terapia con epirubicina cloridrato deve essere valutato il profilo ematologico, incluso la conta differenziale dei globuli bianchi (WBC). La tossicità ematologica si manifesta prevalentemente con leucopenia e/o granulocitopenia (neutropenia) reversibili e dose dipendenti che rappresentano le manifestazioni più comuni di tossicità acuta dose-limitante di questo medicinale. La leucopenia e la neutropenia sono solitamente più gravi con trattamenti a dosi elevate, con il nadir che si verifica nella maggior parte dei casi tra il 10° ed il 14° giorno dopo la somministrazione del farmaco; questo è di solito transitorio e la conta dei globuli bianchi/neutrofili ritorna ai valori normali entro il 21° giorno. Si possono manifestare anche trombocitopenia ed anemia. Le conseguenze cliniche della mielosoppressione grave sono: febbre, infezioni, sepsi/setticemia, shock settico, emorragia, ipossia tissutale o decesso. Leucemia secondaria. Sono stati riportati casi di leucemia secondaria, con o senza fase preleucemica, nei pazienti trattati con antracicline (inclusa l’epirubicina). La leucemia secondaria è più comune quando questi medicinali vengono somministrati in combinazione con agenti antineoplastici che danneggiano il DNA, in combinazione con la radioterapia, quando i pazienti sono stati pesantemente pretrattati con farmaci citotossici, o quando le dosi di antracicline sono state aumentate. Queste leucemie possono avere un periodo di latenza che varia da 1 a 3 anni (vedere paragrafo 5.1). Tratto gastrointestinale. L’epirubicina cloridrato induce emesi. Le mucositi/stomatiti di solito si verificano immediatamente dopo la somministrazione del farmaco e, se gravi, possono progredire in pochi giorni ad ulcerazioni delle mucose. Il recupero da questi eventi avversi avviene per la maggior parte dei pazienti entro la terza settimana di terapia. Funzionalità epatica. La principale via di eliminazione della epirubicina cloridrato è il sistema epatobiliare. I livelli di bilirubina totale sierica e AST devono essere valutati prima e durante il trattamento con epirubicina cloridrato. I pazienti con bilirubina o AST elevate possono mostrare una più bassa clearance del farmaco con un aumento della tossicità globale. Dosi più basse sono raccomandate in questi pazienti (vedere paragrafi 4.2 e 5.2). Pazienti con danni epatici gravi non devono assumere epirubicina cloridrato (vedere paragrafo 4.3). Funzionalità renale. La creatinina sierica deve essere valutata prima e durante la terapia. Una correzione della dose è necessaria in pazienti con valori di creatinina sierica >5 mg/dL (vedere paragrafo 4.2). Effetti al sito di iniezione. L’iniezione in un piccolo vaso o iniezioni ripetute effettuate nella stessa vena possono determinare flebosclerosi. Il rischio di flebiti/tromboflebiti al sito di iniezione può essere minimizzato se vengono eseguite le procedure di somministrazione consigliate (vedere paragrafo 4.2). Stravaso. Lo stravaso di epirubicina cloridrato durante l’iniezione endovenosa può determinare dolore locale, lesioni tissutali gravi (comparsa di vesciche, cellulite grave) e necrosi. Se durante la somministrazione endovenosa di epirubicina cloridrato dovessero comparire segni o sintomi di stravaso, l’infusione del medicinale deve essere interrotta immediatamente. Gli effetti indesiderati conseguenti a stravaso di antracicline possono essere prevenuti o ridotti attraverso un immediato impiego di un trattamento specifico, ad esempio dexrazoxano (fare riferimento alle informazioni per l’impiego del prodotto). Il dolore del paziente può essere alleviato rinfrescando l’area e mantenendola fredda, con uso di acido ialuronico e DMSO. Il paziente deve essere monitorato attentamente durante il periodo successivo perché dopo diverse settimane dall’avvenuto stravaso si può manifestare necrosi. Consultare un chirurgo plastico per valutare una possibile asportazione. Altro. Come con altri agenti citotossici, in concomitanza con l’utilizzo di epirubicina sono stati riportati casi di tromboflebiti e di fenomeni tromboembolici, inclusa l’embolia polmonare (in alcuni casi fatale). Sindrome da lisi tumorale . L’epirubicina cloridrato può determinare iperuricemia come conseguenza dell’esteso catabolismo delle purine associato alla rapida lisi delle cellule tumorali indotta dal medicinale (“sindrome da lisi tumorale”). I livelli ematici di acido urico, potassio, calcio fosfato e creatinina devono essere valutati dopo l’inizio del trattamento. L’idratazione, l’alcalinizzazione delle urine e la profilassi con allopurinolo per prevenire l’uricemia possono minimizzare le potenziali complicanze della sindrome da lisi tumorale. Effetti immunosoppressori/Aumentata suscettibilità alle infezioni. La somministrazione di vaccini vivi o vivi attenuati in pazienti immunocompromessi dagli agenti chemioterapici inclusa la epirubicina cloridrato, può determinare infezioni gravi o fatali (vedere paragrafo 4.5). Nei pazienti che ricevono epirubicina cloridrato deve essere evitata la vaccinazione con vaccino vivo. I vaccini uccisi o inattivati possono essere somministrati; tuttavia, la risposta a questi vaccini può risultare ridotta. Sistema riproduttivo . L’epirubicina cloridrato può causare genotossicità. Uomini e donne trattati con epirubicina cloridrato devono far uso di metodi contraccettivi appropriati. Se appropriato e possibile, i pazienti che desiderano avere figli dopo il completamento della terapia devono richiedere una consulenza genetica.Uso endovescicale La somministrazione di epirubicina cloridrato può determinare sintomi di cistite chimica (quali disuria, poliuria, nicturia, stranguria, ematuria, disagio della vescica, necrosi della parete vescicale) e costrizione della vescica. Si richiede di prestare particolare attenzione ai problemi legati alla cateterizzazione (come l’ostruzione uretrale causata da grossi tumori). Farmorubicina, polvere per soluzione iniettabile, contiene metile para-idrossibenzoato. Questo può causare reazioni allergiche (anche ritardate), eccezionalmente broncospasmo, e in casi rari, difficoltà respiratorie.
5. Interazioni
L’epirubicina cloridrato può essere usata anche in associazione ad altri chemioterapici antitumorali. Si può manifestare tossicità cumulativa con effetti sul midollo osseo/ematologici e gastrointestinali (vedere paragrafo 4.4). L’uso dell’epirubicina cloridrato nella chemioterapia combinata insieme ad altri potenziali farmaci cardiotossici, come l’uso concomitante con altri composti cardioattivi (ad es. i calcioantagonisti), richiede il monitoraggio della funzionalità cardiaca per tutta la durata del trattamento. L’epirubicina cloridrato è estensivamente metabolizzata dal fegato. I cambiamenti del metabolismo epatico indotti da terapie concomitanti possono incidere sul metabolismo dell’epirubicina cloridrato, sulla farmacocinetica, sull’efficacia terapeutica e/o sulla tossicità (vedere paragrafo 4.4). Le antracicline inclusa la epirubicina non devono essere somministrate in combinazione con altri agenti cardiotossici a meno che la funzionalità cardiaca del paziente non venga attentamente monitorata (vedere paragrafo 4.5). I pazienti che assumono antracicline dopo l’interruzione del trattamento con altri agenti cardiotossici, ed in particolar modo con quelli che hanno una lunga emivita come il trastuzumab, possono essere anche esposti ad un aumentato rischio di comparsa di cardiotossicità. Il trastuzumab ha una emivita riportata di circa 28-38 giorni e può persistere nel sistema circolatorio fino a 27 settimane. Pertanto, se possibile, i medici devono evitare una terapia a base di antracicline fino a 27 settimane dopo la fine del trattamento con trastuzumab. Se vengono utilizzate antracicline prima di questo tempo, la funzionalità cardiaca deve essere attentamente monitorata. La vaccinazione con un vaccino vivo deve essere evitata nei pazienti che assumono epirubicina cloridrato. I vaccini inattivati o uccisi possono essere somministrati; tuttavia, la risposta a questi vaccini potrebbe essere ridotta. La cimetidina aumenta la AUC dell’epirubicina cloridrato del 50% e l’impiego di questo medicinale deve essere interrotto durante il trattamento con epirubicina cloridrato. Il paclitaxel, quando è somministrato prima dell’epirubicina cloridrato, può causare un aumento delle concentrazioni plasmatiche di epirubicina cloridrato non modificata e dei suoi metaboliti; tuttavia questi ultimi non sono né tossici, né attivi. Quando epirubicina cloridrato è somministrata prima dei taxani, la co-somministrazione di paclitaxel o docetaxel non altera la farmacocinetica dell’epirubicina cloridrato. Questa combinazione può essere utile se si usa alternare la somministrazione tra i due medicinali. L’infusione di epirubicina cloridrato e paclitaxel deve essere effettuata con un intervallo di almeno 24 ore tra i due medicinali. Il dexverapamil può alterare la farmacocinetica dell’epirubicina cloridrato e possibilmente aumentare il suo effetto depressivo sul midollo osseo. Uno studio ha rilevato che il docetaxel somministrato dopo l’epirubicina cloridrato può aumentare le concentrazioni plasmatiche dei metaboliti dell’epirubicina cloridrato. La chinina può accelerare la distribuzione iniziale dell’epirubicina cloridrato dal sangue nei tessuti e può influenzare la partizione dei globuli rossi da parte dell’epirubicina cloridrato. La co-somministrazione dell’interferone α2b può determinare una riduzione dell’emivita di eliminazione terminale sia della clearance totale sia di quella parziale dell’epirubicina cloridrato. La possibilità di una mancata alterazione della ematopoiesi deve essere tenuta in considerazione e gestita con un (pre)trattamento con farmaci che agiscono sul midollo osseo (quali agenti citostatici, sulfonamide, cloramfenicolo, dienildantoina, derivati amidopiridinici, agenti antiretrovirali). Nei pazienti che ricevono la terapia di combinazione di antracicline e dexrazoxano può verificarsi aumento della mielosoppressione.
6. Effetti indesiderati
I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati e riportati durante il trattamento con Farmorubicina con una frequenza: molto comune (≥ 1/10); comune (≥1/100, < 1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili). Oltre il 10% dei pazienti trattati possono sviluppare effetti indesiderati. I più comuni effetti indesiderati sono mielosoppressione, effetti indesiderati gastrointestinali, anoressia, alopecia, infezioni.
Classificazione per sistemi e organi Molto comune (≥1/10) Comune (≥1/100, <1/10) Non comune (≥1/1.000, <1/100) Raro (≥1/10.000, <1/1.000) Molto Raro (<1/10.000) Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili)
Infezioni e infestazioni Infezione, Congiuntiviti   Sepsi*, Polmonite*     Shock settico, Cellulite
Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi)     Leucemia mieloide acuta, Leucemia linfocitica acuta      
Patologie del sistema emolinfopoietico Mielosoppressione (leucopenia, granulocitopenia e neutropenia, anemia, trombocitopenia, neutropenia febbrile)          
Disturbi del sistema immunitario       Ipersensibilità§, Reazione anafilattica*    
Disturbi del metabolismo e della nutrizione   Riduzione dell’appetito, Disidratazione*   Iperuricemia*    
Patologie del sistema nervoso   Sensazione di bruciore§   Capogiri    
Patologie dell’occhio Cheratiti          
Patologie cardiache   Insufficienza cardiaca congestizia^, Tachicardia ventricolare, Bradicardia, Blocco AV, Blocco di branca   CardiotossicitàII;    
Patologie vascolari Vampate di calore, Flebiti* Emorragia*, Vampate* Embolia*, Embolia arteriosa*, Tromboflebiti*     Shock*
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche     Embolia polmonare*     Ipossiaω
Patologie gastrointestinali Nausea, Vomito, Stomatiti, Infiammazione della mucosa, Diarrea Dolore gastrointestinale*, Erosione gastrointestinale*, Esofagite, Ulcera gastrointestinale* Emorragia gastrointestinale*     Disturbo addominale, Erosione della mucosa orale, Ulcerazione della bocca, Dolore orale, Sensazione di bruciore delle mucose, Emorragia dalla bocca, Pigmentazione della bocca*
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Alopecia, Tossicità della pelle Rash/prurito, Pigmentazione delle unghie*, Alterazioni cutanee, Iperpigmentazione della pelle* Orticaria*, Eritema*     Fotosensibilità*
Patologie renali e urinarie Cromaturia*† Pollachiuria§        
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Amenorrea     Azoospermia    
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Malessere, Febbre* Eritema in sede di infusione, Brividi* Astenia     Flebosclerosi, Dolore, Necrosi dei tessuti molliε
Esami diagnostici Valori anormali delle transaminasi Frazione di eiezione ridotta        
Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura Cistite chimica         Reazione di richiamo
* Effetti indesiderati post-marketing ω Indotta da mielosoppressione ^ (Dispnea, edema, epatomegalia, ascite, edema polmonare, versamento pleurico, ritmo di galoppo) II; ad es., alterazioni dell’ECG, aritmie, cardiomiopatia Colorazione rossa delle urine per 1 o 2 giorni dopo la somministrazione ε in seguito ad iniezione paravenosa accidentale § dopo somministrazione endovescicale (vedere paragrafo 4.4 “Avvertenze speciali e precauzioni di impiego”) Δ ipersensibilità della cute precedentemente irradiata Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Sito web: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/come-segnalare-una-sospetta-reazione-avversa.
7. Gravidanza e allattamento
Fertilità Farmorubicina può determinare un danno cromosomiale negli spermatozoi umani. Gli uomini in terapia con Farmorubicina devono fare uso di metodi contraccettivi efficaci, e se appropriato e possibile, andrà richiesta una consulenza sulla eventualità di conservare lo sperma in quanto la terapia potrebbe causare infertilità irreversibile. Farmorubicina può causare amenorrea o menopausa precoce in donne in pre-menopausa. Gravidanza Le donne in età fertile devono essere informate di evitare gravidanze durante il trattamento e devono fare uso di metodi contraccettivi efficaci. Dati sperimentali su animali suggeriscono che Farmorubicina può causare danno fetale quando somministrata a donne in gravidanza. Se la Farmorubicina viene assunta in gravidanza o se la paziente resta incinta mentre sta assumendo il farmaco, la paziente deve essere informata del potenziale rischio per il feto. Non ci sono studi in donne in gravidanza. Farmorubicina deve essere utilizzata durante la gravidanza soltanto se il potenziale beneficio giustifica il potenziale rischio per il feto. Allattamento Non è noto se la Farmorubicina viene escreta nel latte materno. Poiché molti farmaci, inclusi altre antracicline vengono escrete nel latte materno, a causa dei potenziali effetti indesiderati gravi nei lattanti derivati dalla Farmorubicina, le madri devono interrompere l’allattamento prima di assumere questo farmaco.
8. Conservazione
Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce. Per le condizioni di conservazione del medicinale dopo ricostituzione, vedere paragrafo 6.3.
9. Principio attivo
Ogni flacone da 10 mg/5 ml contiene: epirubicina cloridrato 10 mg Ogni flacone da 50 mg contiene: epirubicina cloridrato 50 mg Eccipienti con effetti noti: 0,4 mg/ml di metil-p-idrossibenzoato Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
10. Eccipienti
Farmorubicina 10 mg/5 ml polvere: metile para-idrossibenzoato, lattosio. Solvente: soluzione fisiologica salina. Farmorubicina 50 mg polvere: metile para-idrossibenzoato, lattosio.
11. Sovradosaggio
Un sovradosaggio acuto di epirubicina cloridrato può provocare una grave mielosoppressione (principalmente leucopenia e trombocitopenia), effetti tossici gastrointestinali (principalmente mucosite) e complicanze cardiache acute. Con le antracicline è stata osservata una insufficienza cardiaca ritardata che si è manifestata da diversi mesi a diversi anni dopo la fine del trattamento (vedere paragrafo 4.4). I pazienti devono essere attentamente monitorati. Se si manifestano i segni di una insufficienza cardiaca, i pazienti devono essere trattati in accordo alle linee guida convenzionali. Il trattamento del sovradosaggio è sintomatico. La epirubicina cloridrato non può essere rimossa tramite dialisi.
Le informazioni pubblicate in questa pagina riportano informazioni farmaceutiche (Foglietto Illustrativo e Caratteristiche principali del Farmaco), sono da intendersi a solo scopo illustrativo; non intendono e non devono sostituirsi alle opinioni del medico. Per informazioni complete e sempre aggiornate su questo farmaco si consiglia di consultare il portale dell'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).