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Clortanol 100 mg + 25 mg compresse rivestite con film 30 compresse

Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 2021
Tipologia:
Principio attivo:
Casa produttrice:
Anno:
Prezzo:
1. Indicazioni terapeutiche
Clortanol è indicato per il trattamento dell’ipertensione arteriosa essenziale nei pazienti in cui la pressione arteriosa non è adeguatamente controllata dalla sola monoterapia con atenololo o clortalidone.
2. Posologia
Quando clinicamente appropriato, nei pazienti in cui la pressione arteriosa è insufficientemente controllata deve essere considerato il passaggio diretto dalla monoterapia all’associazione fissa. Adulti: La dose di mantenimento abituale è una compressa al giorno di Clortanol. Nei pazienti che non rispondono adeguatamente alla terapia con Clortanol, la dose può essere aumentata ad una compressa di Clortanol. Quando necessario, è opportuno associare un altro antipertensivo, quale un vasodilatatore. Popolazioni speciali: Uso negli anziani In questo gruppo di pazienti il dosaggio è spesso più basso. Uso nei bambini e negli adolescenti (< 18 anni) Non esistono esperienze cliniche relative all’impiego nei bambini e negli adolescenti di atenololo/clortalidone; pertanto atenololo/clortalidone non deve essere somministrato ai bambini e agli adolescenti Uso nei pazienti con danno renale A causa delle proprietà del clortalidone, atenololo/clortalidone mostra una ridotta efficacia in presenza di insufficienza renale. Pertanto questa associazione a dose fissa non deve essere somministrata a pazienti con grave danno renale (vedere paragrafo 4.3) Uso nei pazienti con compromissione della funzionalità epatica Non sono necessari aggiustamenti posologici nei pazienti con compromissione della funzione epatica.
3. Controindicazioni
Atenololo/clortalidone non deve essere somministrato a pazienti che presentano una qualsiasi delle seguenti condizioni: • nota ipersensibilità all’atenololo e al clortalidone (o a derivati sulfamidici) o ad uno qualsiasi degli eccipienti • blocco atrioventricolare di secondo o terzo grado • malattia del nodo del seno • bradicardia • insufficienza cardiaca non controllata • shock cardiogeno • ipotensione • gravi disturbi della circolazione arteriosa periferica • grave insufficienza renale • acidosi metabolica • feocromocitoma non trattato • gravidanza e allattamento • gravi epatopatie • gravi nefropatie • gotta manifesta
4. Avvertenze
Dovute alla presenza del beta–bloccante atenololo: • Sebbene controindicato nell’insufficienza cardiaca non controllata (vedere paragrafo 4.3), può essere somministrato a pazienti con insufficienza cardiaca purché controllata e, con la dovuta cautela, a pazienti con una riserva cardiaca scarsa. • Nei pazienti affetti da angina di Prinzmetal può aumentare il numero e la durata delle crisi anginose tramite vasocostrizione arteriosa coronarica mediata dagli alfa recettori. Tuttavia, seppur con la massima cautela, può essere considerato l’ impiego di atenololo/clortalidone in questi pazienti, in quanto l’atenololo è un beta–bloccante beta–1 selettivo. • Sebbene sia controindicato in caso di gravi disturbi della circolazione arteriosa periferica (vedere paragrafo 4.3), atenololo/clortalidone può indurre un aggravamento anche dei disordini vascolari periferici di modesta entità. • Particolare cautela nella somministrazione di atenololo/clortalidone va rivolta ai pazienti con blocco atrioventricolare di 1° grado, a causa del suo effetto negativo sul tempo di conduzione. • Può modificare i segnali di ipoglicemia, come tachicardia, palpitazioni e sudorazione. • Può mascherare i segni cardiovascolari di tireotossicosi. • Può ridurre la frequenza cardiaca come conseguenza della sua azione farmacologica. Dovrà essere considerata una riduzione del dosaggio nei rari casi in cui compaiono sintomi attribuibili alla riduzione della frequenza cardiaca. • il trattamento nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica non deve essere interrotto bruscamente. • Si può verificare un aggravamento delle reazioni allergiche a vari allergeni quando somministrato a pazienti con una storia di reazioni anafilattiche agli stessi allergeni. Questi pazienti possono non rispondere alle dosi di adrenalina comunemente impiegate nel trattamento delle reazioni allergiche. • I pazienti affetti da malattia broncospastica non devono, in generale, ricevere beta– bloccanti, a causa di un aumento della resistenza delle vie aeree. L’atenololo è un beta–bloccante beta1 selettivo, tuttavia questa selettività non è assoluta. Pertanto in questi pazienti è necessaria la massima cautela, utilizzando la più bassa dose possibile di atenololo/clortalidone. In caso di aumento della resistenza delle vie respiratorie, la somministrazione di atenololo/clortalidone deve essere interrotta e, se necessario, deve essere instaurata una terapia con preparati broncodilatatori (ad es salbutamolo). • Gli effetti sistemici dei beta–bloccanti assunti per via orale possono essere potenziati dall’uso concomitante di beta–bloccanti oftalmici. • Nei pazienti con feocromocitoma atenololo/clortalidone deve essere somministrato solo dopo il blocco dei recettori alfa. La pressione arteriosa deve essere strettamente monitorata. • È necessario esercitare cautela in caso di somministrazione concomitante di agenti anestetici e atenololo/clortalidone. L’anestesista deve essere informato al riguardo e deve essere utilizzato un anestetico con la minore attività inotropa negativa possibile. L’uso di beta–bloccanti e farmaci anestetici può comportare un’ attenuazione della tachicardia riflessa ed aumentare il rischio di ipotensione. Deve essere evitato l’uso di anestetici che possono causare depressione miocardica. Dovute alla presenza di clortalidone: • È necessario determinare periodicamente e ad intervalli appropriati gli elettroliti plasmatici, in modo da individuare possibili squilibri elettrolitici, specialmente ipopotassiemia ed iposodiemia. • Si possono verificare ipopotassiemia ed iposodiemia. In genere, è utile il controllo degli elettroliti specialmente nei pazienti più anziani, in quelli con scompenso cardiaco che assumono preparati digitalici e nei soggetti che seguono una dieta a basso contenuto di potassio o che presentano disturbi gastrointestinali. Nei pazienti che ricevono terapia digitalica l’ipopotassiemia può provocare aritmie. • Poichè il clortalidone può compromettere la tolleranza al glucosio, i pazienti diabetici devono essere informati del possibile aumento dei livelli di glucosio. Si raccomanda un attento monitoraggio della glicemia nella fase iniziale della terapia ed il controllo della glucosuria ad intervalli regolari nel trattamento prolungato. • Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa o con epatopatia progressiva, alterazioni modeste dell’equilibrio idroelettrolitico possono precipitare il coma epatico. • Può verificarsi iperuricemia. Solitamente si verifica solo un lieve aumento dell’acido urico ma in caso tali aumenti si protraessero nel tempo, la concomitante somministrazione di un agente uricosurico può riportare entro limiti normali i livelli di uricemia. • Come con altri farmaci beta–bloccanti può essere opportuno sospendere la somministrazione del farmaco 48 ore prima dell’intervento chirurgico. Se durante l’anestesia si evidenzia un eventuale predominio vagale, questo potrà essere corretto con la somministrazione di atropina solfato (0,5 – 1 mg per via endovenosa, eventualmente ripetuta).
5. Interazioni
Dovute all’atenololo: L’uso concomitante di beta–bloccanti e calcio–antagonisti con effetto inotropo negativo, ad es. verapamil, diltiazem, può causare un aumento di questi effetti, particolarmente nei pazienti con compromessa funzione ventricolare e/o anormalità della conduzione seno–atriale o atrio–ventricolare. Ciò può comportare ipotensione grave, bradicardia e insufficienza cardiaca. Né i beta–bloccanti né i calcio–antagonisti devono essere somministrati per via endovenosa nelle 48 ore successive alla sospensione di uno di questi farmaci prima di iniziare l’altra terapia. I farmaci antiaritmici appartenenti alla classe I (es. disopiramide) e l’amiodarone possono potenziare l’effetto sul tempo di conduzione atriale e indurre un effetto inotropico negativo. I farmaci glicosidi – digitalici, associati ai beta–bloccanti, possono provocare un aumento del tempo di conduzione atrioventricolare. I beta–bloccanti possono aggravare il brusco rialzo dei valori pressori che può verificarsi dopo la sospensione della clonidina. Se i due farmaci vengono somministrati contemporaneamente, il beta–bloccante deve essere sospeso parecchi giorni prima di interrompere la terapia con clonidina. Se la terapia con beta–bloccante deve sostituire quella con clonidina, è necessario che l’inizio del trattamento con beta–bloccante avvenga parecchi giorni dopo l’interruzione della terapia con clonidina. I farmaci simpaticomimetici, come l’adrenalina, possono contrapporsi all’effetto dei beta–bloccanti se usati contemporaneamente. L’uso concomitante di farmaci inibitori della sintetasi prostaglandinica (es. ibuprofene e indometacina) può ridurre gli effetti ipotensivi dei beta–bloccanti. Dovute al clortalidone: Il clortalidone può provocare una riduzione della clearance renale del litio, con conseguente aumento delle concentrazioni sieriche. Possono pertanto essere necessari degli aggiustamenti del dosaggio di litio. Dovute all’associazione dei due farmaci: La terapia concomitante con diidropiridine, per es. nifedipina, può aumentare il rischio di ipotensione, mentre nei pazienti con insufficienza cardiaca latente può manifestarsi insufficienza cardiaca. L’uso concomitante di baclofene può potenziare l’effetto antiipertensivo, rendendo così necessari aggiustamenti posologici.
6. Effetti indesiderati
Negli studi clinici, i possibili eventi indesiderati riportati sono generalmente attribuibili alle azioni farmacologiche dei suoi componenti. I seguenti effetti indesiderati, classificati per sistema corporeo, sono stati riportati con le seguenti frequenze: molto comune (≥10%), comune (1–9,9%), non comune (0,1–0,9%), raro (0,01–0,09%) e molto raro (<0,01%), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili): Patologie del sistema emolinfopoietico: Raro: porpora, trombocitopenia, leucopenia (correlata al clortalidone). Disturbi psichiatrici: Non comune: disturbi del sonno similmente a quanto riportato con altri beta–bloccanti. Raro: cambiamenti dell’umore, incubi, confusione, psicosi e allucinazioni. Patologie del sistema nervoso: Raro: capogiri, cefalea, parestesia. Patologie dell’occhio: Raro: secchezza agli occhi, disturbi della vista. Patologie cardiache: Comune: bradicardia Raro: peggioramento dell’insufficienza cardiaca, precipitazione di blocco cardiaco. Patologie vascolari: Comune: freddo alle estremità. Raro: ipotensione posturale che può essere associata a sincope, aggravamento della claudicazione intermittente se già presente, fenomeno di Raynaud nei pazienti suscettibili. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche: Raro: in pazienti con asma bronchiale o con una storia di problemi asmatici può verificarsi broncospasmo. Patologie gastrointestinali: Comune: disturbi gastrointestinali (incluso nausea correlata al clortalidone). Raro: secchezza della bocca. Non nota: stipsi. Patologie epatobiliari: Raro: tossicità epatica inclusa colestasi intraepatica, pancreatite (correlata al clortalidone). Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: Raro: alopecia, reazioni cutanee psoriasiformi, aggravamento della psoriasi, esantema della cute. Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella: Raro: impotenza. Patologie del sistema muscoloscheletrico, del tessuto connettivo e del tessuto osseo Comune: transitorio affaticamento muscolare. Non nota: sindrome simil–lupoide Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: Comune: affaticamento. Esami diagnostici: Comune (correlate al clortalidone): iperuricemia, iponatriemia, ipopotassiemia, tolleranza al glucosio compromessa. Non comune: aumenti dei livelli di transaminasi. Molto raro: è stato osservato un incremento di anticorpi antinucleo (ANA) di cui, tuttavia, non è chiara la rilevanza clinica. Qualora, secondo il giudizio clinico, la qualità di vita del paziente venisse negativamente interessata dalla presenza di un qualsiasi effetto indesiderato sopraelencato, deve essere considerata la sospensione del trattamento con atenololo/clortalidone. Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.
7. Gravidanza e allattamento
Gravidanza: atenololo/clortalidone non deve essere somministrato durante la gravidanza. Allattamento: atenololo/clortalidone non deve essere somministrato durante l’allattamento
8. Conservazione
Conservare a temperatura non superiore a 25°C.
9. Principio attivo
1 compressa contiene: Principi attivi Atenololo mg 100 Clortalidone mg 25 Per l’elenco completo degli eccipienti vedere paragrafo 6.1.
10. Eccipienti
Amido di mais, talco, magnesio stearato, cellulosa microcristallina.
11. Sovradosaggio
I sintomi di sovradosaggio possono manifestarsi con bradicardia, ipotensione, insufficienza cardiaca acuta e broncospasmo. Le misure di supporto generali devono comprendere: stretta sorveglianza medica, ricovero nel reparto di terapia intensiva, lavanda gastrica, impiego di carbone attivo e di un lassativo per prevenire l’assorbimento di qualsiasi farmaco ancora presente nel tratto gastrointestinale, impiego di plasma o sostituti del plasma per trattare l’ipotensione e lo shock. È da considerare la possibilità di utilizzare l’emodialisi o l’emoperfusione. Una spiccata bradicardia può essere corretta con 1–2 mg di atropina somministrata per via endovenosa e/o con un pace–maker cardiaco. Se necessario, a questa può far seguito una dose di 10 mg di glucagone in bolo per via endovenosa, che può essere ripetuta o seguita da 1–10 mg/h di glucagone per infusione endovenosa in funzione della risposta. Nel caso non vi fosse risposta al glucagone o questo non fosse disponibile, si ricorra a uno stimolante beta–adrenocettore come la dobutamina alla dose di 2,5 – 10 mcg /kg/min per infusione endovenosa. La dobutamina, per i suoi effetti inotropi positivi, può anche essere usata per trattare l’ipotensione e l’insufficienza cardiaca acuta. È probabile che queste dosi siano inadeguate per contrastare gli effetti cardiaci indotti dal beta–blocco in caso di ampio sovradosaggio. La dose di dobutamina deve essere quindi aumentata, se necessario, per ottenere la risposta desiderata sulla base delle condizioni cliniche del paziente. Il broncospasmo può generalmente essere risolto mediante la somministrazione di preparati broncodilatatori. Un’eccessiva diuresi deve essere contrastata mantenendo normale il bilancio tra fluido ed elettroliti.
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