Un Natale senza barriere: come rendere le festività accoglienti per tutti

Federica Carbone | Autrice

Ultimo aggiornamento – 21 Dicembre, 2024

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Le festività natalizie, al netto delle tradizioni e delle aspettative di gioia e condivisione, spesso amplificano emozioni e situazioni non proprio gradevoli già presenti nel quotidiano. Come detto nel film d’animazione That Christmas, il Natale funziona come una lente di ingrandimento per i sentimenti: chi si sente felice e amato percepirà ancora più intensamente queste emozioni, mentre chi si sente solo o trascurato rischia di vedere amplificati i sentimenti di isolamento o tristezza. Le feste natalizie amplificano ciò che proviamo, nel bene e nel male, e questo vale per tutti, ma in particolare per chi affronta sfide legate alla salute mentale, alle differenze fisiche, sensoriali o psicologiche.

Come accennato, uno degli elementi che rendono questo periodo complesso è il peso delle aspettative. Durante le feste, ci aspettiamo che tutto sia perfetto: dall’atmosfera familiare al cibo, dai regali all’armonia delle relazioni. Tuttavia, queste aspettative possono trasformarsi in una fonte di stress, alimentando la sensazione di fallimento quando la realtà non corrisponde all’ideale. Comprendere e ridimensionare queste aspettative è un primo passo per vivere il Natale con maggiore serenità.

In un periodo storico in cui, grazie anche ai social, le differenze tra persone emergono con maggiore evidenza, è il caso di riflettere sul concetto di diversità. Parlare di diversità significa riconoscere e accogliere le caratteristiche uniche di ciascuno – che siano fisiche, sensoriali, cognitive o emotive – senza cercare di uniformarle. Durante le feste, questo può tradursi in gesti concreti che rispettino le esigenze specifiche di chi ci circonda, rendendo il Natale un momento di reale connessione.

Per approfondire questi temi, abbiamo raccolto le testimonianze di tre donne che, ognuna nel proprio ambito di divulgazione, stanno contribuendo a fare la differenza: Eleonora Marocchini, @narraction su Instagram - psicolinguista esperta di neurodiversità; Erika Valsecchi, @vocedelverbosentire - attivista sorda; e Dalila Bagnuli, @dalila.bagnuli - attivista contro la grassofobia e autrice di due libri sul tema, Anti manuale della bellezza e Diario non conforme. Ognuna di loro ci offre una prospettiva unica per comprendere come affrontare le festività in modo che risultino più rispettose e piacevoli per tutte e tutti.

Natale e neurodiversità: adattare le tradizioni per ridurre lo stress

Per molte persone neurodivergenti, il periodo natalizio può rappresentare una sfida. Come spiega Eleonora Marocchini, uno degli ostacoli principali è l’ipersensibilità sensoriale, una caratteristica che porta a percepire in modo amplificato gli stimoli come suoni, luci e odori. Le luci intermittenti dell’albero di Natale, il rumore costante di conversazioni sovrapposte o la consistenza di certi vestiti possono risultare insopportabili per chi ha questa sensibilità.

Eleonora riflette su come le tradizioni natalizie possano essere vissute con disagio da chi fatica a tollerare questi stimoli. “Non è raro che le persone neurodivergenti trovino le feste stressanti e rischino di avere crisi importanti se non si tutelano,” afferma. Per questo motivo, sottolinea l’importanza di conoscere i propri limiti e adottare strategie personalizzate: pause frequenti, utilizzo di tappi per le orecchie, abiti comodi e cibi familiari possono fare la differenza.

La consapevolezza dei bisogni altrui è altrettanto importante. Eleonora invita le famiglie a creare contesti più sereni, ad esempio abbassando il volume della musica, riducendo gli stimoli visivi e prevedendo momenti di pausa durante gli incontri. “Un contesto non giudicante, dove si possa essere sé stessi senza paura di critiche, è il miglior regalo che possiamo fare.”

Eleonora approfondisce inoltre l’importanza dell’informazione: "ascoltare e accogliere le persone neurodivergenti quando ci spiegano i loro bisogni è un primo passo. Sarebbe importante però anche educarsi autonomamente, magari con l’aiuto di persone esperte."

La sfida della comunicazione per le persone sorde

Erika Valsecchi racconta come le feste natalizie abbiano assunto un nuovo significato dopo aver ricevuto un impianto cocleare, un dispositivo medico che permette alle persone con sordità profonda di percepire suoni stimolando il nervo uditivo. Prima dell’impianto, le cene affollate erano una sfida: il caos delle conversazioni di gruppo rendeva difficile seguire chi parlava, e la lettura labiale, pur essenziale, richiedeva uno sforzo immenso.

“La lettura labiale richiede un’enorme concentrazione, soprattutto in ambienti rumorosi,” spiega Erika. “Alla fine della serata, tornavo a casa esausta e con il mal di testa.” Oggi, grazie all’impianto cocleare, la situazione è migliorata, ma Erika insiste sull’importanza di piccoli accorgimenti per favorire l’inclusione delle persone sorde: ambienti ben illuminati, conversazioni ordinate e gesti semplici come scrivere le parole non comprese.

E non dimentichiamo il valore dell’empatia. “L’esclusione non è solo una questione di barriere fisiche, ma anche emotive. Spesso, basta un piccolo gesto per far sentire una persona sorda accolta.” Racconta, ad esempio, di come alcune tradizioni – come la tombola – possano diventare più accessibili semplicemente mostrando i numeri estratti anziché annunciandoli solo ad alta voce.

La pressione estetica e le feste: il punto di vista di Dalila Bagnuli

Altro tema delicato ma molto significativo è quello affrontato con Dalila Bagnuli: la pressione estetica. Durante il Natale, le aspettative sociali sull’apparenza raggiungono spesso il loro apice, alimentate da commenti sui corpi, discorsi sulle diete e giudizi sul cibo. La pressione estetica non è solo una questione individuale, ma un fenomeno culturale che riduce il valore delle persone al loro aspetto fisico.

“Il nostro corpo non è un oggetto da valutare, né uno strumento per soddisfare le aspettative altrui,” afferma Dalila. Autrice di due libri sul tema – Anti manuale della bellezza e Diario non conforme – Dalila invita a ribaltare questa narrativa, riscoprendo il piacere del cibo e delle relazioni autentiche. “La magia del Natale non dovrebbe essere offuscata da commenti tossici. Ogni persona ha diritto a vivere le feste senza sentirsi giudicata.”

Bagnuli offre anche suggerimenti concreti per affrontare situazioni difficili. Se possibile, consiglia di comunicare con franchezza il proprio disagio ai familiari o, in alternativa, di scegliere contesti più sereni. “Passare le feste con amici o da soli, se necessario, è un atto di cura verso sé stessi,” conclude.

Disturbi di personalità e natale: una prospettiva personale

Per chi ha ricevuto diagnosi di disturbo di personalità, le festività natalizie possono essere un momento di vulnerabilità estrema. La rottura della routine quotidiana, una caratteristica comune delle feste, rappresenta già di per sé una difficoltà. Quello che le persone che soffrono di disregolazione emotiva siano costantemente fuori controllo è un mito. La verità è che spesso si cerca di evitare la disregolazione proprio iper-controllando. Anche in psicoterapia viene insegnato di frequente a rendere la ruotine più regolare proprio per contenere gli alti e bassi. Ecco perché per chi basa il proprio equilibrio su schemi prevedibili, il caos organizzato del Natale può facilmente trasformarsi in un fattore disregolante.

A ciò si aggiungono momenti sociali che, per la loro natura, possono accentuare l’instabilità emotiva. La convivialità, così centrale in questo periodo, ha il potere di trasportare rapidamente da uno stato di euforia e sovraeccitazione alla noia. Quest’ultima, spesso sottovalutata, è una vera sfida per chi soffre ad esempio di disturbo borderline, poiché rappresenta l’anticamera di un senso di vuoto profondo che facilmente porta alla crisi.

Non si tratta semplicemente di sentirsi “annoiati”. Per chi convive con il disturbo borderline, può trattarsi di un’esperienza dolorosa e totalizzante, in grado di spegnere ogni energia emotiva e di portare a comportamenti impulsivi nel tentativo di riempirlo. Durante le feste, questi meccanismi possono essere amplificati dalla presenza di molte persone, dalle interazioni sociali intense e dalle aspettative implicite di essere "felici" e "spensierati", o dai confronti con parenti e amici che si vedono più di rado durante l’anno.

Per chi si trova a vivere queste difficoltà, pianificare in anticipo può essere una strategia utile. Non si tratta di evitare le feste o di isolarsi, ma di scegliere con attenzione quali momenti affrontare e quali concedersi come pause di recupero. Un equilibrio tra partecipazione e rispetto per i propri limiti può fare la differenza.

Per chi è accanto a una persona con un disturbo di personalità, la chiave è il rispetto. Non servono grandi gesti: spesso basta ascoltare senza giudizio, accogliendo le emozioni dell’altro anche quando sembrano difficili da comprendere. Dire “Capisco che per te questo momento è complicato, ma sono qui” può essere più potente di qualsiasi consiglio. La presenza empatica, priva di aspettative, è uno dei regali più grandi che si possa fare.

Il Natale, con tutte le sue complessità, può diventare anche un’occasione per coltivare una maggiore consapevolezza verso sé stessi e gli altri. Non si tratta di "aggiustare" o di eliminare le difficoltà, ma di creare spazi sicuri dove le persone possano sentirsi libere di essere ciò che sono, senza la pressione di dover sembrare sempre "a posto". È qui che il Natale può trasformarsi in un momento di autentica connessione.

Come trasformare il Natale in un momento di vera connessione

Le feste possono essere un’occasione per costruire connessioni profonde, ma solo se scegliamo di mettere al centro il rispetto e l’accoglienza reciproca. Tenendo conto delle condivisioni, ecco un piccolo bignami di strategie per farlo:

  • Per le persone neurodivergenti: ridurre gli stimoli sensoriali, prevedere pause regolari e rispettare i loro confini emotivi e fisici.
  • Per le persone sorde: parlare uno alla volta, garantire una buona illuminazione e utilizzare supporti visivi nei giochi e nelle conversazioni.
  • Per chi vive la pressione estetica: evitare commenti sui corpi o sul cibo e celebrare il valore delle relazioni e del tempo condiviso.
  • Per chi ha disturbi di personalità: offrire supporto empatico, ascoltare senza giudizio e creare spazi in cui sentirsi al sicuro.

Conclusione: un Natale senza barriere è possibile

Le festività natalizie – indipendentemente dal credo – sono un momento di incontro il cui significato dovrebbe esprimersi nella capacità di creare uno spazio in cui ogni persona possa sentirsi vista, rispettata e accolta. Questo spazio non è dato per scontato: è costruito con consapevolezza, empatia e ogni piccolo gesto che accoglie.

Come ci insegnano Eleonora Marocchini, Erika Valsecchi e Dalila Bagnuli, l’empatia e l’ascolto sono strumenti potenti per trasformare le festività in un momento per andare oltre le apparenze e le aspettative, scegliendo invece di valorizzare ciò che ci rende umani.

Rendere le festività rispettose e non escludenti o giudicanti, diventa un’opportunità per tutte e tutti di vivere un Natale più significativo. Ogni volta che scegliamo di rispettare i bisogni degli altri, stiamo contribuendo a creare un ambiente in cui anche noi stessi possiamo sentirci accolti. Perché alla fine, il rispetto della diversità e delle differenze arricchisce non solo chi lo riceve, ma anche chi lo pratica. 

Federica Carbone | Autrice
Scritto da Federica Carbone | Autrice

Scrivo di salute mentale dal 2015 quando, per prima in Italia ho iniziato a parlare di guarigione dal disturbo borderline di personalità come ex paziente. Questo mi ha permesso di attirare l'attenzione dei professionisti che mi hanno invitata a portare la mia testimonianza in giro per il Paese.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Federica Carbone | Autrice
Federica Carbone | Autrice
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