Sulfamidici: cosa sono
I
sulfamidici sono farmaci sintetici ad
azione antibatterica.
Sono
antibiotici ad ampio spettro e questo significa che agiscono sia su batteri
Gram positivi, che su batteri
Gram negativi, e sono
batteriostatici, cioè bloccano la sintesi del
DNA del batterio.
Dal punto di vista chimico, i sulfamidici sono delle solfonammidi derivanti da coloranti azoici.
I sulfamidici furono fra i
primi antibatterici messi in commercio e utilizzati in terapia. Oggi i sulfamidici vengono usati meno, al loro posto si preferisce utilizzare antibiotici come le
penicilline o le cefalosporine.
A cosa servono i sulfamidici?
Lo
spettro d’azione dei sulfamidici è piuttosto ampio. Sono particolarmente efficaci nei confronti dei batteri
Gram negativi (tranne Pseudomonas).
Questa classe di antibiotici viene utilizzata per il trattamento di determinati tipi d'infezioni quali:
La
sulfadiazina, è uno speciale sulfamidico impiegato per il
trattamento topico di
ustioni ed è efficace anche contro alcune infezioni micotiche.
Come agiscono i sulfamidici?
I sulfamidici hanno un'
azione batteriostatica quindi, bloccando la sintesi del DNA batterico, inibiscono la crescita cellulare batterica.
Più nello specifico, i sulfamidici inibiscono la diidropteroato sintetasi, uno degli enzimi coinvolti nella sintesi dell'acido tetraidrofolico, indispensabile intermedio per la sintesi delle basi puriniche e pirimidiniche che costituiscono il DNA batterico (in particolare, i sulfamidici si sostituiscono all'acido para-amminobenzoico (PABA), substrato endogeno della diidropteroato sintetasi.
In tal modo, la sintesi dell'acido tetraidrofolico si blocca e il batterio non è più capace di sintetizzare nuovo DNA).
L’uomo ricava l’
acido folico dai cibi, mentre molti batteri non sono in grado di utilizzarlo dall’esterno e sono costretti a sintetizzarlo in maniera autonoma; se esso viene a mancare i microorganismi muoiono.
I sulfamidici sono antibatterici molto selettivi per le cellule batteriche (infatti nelle cellule umane non è presente la diidropteroato sintetasi).
Come vengono somministrati i sulfamidici?
La via di
somministrazione preferita dei sulfamidici è quella orale.
La via parenterale (soprattutto quella endovenosa sotto forma di sali sodici) non è molto utilizzata poiché i sali solubili dei sulfamidici sono particolarmente alcalini e irritano i tessuti.
L’applicazione topica è, nella maggior parte dei casi, sconsigliata poiché, oltre a una scarsa efficienza, si ha possibile formazione di ceppi resistenti e insorgenza di sensibilizzazione.
Che cos’è la resistenza ai sulfamidici?
I batteri possono sviluppare
resistenza ai sulfamidici attraverso tre diversi meccanismi:
- produzione di enzimi resistenti ai sulfamidici;
- incremento della produzione di PABA;
- utilizzo di vie metaboliche alternative per la sintesi degli acidi nucleici.
Classificazione ed elenco dei sulfamidici
Possiamo
classificare i sulfamidici in base alla loro struttura chimica:
- derivati della piridina, ne fanno parte la sulfasalazopiridina e la sulfapiridina;
- derivati della 2-ammino pirimidina, come la sulfadiazina, la sulfametazina e la sulfametossidiazina;
- derivati della piridazina, ne fanno parte la sulfacloropiridazina e la sulfametossipiridazina;
- derivati della pirazina, come il sulfalene.
Si può essere allergici ai sulfamidici?
Come tutti gli antibatterici, anche i sulfamidici possono dare
reazioni di ipersensibilità. Le reazioni allergiche in soggetti sensibili ai sulfamidici si possono manifestare con
febbre, esantemi e
fotosensibilizzazione.
Sulfamidici e uova: l'assorbimento
La maggior parte dei
sulfamidici vengono assorbiti velocemente e raggiungono livelli plasmatici massimi nel giro di due o tre ore circa. Una certa quota si assorbe intanto a livello gastrico ma la principale sede di assorbimento dei sulfamidici è l’intestino tenue.
L’assunzione di uova contemporaneamente all’assunzione di sulfamidici non è consigliata, l’uovo, infatti, nell’intestino si lega al sulfamidico limitandone l’assorbimento. Per questo è opportuno non assumere uova contemporaneamente ad un sulfamidico per bocca.
La
distribuzione ai diversi tessuti (liquido pleurico, in quello peritoneale, in quello sinoviale, in quello oculare e in quello cefalo-rachidiano) è piuttosto rapida. I sulfamidici attraversano la barriera placentare quindi se vengono somministrati a donne in
gravidanza, producono alti livelli anche nei tessuti fetali.
I sulfamidici vengono metabolizzati soprattutto a livello epatico in forme acetilate e in glicuronidi con conseguente sintesi di prodotti non attivi terapeuticamente.
La maggior parte dei sulfamidici vengono escreti per via renale, tranne nel caso dei sulfamidici intestinali, che vengono eliminati per via fecale.