Il prurito senile consiste in un prurito costante e fastidioso misto a bruciore e infiammazione della cute, che porta il soggetto a grattarsi in maniera ripetuta e con insistenza, tanto da provocarsi lesioni cutanee da superficiali a più profonde (ulcere).
Anche la cute sana ne viene affetta, in quanto si riempie di graffi e croste che tendono ad infiammarsi, evolvendo spesso in infezioni importanti.
Tale disturbo solitamente si riscontra in soggetti al di sopra dei 70 anni e per lo più colpisce individui affetti da patologie neurologiche (come demenza e disturbi emotivi), metaboliche (quali il diabete), insufficienze renali/epatiche, endocrinologiche (problemi alla tiroide-paratiroide), immunitarie o neoplastiche.
Il prurito senile è più frequentemente diagnosticato in soggetti ospedalizzati o ospitati in case di riposo, dove indipendentemente dallo stato soggettivo di salute è la componente psico-affettiva ad avere un notevole impatto su questo tipo di patologia.
La componente psicologica in questa patologia sembra avere un ruolo preponderante; in molti pazienti infatti si riscontra un aumento degli episodi di prurito e un conseguente grattamento quando questi soggetti si trovano ad affrontare condizioni emotive particolarmente frustranti, per lo più derivanti dal senso di solitudine e abbandono, diventando un vero e proprio tic.
La cosa che distingue questa patologia da altre simili patologie a carico della cute è la modalità attraverso cui si esprime, in quanto la sensazione di prurito e il conseguente atto di grattarsi ha la particolarità di concentrarsi su pelle sana, dunque priva di alcuno stato infiammatorio che ne giustifichi la sintomatologia.
L’identificazione delle cause, sia che si tratti di prurito primario piuttosto che prurito secondario, è un processo piuttosto tortuoso, in quanto è probabile che il medico che ha in cura il paziente possa richiedere diversi esami da effettuare presso diversi specialisti, per giungere a una diagnosi e quindi formulare delle ipotesi di trattamento individualizzate e mirate a risolvere il problema.
Gli esami che solitamente sono richiesti vanno da una semplice analisi del sangue alla visita dermatologica, fino a comprendere una consulenza psichiatrica o neuropsicologica.
Il prurito nell'età senile deve essere primariamente collegato a condizioni che non possono essere trascurate:
Il prurito senile può essere classificato in:
La difficoltà maggiore nell’effettuare la diagnosi è dovuta soprattutto alla sintomatologia, come abbiamo visto molto generica, attraverso cui si esprime questo stato patologico.
Di fondamentale importanza, è dunque che il medico al quale ci si rivolge faccia una diagnosi differenziale con altre manifestazioni cliniche simili.
Spesso dietro quello che sembrerebbe un banale prurito senile, si nascondono episodi di parassitosi cutanee ben più serie, come la scabbia, dermatiti, eczemi o eruzioni erpetiche molto difficili da diagnosticare a causa delle terapie cortisoniche-antistaminiche in atto, che mascherano ancora di più i segni cutanei, rendendo complicato il processo diagnostico.
Per effettuare una corretta diagnosi è necessario rivolgersi al proprio dermatologo di fiducia il quale valutando tutto il quadro sintomatologico provvederà ad effettuare una accurata diagnosi.
Prima di tutto va specificato che attualmente non esiste una terapia specifica per il prurito senile.
Il trattamento del prurito senile generalmente richiede molto tempo e spesso i risultati non sono incoraggianti.
Solitamente, il trattamento a cui viene sottoposto il paziente in una fase iniziale, è costituito da farmaci antistaminici, che hanno un effetto più che altro temporaneo e non risolvono completamente la patologia.
Il dosaggio degli antistaminici richiesto per trattare questa patologia è piuttosto alto e tale da causare la possibile comparsa di numerosi effetti collaterali anche piuttosto rischiosi, quali: confusione, rischio di cadute, disturbi urinari-intestinali, interazioni con altri farmaci.
Per questo motivo gli antistaminici sono spesso sconsigliati dai medici. Stesso discorso per le creme al cortisone, i cui effetti collaterali sono piuttosto frequenti e tali da causare perfino atrofie.
Le applicazioni di farmaci ad uso topico invece, sembrano essere i trattamenti più efficaci nel ridurre la sensazione di prurito.
Anche l’applicazione di prodotti idratanti, nutrienti ed elasticizzanti per combattere la disidratazione cutanea portano più di qualche beneficio.
Le cure locali, infatti, sono sempre utili sia perché agiscono in maniera efficace contro la disidratazione (che favorisce la secchezza e il conseguente prurito), sia perché costituiscono un effetto molto positivo sulla salute psicologica dell’anziano (in cui il contatto sul proprio corpo della mano di un altro, viene percepito come un segnale positivo di presa in carico e cura, che allontana la sensazione di solitudine).
In questa patologia, la presa in carico del paziente e la sua percezione di essere ascoltato e curato ha un’importanza essenziale per gli aspetti di cura.
Solitamente, proprio per questo motivo, viene consigliata la collaborazione e l’attiva partecipazione dei parenti dell’anziano nel processo di cura; l’impegno loro richiesto va dalla somministrazione delle terapie, all’applicazione delle creme fino alle medicazioni, gesti e attenzioni che in molti casi hanno un effetto terapeutico anche sulla sintomatologia presentata.