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Immunofissazione

Ematologia
Un medico con in mano una provetta di sangue

Che cos'è l'immunofissazione?

L'immunofissazione è un esame di laboratorio che viene utilizzato per individuare e analizzare le gamma globuline che sono presenti in un determinato campione.

Anche chiamata immunoelettroforesi (IFE), con l'immufissazione è possibile valutare se siano presenti delle immunoglobuline, di che classe (tra IgG, IgM, IgA, IgD, IgE) e di quale catena leggera (se kappa o lambda). Inoltre, tale esame riconosce se vi sia una concentrazione di immunoglobuline per eccesso o per difetto.

L'immufissazione può essere eseguita sia un campione di sangue (in questo caso si parla di immunofissazione sierica), di urine (immunofissazione urinaria) o di liquor, ovvero del liquido spinale (immunofissazione liquorale).

L'esame permette di indagare le classi di classi di immunoglobuline e il tipo di catena leggera in relazione alla loro mobilità elettroforetica.

Immunofissazione: quando viene prescritta

L'immunofissazione di siero e urine viene prescritta generalmente quando si sospettano delle alterazioni che riguardano gli anticorpi monoclonali o le immunoglobuline, in relazione a diagnosi di gammapatie o di discrasie plasmacellulari.

Si tratta di un esame utile, quindi, in tutti quei casi in cui potrebbero esservi delle patologie delle plasmacellule, quando si vuole monitorare il decorso del mieloma multiplo, dell'amiloidosi primaria (quella definita "a catena leggera") e della macroglobulinemia di Waldenström.

Dal momento che l’immunofissazione sierica ed urinaria sono indicate per diagnosticare (o per tenere monitorate) le malattie caratterizzate da un'alterazione della gamma globuline e della produzione della componente monoclonale, l'esame può essere prescritto dal medico nei seguenti casi:

  • per confermare o smentire una diagnosi di patologie che riguardano la produzione di componente monoclonale, e quindi la sua presenza nel circolo ematico;
  • quando altri esami hanno evidenziato valori anomali in relazione alla quantità di proteine plasmatiche rispetto alla media degli individui in salute;
  • l'immunofissazione del liquido cerebrospinale viene spesso prescritta se si sospetta la sclerosi multipla;
  • quando sono presenti sintomi specifici che possono far sospettare la presenza di una patologia legata alla gammopatia monoclonale. In questo caso le manifestazioni fisiche più comuni sono l'anemia, i dolori alle ossa, l'affaticamento, le infezioni ricorrenti, le fratture frequenti.
L'immufissazione è un esame che può essere utilizzato non solo per confermare o meno una diagnosi, ma anche per tenere monitorato l'andamento di una terapia. È questo il caso delle discrasie plasmacellulari ma anche dei cicli di chemioterapia. Se, ad esempio, si nota la presenza di una proteina monoclonale anche dopo il trattamento, può esservi una refrattarietà della patologia.

Come si esegue l'immunofissazione sierica e urinaria

L'immunofissazione su siero (o IFE siero) si esegue mediante un prelievo del sangue venoso. Il campione ottenuto viene poi sottoposto alla centrifugazione, in modo da ottenere la frazione che contiene le cellule, cioè la parte corpuscolare, separata da quella liquida, ovvero il plasma.

L'esame, oltre che utilizzando il sangue, può essere svolto anche sulle urine e sul liquor.

L'immunofissazione nelle urine serve a fornire le medesime informazioni di quella sierica e viene svolta analizzando una piccola quantità di urina raccolta in contenitore sterile. Il campione può essere preso nell'arco delle 24 ore ma non vi è un riferimento temporale preciso, né una preparazione specifica

Nel caso dell'immunofissazione sieroproteica, invece, il paziente deve rimanere a digiuno per almeno 10 ore prima di sottoporsi al prelievo. Per quanto riguarda, invece, l'immunofissazione proteica svolta analizzando il liquor, il liquido cerebrospinale viene prelevato tramite una puntura lombare.

Occorre tenere presente che alcuni tipi di medicinali possono alterare i valori ottenuti con l'immunoelettroforesi urinaria e sierica, quindi, prima di sottoporsi all'esame è consigliabile riferire al proprio medico se si sta seguendo una determinata terapia farmacologica. Tra le sostanze chiamate in causa vi sono, ad esempio:
  • la fenitoina;
  • la procainamide;
  • il metadone;
  • i corticosterodi;
  • l'acido acetilsalicilico;
  • la clorpromazina;
  • alcuni tipi di contraccettivi orali;
  • la somministrazione di alcuni vaccini ricevuta nei sei mesi precedenti;
  • le gammaglobuline terapeutiche.

Immunofissazione: come interpretarne i risultati?

I risultati forniti da un esame come quello dell'immunofissazione vanno sempre analizzati in relazione ad altri parametri, pertanto possono essere interpretati solo da un medico specializzato. Egli potrà valutare se le eventuali alterazioni che riguardano una specifica gamma globulina sono imputabili a una patologia.

In linea generale il test può fornire un profilo delle gamma globuline ritenuto normale, oppure identifica la presenza di una proteina monoclonale (o di un modello policlonale). Si ritiene "normale", quindi, se l'immufissazione dà un risultato negativo.

I valori fisiologici dell'immunofissazione prevedono che la concentrazione totale delle immunoglobuline (IgG + IgM + IgA) sia compresa tra 600 e 2300 mg/dl, suddivise in questo modo:

  • IgA: 90-400 mg/dl;
  • IgG: 800-1800 mg/dl;
  • IgM: 60-280 mg/dl;
  • IgD: 0,3-0,4 mg/dl;
  • IgE: 20-440 mg/dl.
Un'immunofissazione positiva, invece, può essere interpretate in due modi:

  • policlonale. In questo caso l'incremento nella produzione delle immunoglobuline riguarda tutte le componenti della gamma globuline;
  • monoclonale, che si verifica quando le gamma globuline in eccesso derivano da un solo tipo (clone) di plasmacellule.

Immunofissazione: possibili patologie associate a valori anomali

In presenza di un'immunofissazione sierica positiva (o urinaria), l'aumento delle gamma globuline policlonali potrebbe essere correlato a:

  • patologie infiammatorie croniche;
  • malattie autoimmuni, come ad esempio l'artrite reumatoide e il lupus eritematoso sistemico;
  • malattie del fegato croniche, come la cirrosi epatica o l'epatite;
  • un'immunizzazione recente;
  • infezioni, sia di natura cronica che acuta;
  • neoplasie.
Nel caso in cui, invece, si verifichi un aumento delle gamma globuline monoclonali, si potrebbe essere in presenza di:

  • mieloma multiplo;
  • alcune tipologie di neoplasia;
  • infiammazioni croniche;
  • linfoma;
  • macroglobulinemia di Waldenström.
Una riduzione delle gammaglobuline potrebbe essere associata a diverse patologie che interessano il sistema immunitario, siano esse di natura genetica (come l'agammaglobulinemia) o oppure no (AIDS, sindrome di Cushing, sepsi).

Valori in diminuzione delle globuline gamma, tuttavia, possono anche dipendere dall'assunzione di farmaci cortisonici, steroidi e immunosppressori, pertanto è consigliabile riferire sempre al medico qualora si assumessero farmaci.

Nel caso di sospetta diagnosi di sclerosi multipla, i medici possono suggerire l'immufissazione del liquor. In questo caso se l'esame evidenzia un tracciato caratterizzato da bande oligoclonali si parla di esito positivo, tuttavia per confermare o meno la presenza della patologia è necessario svolgere anche altre valutazioni, dal momento che la comparsa delle bande oligoclonali può essere correlata anche ad altre condizioni.
Dr. Christian Raddato Medico Chirurgo
Dr. Christian Raddato
medico generale

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