Insonnia, russamento, apnee notturne, sonnambulismo, sindrome delle gambe senza riposo sono solo alcuni tra i più comuni disturbi del sonno.
In Italia ne soffrono circa 7 individui su 10, quasi 12 milioni di persone, di cui il 6% è rappresentato dai bambini che soffrono prevalentemente di risvegli ripetuti durante il sonno, tali da comprometterne la qualità del sonno e da indurre stanchezza, fatica, irritabilità e ipersonnia durante le ore diurne.
Secondo la Classificazione Internazionale dei Disturbi del Sonno (ICSD) stilata dall’American Academy of Sleep Medicine, i disturbi del sonno sono suddivisi nelle seguenti categorie nosografiche:
Il disturbo comportamentale del sonno REM noto anche come RBD (dall’inglese Rapid Eye Movement Sleep Behavior Disorder) è un disturbo di tipo motorio e comportamentale che si manifesta solo ed unicamente durante la fase REM.
Questa fase del sonno è caratterizzata da un'intensa attività onirica cui si accompagna una paralisi dei muscoli che permette alla mente di sognare senza che il corpo si muova, fatta eccezione però per la muscolatura oculare.
Questo accade perché nel corso della fase REM del sonno i centri nervosi che governano la muscolatura volontaria sono inibiti dai centri nervosi localizzati a livello del tronco encefalico. Nel corso di un episodio di RBD invece si manifesta la perdita della normale atonia muscolare (tipica del sonno REM), che permette al soggetto di muoversi e quindi di vivere fisicamente il proprio sogno.
Si tratta di un disturbo di tipo cronico che nella maggior parte dei casi perdura per tutta la vita, che si manifesta più frequentemente nel sesso maschile, con insorgenza tipicamente tra i 40 e i 70 anni d’età.
Le cause di questo disturbo del sonno sono ad oggi sconosciute. La ricerca ipotizza l’esistenza di una barriera in grado di impedire l’inibizione dei muscoli volontari durante la fase REM e tale da consentire al soggetto di muoversi durante il sonno e di agire le proprie allucinazioni notturne.
La ricerca ha di recente scoperto una forte correlazione tra RDB e il rischio di sviluppare problemi cognitivi o neurologici. Il disturbo comportamentale del sonno REM sembra infatti giocare un ruolo predittivo nello sviluppo di alcune malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson o la sindrome di Shy-Drager.
Alcuni studi hanno messo in evidenza come circa il 38% dei pazienti con RDB, nel giro di circa 12-13 anni, vada in contro allo sviluppo del morbo di Parkinson, altri invece lo hanno messo in relazione con l’uso di farmaci antidepressivi, dimostrando come circa il 6% dei soggetti che assumono antidepressivi manifestano anche i sintomi di del disturbo comportamentale del sonno REM, anche se la correlazione tra queste patologie e il disturbo del sonno non è stata ancora del tutto chiarita.
Il disturbo comportamentale del sonno REM si manifesta attraverso fenomeni comportamentali e motori. Il soggetto affetto da questo disturbo parla, ride, urla, si muove, mette in atto una serie di comportamenti (a volte anche violenti) durante il sonno REM, comportamenti che hanno a che vedere con il sogno che il soggetto sta facendo.
A questo disturbo si accompagnano spesso apatia, scarsi livelli di attenzione, problemi cognitivi e delle funzioni esecutive, oltre a livelli elevati di ansia o depressione.
Quando parliamo di disturbi del sonno è importante per prima cosa capirne l’entità, la frequenza degli episodi e l’impatto negativo che questi hanno sulla vita dell’individuo che li manifesta, nel caso dell’RDB, è anche fondamentale valutare se i comportamenti messi in atto dal soggetto durante il sonno rappresentano un pericolo per il soggetto stesso e/o per chi gli sta accanto.
In questi casi è bene adottare delle precauzioni per preservare l’incolumità delle persone in questione: dormire in un ambiente semplificato con il materasso per terra, rimuovere oggetti potenzialmente pericolosi intorno al letto o nella stanza oppure, qualora il paziente abbia un compagno con il quale condivide il letto e i comportamenti siano di tipo violento (più frequentemente pugni e calci), può essere opportuno che questi dorma in un altro letto o addirittura in un’altra stanza.
Qualora fosse necessario, nei casi più severi, può essere utile fare ricorso ad una terapia farmacologica a base di clonazepam o di melatonina in grado di ridurre la frequenza e l’intensità degli episodi di RDB. Anche se il clonazepam è un farmaco con un elevato successo terapeutico, nei pazienti anziani o nei bambini è preferibile la somministrazione di melatonina in quanto rappresenta un rimedio naturale e con meno effetti collaterali del clonazepam.
In ogni caso, prima di assumere una qualsiasi terapia (farmacologica e non) per contrastare il disturbo comportamentale del sonno REM di rivolgervi ad uno specialista che possa valutare la terapia più efficace per voi sulla base del vostro caso specifico.