Un ascesso ossifluente è la raccolta di essudato purulento che si forma all'interno di un tessuto e senza apparenti fenomeni infiammatori, in contrapposizione all'ascesso caldo; non si osservano arrossamento e aumento della temperatura, nè dolore vivo.
Chiamato anche ascesso freddo, è l'espressione di una tubercolosi ossea: la raccolta ascessuale, invece di manifestarsi vicino al focolaio di infezione, si allontana dal punto di origine, seguendo la gravità, la direzione dove incontra minor resistenza, la disposizione delle aponeurosi e delle fasce muscolari, guadagnando le parti più declivi.
Così, un ascesso che parte da un focolaio di tubercolosi vertebrale può raggiungere la fossa iliaca o la regione inguinale o addirittura il cavo popliteo oppure può arrivare alla regione glutea.
L'ascesso ossifluente solitamente deriva dalla fusione di un focolaio osseo, per lo più tubercolare che, attraverso guaine aponeurotiche o interstizi muscolari, tende a migrare dalle regioni profonde, in basso, secondo la legge di gravità, per affiorare in determinate sedi superficiali di elezione.
Di solito, deriva dalla colliquazione della sostanza caseosa (prodotto della necrosi del tessuto infiammatorio granulomatoso tubercolare); il pus tubercolare invece di essere uniforme, spesso, cremoso, come nelle suppurazioni da germi piogeni, appare sieroso, giallastro, contiene grumi di sostanza necrotica ed è delimitato da una parete più o meno spessa, anfrattuosa, grigiastra, costituita da tubercoli parzialmente caseificati.
Seguendo le vie di minor resistenza in seno ai tessuti e la forza di gravità, il pus può raggiungere sedi lontane dal focolaio di origine. Quando giunge all'esterno e si svuota del pus che contiene, residua allora un'ulcera a margini sottili, frastagliati, violacei e possono sovrapporsi germi piogeni e comparire segni di infezione acuta sovrapposta.
L'ascesso ossifluente è conosciuto sotto due forme:
Il rischio principale comportato da un ascesso ossifluente è dovuto al pus che spesso lascia la regione in cui viene prodotto e ne raggiunge altre per gravità, affiorando sulla superficie del corpo in zone anche molto distanti da quella di origine.
Se l'ascesso è superficiale, ben delimitato, di piccolo volume e facilmente accessibile, lo si può asportare come se fosse un piccolo tumore. Diversamente, è necessario svuotarlo pungendolo con un ago di grosso calibro e penetrando nella cavità attraverso i tessuti sani, per iniettarvi poi delle soluzioni modificatrici.