L’articolazione dell’anca, o articolazione coxo-femorale, è formata da due capi ossei sferici, uno concavo definito acetabolo e l’altro convesso ossia la testa del femore che ruota liberamente all’interno dell’incavatura acetabolare.
La displasia dell'anca è un’anomalia dell’articolazione dell’anca in cui la testa del femore si sposta dalla cavità acetabolare.
In virtù del fatto che la displasia dell’anca, inizia a formarsi durante la vita intrauterina del bambino e continua a evolversi nei primi anni di vita, la vecchia definizione di "displasia congenita dell'anca" è stata sostituita dalla definizione più idonea di "displasia evolutiva dell'anca".
Instabilità dell’articolazione dell’anca che permette alla testa femorale di uscire e rientrare nella cavità acetabolare.
Se non trattata, questa instabilità, fa sì che la testa del femore, esposta all'azione dei muscoli e al peso corporeo, perda gradualmente i rapporti con l‘acetabolo, risalendo verso l'alto e determinando la lussazione permanente dell'anca.
Frequente nella razza bianca caucasica, colpisce raramente i neri e gli asiatici.
Il sesso femminile è più colpito rispetto al sesso maschile, probabilmente a causa degli ormoni sessuali sullo sviluppo dell'articolazione.
Più che di cause bisognerebbe parlare di fattori di rischio che, combinandosi tra loro, concorrono determinando l’instabilità dell’articolazione.
Tra i fattori di rischio troviamo:
I sintomi della displasia dell'anca si verificano quando:
La diagnosi neonatale di dispalsia dell'anca si effettua eseguendo un’ecografia dell'anca a 6-8 settimane dalla nascita. Oggi va fatta, a scopo di screening, a tutti i neonati.
Una diagnosi precoce, infatti, permette un trattamento adatto e risolutivo.
Nell'adulto è utile, invece, la radiografia dell'anca per individuare l’anomalia.