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Placenta

Ginecologia
Placenta

Cos'è la placenta?

La placenta è un organo temporaneo, che si forma sulla parete interna della cavità uterina in gravidanza.

La placenta è un organo dalla duplice origine:

  • origine materna: è costituita dall’endometrio opportunamente trasformato durante la gravidanza;
  • origine fetale: è costituita dai villi coriali, prolungamenti generati dalle cellule embrionali più esterne del corion.

A cosa serve?

La placenta è un organo vitale per la connessione uterina tra la madre e il bambino.

Durante tutto il periodo di gravidanza, essa assolve a importanti funzioni:

  • Scambi metabolici: favorisce scambi tra il sangue fetale e quello materno che non vengono mai in contatto tra di loro. Il feto è connesso alla placenta mediante il cordone ombelicale. La gestante comunica con la placenta mediante lacune sanguigne.
  • Respirazione: la placenta offre al feto l’ossigeno necessario per proseguire la gravidanza, allontanando l’anidride carbonica. Il passaggio dell’ossigeno avviene attraverso la barriera placentare, un sottile strato di cellule che separa il sangue materno dai villi coriali.
  • Depurazione: la placenta favorisce lo smaltimento di sostanze di rifiuto.
  • Protezione immunitaria: protegge il feto dal passaggio di taluni virus, batteri e sostanze nocive per la salute del feto.
  • Nutrizione: la placenta fornisce al feto i nutrienti necessari per crescere in modo sano.
  • Produzione di ormoni: produce, già dalla 11^-12^ settimana di gestazione, una quantità di progesterone, tanto da annullare la normale produzione da parte del corpo luteo. Il monitoraggio dei livelli di progesterone in gravidanza è fondamentale per il mantenimento della gravidanza.

La placenta è commestibile?

Per le sue molteplici proprietà nutritive, molti mammiferi, ad esclusione della razza umana, hanno la consuetudine di mangiare la placenta espulsa dopo il parto.

Quando si forma la placenta?

La formazione della placenta avviene progressivamente durante le prime settimane di gestazione:

  • Nella prima settimana, dopo il concepimento, l’ovulo fecondato, costituito da una sfera cava, la blastocisti, raggiunge la cavità uterina ed inizia la formazione dei villi, che hanno capacità di erodere la mucosa endometriale trasformata (decidua gravidica) per favorire l’impianto dell’uovo fecondato nell’endometrio. 
  • Nella seconda settimana, si completa l'adesione dei villi alla mucosa endometriale.
  • Nelle settimane successive, i villi coriali intensificano la loro struttura ramificata all’interno dell’endometrio, fino a completare la formazione della placenta, di duplice origine, fetale e materna. La parte di placenta che aderisce alla parete uterina sviluppa sempre più i suoi villi, che si riuniscono a gruppi per formare i cotiledoni placentari. La porzione che resta libera nella cavità uterina non produce più villi, ma diviene liscia e darà origine alle membrane amniotiche.

La placenta continua a crescere fino al parto, quando, in condizioni normali, raggiunge un diametro di circa 20 cm, uno spessore di circa 3 cm al centro, un peso di circa 500 grammi.

La placenta, contenente l’embrione, inizialmente occupa tutta la cavità uterina, per poi risalire verso il fondo uterino (l’utero, nel frattempo, ha iniziato ad aumentare le sue dimensioni, che lo porteranno dai circa 50 gr. iniziali a circa 1 Kg a fine gravidanza). Sino alla 20^ gravidanza, la placenta giunge con il suo limite inferiore a toccare l’orifizio uterino interno (OUI), ma dalla 20^ settimana in poi, risale verso uno degli angoli tubarici.

Placenta previa

Vi sono casi in cui, però, la placenta resta inserita più in basso. Si parla in questo caso di placenta praevia o previa (cioè, davanti alla parte del feto che si avvicina all’orifizio uterino interno). Si parlerà di placenta previa laterale se il suo bordo inferiore è distante più di 2 cm dall’OUI; di placenta previa marginale, se il bordo inferiore placentare sfiora l’OUI; paracentrale o centrale, se la placenta chiude parzialmente o totalmente l’OUI.

In questi ultimi due casi, si corrono i maggiori pericoli di emorragie presso il termine o a termine della gravidanza. Infatti, dato che la parete uterina è elastica, mentre la placenta non lo è, le pur piccole contrazioni uterine che avvengono fisiologicamente a partire dalla 24^ settimana circa, tendono a far staccare frammenti di placenta, con il pericolo di determinare un ematoma retroplacentare che distacchi totalmente la placenta.

In caso di placenta previa laterale o marginale, il più delle volte è poi possibile un parto per via naturale.

In caso di placenta previa centrale, è intuibile che sia necessario ricorrere ad un taglio cesareo, anche anticipato, per evitare pericolosissime emorragie.

La diagnosi di placenta previa viene posta con ecografia, che va fatta anche per distinguere la perdita ematica uterina da una minaccia d’aborto: nella minaccia d’aborto, la perdita si accompagna a dolore; nella placenta previa, invece, si ha perdita ematica con scarsissima dolenzia, almeno sino a che non si abbia distacco massivo di placenta.

Da quali patologie viene colpita?

La placenta può essere soggetta a particolari condizioni più o meno gravose. Tra le più note, oltre alla citata placenta previa:

  • Placenta accreta: la placenta aderisce all’utero, con elevato rischio di sanguinamento durante il parto per difficoltà di staccamento dalle pareti. 
  • Placenta invecchiata: la placenta si presenta calcificata. Si tratta di una condizione allarmante se si manifesta agli inizi o nel decorso della gestazione, può generare un rallentamento nella crescita del feto.
  • Insufficienza placentare: la placenta risulta malformata o danneggiata, tanto da non essere in grado di assolvere alla funzione di polmone per il feto, con evidenti ritardi nel processo di crescita. L’insufficienza placentare può essere dovuta a cattive abitudine della gestante (ad esempio, uso di droghe, alcool e fumo) o a condizioni di salute (ad esempio, ipertensione, diabete, problemi cardiorespiratori).

Può verificarsi anche il distacco della placenta: questo accadimento è molto pericoloso, per il bambino e per la madre, come si vedrà nel paragrafo successivo.

Distacco della placenta

Il distacco della placenta rappresenta una circostanza molto pericolosa: se avviene, infatti, la placenta si stacca dall’utero provocando una forte emorragia, mettendo a rischio non solo la vita del feto, che non riceve più ossigeno e nutrienti necessari per sopravvivere, ma anche della gestante.

Il distacco della placenta può essere riconducibile a:

  • ipertensione;
  • sovradistensione delle pareti uterine per eccesso di liquido amniotico (polidramnios);
  • gravidanza plurigemellare;
  • diabete;
  • uso di droghe.

Cure per patologie alla placenta

La maggior parte delle patologie a carico della placenta può essere trattata preservando la gestante e il feto da gravose conseguenze.

Ecco i rimedi più noti in relazione alle più comuni patologie a carico della placenta:

  • Placenta previa: spesso, una placenta bassa rientra dopo qualche settimana nella sua posizione normale, grazie alla spinta dell’utero. Qualora la condizione di placenta bassa permanesse per tutta la gravidanza, è fortemente consigliato un parto cesareo.
  • Placenta accreta: per prevenire il rischio di emorragia, è consigliato un parto cesareo anticipato di qualche settimana. Non è da escludere, in questi casi, un intervento di isterectomia, ovvero asportazione dell’utero senza precludere future gravidanze.
  • Placenta invecchiata: alimentazione a base di vitamine e calcio e buone abitudini (ad esempio, non fumare) prevengono la calcificazione della placenta.
  • Insufficienza placentare: non esiste un trattamento specifico per questo tipo di problematica. È bene sottoporsi a controlli periodici ravvicinati tra di loro per monitorare l’evoluzione del feto, nonché, laddove fosse possibile, trattare il comportamento o la patologia a carico della gestante.
  • Distacco della placenta: a seconda del tipo di distacco, verrà valutata l’ipotesi di monitorare la paziente chiedendo assoluto riposo o, come avviene nella maggior parte dei casi, procedere con parto cesareo, a seconda dell’epoca della gravidanza.
Redazione Pazienti Redazione
Redazione Pazienti
medico generale

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