1. Indicazioni terapeutiche
Trattamento dell’ipertensione essenziale. Questa combinazione fissa è indicata per i pazienti la cui pressione sanguigna non sia adeguatamente controllata con captopril da solo o con idroclorotiazide da sola.
2. Posologia
Nei pazienti la cui pressione sanguigna non sia adeguatamente controllata con captopril da solo o idroclorotiazide da sola, Captopril e Idroclorotiazide Hexal può essere assunto, prima e dopo i pasti, in una singola dose o in due dosi divise giornaliere. Non superare la dose massima giornaliera di 50 mg di captopril e di 25 mg di idroclorotiazide. Se non si ottengono soddisfacenti abbassamenti della pressione sanguigna, può essere aggiunto un ulteriore trattamento antipertensivo (vedere paragrafo 4.5). Adulti: la somministrazione della combinazione fissa di captopril e idroclorotiazide è di solito raccomandata dopo una titolazione del dosaggio con i singoli componenti. La dose di mantenimento usuale è 50/25 mg una volta al giorno, al mattino. Quando clinicamente appropriato, si può considerare un passaggio diretto dalla monoterapia alla combinazione fissa. Il dosaggio da 25/25 mg può essere somministrato una volta al giorno in quei pazienti la cui pressione sanguigna non è adeguatamente controllata con idroclorotiazide 25 mg in monoterapia e prima della titolazione del captopril. I dosaggi da 50/25 mg e 25/25 mg devono essere assunti in una sola compressa al giorno, in quanto due compresse comporterebbero un inappropriato sovradosaggio di idroclorotiazide (50 mg/die). Il dosaggio da 50/15 mg può essere somministrato, all’inizio della terapia con la combinazione fissa, in quei pazienti la cui pressione sanguigna non è adeguatamente controllata con captopril 50 mg in monoterapia, e/o quando si preferisce un più basso dosaggio di idroclorotiazide. Captopril e Idroclorotiazide Hexal è disponibile nel dosaggio 50 mg/25 mg Disfunzione renale: clearance della creatinina compresa tra 30 e 80 ml/min: la dose iniziale è di solito di 25/12,5 mg (1/2 compressa) una volta al giorno, al mattino. La combinazione captopril/idroclorotiazide è controindicata nei pazienti con grave insufficienza renale (clearance della creatinina < 30 ml/min). Popolazioni speciali: nei pazienti con deplezione salina o di volume, nei pazienti anziani e in quelli diabetici la dose iniziale è di solito di 25 mg/12,5 mg una volta al giorno (½ compressa). Bambini: la sicurezza e l’efficacia di Captopril e Idroclorotiazide Hexal nei bambini non sono state stabilite. Non esiste alcuna indicazione per l’uso di captopril e idroclorotiazide nei bambini.
3. Controindicazioni
• Ipersensibilità ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1 o a qualsiasi altro ACE–Inibitore o a qualsiasi altro medicinale derivato dalle sulfonamidi. • Storia di angioedema associato ad una precedente terapia con ACE–Inibitori. • Edema angioneurotico ereditario/idiopatico. • Grave insufficienza renale (clearance della creatinina < 30 ml/min). • Grave insufficienza epatica. • Secondo e terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.6).
4. Avvertenze
CAPTOPRIL Ipotensione: raramente è stata osservata ipotensione in pazienti con ipertensione non complicata. Ipotensione sintomatica può più probabilmente presentarsi in pazienti ipertesi che presentino deplezione di volume e/o sodio a seguito di un’intensa terapia diuretica, restrizione salina nella dieta, diarrea, vomito o emodialisi. La deplezione di volume e/o sodio deve essere corretta prima della somministrazione di un ACE–Inibitore e deve essere considerata una dose iniziale più bassa. Come con altri antipertensivi, un’eccessiva diminuzione della pressione in pazienti con malattia ischemica cardiovascolare o cerebrovascolare può aumentare il rischio di infarto del miocardio o di ictus. Nel caso in cui si sviluppi ipotensione, il paziente deve essere messo in posizione supina. Potrebbe essere necessaria la replezione di volume con infusione venosa di soluzione salina. Ipertensione renovascolare: c’è un aumentato rischio di ipotensione e di insufficienza renale quando pazienti con stenosi bilaterale dell’arteria renale o una stenosi dell’arteria in un singolo rene funzionante sono trattati con ACE–Inibitori. Una perdita di funzione renale può manifestarsi anche con lievi modificazioni della creatinina sierica. In questi pazienti, la terapia deve essere iniziata sotto stretto controllo medico con basse dosi, con un aggiustamento cauto e controllando la funzione renale. Angioedema: nei pazienti trattati con ACE–Inibitori, compreso captopril, è stato riportato angioedema del viso, delle estremità, delle labbra, della lingua, della glottide e/o della laringe. Questo può accadere in qualsiasi momento durante il trattamento. In questi casi, l’assunzione di captopril deve essere interrotta immediatamente e deve essere istituito un monitoraggio appropriato per garantire la completa risoluzione dei sintomi prima di dimettere il paziente. In quei casi in cui il gonfiore è limitato al viso e alle labbra, la condizione si risolve generalmente senza trattamento, sebbene gli antistaminici si siano dimostrati utili nell’alleviare i sintomi. L’angioedema associato ad edema laringeo può essere fatale. Qualora vi sia il coinvolgimento della lingua, della glottide o della laringe, che può provocare ostruzione delle vie aeree, deve essere immediatamente istituita una terapia appropriata, che può includere una soluzione per via sottocutanea di epinefrina 1:1000 (da 0,3 ml a 0,5 ml) e/o misure volte a garantire una pervietà delle vie aeree.Il paziente deve essere ospedalizzato e tenuto in osservazione almeno 12 o 24 ore e non deve essere dimesso prima della completa risoluzione dei sintomi. E’ stato segnalato che i pazienti di razza nera trattati con ACE inibitori presentano una maggiore incidenza di angioedema rispetto ai non–neri. I pazienti con una storia di angioedema non correlato alla terapia con ACE inibitori possono presentare un rischio aumentato di angioedema durante il trattamento con un ACE–inibitore (vedere paragrafo 4.3). L’angioedema intestinale è stata riportato raramente nei pazienti trattati con ACE–inibitori. Questi pazienti presentavano dolore addominale (con o senza nausea o vomito), in alcuni casi, non vi era alcun precedente di angioedema facciale e i livelli di esterasi C–1 erano normali. L’angioedema è stato diagnosticato con procedure tra cui TAC addominale o ecografia o durante la chirurgia e i sintomi si sono risolti dopo la sospensione dell’ACE–inibitore. L’angioedema intestinale deve essere incluso nella diagnosi differenziale dei pazienti in trattamento con ACE inibitori che presentano dolore addominale (vedere paragrafo 4.8). Tosse: con l’uso degli ACE–Inibitori è stata riportata tosse. Di solito, la tosse si presenta come non produttiva, persistente e si risolve con l’interruzione della terapia. Insufficienza epatica: raramente gli ACE–Inibitori sono stati associati ad una sindrome che inizia con ittero colestatico e progredisce fino alla necrosi epatica fulminante e (talvolta) fino alla morte. Il meccanismo di questa sindrome non è chiarito. I pazienti che assumano ACE–Inibitori e che sviluppino ittero o manifestino marcati incrementi degli enzimi epatici devono sospendere l’ACE–Inibitore e devono essere seguiti in maniera appropriata dal punto di vista medico. Iperpotassiemia: in alcuni pazienti trattati con ACE–Inibitori, incluso captopril, sono stati osservati aumenti del potassio sierico. I pazienti a rischio per lo sviluppo di iperpotassiemia includono quelli con insufficienza renale, diabete mellito o quelli in trattamento contemporaneo con diuretici risparmiatori di potassio, supplementi di potassio, o sostituti salini contenenti potassio, o altri farmaci associati ad un aumento del potassio (es. eparina). Se l’uso concomitante dei medicinali sopra menzionati è considerato appropriato, si raccomanda un regolare monitoraggio del potassio sierico. Stenosi della valvola aortica e mitralica/cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva/shock cardiogeno: gli ACE–Inibitori devono essere impiegati con cautela nei pazienti con una ostruzione valvolare e del tratto di efflusso del ventricolo sinistro, e devono essere evitati in caso di shock cardiogeno e di ostruzione emodinamicamente significativa. Neutropenia/agranulocitosi: in pazienti che assumevano ACE–Inibitori, incluso captopril sono state segnalate neutropenia/agranulocitosi, trombocitopenia e anemia. La neutropenia si è manifestata raramente in pazienti con funzione renale normale senza altri fattori di rischio. Captopril deve essere usato con estrema cautela in pazienti con malattia collageno–vascolare, in terapia con immunosoppressori, allopurinolo o procainamide o con una combinazione di questi fattori di rischio, specialmente in presenza di una pre–esistente disfunzione renale. Alcuni di questi pazienti sviluppano infezioni gravi che in alcuni casi non rispondono ad una intensa terapia antibiotica. Se captopril fosse usato in questi pazienti, si raccomanda di effettuare la conta dei globuli rossi e dei globuli bianchi e la conta differenziale prima della terapia, ogni due settimane durante i primi tre mesi di terapia con captopril e poi periodicamente. Durante il trattamento, a tutti i pazienti deve essere richiesto di segnalare ogni segno di infezione (es. mal di gola, febbre) quando deve essere effettuata una conta differenziale delle cellule del sangue. In caso di neutropenia accertata o sospetta (neutrofili meno di 1000/mm³) si deve sospendere il trattamento con captopril e tutti i medicinali somministrati contemporaneamente (vedere paragrafo 4.5). Nella maggior parte dei pazienti, la conta dei neutrofili torna rapidamente alla normalità alla sospensione del captopril. Proteinuria: la proteinuria si può manifestare particolarmente nei pazienti con disfunzione renale pre–esistente o in trattamento con dosi di ACE–Inibitori relativamente elevate. Una proteinuria superiore ad 1 g al giorno è stata riscontrata in circa lo 0,7% dei pazienti che assumevano captopril. La maggioranza dei pazienti aveva evidenza di una precedente malattia renale o aveva ricevuto dosi di captopril relativamente elevate (superiori a 150 mg/die), o entrambe le condizioni. Una sindrome nefrotica si è manifestata in circa 1/5 dei pazienti proteinurici. Nella maggior parte dei casi la proteinuria si è attenuata o risolta in sei mesi sia che si fosse proseguito il trattamento con captopril o no. I parametri di funzionalità renale, come l’azotemia o la creatinina, sono risultati raramente alterati nei pazienti con proteinuria. I pazienti con precedente malattia renale devono effettuare determinazioni delle proteine urinarie (dip–stick sulle prime urine del mattino) prima del trattamento e poi periodicamente. Reazioni anafilattoidi in corso di desensibilizzazione: in pazienti sottoposti a trattamento desensibilizzante con veleno di imenotteri e che assumevano un altro ACE–Inibitore raramente sono state riportate delle reazioni anafilattoidi prolungate, tali da mettere il paziente in pericolo di vita. Negli stessi pazienti, queste reazioni si sono evitate con la temporanea sospensione dell’ACE–Inibitore, ma ricomparivano in seguito ad una incauta risomministrazione. Perciò è necessario esercitare cautela nei pazienti trattati con ACE–Inibitori sottoposti a tali procedure di desensibilizzazione. Reazioni anafilattoidi durante esposizione a membrane ad alto flusso per dialisi/aferesi delle lipoproteine: in pazienti emodializzati con membrane per dialisi ad alto flusso o sottoposti ad aferesi delle lipoproteine a bassa densità per adsorbimento con destran–solfato sono state riportate reazioni anafilattoidi. In questi pazienti, deve essere preso in considerazione l’impiego di un differente tipo di membrana per dialisi o di una diversa classe di medicinali. Chirurgia/anestesia: nei pazienti sottoposti a chirurgia maggiore o durante trattamento con anestetici che siano noti per causare una diminuzione della pressione arteriosa può manifestarsi ipotensione. In questo caso l’ipotensione può essere corretta con un’espansione del volume. Pazienti diabetici: i livelli di glicemia devono essere attentamente controllati nei pazienti diabetici precedentemente trattati con antidiabetici orali o insulina, specificatamente durante il primo mese di trattamento con un ACE–Inibitore. Come accade con altri inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, Captopril e Idroclorotiazide Hexal è apparentemente meno efficace nell’abbassare la pressione sanguigna nella popolazione nera rispetto alla popolazione non nera, probabilmente a causa della più alta presenza nella popolazione nera ipertesa di stati a bassa renina. IDROCLOROTIAZIDE Disfunzione renale: nei pazienti con malattia renale i tiazidici possono determinare iperazotemia. Nei pazienti con disfunzione renale possono svilupparsi effetti da accumulo di farmaco. Se la disfunzione renale progressiva diviene evidente, indicata da un rialzo dell’azoto non proteico, è necessario un attento riesame della terapia, prendendo in considerazione una sospensione della terapia diuretica (vedere paragrafo 4.3). Disfunzione epatica: i diuretici tiazidici devono essere impiegati con cautela in pazienti con disfunzione epatica o malattia epatica progressiva, dato che alterazioni minime dei liquidi o del bilancio elettrolitico possono portare a coma epatico (vedere paragrafo 4.3). Effetti metabolici ed endocrini: la terapia con diuretici tiazidici può alterare la tolleranza al glucosio. Nei pazienti diabetici può essere richiesto un aggiustamento del dosaggio dell’insulina o degli ipoglicemizzanti orali. Un diabete mellito latente può rendersi manifesto durante la terapia con diuretici tiazidici. Aumenti dei livelli di colesterolo e dei trigliceridi sono stati associati con una terapia diuretica con tiazidi. In alcuni pazienti trattati con diuretici tiazidici può manifestarsi iperuricemia o addirittura gotta franca. Squilibrio elettrolitico: come per ciascun paziente in terapia con diuretici, deve essere effettuata una determinazione periodica degli elettroliti sierici, ad intervalli appropriati. I tiazidici, compresa l’idroclorotiazide, possono causare uno squilibrio idro–elettrolitico (ipopotassiemia, iposodiemia, e alcalosi ipocloremica). Sintomi premonitori di uno squilibrio idro–elettrolitico sono secchezza delle fauci, sete, debolezza, letargia, sonnolenza, agitazione, dolore muscolare o crampi, affaticamento muscolare, ipotensione, oliguria, tachicardia, e disturbi gastrointestinali come nausea o vomito. Sebbene l’ipopotassiemia possa svilupparsi con l’uso di diuretici tiazidici, la concomitante terapia con captopril può ridurre l’ipopotassiemia indotta dal diuretico. Il rischio di ipopotassiemia è massimo nei pazienti con cirrosi epatica, nei pazienti con diuresi abbondante, nei pazienti con un apporto non adeguato di elettroliti per via orale e nei pazienti in trattamento concomitante con corticosteroidi o ACTH (vedere paragrafo 4.5). Un’ipopotassiemia da diluizione può verificarsi nei pazienti edematosi quando fa caldo. Il deficit di cloro è generalmente lieve e normalmente non richiede trattamento. I tiazidici possono diminuire l’escrezione urinaria di calcio e causare un’intermittente e lieve elevazione del calcio sierico in assenza di disordini accertati del metabolismo del calcio. Una marcata ipercalcemia può essere la spia di un’iperparatiroidismo nascosto. I tiazidi devono essere interrotti prima di effettuare analisi per la funzione paratiroidea. I tiazidici hanno mostrato di aumentare l’escrezione urinaria di magnesio che può risultare in ipomagnesiemia. Test anti–doping: l’idroclorotiazide contenuta in questo farmaco può produrre un risultato positivo in un test anti–doping. Altro: reazioni di ipersensibilità possono manifestarsi in pazienti con storia o meno di allergia o asma bronchiale. &EGRAVE; stata riportata la possibilità di una recrudescenza o di una attivazione di Lupus Eritematoso Sistemico. COMBINAZIONE CAPTOPRIL/IDROCLOROTIAZIDE Gravidanza: il trattamento con ACE–inibitori non deve essere iniziato durante la gravidanza. Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere a trattamenti antipertensivi alternativi, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con un ACE inibitore. Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con ACE–inibitori deve essere interrotto immediatamente e, se appropriato, deve essere iniziata una terapia alternativa (vedere paragrafi 4.3 e 4.6). Rischio di ipopotassiemia: la combinazione di un ACE–Inibitore con un diuretico tiazidico non esclude la possibilità che si verifichi ipopotassiemia. Deve essere effettuato un regolare monitoraggio dei livelli di potassio. Combinazione con litio: si raccomanda di non usare Captopril e Idroclorotiazide Hexal in associazione con litio a causa della potenziale tossicità di quest’ultimo (vedere paragrafo 4.5). Lattosio: Captopril e Idroclorotiazide Hexal contiene lattosio. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi, o da malassorbimento di glucosio–galattosio, non devono assumere questo medicinale.
5. Interazioni
CAPTOPRIL Diuretici risparmiatori di potassio o supplementi del potassio: gli ACE–Inibitori attenuano la perdita di potassio indotta dal diuretico. I diuretici risparmiatori di potassio (spironolattone, triamterene o amiloride), i supplementi di potassio o i sostituti salini contenenti potassio possono portare ad un significativo incremento della potassiemia. Se l’uso concomitante è indicato a causa di una manifesta ipopotassiemia, devono essere usati con cautela e con frequenti controlli del potassio sierico (vedere paragrafo 4.4). Diuretici (tiazidici o diuretici dell’ansa): un precedente trattamento con alte dosi di diuretici può portare ad una deplezione di volume e al rischio di ipotensione al momento di iniziare la terapia con captopril (vedere paragrafo 4.4). Gli effetti ipotensivi possono essere ridotti sospendendo il diuretico, aumentando il volume o l’assunzione di sale o iniziando la terapia con basse dosi di captopril. Tuttavia, in studi specifici con idroclorotiazide o furosemide, non sono state osservate interazioni farmacologiche significative dal punto di vista clinico. Altri antipertensivi: il captopril è stato somministrato con sicurezza insieme ad altri antipertensivi di comune impiego (beta–bloccanti e bloccanti dei canali del calcio a lunga durata d’azione). L’uso concomitante di questi farmaci può aumentare gli effetti ipotensivi del captopril. Il trattamento con nitroglicerina e altri nitrati, o altri vasodilatatori, dovrebbe essere impiegato con cautela. Agenti alfa–bloccanti: l’uso concomitante di agenti alfa–bloccanti può aumentare gli effetti antipertensivi del captopril e aumentare il rischio di ipotensione ortostatica. Trattamento dell’infarto acuto del miocardio: captopril può essere usato insieme ad acido acetilsalicilico (ai dosaggi cardiologici), trombolitici, beta–bloccanti e/o nitrati in pazienti con infarto del miocardio Antidepressivi triciclici/Antipsicotici: gli ACE–Inibitori possono potenziare gli effetti ipotensivi di alcuni antidepressivi triciclici ed antipsicotici (vedere paragrafo 4.4). Può manifestarsi ipotensione posturale. Allopurinolo, procainamide, citostatici o agenti immunosoppressivi: la contemporanea somministrazione di ACE–Inibitori può portare ad un maggior rischio di leucopenia specialmente quando questi ultimi vengono utilizzati in dosi più elevate di quelle normalmente raccomandate. Simpaticomimetici: possono ridurre gli effetti antipertensivi degli ACE–Inibitori; i pazienti devono essere controllati con attenzione. Antidiabetici: studi farmacologici hanno dimostrato che gli ACE–Inibitori, compreso il captopril, possono potenziare gli effetti ipoglicemizzanti dell’insulina e degli antidiabetici orali come la sulfonilurea nei diabetici. Nel caso in cui questa interazione molto rara si dovesse verificare, può essere necessario ridurre la dose dell’antidiabetico durante il trattamento simultaneo con ACE–Inibitori. IDROCLOROTIAZIDE Amfotericina B (parenterale), carbenoxolone, corticosteroidi, corticotropina (ACTH) o lassativi stimolanti: l’idroclorotiazide può intensificare lo squilibrio elettrolitico, particolarmente l’ipopotassiemia. Sali di calcio: in caso di somministrazione contemporanea con diuretici tiazidici, i livelli di calcio possono aumentare a causa di una ridotta escrezione. Glicosidi cardiaci: maggiore possibilità di tossicità da digitale associata a ipopotassiemia indotta dai tiazidici. Colestiramina e colestipolo: possono ritardare o diminuire l’assorbimento dell’idroclorotiazide. I diuretici derivati dalla sulfonamide devono essere somministrati almeno un’ora prima o da quattro a sei ore dopo questi medicinali. Rilassanti muscolari non–depolarizzanti (ad es. tubocurarina cloridrato): gli effetti di queste sostanze possono essere potenziati dall’idroclorotiazide. Medicinali associati a torsione di punta: a causa del rischio di ipopotassiemia, si deve usare cautela nella co–somministrazione di idroclorotiazide con medicinali associati a torsione di punta, quali alcuni antiaritmici, antipsicotici ed altri medicinali noti per indurre torsione di punta. Carbamazepina: l’uso concomitante di carbamazepina e idroclorotiazide è stato associato con il rischio di iponatremia sintomatica. I livelli di elettroliti devono essere monitorati durante l’uso concomitante. Se possibile, deve essere usata un’altra classe di diuretici. COMBINAZIONE CAPTOPRIL/IDROCLOROTIAZIDE Litio: aumenti reversibili delle concentrazioni sieriche di litio e della tossicità da litio sono stati riportati durante la somministrazione concomitante di litio ed ACE–Inibitori. L’uso concomitante di diuretici tiazidici può aumentare il rischio di tossicità da litio e potenziare il già elevato rischio di tossicità da litio con ACE–Inibitori. La combinazione di captopril ed idroclorotiazide con litio non è pertanto raccomandata ed un attento monitoraggio dei livelli sierici di litio deve essere effettuato nel caso in cui la combinazione risulti necessaria. Antinfiammatori non steroidei: è stato descritto che i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e gli ACE–Inibitori esercitano un effetto additivo nel determinare l’aumento del potassio sierico, mentre la funzione renale può diminuire. Questi effetti sono, in linea di principio, reversibili. Raramente può verificarsi insufficienza renale acuta, in particolare in pazienti con funzionalità renale compromessa come gli anziani o i pazienti disidratati. La somministrazione cronica di FANS può ridurre gli effetti antipertensivi di un ACE–Inibitore. La somministrazione di farmaci FANS può ridurre gli effetti diuretico, natriuretico ed antipertensivo dei diuretici tiazidici. Chimica clinica: il captopril può causare risultati falsi positivi al test urinario per l’acetone. L’idroclorotiazide può interferire nell’uso diagnostico del test della bentiromide. I tiazidici possono diminuire i livelli di iodoproteinemia senza segni di disturbo tiroideo.
6. Effetti indesiderati
La frequenza è definita secondo la seguente convenzione: comune (> 1/100, < 1/10), non comune (> 1/1,000, < 1/100), rara (> 1/10,000, < 1/1,000) e molto rara (< 1/10,000). CAPTOPRIL Effetti indesiderati riportati con captopril e/o terapia con ACE–Inibitori comprendono: Patologie del sistema emolinfopoietico: molto rari: neutropenia/agranulocitosi (vedere paragrafo 4.4), pancitopenia soprattutto in pazienti con disfunzione renale (vedere paragrafo 4.4.), anemia (compresa l’aplastica e l’emolitica), trombocitopenia, linfoadenopatia, eosinifilia, malattie autoimmuni e/o positività per gli anticorpi anti–nucleo. Disturbi del metabolismo e della nutrizione: rari: anoressia. molto rari: iperpotassiemia, ipoglicemia (vedere paragrafo 4.4).Disturbi psichiatrici: comuni: disturbi del sonno. molto rari: confusione, depressione. Patologie del sistema nervoso: comuni: alterazione del gusto, vertigini. rari: sonnolenza, cefalea e parestesia. molto rari: accidenti cerebrovascolari, incluso l’ictus, e sincope. Patologie dell’occhio: molto rari: visione offuscata. Patologie cardiache: non comuni: tachicardia o tachiaritmia, angina pectoris, palpitazioni. molto rari: arresto cardiaco, shock cardiogeno. Patologie vascolari: non comuni: ipotensione (vedere paragrafo 4.4), sindrome di Reynaud, arrossamento, pallore. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche: comuni: tosse secca, tosse irritante (non produttiva) (vedere paragrafo 4.4) e dispnea. molto rari: broncospasmo, rinite, alveolite allergica/polmonite eosinofila. Patologie gastrointestinali: comuni: nausea, vomito, irritazione gastrica, dolore addominale, diarrea, costipazione, secchezza delle fauci. rari: stomatite/ulcerazioni aftose, angioedema intestinale (vedere paragrafo 4.4). molto rari: glossite, ulcera peptica, pancreatite. Patologie epatobiliari: molto rari: disfunzione epatica e colestasi (incluso ittero), epatiti inclusa la necrosi, aumento degli enzimi epatici e bilirubina. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: comuni: prurito con o senza arrossamento, rash e alopecia. non comuni: angioedema (vedere paragrafo 4.4). molto rari: orticaria, sindrome di Stevens–Johnson, eritema multiforme, fotosensibilità, eritroderma, reazioni pemfigoidi e dermatite esfoliativa. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo: molto rari: mialgia, artralgia. Patologie renali e urinarie: rari: disfunzione renale inclusa l’insufficienza renale, poliuria, oliguria, pollachiuria. molto rari: sindrome nefrosica. Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella: molto rari: impotenza, ginecomastia. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: non comuni: dolore toracico, affaticabilità, malessere. molto rari: febbre. Esami diagnostici: molto rari: proteinuria, eosinofilia, iperpotassiemia, iposodiemia, iperazotemia, ipercreatininemia, iperbilirubinemia, diminuzione dell’emoglobina, dell’ematocrito, dei leucociti, dei trombociti, positività per gli anticorpi anti–nucleo, VES elevata. IDROCLOROTIAZIDE Infezioni e infestazioni: scialoadenite. Patologie del sistema emolinfopoietico: leucopenia, neutropenia/agranulocitosi, trombocitopenia, anemia aplastica ed emolitica, depressione midollare. Disturbi del metabolismo e della nutrizione: anoressia, iperglicemia, glicosuria, iperuricemia, squilibrio elettrolitico (compresa l’iposodiemia e l’ipopotassiemia), aumento del colesterolo e dei trigliceridi. Disturbi psichiatrici: agitazione, depressione, disturbi del sonno. Patologie del sistema nervoso: perdita dell’appetito, parestesie, sensazione di testa leggera. Patologie dell’occhio: xantopsia, visione offuscata transitoria. Patologie dell’orecchio e del labirinto: vertigine.Patologie cardiache: ipotensione posturale, aritmie cardiache. Patologie vascolari: angioite necrotizzante (vasculiti, vasculiti cutanee). Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche: disturbi respiratori (inclusi polmonite ed edema polmonare). Patologie gastrointestinali: irritazione gastrica, diarrea, costipazione, pancreatite. Patologie epatobiliari: ittero (ittero colestatico intraepatico). Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: reazioni di fotosensibilità, rash, reazionicutanee simil–lupoidi, riattivazione di Lupus eritematoso cutaneo, orticaria, reazioni anafilattiche, necrolisi epidermotossica. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo: spasmi muscolari. Patologie renali e urinarie: disfunzione renale, nefrite interstiziale. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: febbre, debolezza. Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.
7. Gravidanza e allattamento
Gravidanza Dati gli effetti dei singoli componenti di questo medicinale sulla gravidanza, l’uso di Captopril e Idroclorotiazide Hexal non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L’uso di Captopril e Idroclorotiazide Hexal è controindicato durante il secondo ed il terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4). ACE inibitori L’uso di ACE inibitori non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L’uso di ACE inibitori è controindicato durante il secondo ed il terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4). L’evidenza epidemiologica sul rischio di teratogenicità a seguito dell’esposizione ad ACE inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non ha dato risultati conclusivi; tuttavia non può essere escluso un piccolo aumento del rischio. Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere a trattamenti antipertensivi alternativi, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con un ACE inibitore. Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con ACE inibitori deve essere immediatamente interrotto e, se appropriato, si deve iniziare una terapia alternativa. E’ noto che nella donna l’esposizione ad ACE inibitori durante il secondo ed il terzo trimestre induce tossicità fetale (ridotta funzionalità renale, oligoidramnios, ritardo nell’ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia) (vedere paragrafo 5.3). Se dovesse verificarsi un’esposizione ad un ACE inibitore dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio. I neonati le cui madri abbiano assunto ACE inibitori devono essere attentamente seguiti per quanto riguarda l’ipotensione (vedere paragrafi 4.3 e 4.4). Idroclorotiazide C’è una esperienza limitata circa l’uso della idroclorotiazide durante la gravidanza, specialmente durante il primo trimestre di gravidanza. Gli studi sugli animali non sono sufficienti. L’idroclorotiazide attraversa la placenta. In base al suo meccanismo d’azione l’uso di idroclorotiazide durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza può compromettere la perfusione feto placentare e può causare effetti fetali e neonatali come ittero, alterazioni del bilancio elettrolitico e trombocitopenia. L’idroclorotiazide non deve essere usata per il trattamento dell’edema gestazionale, l’ipertensione gestazionale o la preeclampsia a causa del rischio di riduzione del volume plasmatico e di ipoperfusione placentare, senza un effetto benefico sul decorso della malattia. Idroclorotiazide non deve essere usata per il trattamento dell’ipertensione in donne in gravidanza eccetto che in rare situazioni dove nessun altro trattamento potrebbe essere usato. Allattamento Captopril: Limitati dati di farmacocinetica dimostrano concentrazioni molto basse nel latte materno (vedere paragrafo 5.2). Sebbene queste concentrazioni sembrano essere clinicamente irrilevanti, l’uso di Captopril e Idroclorotiazide Hexal in allattamento non è raccomandato per i neonati pretermine e nelle prime settimane dopo il parto, a causa del rischio ipotetico di effetti cardiovascolari e renali e perché non c’è abbastanza esperienza clinica. Nei neonati più grandi, se ritenuto necessario per la madre, Captopril e Idroclorotiazide Hexal può essere assunto durante l’allattamento, ma in questo caso il neonato deve essere seguito per la possibile comparsa di reazioni avverse. Idroclorotiazide: Idroclorotiazide viene escreta nel latte materno in piccole quantità. I diuretici tiazidi ad alte dosi, provocano intensa diuresi che può inibire la produzione di latte. L’uso di Captopril e Idroclorotiazide Hexal durante l’allattamento al seno non è raccomandato. Se Captopril e Idroclorotiazide Hexal viene assunto durante l’allattamento, le dosi devono essere mantenute ai livelli più bassi possibili.
9. Principio attivo
Ogni compressa contiene: principi attivi: captopril 50 mg + idroclorotiazide 25 mg. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
10. Eccipienti
Cellulosa microcristallina, lattosio monoidrato, amido di mais pregelatinizzato, acido stearico, magnesio stearato.
11. Sovradosaggio
Sintomi da sovradosaggio sono: aumento della diuresi, squilibrio elettrolitico, ipotensione grave, depressione dello stato di coscienza (incluso il coma), convulsioni, paresi, aritmie cardiache, bradicardia, insufficienza renale. Se l’ingestione è recente si devono applicare misure di prevenzione dell’assorbimento (ad es.: lavanda gastrica, somministrazione di adsorbenti e solfato di sodio entro trenta minuti dall’ingestione) e si deve accelerare l’eliminazione. Se si manifesta ipotensione, il paziente deve essere posto in posizione anti–shock e si devono somministrare rapidamente cloruro di sodio e liquidi. Può essere considerato un trattamento con angiotensina II. Bradicardia o reazioni vagali imponenti devono essere trattate con atropina. Si può considerare l’uso di un pacemaker. E’ essenziale il monitoraggio costante dei liquidi, degli elettroliti e del bilancio acido base e della glicemia. In caso di ipopotassiemia è necessaria la somministrazione di un sostituto del potassio. Captopril può essere rimosso dal circolo mediante dialisi. Non è stato stabilito il livello di rimozione per emodialisi dell’idroclorotiazide.