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Vestibolite

Ginecologia
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Vestibolite vulvare: cos'è?

La vestibolite vulvare, nota anche come vestibolodinia o adenite vestibolare, consiste in una infiammazione dei tessuti posti attorno all’accesso vaginale, ossia il vestibolo.

Tale disturbo è considerato un sottotipo di vulvodinia, caratterizzata da dolore acuto al tatto durante un rapporto sessuale o l’inserimento dei tamponi, ma anche indolenzimento alla pressione e arrossamento localizzati sul vestibolo vulvare.

Una vestibolite trascurata o ignorata nel tempo può portare a vaginismo.

Il sempre più crescente aumento dell’interesse per la vestibolite ha portato a nuove ricerche, che hanno identificato in tale disturbo non una malattia, ma un sintomo per differenti patologie o condizioni.

In particolare, le cause della vestibolite possono interessare l’iperattività dei mastociti, ossia delle cellule del sistema immunitario, che provocano uno stato infiammatorio molto lungo, igiene intima scarsa o errata e scompenso ormonale.

Questa condizione può essere anche una conseguenza di una malformazione fisica, di spasmi dei muscoli pelvici e di infezioni croniche non debitamente curate. 

Quali sono le manifestazioni?

I segni più evidenti che caratterizzano la vestibolite vulvare sono:
  • rossore, principalmente vulva arrossata;
  • bruciore, soprattutto alla pressione, e principalmente, considerando l’introito vaginale come un quadrante di orologio, alle ore 5 ed ore 7 circa (collegato verosimilmente ad una contrattura del muscolo elevatore dell’ano, che è uno dei principali muscoli del bacino) 
  • dispaurenia, cioè dolore ai rapporti sessuali e dolore vaginale all’inserimento dei tamponi. 

Quali sono le cause?

Sono state identificate almeno una dozzina di cause diverse che possono essere alla base della vestibolite vulvare, le più comuni delle quali sono:
  • vestibolite atrofica, a sua volta provocata da: pillola contraccettiva, rimozione chirurgica delle ovaie, chemioterapia per tumore al seno, trattamenti ormonali e menopausa;
  • alterata risposta del sistema immunitario a una causa scatenante (per lo più di natura infettiva). Tale alterata risposta è dovuta alla presenza di cellule che fanno parte del sistema immunitario: i mastociti. Normalmente essi partecipano alla difesa dalle infezioni, ma se danno una risposta alterata, liberano sostanze, come le “chinine” e l’istamina, che sono causa esse stesse di dolore ed inoltre portano a una neoformazione di neuroni e dendriti (cioè cellule nervose e loro radici) di tipo sensitivo, accentuando così la percezione del dolore: il dolore, da sintomo, diventa malattia; 
  • disfunzione del pavimento pelvico, dove i muscoli che circondano il vestibolo sono tesi e sensibili, con vulva gonfia e vaginismo;
  • proliferazione neuronale, dove la densità delle terminazioni nervose è maggiore nella mucosa vestibolare, un disturbo congenito che può essere curato utilizzando degli anestetici o attraverso la rimozione chirurgica del tessuto interessato dal disturbo;
  • vaginite, grave infiammazione vaginale che può essere sia di natura organica, come la candidosi, che dall’esposizione a prodotti chimici come creme vaginali, spermicida, lubrificanti e profilattici. La vaginite può anche essere causata da uno scompenso ormonale e dalla vaginite infiammatoria con desquamazione, caratterizzata da perdite giallastre;
  • dermatite vulvare, molte condizioni dermatologiche della vulva possono causare dolore al vestibolo vulvare. La malattia più comune è il lichen sclerosus, seguito dal lichen planus;
  • contatto con allergeni e sostanze irritanti. Le donne sono esposte ogni giorno a numerosi prodotti chimici che possono irritare la vulva o il pH interno. Persino il sapone più dolce contiene profumi, coloranti e conservanti. Carta igienica, assorbenti, tamponi, tutto contiene prodotti chimici. Chi soffre di tale disturbo dovrebbe prestare molta attenzione persino ai detersivi per la lavatrice e agli ammorbidenti.

Come si diagnostica la vestibolite vulvare?

La diagnosi di vestibolite vulvare si effettua attraverso una accurata anamnesi sul come sono insorti i disturbi, su eventuale pregressa enuresi notturna, su eventuali problemi legati alla defecazione (ipertono muscolare) e, quindi, con accurata  ispezione della vulva, al fine di evidenziare il rossore localizzato sul vestibolo.

Durante la visita ginecologica si devono escludere altre patologie che possono provocare dolore alla zona interessata come l’herpes genitale, le distrofie vulvari ed eventuali malformazioni congenite o acquisite.

La diagnosi è confermata in presenza di aumento della sensibilità alla pressione e al tocco sulla vulva tramite cotton fioc.

Consigli per prevenire la vestibolite vulvare

Per evitare stati particolarmente dolorosi ed alleviare le manifestazioni del disturbo, è consigliabile evitare l’uso delle sostanze che potrebbero causare allergie o irritazioni (per esempio facendo più attenzione al sapone intimo, che deve essere molto delicato) ed evitare tamponi interni e rapporti sessuali nel periodo dell’infiammazione.

Inoltre, si consiglia di seguire un’alimentazione povera di zuccheri e di restare sempre idratati, bevendo molta acqua.

Qual è la terapia?

La terapia è legata alla coscienza sia da parte del medico, sia della paziente che le cause possono essere molteplici e che un eventuale coinvolgimento psicologico della paziente è, per lo più, secondario ad un disagio reale.

Solo così si arriva a capire che anche la cura della vestibolite (così come poi della secondaria vulvodinia) può essere multispecialistica, perchè la donna affetta da questo disturbo, il disagio non lo ha nella mente, ma nel corpo.

Quando la vestibolite vulvare è dolorosa e invalidante è necessario sottoporsi anche alla terapia farmacologica, che può essere di diverso genere:
  • farmaci topici, come la lidocaina, che è un anestetico locale, o il sodio cromoglicato, per stabilizzare le membrane dei globuli bianchi che arresta l’infiammazione neurogena alla base del problema;
  • analgesici, per alleviare il dolore, e farmaci sistemici per il dolore cronico, come antidepressivi triciclici e anticonvulsivanti;
  • psicoterapia cognitivo-comportamentale e terapia sessuologica, per riadattarsi al piacere sessuale;
  • fisioterapia, con allenamento del pavimento pelvico;
  • biofeedback elettromiografico della muscolatura pelvica, ossia una tecnica di autocontrollo e auto-rilassamento per tenere sotto controllo gli spasmi muscolari e i dolori ad essi associati;
  • intervento chirurgico di rimozione dei tessuti interessati dal dolore;
  • iniezioni di botulino, per bloccare le terminazioni nervose iperattive e le contrazioni muscolari che causano dolore. Tali iniezioni sono consigliate nel caso di dolore cronico, perché portano sollievo anche fino a sei mesi.
Redazione Pazienti Redazione
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