Cos'è l'arresto cardiaco?
L'
arresto cardiaco è l'
improvvisa morte cardiaca dovuta, nella maggior parte dei casi, ad un'
aritmia fatale, nota come
fibrillazione ventricolare. L'arresto cardiaco è spesso generato da un'
ischemia, ovvero un'interruzione del flusso di sangue alle
coronarie.
L’arresto cardiaco può insorgere in modo improvviso o dopo la comparsa di diversi sintomi. Ogni anno, colpisce circa 60 mila individui.
È importante fare la differenza tra
attacco cardiaco, o
infarto, e
arresto cardiaco. Mentre l’attacco cardiaco potrebbe causare l’arresto cardiaco e la morte improvvisa, i termini non hanno lo stesso significato. L’attacco cardiaco è causato da un blocco che interrompe il flusso sanguigno al
cuore. Inoltre, l’attacco cardiaco, noto con il termine medico
infarto del miocardio, si riferisce alla morte dei tessuti muscolari dovuta al mancato apporto di sangue, che non necessariamente ha esito fatale.
L’arresto cardiaco consiste invece in un malfunzionamento del sistema elettrico cardiaco, che porta alla morte quando il cuore smette di funzionare correttamente. Il malfunzionamento può essere causato da un ritmo cardiaco anormale o irregolare, disturbo noto come aritmia.
Un comune tipo di aritmia nell’arresto cardiaco è l’aritmia ventricolare, o fibrillazione ventricolare, caratterizzata da un battito irregolare, mentre il cuore smette di pompare il sangue.
Quali sono i sintomi?
I
sintomi più comuni dell’
arresto cardiaco sono:
I sintomi possono essere improvvisi e inaspettati oppure in situazioni più rare possono essere preceduti da:
Quali sono le conseguenze di un arresto cardiaco?
L'
arresto cardiaco fa sì che la circolazione si arresti immediatamente. Per i primi 5 minuti, gli organi consumano l'ossigeno presente nel corpo, dopodiché, cominciano a danneggiarsi. Il primo organo colpito è il
cervello.
Dopo 10 minuti, le probabilità di sopravvivenza del paziente colpito da
arresto cardiaco sono pari a zero. Un intervento immediato di uno
specialista può quindi salvare la vita.
Come è stato descritto in precedenza, durante l’arresto cardiaco il sangue non viene pompato all’interno dei tessuti, decretando così la morte degli organi nel giro di pochi minuti. Le prime lesioni dell’arresto cardiaco colpiscono il cervello che, non ricevendo il corretto apporto di ossigeno per circa 5 minuti, subisce dei danni permanenti.
Dopo circa 10 minuti dall’arresto cardiaco, il paziente è ritenuto
morto. Qualora venisse rianimato tramite
elettrostimolazione, riporterebbe dei danni cerebrali gravissimi o resterebbe comunque in stato comatoso.
Come si tratta un arresto cardiaco?
In seguito all’
arresto cardiaco, la morte insorge solo dopo pochi minuti. Solo la
rianimazione cardiopolmonare e l’utilizzo del
defibrillatore possono ripristinare il corretto funzionamento dell’attività elettrica del cuore.
Anche queste manovre, utilizzabili comunque entro pochissimi minuti, hanno delle limitazioni. Per esempio, possono essere utilizzate entrambe in presenza di ritmi defibrillabili, caratterizzati dalla fibrillazione ventricolare e dall’assenza di polso. In questi casi, la rianimazione ha maggiori probabilità di avere un esito positivo.
Se i soccorritori hanno a che fare con i ritmi non defibrillabili, che consistono in asistolia e attività elettrica con polso, si deve eseguire la rianimazione RCP senza il defibrillatore.