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Carvedilolo My 25 mg compresse rivestite con film 30 compresse

Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 2021
Tipologia:
Principio attivo:
Casa produttrice:
Anno:
Prezzo:
1. Indicazioni terapeutiche
• Ipertensione essenziale. • Angina pectoris cronica stabile. • Trattamento aggiuntivo nell’insufficienza cardiaca stabile, da moderata a severa.
2. Posologia
Carvedilolo Mylan Generics è disponibile in 4 dosaggi: 3.125 mg, 6.25 mg, 12.5 mg o 25 mg. Ipertensione essenziale Carvedilolo può essere usato come monoterapia, o in combinazione con altri medicinali antiipertensivi, specialmente con i diuretici tiazidici per il trattamento dell’ipertensione. Si raccomanda l’assunzione di una sola dose al giorno, tuttavia la singola dose massima suggerita è di 25 mg e la dose massima giornaliera raccomandata è di 50 mg. Adulti: La dose raccomandata iniziale è di 12.5 mg una volta al giorno per i primi due giorni. Successivamente si raccomandano 25 mg una volta al giorno. Se necessario la dose può essere ulteriormente aumentata gradualmente, ad intervalli di almeno due settimane. Anziani: La dose raccomandata iniziale è di 12.5 mg una volta al giorno che può anche essere sufficiente per continuare il trattamento. Tuttavia se la risposta terapeutica è inadeguata, la dose può essere aumentata ulteriormente in modo graduale ad intervalli di almeno due settimane. Angina pectoris cronica stabile Adulti: La dose raccomandata iniziale è di 12.5 mg due volte al giorno per due giorni. La dose usuale è poi di 25 mg due volte al giorno. Se necessario la dose può essere aumentata gradualmente, ad intervalli di almeno due settimane. La dose giornaliera massima raccomandata è di 100 mg in due dosi (50 mg due volte al giorno). Anziani: La dose raccomandata iniziale è di 12.5 mg due volte al giorno per due giorni. Successivamente la dose usuale è di 25 mg due volte al giorno che è la dose massima raccomandata. Insufficienza cardiaca Trattamento dell’insufficienza cardiaca da moderata a severa in aggiunta alla terapia convenzionale di base con diuretici, ACE–inibitori, digitale e/o vasodilatatori. Il paziente deve essere clinicamente stabile (nessun cambiamento di classe NYHA, nessuna ospedalizzazione dovuta ad insufficienza cardiaca) e la terapia di base deve essere stabile per almeno 4 settimane prima del trattamento. Inoltre il paziente deve avere una frazione di eiezione ventricolare sinistra ridotta, la frequenza cardiaca deve essere >50 bpm. e la pressione sistolica >85 mm Hg (vedere paragrafo 4.3). La dose iniziale è di 3.125 mg due volte a giorno per 2 settimane. Se la dose iniziale è ben tollerata, la dose di Carvedilolo può essere aumentata ad intervalli di almeno due settimane, fino a 6.25 mg due volte al giorno, seguita da 12.5 mg due volte al giorno e infine 25 mg due volte al giorno. La dose deve essere aumentata fino alla dose massima tollerata dal paziente. La dose massima raccomandata è di 25 mg due volte al giorno per pazienti che pesano meno di 85 kg, e 50 mg due volte al giorno per quei pazienti che pesano più di 85 kg, sempre che l’ insufficienza cardiaca non sia grave. Un aumento di dose fino a 50 mg due volte al giorno deve essere attuato sotto attenta supervisione medica del paziente. Peggioramenti temporanei dei sintomi dell’insufficienza cardiaca possono avvenire all’inizio della terapia o in seguito ad aumento della dose, specialmente in pazienti con grave insufficienza cardiaca e/o in trattamento con dosi elevate di diuretici. Ciò di solito non richiede l’interruzione del trattamento, ma la dose non deve essere aumentata. Il paziente deve essere monitorato da un medico/cardiologo dopo l’inizio del trattamento con Carvedilolo o dopo l’aumento della dose. Prima di ogni aumento di dose deve essere condotto un esame dei potenziali sintomi di peggioramento dell’insufficienza cardiaca o dei sintomi di eccessiva vasodilatazione (ad es.: funzionalità renale, peso corporeo, pressione sanguigna, frequenza e ritmo cardiaco). Il peggioramento dell’insufficienza cardiaca o la ritenzione di fluidi vanno trattati aumentando la dose di diuretico, e la dose di Carvedilolo non deve essere aumentata fino a che il paziente non è stabilizzato. Se compare bradicardia o in caso di allungamento della conduzione AV, il livello di digossina deve essere monitorato. Occasionalmente può essere necessario ridurre la dose di Carvedilolo o interrompere temporaneamente il trattamento. Anche in questi casi la titolazione della dose di Carvedilolo può continuare con successo. Se la terapia con Carvedilolo viene interrotta per più di 2 settimane, deve ripartire dalla dose di 3.125 mg 2 volte al giorno ed essere aumentata gradualmente secondo le raccomandazioni di cui sopra. Insufficienza renale Il dosaggio deve essere determinato individualmente per ogni paziente, ma secondo i parametri farmacocinetici non c’è evidenza che l’aggiustamento della dose sia necessario nei pazienti con insufficienza renale. Disfunzione epatica moderata Può essere richiesto un aggiustamento della dose. Bambini ed adolescenti Non vi sono dati sufficienti sull’efficacia e la sicurezza di Carvedilolo in bambini ed adolescenti di età inferiore ai 18 anni. Anziani I pazienti anziani possono essere più suscettibili agli effetti del Carvedilolo e devono essere monitorati più attentamente. Come per gli altri beta–bloccanti e specialmente in pazienti con affezioni coronariche, il trattamento con Carvedilolo deve essere interrotto gradualmente (vedere paragrafo 4.4). Modo di somministrazione Non è necessario che le compresse vengano assunte ai pasti. Tuttavia si raccomanda che i pazienti con insufficienza cardiaca prendano il farmaco con il cibo, per permettere un assorbimento più lento riducendo il rischio di ipotensione ortostatica.
3. Controindicazioni
• Ipersensibilità al carvediolo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1; • Insufficienza cardiaca instabile/non compensata • Disfunzione epatica clinicamente manifesta • Blocco atrioventricolare di 2° o 3° grado (eccetto il caso in cui è presente un pacemaker permanente) • Grave bradicardia (<50 bpm) • Sindrome del seno malato (compreso blocco seno–atriale) • Ipotensione grave (pressione sistolica < 85 mm Hg) • Shock cardiogeno • Anamnesi di broncospasmo o asma.
4. Avvertenze
Insufficienza cardiaca cronica congestizia Carvedilolo deve essere somministrato principalmente in aggiunta a diuretici, ACE–inibitori, digitale e/o vasodilatatori. La terapia deve iniziare solo se il paziente è stabilizzato nella terapia convenzionale di base da almeno 4 settimane. I pazienti scompensati devono essere ri–compensati. I pazienti con grave insufficienza cardiaca, deplezione del volume e di sali, pazienti anziani o pazienti con bassa pressione basale devono essere monitorati per circa 2 ore dopo la prima dose o dopo un aumento di dose poiché può manifestarsi ipotensione. Nei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia, può verificarsi un peggioramento dell’insufficienza cardiaca o ritenzione idrica nella fase di titolazione del carvedilolo. Se compaiono questi sintomi, i diuretici devono essere aumentati e la dose di carvedilolo non deve essere continuata fino alla ripresa della stabilità clinica. Occasionalmente, può essere necessario ridurre la dose di carvedilolo o, in rari casi, interromperla temporaneamente. Tali episodi non precludono una successiva titolazione di carvedilolo. Il carvedilolo deve essere usato con cautela in combinazione con glicosidi digitalici, in quanto entrambi i farmaci rallentano la conduzione AV (vedere paragrafo 4.5). Funzione renale nell’insufficienza cardiaca congestizia Un peggioramento reversibile della funzionalità renale è stato osservato con la terapia con carvedilolo in pazienti con insufficienza cardiaca cronica con bassa pressione del sangue (pressione sistolica <100 mm–Hg), con cardiopatia ischemica e malattia vascolare diffusa, e/o insufficienza renale di base. In pazienti con insufficienza cardiaca con questi fattori di rischio, la funzionalità renale deve essere monitorata durante l’aggiustamento della dose di carvedilolo. Se si verifica un significativo peggiornamneto della funzione renale, si deve ridurre la dose di carvedilolo o interrompere la terapia. Disfunzione del ventricolo sinistro dopo infarto miocardico acuto Prima di iniziare il trattamento con carvedilolo il paziente deve essere clinicamente stabile e deve aver ricevuto un ACE–inibitore almeno nelle ultime 48 ore e la dose di ACE–inibitori deve essere stata stabile almeno nelle ultime 24 ore. Blocco atrioventricolare di primo grado A causa della sua azione dromotropa negativa, il carvedilolo deve essere somministrato con cautela nei pazienti con blocco cardiaco di primo grado. Malattia polmonare ostruttiva cronica Il carvedilolo deve essere usato con cautela in pazienti con malattia polmonare ostruttiva cronica con una componente broncospastica che non usano medicazioni orali o inalatorie, e solo se il potenziale beneficio supera il potenziale rischio. Nei pazienti con tendenza a broncospasmo, si può verificare sofferenza respiratoria a seguito di un possibile aumento della resistenza delle vie aeree. I pazienti devono essere attentamente monitorati all’inizio e durante la titolazione del carvedilolo, e la dose deve essere ridotta se si manifestano segni di broncospasmo durante il trattamento. Diabete Si deve prestare attenzione nella somministrazione di carvedilolo nei pazienti con diabete mellito, in quanto i primi segni e sintomi di ipoglicemia acuta possono essere mascherati o attenuati. Nei pazienti diabetici con insufficienza cardiaca cronica, l’uso di carvedilolo può essere associato ad un peggioramento del controllo glicemico. Pertanto nei pazienti diabetici che ricevono carvedilolo è richiesto un attento monitoraggio mediante regolari dosaggi del glucosio ematico ed aggiustamento dei farmaci antidiabetici se necessario (vedere paragrafo 4.5). Malattie vascolari periferiche Il carvedilolo deve essere usato con cautela nei pazienti con malattie vascolari periferiche poiché i beta–bloccanti possono precipitare o aggravare i sintomi dell’insufficienza arteriosa. Fenomeno di Raynaud Carvedilolo deve essere usato con cautela nei pazienti affetti da disturbi circolatori periferici (ad esempio il fenomeno di Raynaud) poiché ci può essere un’esacerbazione dei sintomi. Tireotossicosi Carvedilolo può mascherare i sintomi della tireotossicosi. Anestesia e chirurgia maggiore Deve essere usata cautela nei pazienti sottoposti a chirurgia generale, a causa degli effetti sinergici inotropi negativi del carvedilolo e dei farmaci anestetici. Bradicardia Carvedilolo può indurre bradicardia. Se la frequenza del polso del paziente diminuisce a meno di 55 battiti per minuto, il dosaggio del Carvedilolo deve essere diminuito. Ipersensibilità Si deve usare cautela nel somministrare carvedilolo a pazienti con anamnesi di gravi reazioni di ipersensibilità, e a quelli in terapia di desensibilizzazione, poiché i beta–bloccanti possono aumentare sia la sensibilità verso gli allergeni sia la gravità delle reazioni anafilattiche. Psoriasi I pazienti con una storia di psoriasi associata a beta–bloccanti devono prendere Carvedilolo solo dopo l’esame del rapporto rischio–beneficio. Uso concomitante di calcio–antagonisti E’ necessario un attento monitoraggio dell’ECG e della pressione sanguigna nei pazienti sottoposti a terapia concomitante con calcio–antagonisti del tipo verapamil o diltiazem o altri farmaci antiaritmici, in particolare amiodarone. La somministrazione endovenosa di verapamil in pazienti in trattamento con beta–bloccanti può causare ipotensione profonda e blocco atrio–ventricolare. Feocromocitoma Nei pazienti con feocromocitoma, deve essere iniziato un trattamento con un agente alfa–bloccante prima dell’uso di qualsiasi agente beta–bloccante. Sebbene il carvedilolo abbia un’attività farmacologica alfa– e beta–bloccante, non vi è alcuna esperienza con il suo uso in questa condizione. Perciò si deve usare cautela nella somministrazione di carvedilolo in pazienti con sospetto di feocromocitoma. Variante di angina di Prinzmetal Agenti con attività beta–bloccante non selettiva possono provocare dolore toracico nei pazienti con variante di angina di Prinzmetal. Non c’è esperienza clinica con carvedilolo in questi pazienti anche se l’attività alfa– bloccante di carvedilolo può prevenire tali sintomi. In ogni caso, si deve usare cautela nella somministrazione di carvedilolo in pazienti con sospetto di variante di angina di Prinzmetal. Acidosi metabolica Il carvedilolo deve essere utilizzato con cautela nei pazienti con acidosi metabolica. Portatori di lenti a contatto I portatori di lenti a contatto devono essere informati della possibilità di ridotta lacrimazione. Sindrome da astinenza Il trattamento con Carvedilolo non deve essere interrotto bruscamente, specialmente nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica. L’interuzione del carvedilolo deve essere graduale (in un periodo di due settimane). Metabolizzatori lenti della debrisochina I pazienti noti come metabolizzatori lenti della debrisochina, devono essere attentamente monitorati all’inizio della terapia (vedere paragrafo 5.2). Altro A causa della limitata esperienza clinica, Carvedilolo non deve essere somministrato a pazienti con ipertensione labile o secondaria, ortostasi, cardiopatia infiammatoria acuta, ostruzione emodinamicamente rilevante delle valvole cardiache o del tratto di efflusso, malattia arteriosa periferica allo stadio terminale, trattamento concomitante con antagonisti dei recettori alfa1 o antagonisti dei recettori alfa2. Eccipienti Questo medicinale contiene lattosio. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi o da malassorbimento di glucosio–galattosio, non devono assumere questo medicinale.
5. Interazioni
Interazioni farmacocinetiche Carvedilolo è un substrato e un inibitore della P–glicoproteina. Pertanto la biodisponibilità dei farmaci trasportati dalla P–glicoproteina può essere aumentata con la concomitante somministrazione di carvedilolo. Inoltre, la biodisponibilità del carvedilolo può essere modificata da induttori o inibitori della glicoproteina–P. Inibitori così come induttori del CYP2D6 e CYP2C9 possono modificare la sistemica e / o il metabolismo presistemico di Carvedilolo stereoselettivamente, portando ad aumentare o diminuire le concentrazioni plasmatiche di R e S–Carvedilolo. I pazienti trattati con farmaci che inducono (es. rifampicina, carbamazepina e barbiturici) o inibiscono (es. paroxetina, fluoxetina, quinidina, cinacalcet, bupropione, amiodarone e fluconazolo) questi enzimi CYP devono essere attentamente monitorati durante il trattamento concomitante con carvedilolo. Alcuni esempi osservati nei pazienti o in soggetti sani sono elencati di seguito ma l’elenco non è esaustivo. Digossina Digossina: le concentrazioni di digossina sono aumentate di circa il 15% quando carvedilolo e digossina vengono somministrati in concomitanza. Sia la digossina che il carvedilolo rallentano la conduzione AV. Si raccomanda un maggiore monitoraggio dei livelli di digossina quando si inizia, quando si regola o quando si sospende il carvedilolo (vedere paragrafo 4.4). Rifampicina e cimetidina In uno studio su 12 soggetti sani, la rifampicina ha ridotto le concentrazioni plasmatiche di carvedilolo di circa il 70%, molto probabilmente per induzione della P–glicoproteina determinando una diminuzione dell’assorbimento intestinale di carvedilolo. La cimetidina ha aumentato l’AUC di circa il 30%, ma non ha causato alcun cambiamento nella Cmax. Può essere richiesta attenzione in quei pazienti che ricevono induttori delle ossidasi a funzione mista, ad es. rifampicina poiché i livelli sierici di carvedilolo possono essere ridotti, o che ricevono inibitori delle ossidasi funzione mista ad es. cimetidina poiché i livelli sierici di carvedilolo possono essere aumentati. Tuttavia, sulla base dell’effetto relativamente piccolo della cimetidina sui livelli del carvedilolo, la probabilità di interazioni clinicamente importante è minime. Ciclosporina Due studi in pazienti sottoposti a trapianto renale e cardiaco che hanno ricevuto ciclosporina per via orale hanno mostrato un aumento della concentrazione plasmatica di ciclosporina in seguito all’inizio del trattamento con carvedilolo. In circa il 30% dei pazienti si è dovuta ridurre la dose di ciclosporina al fine di mantenere le concentrazioni di ciclosporina nei limiti terapeutici, mentre negli alpri non è stato necessario alcun aggiustamento. In media, la dose di ciclosporina è stata ridotta di circa il 20% in questi pazienti. A causa dell’ampia variabilità interindividuale nell’aggiustamento della dose richiesto, si raccomanda di monitorare attentamente le concentrazioni di ciclosporina dopo l’inizio della terapia con aarvedilolo e di adeguare la dose di ciclosporina in maniera appropriata. Amiodarone Nei pazienti con scompenso cardiaco, l’amiodarone faceva diminuire la clearance dell’S–Carvedilolo probabilmente per inibizione del CYP2C9. La concentrazione plasmatica di R–Carvedilolo media non risultava alterata. Di conseguenza, vi è un potenziale rischio di β–blocco aumentato a causa di un aumento della concentrazione plasmatica di S–Carvedilolo. Fluoxetina In uno studio randomizzato, cross–over in 10 pazienti con insufficienza cardiaca, la co–somministrazione di fluoxetina, un forte inibitore del CYP2D6, ha determinato un’inibizione stereoselettiva del metabolismo del Carvedilolo con un incremento del 77% in media dell’AUC del R (+) enantiomero. Tuttavia, non è stata riscontrata alcuna nessuna differenza negli eventi avversi, nella pressione sanguigna e nella frequenza cardiaca tra gruppi di trattamento. Interazioni farmacodinamiche Digossina L’uso combinato di beta–bloccanti e digossina può determinare un prolungamento aggiuntivo del tempo di conduzione atrioventricolare (AV). Clonidina La somministrazione concomitante di clonidina con agenti con proprietà beta–bloccanti possono potenziare l’effetto di abbassamento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca. Quando il trattamento concomitante con agenti con proprietà beta–bloccanti e clonidina sta per finire, l’agente beta–bloccante deve essere sospeso per primo. La terapia con clonidina può essere interrotta alcuni giorni dopo diminuendo gradualmente il dosaggio. Antiaritmici e calcio–antagonisti In combinazione con carvedilolo questi medicinali possono aumentare il rischio di disturbi della conduzione AV (vedere paragrafo 4.4. Casi isolati di disturbi della conduzione (raramente con compromissione emodinamica) sono stati osservati quando il carvedilolo è co–somministrato con diltiazem, verapamil e/o amiodarone. Come nel caso di altri agenti con proprietà beta–bloccanti, se carvedilolo deve essere somministrato per via orale con calcio–antagonisti del tipo del diltiazem o verapamil, si raccomanda di monitorare l’ECG e la pressione sanguigna, poiché il rischio di disturbi della conduzione AV o di insufficienza cardiaca è aumentato (effetto sinergico). La somministrazione endovenosa di verapamil in pazienti con beta–bloccanti può causare ipotensione profonda e blocco atrio–ventricolare. Un attento monitoraggio deve essere condotto quando si somministrano carvedilolo ed antiaritmici di classe I o amiodarone (orale). Bradicardia, arresto cardiaco e fibrillazione ventricolare sono state riportate subito dopo l’inizio di un trattamento con beta–bloccanti in pazienti che ricevono amiodarone. Antiipertensivi Come con altri agenti con attività beta–bloccante, il carvedilolo può potenziare l’effetto di altri farmaci somministrati contemporaneamente, che hanno azione anti–ipertensiva (per esempio antagonisti dei recettori alfa1) o medicinali che includono ipotensione tra gli effetti indesiderati come barbituraci, fenotiazine, antidepressivi triciclici, agenti vasodilatatori ed alcool. Agenti anestetici Durante l’anestesia si deve prestare attenzione a causa degli effetti sinergici isotropi negativi ed ipotensivi del carvedilolo e degli anestetici (vedere paragrafo 4.4). Insulina o ipoglicemizzanti orali Agenti con proprietà beta–bloccanti possono potenziare l’effetto ipoglicemizzante dell’insulina e degli ipoglicemici orali. I segni dell’ipoglicemia possono essere mascherati o attenuati (specialmente la tachicardia). In pazienti che assumono insulina o ipoglicemizzanti orali è quindi raccomandato un regolare monitoraggio del glucosio ematico. Agenti si deplezione delle catecolamine I pazienti che assumono agenti con proprietà beta–bloccanti e farmaci che possono esaurire le catecolamine (ad es. reserpina e gli inibitori delle monoamine ossidasi) devono essere strettamente monitorati per segni di ipotensione e/o bradicardia grave. FANS L’uso concomitante di farmaci anti–infiammatori non steroidei (FANS) e beta–adrenergici bloccanti possono provocare un aumento ed un abbassamento della pressione sanguigna. FANS, estrogeni e corticosteroidi L’effetto antiipertensivo del carvedilolo viene ridotto dalla ritenzione di acqua e di sodio. Nitrati Aumento degli effetti ipotensivi. Ergotamina. Aumentata vasocostrizione. Agenti con azione di blocco neuromuscolare. Aumentato blocco neuromuscolare. Simpaticomimetici con effetti alfa–mimetici e beta–mimetici. Rischio di ipertensione e di eccessiva bradicardia. Broncodilatatori beta–agonisti I beta bloccanti non cardioselettivi si oppongono agli effetti broncodilatatori dei beta–agonisti broncodilatatori. Si raccomanda un attento monitoraggio dei pazienti.
6. Effetti indesiderati
(a) Sintesi del profilo di sicurezza La frequenza delle reazioni avverse non è dose–dipendente, ad eccezione di capogiri, visione alterata e bradicardia. (b) Elenco delle reazioni avverse Il rischio di gran parte delle reazioni avverse associate al carvedilolo è simile per tutte le indicazioni. Le eccezioni sono descritte nella sottosezione (c). Le categorie di frequenza sono le seguenti: Molto comune ≥ 1/10 Comune ≥ 1/100 e <1/10 Non comune ≥ 1/1. 000 e <1/100 Raro ≥ 1/10. 000 e <1/1. 000 Molto raro <1/10. 000 Infezioni e infestazioni Comuni: Bronchite, polmonite, infezioni delle alte vie respiratorie, infezioni delle vie urinarie Patologie del sistema emolinfopoietico Comuni: Anemia Rari: Trombocitopenia Molto rari: Leucopenia Disturbi del sistema immunitario Molto rari: Ipersensibilità (reazione allergica) Disturbi del metabolismo e della nutrizione Comuni: Aumento di peso, ipercolesterolemia, compromissione del controllo del glucosio nel sangue (iperglicemia, ipoglicemia) nei pazienti con diabete pre–esistente Disturbi psichiatrici Comuni: Depressione, umore depresso Non comuni: Disturbi del sonno Patologie del sistema nervoso Molto comuni: Capogiri, mal di testa Non comuni: Presincope, sincope, parestesia Patologie dell’occhio Comuni: Compromissione della vista, ridotta lacrimazione (occhio secco), irritazione agli occhi Patologie cardiache Molto comuni: Insufficienza cardiaca Comuni: Bradicardia, edema, ipervolemia, sovraccarico di fluidi Non comuni: Blocco atrio–ventricolare, angina pectoris Patologie vascolari Molto comuni: Ipotensione Comuni: Ipotensione ortostatica, disturbi della circolazione periferica (estremità fredde, malattia vascolare periferica, esacerbazione di claudicatio intermittens e fenomeno di Reynaud) Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Comuni: Dispnea, edema polmonare, asma in pazienti predisposti Rari: Congestione nasale Patologie gastrointestinali Comuni: Nausea, diarrea, vomito, dispepsia, dolore addominale Non comuni: Stipsi Molto rari: Bocca secca Patologie epatobiliari Molto rari: Aumentato di alanina aminotransferasi (ALT), aspartato aminotransferasi (AST) e gammaglutamyltransferase (GGT) Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Non comuni: Reazioni cutanee (es. esantema allergico, dermatiti, orticaria, prurito, lesioni della pelle tipo psoriasi e lichen planus), alopecia. Molto rari: reazioni avverse cutanee gravi (es. eritema multiforme, sindrome di Stevens–Johnson, necrolisi epidermica tossica). Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Comuni: Dolore alle estremità Patologie renali e urinarie Comuni: Insufficienza renale e alterazioni della funzione renale nei pazienti con malattia vascolare diffusa e/o insufficienza renale preesistente, disturbi della minzione Molto rari: Incontinenza urinaria nelle donne Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Molto comuni: Edema genitale Non comuni: Disfunzione erettile Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Molto comuni: Astenia (stanchezza) Comune: Dolore (c) Descrizione delle reazioni avverse selezionate Capogiri, sincope, cefalea e astenia sono generalmente lievi e hanno maggiori probabilità di verificarsi all’inizio del trattamento. Nei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia, peggioramento dell’insufficienza cardiaca e ritenzione di liquidi possono verificarsi nella fase di titolazione della dose di carvedilolo (vedere paragrafo 4.4). L’insuficienza cardiaca è un evento avverso comunemente segnalato sia nei pazienti trattati con placebo che nei pazienti trattati con carvedilolo (rispettivamente 14,5% e 15,4%, nei pazienti con disfunzione ventricolare sinistra dopo infarto miocardico acuto). Un peggioramento reversibile della funzione renale è stato osservato con la terapia con carvedilolo nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica con pressione sanguigna bassa, cardiopatia ischemica e malattia vascolare diffusa e/o insufficienza renale preesistente (vedere paragrafo 4.4). Come classe, i bloccanti del recettore beta–adrenergico possono causare la manifestazione di un diabete latente, il peggioramento di un diabete manifesto, e l’inibizione della controregolazione glicemica. Il carvedilolo può causare incontinenza urinaria nelle donne, che si risolve con l’interruzione del trattamento. Segnalazione delle reazioni avverse sospette. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.
7. Gravidanza e allattamento
Non c’è un’adeguata esperienza clinica con il carvedilolo nelle donne in gravidanza. Gli studi sugli animali sono insufficienti per evidenziare gli effetti sulla gravidanza, sviluppo embrionale / fetale, parto e sviluppo post–natale (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale nell’uomo non è noto. Il carvedilolo non deve essere usato durante la gravidanza a meno che il potenziale beneficio per superi il potenziale rischio. Il trattamento deve essere interrotto 2–3 giorni prima della data del parto. Se questo non è possibile, il neonato deve essere monitorato nei primi 2–3 giorni di vita. I beta–bloccanti riducono la perfusione placentare, che può portare a morte intrauterina del feto e parti immaturi e prematuri. Inoltre nel feto e nel neonato possono manifestarsi effetti avversi (soprattutto ipoglicemia e bradicardia). Nel neonato ci può essere un aumento del rischio di complicazioni cardiache e polmonari nel periodo post–natale. Studi su animali non hanno mostrato evidenze concrete di teratogenicità con il carvedilolo (vedere anche paragrafo 5.3) Studi sugli animali hanno dimostrato che il carvedilolo o i suoi metaboliti sono escreti nel latte materno. Non è noto se carvedilolo venga escreto nel latte umano. Pertanto l’allattamento al seno non è raccomandato durante la somministrazione di carvedilolo.
8. Conservazione
Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce. Non conservare a temperatura superiore ai 30° C.
9. Principio attivo
Ogni compressa rivestita con film contiene Carvedilolo 3.125 mg, 6.25 mg, 12.5 mg o 25 mg. Eccipienti con effetto noto: ogni compressa rivestita con film contiene 12.5 mg, 25 mg, 50 mg o 100 mg di lattosio monoidrato Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1
10. Eccipienti
Nucleo della compressa: Cellulosa microcristallina Lattosio monoidrato Crospovidone Povidone Silice colloidale anidra Magnesio stearato Rivestimento della compressa: Ipromellosa Titanio diossido (E171), Trietilcitrato, Macrogol Polidestrosio.
11. Sovradosaggio
Sintomi e segni In caso di sovradosaggio si possono manifestare grave ipotensione, bradicardia, insufficienza cardiaca, shock cardiogeno ed arresto cardiaco. Vi possono essere inoltre problemi respiratori, broncospasmo, vomito, disturbi della coscienza e crisi convulsive generalizzate. Trattamento In aggiunta al trattamento di supporto generale, i parametri vitali devono essere monitorati e se necessario corretti in una unità di terapia intensiva. L’atropina può essere utilizzata per eccessiva bradicardia, mentre per suportare la funzione ventricolare si raccomanda glucagone endovena o simpaticomimetici (dobutamina, isoprenalina). Se è richiesto un effetto ionotropo positivo devono essere considerati gli inibitori della fosfodieasterasi (PDE). Se la vasodilatazione periferica domina il profilo di intossicazione, allora si deve somministrare norfenefrina o noradrenalina sotto costante monitoraggio della circolazione. In caso di bradicardia resistente alla terapia si deve iniziare un trattamento con pace–maker. Per il broncospasmo devono essere somministrati beta–simpaticomimetici (come aerosol o endovena) o può essere somministrata aminofillina per via endovenosa per iniezione lenta o per infusione. In caso di crisi convulsive, è raccomandata la somministrazione di diazepam e clonazepam per iniezione endovenosa lenta. Il carvedilolo è fortemente legato alle proteine. Pertanto non può essere eliminato mediante dialisi. Nei casi di grave sovradosaggio con sintomi di shock, il trattamento di supporto deve essere continuato per un periodo sufficientemente lungo, cioè fino a quando le condizioni del paziente si siano stabilizzate, poiché ci si deve un prolungamento dell’emivita di eliminazione e la redistribuzione del carvedilolo dai compartimenti più profondi.
Le informazioni pubblicate in questa pagina riportano informazioni farmaceutiche (Foglietto Illustrativo e Caratteristiche principali del Farmaco), sono da intendersi a solo scopo illustrativo; non intendono e non devono sostituirsi alle opinioni del medico. Per informazioni complete e sempre aggiornate su questo farmaco si consiglia di consultare il portale dell'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).