1. Indicazioni terapeutiche
• Trattamento dell’ipertensione essenziale. • Trattamento dell’angina pectoris stabile cronica. • Trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica stabile, con ridotta funzionalità ventricolare sinistra in terapia combinata con ACE inibitori, diuretici e, se richiesto, con glicosidi cardiaci (per ulteriori informazioni vedere 5.1).
2. Posologia
È necessario un aggiustamento individuale della dose. Adulti Ipertensione essenziale. La dose deve essere adattata al singolo individuo. Si raccomanda di iniziare con la più bassa dose possibile. In alcuni pazienti la dose iniziale di 5 mg al giorno può risultare adeguata. In funzione della risposta clinica, la dose può essere aumentata a 10 mg una volta al giorno o ad un massimo di 20 mg una volta al giorno. Se non si ottiene una risposta clinica soddisfacente con la monoterapia, può essere aggiunto alla terapia un altro antiipertensivo, ad esempio un diuretico. Angina pectoris stabile cronica La dose raccomandata è di 5 mg una volta al giorno. Se necessario, la dose può essere aumentata a 10 mg una volta al giorno. In casi eccezionali, la dose può essere aumentata fino ad un massimo di 20 mg una volta al giorno. Insufficienza cardiaca cronica, stabile Il trattamento standard dell’insufficienza cardiaca stabile cronica consiste in un ACE–inibitore (o un altro bloccante dei recettori dell’angiotensina, in caso di intolleranza agli ACE–inibitori), un beta–bloccante, diuretici e, quando appropriato, glicosidi cardiaci. I pazienti devono essere stabili (privi di insufficienza acuta) quando si inizia la terapia con bisoprololo. Si raccomanda che il medico responsabile abbia esperienza nel trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica. Durante il periodo di titolazione e successivamente a questo, può verificarsi un peggioramento transitorio dell’insufficienza cardiaca, dell’ipotensione o della bradicardia.Fase di titolazione Il trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica stabile, con bisoprololo, richiede una fase di titolazione. Il trattamento con bisoprololo deve iniziare con un graduale incremento come di seguito indicato: • 1,25 mg una volta al giorno per una settimana; se la dose è ben tollerata, la nuova dose sarà: • 2,5 mg una volta al giorno per la settimana successiva; se la dose è ben tollerata, la nuova dose sarà: • 3,75 mg una volta al giorno per la settimana successiva; se la dose è ben tollerata, la nuova dose sarà: • 5 mg una volta al giorno per le quattro settimane successive; se la dose è ben tollerata, la nuova dose sarà: • 7,5 mg una volta al giorno per le quattro settimane successive; se la dose è ben tollerata, la nuova dose sarà: – 10 mg una volta al giorno come terapia di mantenimento. La massima dose raccomandata è di 10 mg una volta al giorno. Durante la fase di titolazione si raccomanda lo stretto monitoraggio dei segni vitali (frequenza cardiaca, pressione del sangue) e dei sintomi rivelatori di un peggioramento dell’insufficienza cardiaca. I sintomi possono manifestarsi già nel corso del primo giorno dopo l’inizio della terapia. Modifiche del trattamento Se la massima dose consigliata non è ben tollerata, si deve considerare una graduale riduzione della dose. In caso di peggioramento transitorio dell’insufficienza cardiaca, dell’ipotensione o della bradicardia, si raccomanda di riconsiderare il dosaggio dei farmaci concomitanti. Può anche essere necessario ridurre temporaneamente la dose di bisoprololo o considerarne l’interruzione. La reintroduzione e/o l’aumento della dose di bisoprololo deve sempre essere considerata quando il paziente si ristabilizza nuovamente. Se si prende in considerazione l’interruzione del trattamento, si raccomanda di ridurre la dose gradualmente in quanto un’interruzione brusca può condurre al deterioramento acuto delle condizioni del paziente. Il trattamento dell’insufficienza cardiaca stabile cronica con bisoprololo è solitamente un trattamento a lungo termine. Bambini e adolescenti di età inferiore a 18 anni Non c’è esperienza nell’uso di bisoprololo nei bambini e l’uso di bisoprololo deve essere evitato nei pazienti di età inferiore a 18 anni. Anziani L’età non ha influenza sul dosaggio, a meno che il paziente non presenti una riduzione della funzionalità renale o epatica, vedere sotto. Ridotta funzionalità renale o epatica In pazienti con disturbi della funzionalità epatica o renale, di entità da lieve a moderata, non è normalmente richiesto un adattamento del dosaggio. In pazienti con grave riduzione della funzionalità renale (clearance della creatinina <20 ml/min) e in pazienti con gravi disturbi epatici, non deve essere superata la dose giornaliera di 10 mg di bisoprololo fumarato. L’esperienza relativa all’uso di bisoprololo nei pazienti dializzati è limitata, tuttavia non c’è evidenza che sia necessario modificare il dosaggio. Non sono disponibili dati sulla farmacocinetica di bisoprololo fumarato in pazienti con insufficienza cardiaca cronica e ridotta funzionalità epatica e renale. Nel trattamento di tali pazienti, la titolazione al rialzo del dosaggio deve essere seguita con particolare cautela. Modo di somministrazione Le compresse di bisoprololo fumarato devono essere assunte al mattino con o senza cibo. Le compresse devono essere inghiottite con un pòdi liquido e non devono essere masticate. Interruzione del trattamento Il trattamento con bisoprololo non deve essere interrotto improvvisamente, in particolare nei pazienti affetti da ischemia cardiaca, al contrario, il dosaggio deve essere ridotto gradatamente per esempio nel corso di 1–2 settimane. Diversamente può verificarsi un peggioramento dei sintomi della malattia cardiaca.
3. Controindicazioni
• Ipersensibilità a bisoprololo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1, • Insufficienza cardiaca acuta o insufficienza cardiaca scompensata, non trattate, che richiedono terapia inotropa per via endovenosa, (vedere paragrafo 4.4), • Shock cardiogenico, • Sindrome del nodo del seno, • Blocco seno–atriale, • Blocco atrio–ventricolare di secondo o terzo grado, (senza pacemaker), • Bradicardia con meno di 60 battiti/min prima dell’inizio del trattamento, • Ipotensione (pressione sistolica< 100 mmHg), • Feocromocitoma non trattato, (vedere paragrafo 4.4), • Asma bronchiale grave o altra grave patologia polmonare ostruttiva sintomatica, • Gravi forme di patologia occlusiva del sistema arterioso periferico e sindrome di Raynaud’s, • Acidosi metabolica.
4. Avvertenze
Il trattamento dell’insufficienza cardiaca stabile cronica con bisoprololo, deve essere iniziato con una fase di titolazione (vedere paragrafo 4.2). Bisoprololo deve essere utilizzato con cautela in pazienti con ipertensione o angina pectoris e concomitante insufficienza cardiaca. Non c’è esperienza terapeutica nel trattamento dell’insufficienza cardiaca con bisoprololo fumarato in pazienti affetti dalle seguenti patologie e condizioni: • diabete mellito insulino–dipendente (tipo I); • funzionalità renale gravemente compromessa (creatinina serica sopra 300 mmoli/l); • compromissione della funzionalità epatica; • cardiomiopatia restrittiva; • patologia cardiaca congenita; • valvulopatia organica emodinamicamente significativa; • infarto miocardico nei 3 mesi precedenti. Bisoprololo deve essere usato con cautela in: • insufficienza cardiaca stabile cronica (bisoprololo è indicato per il trattamento dopo una fase iniziale di titolazione); • broncospasmo (asma bronchiale, patologie ostruttive delle vie respiratorie); • diabete mellito con evidenza di ampie fluttuazioni nei valori del glucosio ematico. I sintomi di ipoglicemia (es. tachicardia, palpitazioni o sudorazione) possono essere mascherati; • digiuno stretto; • terapia desensibilizzante in corso. Come altri beta bloccanti, bisoprololo può aumentare la sensibilità agli allergeni e la gravità delle reazioni anafilattiche. Il trattamento con adrenalina non sempre può raggiungere l’effetto terapeutico atteso; • blocco AV di primo grado; • angina di Prinzmetal; • patologie occlusive delle arterie periferiche. I sintomi possono aggravarsi, specialmente all’inizio della terapia;• anestesia generale. In pazienti sottoposti ad anestesia generale il beta–blocco riduce l’incidenza di aritmie e di ischemia miocardica durante l’induzione e l’intubazione e nel periodo post operatorio. Si raccomanda di mantenere continuamente il beta–blocco peri–operatorio. L’anestesista deve essere informato del beta–blocco per le potenziali interazioni con altri farmaci, che possono provocare bradiaritmie, attenuazione della tachicardia riflessa e riduzione della capacità riflessa di compensare una perdita di sangue. Se si ritiene necessario interrompere la terapia beta–bloccante prima dell’intervento chirurgico, questo deve essere fatto gradualmente e completato circa 48 ore prima dell’anestesia. L’associazione di bisoprololo fumarato con calcio–antagonisti del tipo verapamil e diltiazem, con farmaci antiaritmici di classe I e con antiipertensivi ad azione centrale deve essere evitata, per i dettagli vedere paragrafo 4.5. Nell’asma bronchiale o in altre patologie polmonari ostruttive, che possono essere sintomatiche, si raccomanda una concomitante terapia broncodilatatoria. Nei pazienti con asma, occasionalmente può verificarsi un aumento della resistenza delle vie aeree, perciò la dose di beta– 2 stimolanti può dover essere aumentata. I sintomi di tireotossicosi possono essere mascherati durante il trattamento con bisoprololo. Come altri beta–bloccanti, bisoprololo fumarato può aumentare sia la sensibilità agli allergeni che la gravità delle reazioni anafilattiche. Il trattamento con adrenalina non sempre può raggiungere l’effetto terapeutico atteso. In pazienti affetti da feocromocitoma, bisoprololo deve essere somministrato solo dopo blocco dei alfa–recettori. In pazienti affetti da psoriasi o con storia clinica di psoriasi, i beta bloccanti (es. bisoprololo) devono essere utilizzati solo dopo un attento bilancio dei benefici rispetto ai rischi. L’inizio e l’interruzione del trattamento dell’insufficienza cardiaca stabile cronica con bisoprololo richiede un regolare monitoraggio. Per il dosaggio e il modo di somministrazione vedere paragrafo 4.2. Specialmente in pazienti con patologia ischemica cardiaca, la cessazione del trattamento con bisoprololo non deve essere brusca, a meno che non ve ne sia chiara indicazione, perché questo può portare ad un transitorio peggioramento delle condizioni del cuore (vedere paragrafo 4.2). Per chi svolge attività sportiva: l’uso del farmaco senza necessità terapeutica costituisce doping e può determinare comunque positività ai test anti–doping.
5. Interazioni
Associazioni controindicate: Si applica solo all’insufficienza cardiaca cronica:• antiaritmici di classe I (es. chinidina, diisopiramide, lidocaina, fenitoina, flecainide, propafenone): l’effetto sul tempo di conduzione atrio–ventricolare può essere potenziato e l’effetto inotropo negativo aumentato. Si applica a tutte le indicazioni: • calcio–antagonisti tipo verapamil e, in grado minore, tipo diltiazem: effetto negativo sulla contrattilità e sulla conduzione atrio–ventricolare. La somministrazione endovenosa di verapamil a pazienti in trattamento con beta–bloccante può portare a grave ipotensione e blocco atrio–ventricolare. • farmaci antiipertensivi ad azione centrale (es. clonidina, metildopa, moxonidina, rilmenidina): l’uso concomitante di farmaci antiipertensivi ad azione centrale può peggiorare l’insufficienza cardiaca attraverso una riduzione del tono simpatico centrale (riduzione della frequenza e della gittata cardiache, vasodilatazione). L’interruzione brusca, soprattutto se precedente allainterruzione dei beta–bloccanti, può aumentare il rischio di ipertensione di ritorno. Associazioni da utilizzare con cautela Si applica solo ai casi di ipertensione e di angina pectoris • farmaci antiaritmici di classe I: l’effetto sul tempo di conduzione atrio–ventricolare può essere potenziato e l’effetto inotropo negativo aumentato. Si applica a tutte le indicazioni • calcio–antagonisti come i derivati diidropiridinici con effetto inotropo negativo (es. amlodipina, felodipina e nifedipina). La nifedipina riduce la contrattilità del miocardio agendo sulla quantità di calcio. Il suo uso concomitante in pazienti in trattamento con beta–bloccante può aumentare il rischio di ipotensione e riduzione della funzione della pompa ventricolare con possibile insorgenza di insufficienza cardiaca in pazienti con insufficienza cardiaca latente. L’inotropismo negativo di nifedipina può precipitare o esacerbare l’insufficienza cardiaca. • antiaritmici di classe III (es. amiodarone): l’effetto sul tempo di conduzione atrio–ventricolare può essere potenziato. • simpatomimetici che attivano sia i recettori alfa che i beta–adrenergici (es. norepinefrina, epinefrina): la combinazione con bisoprololo può smascherare gli effetti vasocostrittori mediati dai recettori alfa–adrenergici attivati da tali farmaci, provocando aumento della pressione ematica ed esacerbando la claudicazione intermittente. Queste interazioni sono considerate più probabili con beta–bloccanti non selettivi. • beta–bloccanti topici (es. colliri per il trattamento del glaucoma) possono avere effetti sistemici additivi a quelli di bisoprololo. • glucosidi digitalici: aumento del tempo di conduzione atrio–ventricolare, riduzione della frequenza cardiaca. • farmaci parasimpatomimetici: l’uso concomitante può aumentare il tempo di conduzione atrio–ventricolare ed il rischio di bradicardia. • insulina e antidiabetici orali: aumento dell’attività ipoglicemizzante. Il blocco dei recettori beta–adrenergici può mascherare i sintomi della ipoglicemia. • agenti anestetici: attenuazione della tachicardia riflessa e aumento del rischio di ipotensione (per ulteriori informazioni sull’anestesia generale, vedere anche paragrafo 4.4). • farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS): i FANS possono ridurre l’effetto ipotensivo di bisoprololo. • Beta–simpaticomimetici (es. isoprenalina, dobutamina): l’associazione con bisoprololo può ridurre l’effetto di entrambi gli agenti. • uso concomitante con agenti antiipertensivi così come con altri farmaci che potenzialmente riducono la pressione sanguigna (es. antidepressivi triciclici, barbiturici, fenotiazine), può aumentare il rischio di ipotensione. • moxisilato: è causa potenziale di grave ipertensione posturale. Associazioni da tenere in considerazione • inibitori delle monoamminoossidasi (eccetto gli inibitori MAO–B): aumento dell’effetto ipotensivo dei beta bloccanti ma anche del rischio di crisi ipertensive. • meflochina: aumento del rischio di bradicardia. • derivati dell’ergotamina: esacerbazione dei disturbi circolatori periferici. • rifampicina: lieve riduzione dell’emivita di bisoprololo, forse dovuta ad induzione degli enzimi epatici che metabolizzano il farmaco. Normalmente non è richiesto un adattamento del dosaggio.
6. Effetti indesiderati
La classificazione degli effetti collaterali in base alla frequenza è la seguente: • Molto comune (≥ 1/10) • Comune (≥ 1/100, < 1/10) • Non comune (≥ 1/1.000, < 1/100) • Raro (≥ 1/10.000, < 1/1.000) • Molto raro (< 1/10.000) • Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili) Disturbi psichiatrici Non comune: depressione, disturbi del sonno. Raro: incubi, allucinazioni. Patologie del sistema nervoso Comune: stanchezza*, mal di testa*. Raro: sincope. Patologie dell’occhio Raro: ridotta lacrimazione (da tenere in considerazione se il paziente usa lenti a contatto). Molto raro: congiuntiviti. Patologie dell’orecchio e del labirinto Raro: disturbi dell’udito. Patologie cardiache Molto comune: bradicardia (in pazienti con insufficienza cardiaca cronica). Comune: peggioramento dell’insufficienza cardiaca pre–esistente (in pazienti con insufficienza cardiaca cronica). Non comune: disturbi della conduzione AV, peggioramento di un’insufficienza cardiaca pre–esistente (in pazienti con ipertensione o angina pectoris), bradicardia (in pazienti con ipertensione o angina pectoris). Patologie vascolari: Comune: sensazione di freddo o formicolio alle estremità, ipotensione (specialmente in pazienti con insufficienza cardiaca). Non comune: ipotensione ortostatica. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Non comune: broncospasmo in pazienti con asma bronchiale o una storia di malattie ostruttive delle vie aeree. Raro: rinite allergica. Patologie gastrointestinali Comune: disturbi gastrointestinali quali nausea, vomito, diarrea, costipazione. Patologie epatobiliari Raro: epatite. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Raro: reazioni di ipersensibilità quali prurito, arrossamento, eruzione cutanea. Molto raro: alopecia, i beta–bloccanti possono provocare o peggiorare la psoriasi o indurre una eruzione cutanea psoriasica–simile. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Non comune: debolezza muscolare, crampi. Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Raro: disturbi della potenza sessuale. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Comune: astenia (in pazienti con insufficienza cardiaca cronica), affaticamento*. Non comune: astenia (in pazienti con ipertensione o angina pectoris). Esami diagnostici Raro: aumento dei trigliceridi, aumento degli enzimi epatici (ALT, AST). Si applica a ipertensione e angina pectoris: *Questi sintomi si verificano specialmente all’inizio della terapia. Sono generalmente lievi e generalmente scompaiono di solito entro 1–2 settimane. Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il Sito web: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.
7. Gravidanza e allattamento
Gravidanza Bisoprololo ha effetti farmacologici che possono causare effetti dannosi in gravidanza e/o al feto/neonato. In generale, i beta–bloccanti riducono la perfusione placentare, e ciò è stato associato ad un ritardo nella crescita, a morte intrauterina, aborto o parto prematuro. Reazioni avverse (es. ipoglicemia e bradicardia) possono manifestarsi nel feto e nel neonato. Se risulta necessario il trattamento con i boccanti dei recettori beta–adrenergici,, è preferibile usare bloccanti selettivi per i recettori beta1–adrenergici. Bisoprololo non deve essere usato durante la gravidanza, a meno che non sia strettamente necessario. Se il trattamento è considerato necessario, devono essere monitorati il flusso sanguigno utero–placentare e la crescita fetale. In caso di effetti dannosi durante la gravidanza o sul feto deve essere preso in considerazione un trattamento alternativo. Il neonato deve essere strettamente monitorato. I sintomi della ipoglicemia e della bradicardia sono generalmente attesi entro i primi 3 giorni. Allattamento Non ci sono dati relativi alla escrezione di bisoprololo nel latte materno o alla sicurezza relativa alla esposizione dei neonati. Quindi l’allattamento al seno sconsigliato deve essere evitato durante il trattamento con bisoprololo.
8. Conservazione
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.
9. Principio attivo
Bisoprololo fumarato 1,25 mg: una compressa contiene 1,25 mg di bisoprololo fumarato. Bisoprololo fumarato 2,5 mg: una compressa contiene 2,5 mg di bisoprololo fumarato. Bisoprololo fumarato 3,75 mg: una compressa contiene 3,75 mg di bisoprololo fumarato. Bisoprololo fumarato 5 mg: una compressa contiene 5 mg di bisoprololo fumarato. Bisoprololo fumarato 10 mg: una compressa contiene 10 mg di bisoprololo fumarato. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
10. Eccipienti
Cellulosa microcristallina Silice colloidale anidra Croscarmellosa sodica Carbossimetilamido sodico (tipo A) Magnesio stearato
11. Sovradosaggio
A seguito di sovradosaggio (es. dose giornaliera di 15 mg anziché 7.5 mg) sono stati evidenziati blocco AV di terzo grado, bradicardia e capogiri. In generale, i più comuni sintomi di sovradosaggio da beta–bloccanti sono bradicardia, ipotensione, broncospasmo, insufficienza cardiaca acuta e ipoglicemia. Ad oggi sono stati riportati pochi casi di sovradosaggio (massimo: 2.000 mg) con bisoprololo, in pazienti che soffrivano di ipertensione e/o di patologia coronarica, che hanno manifestato bradicardia e/o ipotensione: tutti i pazienti si sono ristabiliti. C’è ampia variabilità interindividuale nella sensibilità ad una singola dose elevata di bisoprololo e i pazienti con insufficienza cardiaca sono probabilmente molto sensibili. Pertanto è necessario iniziare il trattamento di questi pazienti con un graduale adattamento delle dosi, secondo lo schema fornito nel paragrafo 4.2. In generale, in caso di sovradosaggio, occorre interrompere il trattamento con bisoprololo e fornire un trattamento sintomatico e di sostegno. In base alla attività farmacologica attesa ed alle raccomandazioni per gli altri beta–bloccanti, le seguenti misure generali possono essere prese in considerazione, quando clinicamente richiesto. Bradicardia: somministrare atropina per via endovenosa. Se la risposta è insufficiente può essere somministrata con cautela isoprenalina o un altro agente con caratteristiche cronotrope positive. In alcune circostanze può essere necessario l’inserimento di un pacemaker transvenoso. Ipotensione: occorre somministrare fluidi per via endovenosa e vasopressori. Può essere utile glucagone per via endovenosa. Blocco AV (secondo o terzo grado): i pazienti devono essere tenuti sotto attenta osservazione e trattati con isoprenalina per infusione o con pacing cardiaco temporaneo (metodo transcutaneo o transvenoso). Riacutizzazione dell’insufficienza cardiaca: somministrare per viaendovenosa diuretici, agenti inotropi, agenti vasodilatatori. Broncospasmo: somministrare una terapia broncodilatatoria quale quella con isoprenalina, farmaci beta2–simpaticomimetici e/o aminofillina. Ipoglicemia: somministrare glucosio per via endovenosa. Dati limitati suggeriscono che bisoprololo sia scarsamente dializzabile.