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Epirubicina Ahcl 2 mg/ml soluzione iniettabile o per infusione 1 flaconcino in vetro da 25 ml

Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 2021
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1. Indicazioni terapeutiche
L’epirubicina è usata nel trattamento di una gamma di malattie neoplastiche, tra cui: • Carcinoma della mammella • Tumore gastrico Quando è somministrata per via endovescicale, l’epirubicina ha dimostrato di essere vantaggiosa nel trattamento • Del carcinoma della vescica a cellule papillari transizionali • Del carcinoma in-situ della vescica • Della profilassi delle recidive del carcinoma superficiale della vescica dopo intervento di resezione transuretrale
2. Posologia
L’epirubicina è solo per uso endovenoso o endovescicale. La sicurezza e l’efficacia dell’epirubicina nei bambini non è stata stabilita. Somministrazione endovenosa Si consiglia di somministrare l’epirubicina attraverso il deflussore di un’infusione endovenosa continua di soluzione fisiologica dopo aver controllato che l’ago sia correttamente inserito in vena. È necessario prestare attenzione per evitare lo stravaso (vedere paragrafo 4.4). In caso di stravaso, la somministrazione deve essere interrotta immediatamente. Dose convenzionale Quando l’epirubicina è utilizzata in monoterapia, la dose consigliata negli adulti è 60-90 mg/m² di superficie corporea. L’epirubicina deve essere iniettata per via endovenosa per 3-5 minuti. La dose deve essere ripetuta a intervalli di 21 giorni, a seconda dello stato ematomidollare del paziente. Se sono presenti segni di tossicità, incluse neutropenia /febbre neutropenica e trombocitopenia severe (che potrebbero persistere al giorno 21), può essere necessaria la modifica della dose o il rinvio della dose successiva. Dose elevata L’epirubicina in monoterapia per il trattamento a dosi elevate del carcinoma polmonare deve essere somministrata secondo i seguenti regimi: • Carcinoma polmonare a piccole cellule (non trattato precedentemente): 120 mg/m² giorno 1, ogni 3 settimane. Per il trattamento a dosi elevate, epirubicina può essere somministrato in bolo endovenoso per 3-5 minuti o infusione di durata massima di 30 minuti. Carcinoma della mammella Nel trattamento in adiuvante delle pazienti con carcinoma della mammella iniziale con linfonodi positivi, sono consigliate dosi di epirubicina da 100 mg/m² (come singola dose il giorno 1) a 120 mg/m² (in due dosi divise i giorni 1 e 8) ogni 3-4 settimane, in associazione con ciclofosfamide e 5-fluorouracile per via endovenosa e tamoxifene orale (secondo le linee guida locali). Dosi inferiori (60-75 mg/m² per il trattamento convenzionale e 105-120 mg/m² per il trattamento a dosi alte) sono consigliate per pazienti la cui funzione midollare è stata compromessa da chemioterapia o radioterapia precedente, dall’età o dall’infiltrazione midollare neoplastica. La dose totale per ciclo può essere divisa nel corso di 2-3 giorni successivi. Le seguenti dosi di epirubicina sono in genere usate in monoterapia e in chemioterapia di associazione per vari tumori, nel modo indicato:
  Dose di epirubicina (mg/m²)a
Indicazione di tumore Monoterapia Terapia in associazione
Carcinoma ovarico 60-90 50-100
Carcinoma gastrico 60-90 50
Carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) 120 120
Carcinoma vescicale 50 mg/50 ml o 80 mg/50 ml (carcinoma in-situ) Profilassi: 50 mg/50 ml alla settimana per 4 settimane, poi mensilmente per 11 mesi  
a Dosi in genere somministrate al giorno 1 o giorno 1, 2 e 3 a intervalli di 21 giorni Terapia in associazione Se l’epirubicina è usata in associazione con altri prodotti citotossici, la dose deve essere opportunamente ridotta. Le dosi comunemente usate sono indicate nella tabella sopra. Nello stabilire le dosi cumulative massime di epirubicina (in genere: 720-1000 mg/m²), è necessario prendere in considerazione qualsiasi terapia concomitante con farmaci potenzialmente cardiotossici. Compromissione della funzione epatica La principale via di eliminazione dell’epirubicina è il sistema epatobiliare. Nei pazienti con compromissione della funzione epatica, la dose deve essere ridotta in funzione dei livelli di bilirubina nel siero, nel modo seguente:
Bilirubina sierica AST* Riduzione della dose
1.4 - 3 mg/100 ml   50%
>3 mg/100 ml >4 volte il limite superiore normale 75%
*AST - aspartato aminotransferasi Funzionalità renale ridotta Non sembra che un moderato danno renale richieda una riduzione della dose, data la quantità limitata di epirubicina escreta attraverso questa via. Nei pazienti con insufficienza renale grave (creatinina nel siero >450 mcmol/l) devono essere considerate dosi iniziali inferiori. Somministrazione endovescicale L’epirubicina può essere somministrata mediante somministrazione endovescicale nel trattamento del carcinoma superficiale della vescica e del carcinoma in-situ. Non deve essere somministrata per via endovescicale nel trattamento dei tumori invasivi che hanno penetrato la parete della vescica; in questi casi è più appropriata la terapia sistemica o la chirurgia (vedere paragrafo 4.3). L’epirubicina è stata inoltre utilizzata con successo come agente profilattico per via endovescicale dopo la resezione transuretrale dei tumori superficiali per impedirne la recidiva. Per il trattamento del carcinoma superficiale della vescica si consiglia il seguente regime, utilizzando la tabella di diluizione sotto: 8 instillazioni settimanali di 50 mg/50 ml (diluite in soluzione fisiologica o acqua distillata sterile). Se si osserva tossicità locale: si consiglia di ridurre la dose a 30 mg/50 ml. Carcinoma in-situ: fino a 80 mg/50 ml (a seconda della tollerabilità individuale del paziente). Profilassi: 4 somministrazioni settimanali di 50 mg/50 ml seguite da 11 instillazioni mensili con la stessa dose. TABELLA DELLA DILUIZIONE DELLE SOLUZIONI PER L’INSTILLAZIONE VESCICALE
Dose richiesta di epirubicina Volume dell'iniezione di epirubicina cloridrato 2 mg/ml Volume dell’acqua iniettabile sterile diluente o della soluzione fisiologica allo 0,9% Volume totale per l’instillazione vescicale
30 mg 15 ml 35 ml 50 ml
50 mg 25 ml 25 ml 50 ml
80 mg 40 ml 10 ml 50 ml
La soluzione deve essere trattenuta nella vescica per 1-2 ore. Per evitare la diluizione indebita con l’urina, il paziente deve essere istruito ad evitare di bere qualsiasi liquido nelle 12 ore prima dell’instillazione. Nel corso dell’instillazione, il paziente deve essere ruotato ogni tanto e al termine del periodo di instillazione deve essere invitato a vuotare la vescica.
3. Controindicazioni
L’epirubicina è controindicata in: • Pazienti che hanno mostrato ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti, altre antracicline o antracendioni. • Allattamento. Uso endovenoso: • Pazienti con persistente mielodepressione • Compromissione epatica grave • Insufficienza miocardica grave • Infarto miocardico recente • Grave aritmia • Precedenti trattamenti con dosi cumulative massime di epirubicina e/o altre antracicline e antracendioni (vedere paragrafo 4.4) • Pazienti con infezioni sistemiche acute • Angina pectoris instabile • Miocardiopatia. Uso endovescicale: • Infezioni delle vie urinarie • Tumori invasivi che penetrano nella vescica • Problemi di cateterizzazione • Infiammazione della vescica • Ematuria
4. Avvertenze
Generali Epirubicina cloridrato deve essere somministrata solo sotto la supervisione di un medico qualificato esperto nell’impiego di terapia citotossica. I pazienti devono riprendersi dalle tossicità acute (ad esempio stomatite, neutropenia, trombocitopenia, e infezioni generalizzate) del precedente trattamento citotossico prima di iniziare il trattamento con l’epirubicina cloridrato. Durante il trattamento con alte dosi di epirubicina cloridrato (ad esempio, ≥ 90 mg/m² ogni 3 o 4 settimane) che provoca eventi avversi generalmente simili a quelli osservati a dosi standard (<90 mg/m² ogni 3 o 4 settimane), la gravità di neutropenia e stomatite/infiammazioni della mucosa potrebbe essere aumenta. Il trattamento con dosi elevate di epirubicina cloridrato richiede una particolare attenzione per le possibili complicazioni cliniche dovute a profonda mielodepressione. Funzione cardiaca - La cardiotossicità è un rischio del trattamento con antracicline che si può manifestare con eventi immediati (cioè, acuti) o tardivi (cioè, ritardati). Eventi immediati (cioè, acuti) - La cardiotossicità immediata dell’epirubicina cloridrato consiste principalmente in tachicardia sinusale e/o alterazioni del tracciato dell’elettrocardiogramma (ECG) come alterazioni non specifiche del tratto ST-T. Sono stati inoltre segnalati tachiaritmie, incluse contrazioni ventricolari premature, tachicardia ventricolare e bradicardia, oltre a blocco atrioventricolare e blocco di branca. In genere questi effetti non predicono lo sviluppo successivo di cardiotossicità ritardata, sono raramente di importanza clinica e non sono generalmente una considerazione per l’interruzione del trattamento con l’epirubicina cloridrato. Eventi tardivi (cioè ritardati) - Generalmente la cardiotossicità ritardata si sviluppa tardi nel corso della terapia con l’epirubicina cloridrato o entro 2-3 mesi dalla fine del trattamento, ma sono stati anche segnali eventi che si manifestano più tardi (da diversi mesi a anni dopo il completamento del trattamento). La cardiomiopatia ritardata si manifesta mediante una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (FEVS) e/o segni e sintomi di insufficienza cardiaca congestizia (ICC), quali dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia e epatomegalia, oliguria, asciti, versamento pleurico e ritmo di galoppo. L’ICC potenzialmente fatale rappresenta la forma più grave di cardiomiopatia indotta da antracicline e rappresenta la tossicità che limita le dosi cumulative del farmaco. Il rischio di sviluppare ICC aumenta rapidamente con l'aumento delle dosi cumulative totali di epirubicina cloridrato superiori a 900 mg/m², questa dose cumulativa deve essere superata solo con estrema cautela (vedere paragrafo 5.1). La funzione cardiaca deve essere valutata prima che i pazienti siano sottoposti al trattamento con l’epirubicina cloridrato e deve essere monitorata durante tutta la terapia per minimizzare il rischio di una grave compromissione cardiaca. Tale rischio può essere ridotto con un monitoraggio regolare della FEVS durante il trattamento con immediata interruzione dell’epirubicina cloridrato al comparire del primo segno di compromissione della funzione. Il metodo quantitativo idoneo al controllo regolare della funzione cardiaca (valutazione della FEVS) comprende l’angioscintigrafia MUGA o l’ecocardiografia (ECO). La valutazione della funzione cardiaca al basale con un elettrocardiogramma (ECG) o un’angioscintigrafia MUGA scan o un’ECO è consigliata, soprattutto nei pazienti con fattori di rischio per una maggiore cardiotossicità. La valutazione ripetuta della FEVS con l’angioscintigrafia MUGA o l’ecocardiografia, deve essere effettuata soprattutto con dosi cumulative più alte di antraciclina. La tecnica impiegata per l’accertamento deve essere coerente durante tutto il periodo di follow-up. Dato il rischio di cardiomiopatia, una dose cumulativa di 900 mg/m² di epirubicina cloridrato deve essere superata soltanto con estrema cautela. I fattori di rischio per la tossicità cardiaca comprendono una malattia cardiovascolare in atto o silente, una terapia radiante precedente o concomitante sull’area mediastinica/pericardica, una precedente terapia con altre antracicline o antracendioni, l’uso concomitante di altri farmaci che possono sopprimere la contrattilità cardiaca o di farmaci cardiotossici (ad es. trastuzumab) (vedere paragrafo 4.5) con un rischio maggiore negli anziani. È stata osservata insufficienza cardiaca (New York Heart Association [NYHA] class II-IV) in pazienti che ricevevano terapia di trastuzumab da solo o in combinazione con antracicline come epirubicina cloridrato. Questa può essere da moderata a grave ed è stata associata a morte. Trastuzumab e antracicline come epirubicina non devono essere usate attualmente in combinazione con eccezione degli studi clinici sotto controllo regolati con monitoraggio cardiaco. I pazienti che hanno ricevuto precedentemente antracicline sono a rischio di cardiotossicità con il trattamento con trastuzumab, sebbene il rischio sia inferiore rispetto a quello dell’uso concomitante di trastuzumab e antracicline. Poiché l’emivita riportata per trastuzumab è circa 28-38 giorni, trastuzumab può rimanere in circolazione fino a 27 settimane dopo l’interruzione del trattamento di trastuzumab. I pazienti che ricevono antracicline come epirubicina dopo l’interruzione di trastuzumab possono possibilmente avere un maggior rischio di cardiotossicità. Se possibile, il medico deve evitare una terapia a base di antracicline per un periodo fino a 27 settimane dopo l’interruzione di trastuzumab. Se sono usate antracicline come epirubicina cloridrato, la funzione cardiaca del paziente deve essere monitorata attentamente (vedere paragrafo 4.5). Se si sviluppa insufficienza cardiaca sintomatica durante la terapia con trastuzumab in seguito a terapia con epirubicina cloridrato, la cura standard per questo scopo deve essere applicata. Il monitoraggio della funzione cardiaca deve essere particolarmente stretto nei pazienti che ricevono alte dosi cumulative e in quelli con fattori di rischio. Tuttavia, la cardiotossicità con l’epirubicina cloridrato si può verificare a basse dosi cumulative anche se sono presenti o meno fattori di rischio cardiaco. È probabile che la tossicità dell’epirubicina cloridrato e di altre antracicline o antracendioni sia additiva. Tossicità ematologica Come con altri farmaci citotossici, l’epirubicina cloridrato può indurre la mielodepressione. I profili ematologici devono essere valutati prima e durante ogni ciclo di terapia con l’epirubicina cloridrato, compresa la conta differenziale dei globuli bianchi (GB). La tossicità ematologica dell’epirubicina cloridrato si manifesta prevalentemente con leucopenia e/o granulocitopenia (neutropenia) reversibili e dose-dipendenti, che rappresentano le manifestazioni più comuni di tossicità dose-limitante di questo farmaco. La leucopenia e la neutropenia sono più gravi con i regimi a dosi elevate, e raggiungono il nadir nella maggior parte dei casi tra 10 e 14 giorni successivi alla somministrazione del farmaco; questo effetto è normalmente transitorio e le conte dei GB/neutrofili ritornano ai valori normali nella maggior parte dei casi entro il 21° giorno. Possono anche insorgere trombocitopenia e anemia. Le conseguenze cliniche della mielodepressione grave comprendono febbre, infezione, sepsi/setticemia, shock settico, emorragia, ipossia tissutale o morte. Leucemia secondaria - È stata segnalata leucemia secondaria, con o senza fase preleucemica, nei pazienti trattati con antracicline, inclusa l’epirubicina cloridrato. La leucemia secondaria è più comune quando questi farmaci vengono somministrati in associazione con agenti antineoplastici che danneggiano il DNA, in associazione con la radioterapia, quando i pazienti sono stati pesantemente pretrattati con farmaci citotossici, o quando le dosi delle antracicline sono state aumentate. Queste leucemie possono avere un periodo di latenza che varia da 1 a 3 anni (Vedere paragrafo 5.1). Gastrointestinali - L’epirubicina cloridrato è emetogena. L’infiammazione della mucosa/stomatite insorge in genere presto dopo la somministrazione del farmaco e, se grave, può progredire nel corso di alcuni giorni a ulcerazioni mucosali. La maggior parte dei pazienti si riprende da questo evento avverso entro la terza settimana di terapia. Funzionalità epatica - La principale via di eliminazione dell’epirubicina cloridrato è il sistema epatobiliare. La bilirubina sierica totale e i livelli di AST devono essere valutati prima e durante il trattamento con l’epirubicina cloridrato. I pazienti con elevati livelli di bilirubina o AST possono evidenziare una più lenta clearance del farmaco con un aumento della tossicità globale. Dosi più basse sono raccomandate in questi pazienti (vedere paragrafi 4.2 e 5.2). I pazienti con compromissione epatica grave non devono ricevere l’epirubicina cloridrato (vedere paragrafo 4.3). Funzione renale - La creatinina sierica deve essere valutata prima e durante la terapia. L’aggiustamento del dosaggio è necessario nei pazienti con creatinina sierica > 5 mg/dl (vedere paragrafo 4.2). Effetti al sito di iniezione - Flebosclerosi può derivare da una iniezione in un piccolo vaso o iniezioni ripetute nella stessa vena. Seguendo le procedure di somministrazione raccomandate si può minimizzare il rischio di flebite/tromboflebite al sito di iniezione (vedere paragrafo 4.2). Stravaso - Lo stravaso di epirubicina cloridrato dalla vena durante l’iniezione intravenosa può causare dolore locale, gravi lesioni del tessuto (vescicazione, grave cellulite) e necrosi. In caso di segni o sintomi da stravaso durante la somministrazione endovenosa di epirubicina cloridrato, l'infusione del farmaco deve essere immediatamente interrotta. L’effetto avverso di stravaso delle antracicline può essere prevenuto o ridotto attraverso l’uso immediato di uno specifico trattamento ad es. dexrazoxano (si prega di fare riferimento alle relative etichette per l’uso). Il dolore del paziente può essere alleviato raffreddando l’area e tenendola fresca usando acido ialuronico e DMSO. Il paziente deve essere strettamente monitorato durante il successivo periodo di tempo, dato che si può verificare necrosi dopo parecchie settimane dopo che si è verificato stravaso, un chirurgo plastico deve essere consultato al fine di una possibile escissione. Altro - Come con altri agenti citotossici, tromboflebiti e fenomeni tromboembolici, inclusa l'embolia polmonare (in alcuni casi fatali), sono stati casualmente riportati con l'uso di epirubicina cloridrato. Sindrome da lisi tumorale - L’epirubicina cloridrato può indurre iperuricemia a causa dell’esteso catabolismo delle purine associato alla rapida lisi delle cellule neoplastiche indotta dal farmaco (sindrome da lisi tumorale). I livelli ematici di acido urico, potassio, calcio fosfato e creatinina devono essere valutati dopo l’inizio del trattamento. L’idratazione, l’alcalinizzazione delle urine e la profilassi con allopurinolo per prevenire l’iperuricemia possono minimizzare le potenziali complicanze della sindrome da lisi tumorale. Effetti immunosoppressivi/aumento della suscettibilità alle infezioni - La somministrazione di vaccini vivi o vivi attenuati in pazienti immunocompromessi dagli agenti chemioterapici, inclusa l’epirubicina cloridrato, può provocare infezioni gravi o fatali (vedere paragrafo 4.5). Devono essere evitate vaccinazioni con vaccini vivi in pazienti che ricevono epirubicina. Vaccini uccisi o inattivati possono essere somministrati; tuttavia, la risposta a questi vaccini può essere inferiore. Sistema riproduttivo : l’epirubicina cloridrato può causare genotossicità. Uomini e donne trattati con l’epirubicina cloridrato devono adottare opportune misure contraccettive. I pazienti che desiderano avere figli dopo il completamento della terapia devono essere avvisati di ottenere consulenza genetica, se appropriata e disponibile. Avvertenze e precauzioni aggiuntive per altre vie di somministrazione. Via di somministrazione endovescicale - La somministrazione di epirubicina cloridrato può dar luogo a sintomi di cistite chimica (quali disuria, poliuria, nicturia, stranguria, ematuria, disagio della vescica, necrosi della parete vescicale) e costrizione della vescica. Particolare attenzione è richiesta per i problemi legati alla cateterizzazione (ad es. l’ostruzione uretrale dovuta a grossi tumori endovescicali). Via di somministrazione endoarteriosa - La somministrazione endoarteriosa dell’epirubicina cloridrato (embolizzazione arteriosa transcatetere per le terapie localizzate o regionali del carcinoma epatocellulare primario o delle metastasi epatiche) può produrre (oltre alla tossicità sistemica qualitativamente simile a quella osservata dopo la somministrazione endovenosa dell’epirubicina cloridrato) eventi localizzati o regionali, comprendenti ulcere gastro-duodenali (probabilmente dovute al reflusso dei farmaci nell’arteria gastrica) e restringimento dei dotti biliari a causa di colangite sclerosante indotta da farmaci. Questa via di somministrazione può avere come conseguenza la necrosi estesa del tessuto perfuso. Eccipiente (i) di cui il medico deve essere a conoscenza: Sodio. Questo medicinale contiene meno di 1 mmol di sodio (23 mg) per ml, cioè essenzialmente ‘senza sodio’.
5. Interazioni
L’epirubicina cloridrato è principalmente usata in associazione con medicinali citotossici. La tossicità additiva può verificarsi specialmente a carico di midollo osseo/effetti ematologici e gastrointestinali (vedere paragrafo 4.4). L’uso di epirubicina cloridrato in combinazione chemioterapica con altri farmaci potenzialmente cardiotossici, come l’uso concomitante di altri composti cardioattivi (ad esempio bloccanti del canale del calcio), richiede il monitoraggio della funzione cardiaca durante il trattamento. L’epirubicina cloridrato è ampiamente metabolizzata dal fegato. Cambiamenti nella funzione epatica indotti da terapie concomitanti possono incidere sul metabolismo, sulla farmacocinetica, efficacia terapeutica e/o tossicità di epirubicina cloridrato (vedere paragrafo 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni di impiego). Le antraciciline inclusa l’epirubicina cloridrato non devono essere somministrate in combinazione con altri agenti cardiotossici a meno che la funzione cardiaca del paziente sia strettamente monitorata. I pazienti che ricevono antracicline dopo l'interruzione del trattamento con altri agenti cardiotossici, soprattutto quelli con lunga emivita come trastuzumab, possono inoltre sviluppare un maggiore rischio di cardiotossicità. L'emivita di trastuzumab è di circa 28-38 giorni e può persistere nel sistema circolatorio per un massimo di 27 settimane. Pertanto, i medici devono evitare una terapia a base di antracicline fino a 27 settimane dopo la fine del trastuzumab quando possibile. Se vengono utilizzate antracicline prima di questo tempo, è raccomandato un attento monitoraggio della funzione cardiaca. La vaccinazione con un vaccino vivo deve essere evitata nei pazienti che ricevono epirubicina cloridrato. È possibile somministrare i vaccini uccisi o inattivati, tuttavia la risposta a questi vaccini potrebbe essere ridotta. La cimetidina aumentava l’AUC di epirubicina del 50% e deve essere interrotta durante il trattamento con epirubicina cloridrato. Quando somministrato prima dell’epirubicina cloridrato, il paclitaxel può causare aumento delle concentrazioni plasmatiche dell’epirubicina cloridrato immodificata e dei suoi metaboliti, questi ultimi, tuttavia, non sono tossici né attivi. La co-somministrazione di paclitaxel o docetaxel non ha influenzato la farmacocinetica dell’epirubicina cloridrato quando l’epirubicina cloridrato è stata somministrata prima dei taxani. Questa combinazione può essere utilizzata se si utilizza una somministrazione scaglionata tra i due agenti. L’infusione di epirubicina cloridrato e paclitaxel deve essere eseguita con almeno un intervallo di 24 ore tra i due agenti. Il dexverapamil può modificare la farmacocinetica dell’epirubicina cloridrato e possibilmente aumentarne gli effetti depressivi sul midollo osseo. Uno studio ha trovato che, quando viene somministrato immediatamente dopo l’epirubicina cloridrato, il docetaxel può aumentare le concentrazioni plasmatiche dei metaboliti dell’epirubicina cloridrato. La chinina può accelerare la distribuzione iniziale dell’epirubicina cloridrato dal sangue ai tessuti e può influire sulla ripartizione dell’epirubicina cloridrato nei globuli rossi. La co-somministrazione di interferone α2-b può causare una riduzione sia dell’emivita terminale di eliminazione che della clearance totale di epirubicina cloridrato. La possibilità di un marcato disturbo della ematopoiesi deve essere considerata con un (pre-) trattamento con cure che influiscono sul midollo osseo (come farmaci citostatici, sulfamidici, cloramfenicolo, difenilidantoina, derivati amidopirinici, agenti antiretrovirali). Si può verificare aumento della mielosoppressione in pazienti che ricevono terapie combinate di antracicline e dexrazoxano.
6. Effetti indesiderati
I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati e riportati durante il trattamento con le seguenti frequenze:
Sistema d’organo Molto commune ≥ 1/10 Comune da ≥ 1/100 a < 1/10 Non comune da ≥ 1/1.000 a < 1/100 Raro da ≥ 1/10.000 a < 1/1.000 Molto raro < 1/10.000 Frequenza non nota (non può essere stimata sulla base dei dati disponibili)
Infezioni ed infestazioni Infezione, congiuntivite   Sepsi*, polmonite*      
Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi)     Leucemia mieloide acuta, leucemia linfocitica acuta      
Patologie del Sistema emolinfopoietico Anemia, leucopenia, neutropenia, trombocitopenia, neutropenia febbrile          
Disturbi del Sistema immunitario     Reazione anafilattica*      
Disturbi del metabolismo e della nutrizione   Appetito diminuito, disidratazione*   Iperuricemia*    
Patologie dell’occhio Cheratite          
Patologie cardiache   Tachicardia ventricolare, blocco AV, blocco di branca, bradicardia, insufficienza cardiaca congestizia.        
Patologie vascolari Vampate di calore, Flebite* Emorragia*, vampate* Embolia, embolia arteriosa*, Tromboflebite     Shock*
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche     Embolia polmonare*      
Patologie gastrointestinali Nausea, vomito, stomatite, infiammazione delle mucose, diarrea dolore gastrointestinale*, erosione gastrointestinale*, ulcera gastrointestinale* Emorragia gastrointestinale     Disagio addominale, pigmentazione della bocca*
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Alopecia, tossicità cutanea Eruzione cutanea, prurito, pigmentazione delle unghie*, alterazioni della pelle, iperpigmentazione della pelle Orticaria*, eritema*     Reazioni di fotosensibilità*
Patologie renali e urinarie Cromaturia*          
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Amenorrea          
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Infiammazione delle mucose, malessere, piressia* Brividi* Astenia      
Esami diagnostici Alterazioni dei livelli delle transaminasi Riduzioni della frazione di eiezione        
Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura Cistite chimica*§         Fenomeno di richiamo*Δ
* ADR identificate post-marketing.
† Colorazione rossa dell’urina per 1 - 2 giorni dopo la somministrazione.
§ In seguito a somministrazione endovescicale.
Δ Ipersensibilità da pelle irradiata (reazione di richiamo della radiazione).
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione riportato all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.
7. Gravidanza e allattamento
(Vedere paragrafo 5.3) Fertilità L'epirubicina cloridrato può indurre danni cromosomici negli spermatozoi umani. Gli uomini in trattamento con l’epirubicina cloridrato devono usare metodi contraccettivi efficaci e, se del caso e disponibile, chiedere consiglio sulla conservazione dello sperma a causa della possibile, irreversibile infertilità causata da terapia. L’epirubicina cloridrato può causare l’amenorrea o la menopausa prematura nelle donne pre-menopausali. Gravidanza I dati sperimentali su animali suggeriscono che l'epirubicina cloridrato può causare danno fetale quando somministrata a donne in gravidanza. Se l'epirubicina cloridrato viene utilizzato durante la gravidanza o se la paziente rimane incinta durante l'assunzione di questo farmaco, la paziente deve essere informata del potenziale rischio per il feto. Non sono disponibili studi su donne in gravidanza. L'epirubicina cloridrato deve essere usata durante la gravidanza solo se il potenziale beneficio giustifica il rischio potenziale per il feto. Allattamento Non è noto se l'epirubicina cloridrato venga escreta nel latte materno umano. Poiché molti farmaci, incluse altre antracicline, sono escreti nel latte materno e poiché vi è la possibilità di gravi reazioni avverse da epirubicina cloridrato nei lattanti, le madri devono interrompere l'allattamento prima di assumere questo farmaco.
8. Conservazione
Conservare in frigorifero (2°C-8°C). Non congelare. Conservare il flaconcino nel cartone esterno per tenerlo al riparo dalla luce. Per la conservazione dopo la diluizione, vedere paragrafo 6.3.
9. Principio attivo
Ciascun ml contiene 2 mg di epirubicina cloridrato. Ciascun flaconcino da 5/10/25/50/100 ml contiene 10/20/50/100/200 mg di epirubicina cloridrato. Eccipiente: contiene sodio 3,54 mg/ml (0,154 mmol). Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1
10. Eccipienti
Sodio cloruro Acido cloridrico (per la regolazione del pH) Acqua per preparazioni iniettabili
11. Sovradosaggio
Un acuto sovradosaggio di epirubicina cloridrato può causare severa mielodepressione (per lo più leucopenia e trombocitopenia), effetti tossici gastrointestinali (principalmente infiammazione delle mucose) e complicazioni cardiache acute. Insufficienza cardiaca latente è stata osservata con antracicline da diversi mesi a anni dopo il completamento del trattamento (vedere paragrafo 4.4). I pazienti devono essere attentamente monitorati. Se si verificano segni di insufficienza cardiaca, i pazienti devono essere trattati secondo le linee guida convenzionali. Trattamento: Sintomatico. Epirubicina non può essere rimossa attraverso la dialisi.
Le informazioni pubblicate in questa pagina riportano informazioni farmaceutiche (Foglietto Illustrativo e Caratteristiche principali del Farmaco), sono da intendersi a solo scopo illustrativo; non intendono e non devono sostituirsi alle opinioni del medico. Per informazioni complete e sempre aggiornate su questo farmaco si consiglia di consultare il portale dell'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).