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Ecografia mammaria bilaterale

Ginecologia Radiologia Senologia

Come si svolge l'ecografia mammaria bilaterale?

L'ecografia mammaria bilaterale risulta particolarmente impegnativa e difficoltosa per la scarsa differenza di impedenza acustica presente tra i tessuti che compongono tale ghiandola e per la necessità di dover rilevare minimi e sottili dettagli ecostrutturali per la identificazione di eventuali alterazioni focali e ancor più per una differenziazione tra patologie benigne e maligne.

Quali apparecchiature si adoperano per l'ecografia mammaria bilaterale?

Per l'ecografia mammaria bilaterale, oltre ad indispensabili competenze teoriche e tecniche dell'operatore, è necessario utilizzare apparecchiature ecografiche in real-time tecnologicamente d’avanguardia sia per quanto riguarda i sistemi di elaborazione e di rappresentazione del segnale che per quanto riguarda i sistemi di focalizzazione del fascio ultrasonico. Essendo la ghiandola mammaria un organo superficiale, per ottenere una migliore definizione dell’immagine ed un incremento del potere di risoluzione della apparecchiatura risulta indispensabile l'utilizzazione di trasduttori ad elevata frequenza potendosi identificare nei 7.5 MHz la frequenza di emissione ottimale. Per uno studio più dettagliato di eventuali alterazioni focali può essere inoltre considerata la utilizzazione di sonde ad elevata frequenza (10-13 MHz).

Si tratta di un esame che usa la tecnica degli ultrasuoni e non ha alcun pericolo controindicazioni. Come esame, è meno preciso della mammografia e si usa più frequentemente per la maggior precisione nelle donne giovani.

Come si svolge l'ecografia mammaria bilaterale?

L'ecografia mammaria bilaterale deve essere condotta con la paziente supina e avente il braccio corrispondente alla mammella indagata flesso ed abdotto, con la mano sopra la testa.Questa posizione consente un appiattimento della ghiandola ed una maggiore immobilità nel corso dell’esame.Nel corso dell’esame ecografico devono essere sistematicamente ed accuratamente indagate tutte le porzioni della ghiandola eseguendo uno studio prima per quadranti e poi in senso radiale consentendo queste seconde scansioni di analizzare più correttamente le strutture del lobo ghiandolare nella sua complessità epiteliale e connettivale e l’asse del dotto che converge verso il capezzolo.L’esame ecografico della mammella va quindi completato da un accurato studio di eventuali alterazioni linfonodali in sede ascellare ed a livello della mammaria interna.

Dr. Paolo Madeyski Medico Chirurgo
Dr. Paolo Madeyski
chirurgo generalesenologo

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