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Buprenorfina Sun 2 mg compresse sublinguali 7 compresse in blister pvc/pvdc/al

Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 2021
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1. Indicazioni terapeutiche
Trattamento sostitutivo della dipendenza da oppiacei nell’ambito di una terapia medica, sociale e psicologica. L’uso del medicinale è inteso per gli adulti e gli adolescenti di età uguale o superiore a 16 anni che hanno accettato di essere trattati per la tossicodipendenza.
2. Posologia
Terapia di induzione Prima di iniziare il trattamento si raccomanda di effettuare delle analisi di funzionalità epatica al basale e di documentare la condizione di epatite virale. Pazienti positivi per epatite virale, pazienti in trattamento concomitante (vedere paragrafo 4.5) e/o che presentano attualmente disfunzione epatica sono a rischio di accelerata compromissione epatica. Si raccomanda un monitoraggio regolare della funzione epatica (vedere paragrafo 4.4). Induzione Prima del trattamento di induzione, è necessario prendere in considerazione il tipo di dipendenza dagli oppioidi (ad esempio oppioidi a lunga o breve durata d’azione), il tempo intercorso dall’ultima assunzione di oppioidi ed il livello di dipendenza. Al fine di evitare il precipitarsi di sintomi da astinenza, indurre il trattamento con Buprenorfina SUN quando saranno evidenti oggettivi e chiari sintomi da astinenza. La dose iniziale varia da 0,8 mg a 4 mg, somministrati in dose singola giornaliera. Non è disponibile il dosaggio da 0,4 mg di Buprenorfina SUN. Qualora fosse necessaria una dose inferiore, il paziente dovrà usare le compresse (da 0,4 mg) di un’altra marca. Per i dipendenti da oppioidi che non hanno subito sintomi da astinenza: una dose di buprenorfina compresse somministrata per via sublinguale almeno 4-6 ore dopo l’ultima assunzione di oppioidi ovvero alla comparsa dei primi segni di forte astinenza. Per i pazienti che ricevono metadone: prima di iniziare la terapia con buprenorfina, ridurre la dose di metadone ad un massimo di 30 mg/die. La buprenorfina può precipitare i sintomi di astinenza nei pazienti dipendenti da metadone. Aggiustamento della dose e terapia di mantenimento La dose deve essere individualizzata per ogni paziente. Il dosaggio di mantenimento varia tra gli individui e deve essere determinato dal progressivo aumento della dose fino a che viene individuata la dose minima efficace. La dose di mantenimento media giornaliera è di 8 mg. La maggioranza dei pazienti non richiede dosi superiori a 16 mg/die, tuttavia, l’efficacia e la sicurezza di buprenorfina compresse sono state dimostrate in studi clinici a dosi fino a 24 mg/die. La dose viene aggiustata sulla base della rivalutazione dello stato clinico e sulla gestione generale del paziente. La stabilizzazione insoddisfacente con 16 mg al giorno può essere collegata a un eventuale uso improprio o di comorbidità psichiatrica. In questo caso devono essere prese in considerazione opzioni terapeutiche alternative. In particolare durante l’inizio del trattamento si raccomanda di fornire la buprenorfina giornalmente. Successivamente, dopo la stabilizzazione, al paziente può essere data una quantità di medicinale sufficiente per diversi giorni di trattamento. Tuttavia, si raccomanda che la quantità del medicinale erogato sia limitata ad un massimo di 7 giorni o a seconda dei requisiti locali. Riduzione della dose e interruzione del trattamento Dopo aver raggiunto un soddisfacente periodo di stabilizzazione, il dosaggio può essere ridotto gradualmente ad una dose di mantenimento inferiore; se ritenuto appropriato, in alcuni pazienti il trattamento potrà essere interrotto. La disponibilità della compressa sublinguale in dosi da 0,4 mg, 2 mg e 8 mg permette una titolazione decrescente del dosaggio. Monitorare i pazienti dopo l’interruzione del trattamento con buprenorfina a causa di possibili ricadute. Pazienti con compromissione della funzione epatica L’effetto della compromissione epatica sulla farmacocinetica della buprenorfina non è noto. La buprenorfina viene ampiamente metabolizzata; quindi si ritiene che i livelli plasmatici saranno superiori nei pazienti con insufficienza epatica moderata e grave. Pazienti con compromissione della funzione renale Nei pazienti con insufficienza renale non è richiesto alcun aggiustamento della dose di buprenorfina. Si raccomanda cautela nella somministrazione del medicinale a pazienti con grave insufficienza renale (CLcr < 30 ml/min) (vedere paragrafo 5.2).Uso in età pediatrica Non sono disponibili dati clinici sull’efficacia e la sicurezza d’impiego di Buprenorfina SUN nei bambini e negli adolescenti. Buprenorfina SUN non deve essere quindi impiegata nei bambini e negli adolescenti di età inferiore a 16 anni. Modo di somministrazione La somministrazione è sublinguale. Il medico avviserà i pazienti che la via di somministrazione sublinguale è l’unica efficace e sicura per questo medicinale. Tenere la compressa sotto la lingua fino a scioglimento, solitamente 5-10 minuti. Il risultato del trattamento dipende dal dosaggio prescritto e dai provvedimenti medici, psicologici, sociali ed educativi presi contemporaneamente nel monitoraggio del paziente.
3. Controindicazioni
•  Ipersensibilità alla buprenorfina o ad uno qualsiasi degli eccipienti •  Grave insufficienza respiratoria •  Grave insufficienza epatica •  Alcolismo acuto o delirium tremens.
4. Avvertenze
Non sono disponibili dati sugli adolescenti (età 16-18 anni); di conseguenza usare buprenorfina con cautela in questo gruppo di età. Avvertenze Buprenorfina compresse sublinguali sono indicate solo per il trattamento di dipendenza dagli oppioidi. Il trattamento deve essere inoltre prescritto da un medico esperto nella gestione dei pazienti con tossicodipendenza. Iniziando il trattamento con buprenorfina, il medico deve essere consapevole del parziale profilo agonista di buprenorfina e della sua potenzialità di precipitare i sintomi di astinenza nei pazienti con dipendenza da oppioidi. La buprenorfina si lega ai recettori oppiacei µ e κ. A causa del rischio di abuso, specialmente in caso di somministrazione endovenosa e di aggiustamento del dosaggio, la prescrizione deve essere di breve durata, in particolare all’inizio del trattamento. Se possibile, implementare la dispensazione controllata o parziale al fine di favorire la compliance del trattamento da parte del paziente. L’interruzione del trattamento può indurre una sindrome da astinenza che può essere ritardata. Deviazione: deviazione indica l’introduzione della buprenorfina sublinguale nel mercato illecito da parte di pazienti o individui che ottengono il medicinale rubandolo ai pazienti o alle farmacie. Tale deviazione può portare a nuovi tossicodipendenti che usano la buprenorfina sublinguale come farmaco primario di abuso con il rischio di sovradosaggio, diffusione di infezioni virali mediante il sangue, depressione respiratoria e danno epatico. Depressione respiratoria: sono stati riportati alcuni casi di morte per depressione respiratoria, soprattutto quando il medicinale è stato usato insieme a benzodiazepine (vedere paragrafo 4.5) o quando la buprenorfina non è stata impiegata secondo le indicazioni. Epatite, eventi epatici: casi di danno epatico acuto sono stati riportati in pazienti con dipendenza dagli oppioidi, sia negli studi clinici che nelle segnalazioni degli eventi avversi comparsi nella fase successiva alla commercializzazione. Lo spettro delle anomalie si estende da innalzamento asintomatico transitorio delle transaminasi epatiche a casi di insufficienza epatica. In molti casi, la presenza di preesistenti anomalie degli enzimi epatici, di infezione da virus dell’epatite B o C, l’uso concomitante di altri farmaci potenzialmente epatotossici e l’uso in corso del farmaco per iniezione possono svolgere un ruolo causale o contribuire a tali eventi. Questi fattori di base devono essere presi in considerazione prima di prescrivere la buprenorfina e durante il trattamento. Quando si sospetta un evento epatico di cui non si conosce la causa, è necessaria un’ulteriore valutazione. Qualora si sospetti che la buprenorfina sia la causa di necrosi epatica o ittero, interrompere il trattamento il più rapidamente possibile in considerazione delle condizioni cliniche del paziente. Tutti i pazienti devono sottoporsi regolarmente a test di funzionalità epatica. Gravi casi di danno epatico acuto sono stati riportati anche in un contesto di uso improprio, soprattutto dopo somministrazione endovenosa. Tali danni epatici sono stati osservati soprattutto a dosi elevate e possono essere dovuti a tossicità mitocondriale (malattie genetiche, infezioni virali, soprattutto epatite cronica di tipo C, abuso di alcol, anoressia, tossine mitocondriali associate, ad esempio aspirina, isoniazide, valproato, amiodarone, analoghi nucleosidici antiretrovirali e l’uso concomitante di altri medicinali potenzialmente epatotossici). Gli inibitori del CYP3A4 (vedere paragrafo 4.5) possono aumentare le concentrazioni di buprenorfina; quindi nei pazienti già sottoposti a trattamento con inibitori del CYP3A4 la dose di buprenorfina deve essere titolata attentamente, poiché per questi pazienti può essere sufficiente un dosaggio inferiore. La buprenorfina può precipitare i sintomi da astinenza nei pazienti con dipendenza dagli oppioidi, soprattutto se somministrata meno di 4-6 ore dopo l’ultima somministrazione di eroina o altri oppioidi a effetto breve ovvero se somministrata meno di 24 ore dopo l’ultima dose di metadone. Questo medicinale può causare sonnolenza, che può essere aggravata da altri agenti attivi a livello centrale, quali alcol, tranquillanti, sedativi, ipnotici (vedere paragrafo 4.5). Questo medicinale può provocare ipotensione ortostatica. Studi sugli animali nonché l’esperienza clinica hanno dimostrato che la buprenorfina può causare dipendenza ma in misura minore della morfina. Di conseguenza è importante seguire le raccomandazioni date all’inizio del trattamento, l’adeguamento del dosaggio ed il monitoraggio del paziente (vedere paragrafo 4.2). Gli atleti devono sapere che questo medicinale può indurre una reazione positiva ai test anti-doping. Precauzioni d’impiego Questo medicinale deve essere usato con cautela nei pazienti affetti da: •  asma o insufficienza respiratoria (con buprenorfina sono stati riportati casi di depressione respiratoria) •  insufficienza renale (il 20% della dose somministrata viene eliminato per via renale; quindi l’eliminazione per via renale può essere prolungata) •  insufficienza epatica (il metabolismo epatico di buprenorfina può essere alterato) •  come con altri oppioidi è richiesta cautela nei pazienti che usano buprenorfina e hanno subito un danno cerebrale ovvero presentano aumento della pressione endocranica, ipotensione, ipertrofia prostatica o stenosi uretrale. Buprenorfina è un oppiaceo: il dolore, come sintomo di malattia, può risultare attenuato. Eccipienti Questo medicinale contiene lattosio monoidrato. Pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, carenza di Lapp lattasi o malassorbimento del glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale. Questo medicinale contiene idrossianisolo butilato (E320) che può provocare reazioni cutanee locali (ad esempio dermatite da contatto) o irritazione agli occhi e delle membrane mucose.
5. Interazioni
La buprenorfina non deve essere assunta insieme a bevande alcoliche o medicinali contenenti alcol. L’alcol aumenta l’effetto sedativo della buprenorfina (vedere paragrafo 4.7). Buprenorfina deve essere impiegata con cautela con i seguenti medicinali: Benzodiazepine: Questa associazione può potenziare la depressione respiratoria di origine centrale, con rischio di morte, quindi la dose deve essere definita individualmente ed il paziente deve essere attentamente monitorato. Considerare anche il rischio di abuso del farmaco (vedere paragrafo 4.4). Altri farmaci depressivi del sistema nervoso centrale; altri derivati degli oppioidi (analgesici e antitussivi); alcuni antidepressivi, antagonisti sedativi dei recettori H1, barbiturici, ansiolitici diversi dalle benzodiazepine, neurolettici, clonidina e sostanze correlate. Questa associazione aumenta la depressione del sistema nervoso centrale. Inibitori delle monoaminossidasi (IMAO): Possibile amplificazione degli effetti degli oppioidi, in base all’esperienza con la morfina. La buprenorfina non deve essere somministrata insieme al trattamento con IMAO ovvero fino a due settimane dopo la fine di tale trattamento. Naltrexone: rischio di sindrome da astinenza. Attualmente non è stata osservata nessuna interazione rilevante con la cocaina, l’agente più frequentemente usato da coloro che fanno abuso di molti farmaci in associazione agli oppioidi. È stata riportata una sospetta interazione tra buprenorfina iniettabile e fenprocumone, che ha provocato porpora. Uno studio sull’interazione tra buprenorfina e chetoconazolo (un potente inibitore del CYP3A4) ha dimostrato un aumento dei valori di Cmax e AUC per buprenorfina (rispettivamente circa il 70% e 50%) e, in misura minore, per il metabolita, norbuprenorfina. I pazienti sottoposti a trattamento con buprenorfina devono essere controllati attentamente e la dose di buprenorfina dovrà essere dimezzata qualora si iniziasse un trattamento con chetoconazolo. Un’ulteriore titolazione di buprenorfina dovrà essere effettuata se clinicamente indicato. Sebbene non siano disponibili dati da studi clinici, l’impiego di altri inibitori del CYP3A4 (ad esempio gestodene, troleandomicina, gli inibitori della proteasi dell’HIV ritonavir, indinavir e saquinavir) può anche aumentare i livelli di esposizione a buprenorfina e norbuprenorfina; una simile riduzione della dose deve essere presa in considerazione all’inizio del trattamento. L’interazione di buprenorfina con gli induttori del CYP3A4 non è stata studiata; si raccomanda quindi di monitorare attentamente i pazienti trattati con buprenorfina in caso di somministrazione concomitante di induttori enzimatici (ad esempio fenobarbital, carbamazepina, fenitoina, rifampicina). L’impiego di questi medicinali può aumentare il metabolismo di buprenorfina e la dose di buprenorfina dovrà essere aumentata in modo adeguato qualora i pazienti lamentassero un ridotto beneficio dalla buprenorfina o in caso di ricomparsa di sintomi di astinenza per droghe illecite.
6. Effetti indesiderati
L’insorgenza di effetti indesiderati dipende dalla soglia di tollerabilità del paziente; essa è più elevata nei pazienti con dipendenza farmacologica che nella popolazione generale. La tabella 1 presenta gli effetti indesiderati riportati negli studi clinici. Tabella 1: Effetti indesiderati correlati alla terapia, elencati secondo classificazione sistemica organica -  molto comuni (≥1/10) -  comuni (da ≥1/100 a <1/10) -  non comuni (da ≥1/1.000 a <1/100) -  rari (da ≥1/10.000 a <1/1.000) -  molto rari (<1/10.000) -  frequenza non nota (la frequenza non può essere stimata in base ai dati disponibili)
Disturbi psichiatrici Allucinazioni Rari
Patologie del sistema nervoso Insonnia, cefalea, svenimento, sonnolenza Comuni
Patologie vascolari Ipotensione ortostatica Comuni
Patologie respiratorie toraciche e mediastiniche Depressione respiratoria Rari
Patologie gastrointestinali Stipsi, nausea e vomito Comuni
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Astenia, sudorazione Comuni
Altri effetti indesiderati riportati dopo la commercializzazione del medicinale sono: Disturbi del sistema immunitario •  molto rari: reazioni di ipersensibilità, come eruzione cutanea, orticaria, prurito, broncospasmo, edema angioneurotico, schock anafilattico. Patologie epatobiliari (vedere paragrafo 4.4) •  molto rari: dopo impiego normale: aumento delle transaminasi ed epatite itterica dopo abuso i.v.: epatite acuta potenzialmente grave Patologie della cute del tessuto sottocutaneo •  molto rari: dopo abuso ev: reazioni locali, talvolta settiche. Nei pazienti con marcata dipendenza farmacologica, la somministrazione iniziale di buprenorfina può provocare effetti da astinenza simili a quelli associati a naloxone.
7. Gravidanza e allattamento
Fertilità Non sono disponibili dati relativi all’effetto di buprenorfina sulla fertilità. Gravidanza Non sono disponibili dati adeguati sull’uso di buprenorfina in gravidanza. Studi sugli animali hanno dimostrato tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per l’uomo non è noto. Al termine della gravidanza dosi elevate del medicinale, anche se somministrate per brevi periodi di tempo, possono indurre depressione respiratoria nei neonati. Se somministrata durante gli ultimi tre mesi di gravidanza, l’uso cronico di buprenorfina può essere responsabile di una sindrome da astinenza nei neonati. Di conseguenza, l’impiego di buprenorfina non è raccomandato durante la gravidanza. Allattamento La buprenorfina viene secreta nel latte umano. Nei ratti, la buprenorfina inibisce potenzialmente l’allattamento o la produzione di latte. Di conseguenza, buprenorfina non deve essere usata durante l’allattamento al seno.
8. Conservazione
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.
9. Principio attivo
Buprenorfina SUN 2 mg Ogni compressa contiene 2,16 mg di buprenorfina cloridrato equivalente a 2 mg di buprenorfina. Ogni compressa contiene 29,85 mg di lattosio anidro e 0,25 mg di idrossianisolo butilato (E320). Buprenorfina SUN 8 mg Ogni compressa contiene 8,62 mg di buprenorfina cloridrato equivalente a 8 mg di buprenorfina. Ogni compressa contiene 119,40 mg di lattosio anidro e 1,00 mg di idrossianisolo butilato (E320). Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
10. Eccipienti
Lattosio monoidrato Mannitolo Acido citrico anidro Sodio citrato diidrato Povidone K30 Idrossianisolo butilato (E320) Amido di mais Amido (di mais) pregelatinizzato Magnesio stearato.
11. Sovradosaggio
In caso di sovradosaggio accidentale, istituire misure generali di supporto, inclusi il monitoraggio accurato delle condizioni respiratorie e cardiache del paziente. Il sintomo maggiore che richiede intervento è la depressione respiratoria che potrebbe indurre arresto respiratorio e morte. In caso di vomito, prevenire l’aspirazione del vomito da parte del paziente. Trattamento Istituire un trattamento della depressione respiratoria applicando cure intensive standard. Garantire la pervietà delle vie aeree e la ventilazione assistita o controllata. Il paziente deve essere trasferito in ambiente dove siano disponibili apparecchiature per la rianimazione. Si raccomanda l’impiego di un antagonista oppioide (ad esempio naloxone), nonostante il suo modesto effetto sulla reversione dei sintomi respiratori di buprenorfina rispetto agli effetti sugli oppioidi agonisti completi. Prendere in considerazione la lunga durata d’azione di buprenorfina quando si dovesse decidere la durata del trattamento necessario per annullare gli effetti di un sovradosaggio.
Le informazioni pubblicate in questa pagina riportano informazioni farmaceutiche (Foglietto Illustrativo e Caratteristiche principali del Farmaco), sono da intendersi a solo scopo illustrativo; non intendono e non devono sostituirsi alle opinioni del medico. Per informazioni complete e sempre aggiornate su questo farmaco si consiglia di consultare il portale dell'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).