La sindrome femoro rotulea è una patologia relativamente frequente soprattutto nell’ambito sportivo.
Diverse possono essere le cause ma le più frequenti sono riconducibili sostanzialmente ad un errato allineamento tra rotula e femore, oppure ad una displasia (“malformazione”) a carico della rotula e/o del femore. Il dolore anteriore che accompagna questa patologia, può rivelarsi altamente invalidante, soprattutto nei confronti della pratica sportiva e di alcuni particolari lavori, cioè quelli che prevedano dei piegamenti degli arti inferiori di una certa entità.
La rotula ed il femore (più precisamente la troclea femorale, cioè la parte del femore che si articola con la rotula) possono essere considerati come la ruota di un treno che viaggia su di un binario: se tale collegamento risulterà perfettamente congruente, tutto scorrerà per il meglio ed il movimento sarà fluido, se invece la “ruota” non sarà perfettamente allineata, si creeranno maggiori attriti (le “scintille” che possono generarsi dalle ruote del treno) che porterà ad un usura precoce ed alla comparsa di dolore.
La sindrome femoro-rotulea, è di solito caratterizzata da dolore costante nella parte anteriore del ginocchio. Talvolta si può verificare un blocco articolare di natura antalgica (dovuto al dolore). Il range di movimento risulta, comunque, nella maggior parte dei casi ridotto.
Si può associare un'ipotonotrofia del muscolo quadricipite (più piccolo rispetto al controlaterale).
Con il cronicizzarsi della patologia, possono subentrare altri sintomi dovuti all’interessamento di altre strutture muscolo-tendinee del ginocchio (tendine rotuleo, borse, cuscinetto adiposo, retinacoli, pliche, nervi, ecc. ecc.
Spesso si associa gonfiore per aumento del liquido (sinoviale) all’interno dell’articolazione. Si possono verificare episodi di cedimento.
Durante alcune attività e/o movimenti, il paziente può percepire una sensazione di scroscio e crepitio, non sempre associata a sintomatologia dolorosa.
Tipico è il dolore maggiormente presente quando si cammina in salita rispetto a quanto si cammina in discesa, così come quando si cambia posizione dopo averne mantenuta un’altra per molto tempo (alzarsi dopo essere rimasti seduti per molto tempo come durante un film al cinema ecc. ecc.).
Le cause possono essere differenti, ma sostanzialmente sono riconducibili ad un alterato scorrimento della rotula sul femore.
Traumi, sovraccarichi, posture incongrue possono instaurare una sintomatologia simile, ma in assenza di un problema anatomico, non si instaurerà la vera e propria sindrome.
La stessa prevalenza del sesso femminile rispetto a quella maschile è insita in una sostanziale differenza anatomica: un bacino più ampio sposta gli angoli del ginocchio (a partire dall’anca) e determina un sovraccarico laterale della rotula (detto “Q-Angle”), con un sovraccarico del ginocchio e la più facile predisposizione all’insorgenza della sindrome. In generale, pertanto, tutte quelle cause (incluse le genetiche e/o i deficit di accrescimento) che possono portare ad un alterato scorrimento della rotula sul femore possono predisporre se non far insorgere tale patologia.
Nella fase acuta della sindrome femoro rotulea il trattamento conservativo deve essere essenzialmente rivolto alla diminuzione del dolore ed alla ripresa di una normale funzionalità articolare.
Crioterapia (ghiaccio), TENS e laser costituiscono le terapie strumentali maggiormente adatte a questo scopo. Possono essere utilizzati anche fans ed altre terapie manuali.
Può anche essere iniziato un programma di rinforzo selettivo muscolare di coscia. Si deve, ovviamente, interrompere qualsiasi attività che scateni la sintomatologia dolorosa o i movimenti che sono stati individuati come fonte potenziale di rischio.
Altre metodiche terapeutiche prevedono il taping e/o i tutori di rotula ed anche i plantari sono stati di recente annoverati tra le terapie di primo approccio soprattutto prima di un trattamento più invasivo.
Una volta risolta la fase acuta, la seconda parte del trattamento deve essere basata sul rinforzo selettivo muscolare e di stretching non solo di coscia, ma anche dell’anca e della schiena.
Alcuni casi possono prevedere dei trattamenti infiltrativi con la diversificazione delle sostanze utilizzate, da scegliersi di caso in caso secondo diversi parametri (età, esigenza funzionale, patologie associate, grado di artrosi ecc. ecc.).
I casi più resistenti alla terapia o casi selezionati possono anche essere indirizzati verso un trattamento correttivo di tipo chirurgico, teso sia al “riallineamento” rotuleo che, in casi gravi o di conclamata patologia artrosica/degenerativa o di danno focale cartilagineo/osteo-cartilagineo, anche “sostitutivo” (protesico/patch/altro). La maggior parte degli interventi possono essere eseguiti per via artroscopica, ma alcuni non possono essere eseguiti se non per via aperta.
In condizioni ottimali, il paziente dovrebbe avere un rapido recupero e il ritorno ad un pieno livello funzionale. In ogni caso il ritorno all’attività sportiva è subordinato alla scomparsa, o comunque alla drastica riduzione, della sintomatologia dolorosa.
La prognosi cambia molto anche in baso alle patologie associate, ad eventuali danni anatomicied al grado della patologia stessa nonchè al tipo di percorso terapeutico intrapreso.