Quando l’otite acuta si aggrava, si trasforma in otomastoidite. I principali sintomi sono: dolore pulsante all’interno del condotto uditivo, formazione di pus con conseguente suppurazione, febbre alta.
Quando la quantità di pus è elevata, la parte ossea posteriore dell’orecchio, ovvero la struttura mastoidea, rischia lo scioglimento. In questo caso, il bambino accuserà dei dolori fortissimi con la presenza di stato febbrile. Con il gonfiore, l’orecchio potrebbe subire addirittura uno spostamento laterale, diventando il classico “orecchio a sventola”, manifestazione che allarma i genitori e il pediatra, che può solo predisporre il ricovero d’urgenza in ospedale.
Non appena l’otomastoidite verrà confermata, deve essere somministrata al bambino una immediata cura antibiotica via endovena. I dosaggi dovranno essere piuttosto alti. Un esame da eseguire subito sarà una TAC al padiglione auricolare.
Quando l’infante si sentirà un po’ meglio, e se l’esame dovesse accertare la diagnosi di otomastoidite, l’unico intervento da eseguire immediatamente sarà la rimozione della massa di pus, proprio per evitare che l’infezione si propaghi, sfociando in patologie ancora più gravi, come labirintite batterica, meningite o paralisi del nervo della parte del viso interessata.
Non è una patologia facilmente diagnosticabile, presentando sintomi comuni all’otite esterna o alla linfadenopatia restromastoidea. In questi due disturbi in particolare, il dolore è molto acuto e si ha, nel secondo caso, lo spostamento laterale dell’orecchio, non sono presenti però gli altri sintomi dell’otomastoidite.
Anche la TAC alle volte non è completamente affidabile, portando a confondere l’otomastoidite con un’otite siero mucosa, visto che anche quest’ultima comporta un’ostruzione della cavità mastoidea.
Controllando microscopicamente l’orecchio, lo specialista capirà meglio qual è la vera causa del malessere del bambino.