Avere paura del buio è un'emozione tipica dell'infanzia, quando l'assenza di luce viene ricollegata alla mancanza di punti di riferimento e al momento del distacco con i genitori. Quando quest'ansia compare durante l'età adulta, invece, merita di essere indagata più approfonditamente. Da cosa è causato il timore del buio e come si può superare?
Vediamolo insieme.
Quando la paura del buio è normale
La paura del buio, anche chiamata acluofobia o nictofobia (dal greco nyctos, ovvero notte e phobos, ossia paura), è un atteggiamento psicologico profondamente radicato che caratterizza l'età infantile. Può capitare però, che questa forma di disagio e di angoscia che si manifesta quando vi è un'assenza di luce, compaia anche durante l'età adulta, innescando una serie di timori che si ripercuotono sulla vita di chi ne soffre.
In genere i bambini che hanno paura del buio provano timore per la possibilità che, proprio durante la notte, compaiano pericoli immaginari (come ad esempio mostri, fantasmi) che ne metterebbero in pericolo l'incolumità. Il cervello infantile associa l'assenza di luce alla presenza di fonti di pericolo e, se in buona misura si tratta di un comportamento del tutto normale, in altri invece può sfociare fino a trasformarsi in veri e propri attacchi di ansia. In genere il timore di ritrovarsi al buio compare tra i tre e i cinque anni di età, ovvero proprio quando i bambini cominciano ad entrare in contatto con un certo immaginario popolato da streghe, mostri e fantasmi che riempie i loro pensieri determinando la nascita di ansia e stress.
Tra i sintomi principali che caratterizzano questo disturbo troviamo i seguenti:
- aumento del battito cardiaco
- ansia
- stress
- aumento della sudorazione
- sensazione di angoscia
- nei casi più gravi, veri e propri attacchi di panico che compaiono non appena si rimane al buio
- sintomi di tipo comportamentale (molto presenti nei bambini) che includono, ad esempio, il bisogno di rassicurazioni costanti o della presenza del genitore
- senso di oppressione al petto
- formicolii e tremori
- vertigini
Le cause della paura del buio
Non esistono delle cause certe che possano scatenare la paura del buio, la quale, in ogni caso, compare solo dopo che il cervello si è sviluppato abbastanza da comprendere il meccanismo di separazione, ovvero intorno ai due anni. Secondo il celebre psicoanalista Sigmund Freud, la fobia del buio sarebbe legata all'ansia da separazione, ovvero alla sensazione di angoscia provata dai neonati e dai bambini piccoli quando, lasciati soli dai genitori, non trovano più i loro punti di riferimento.
La nictofobia, infatti, si manifesta tipicamente nel momento dell'addormentamento, ovvero quando si compie il passaggio dallo stato di veglia a quello dell'incoscienza, che si caratterizza per l'assenza delle figure di cura.
Un'altra interpretazione, invece, vede il buio come il veicolo privilegiato di fonti di pericolo e negli adulti questa particolare forma di ansia potrebbe essere causata da un livello di attaccamento disfunzionale nei confronti dei genitori (molto spesso determinato da situazioni di iper protezione), dalla presenza di episodi traumatici avvenuti durante l'età infantile, dall'angoscia legata all'incapacità di controllare eventi nuovi e inaspettati, oltre che dai timori provati nei confronti del mondo esterno.
Si è notato come le persone che manifestano paura del buio siano soggetti ad alti livelli di ansia generale, con un'evidente difficoltà nel lasciare il controllo per abbandonarsi a una situazione nella quale, invece, si troverebbero in uno stato di incoscienza.
Come si manifesta la paura del buio in età adulta
Se la paura del buio e della notte è una manifestazione tipica dell'infanzia, quando compare durante l'età adulta è sempre la manifestazione di un disturbo dell'ansia che, a seconda della gravità dei sintomi con i quali si manifesta, può mettere a dura la prova la vita di chi ne soffre.
Il timore nei confronti del buio in età adulta può manifestarsi in vari modi, tuttavia il sintomo principale riguarda la difficoltà ad addormentarsi (in particolare quando si è da soli).
Altri disturbi tipici di questa fobia possono essere i seguenti:
- sudorazione eccessiva
- aumento della frequenza cardiaca
- insonnia
- nausea
- sensazione di avere la bocca secca
- perdita di lucidità
- attacchi di paranoia
A questi sintomi si associano generalmente quelle che sono definite delle "strategie di evitamento", ovvero dei modi che il soggetto escogita per ritardare il momento dell'esposizione alla fobia o per ridurne l'impatto. Alcuni esempi tipici di queste strategie di evitamento sono il non voler dormire da soli, lasciare una luce accesa per evitare il buio totale oppure addormentarsi davanti a un dispositivo elettronico (come ad esempio la televisione).
Come superare la paura del buio in età infantile
La paura del buio durante l'infanzia è un fenomeno fisiologico legato allo sviluppo del cervello del bambino. Il fatto che esso provi timore quando si trova in una stanza senza luce, quindi, è del tutto normale e non va stigmatizzato. Possibile, inoltre, mettere in pratica alcuni accorgimenti utili a ridurre la sensazione di angoscia nei bambini, come ad esempio:
- mantenere accesa una piccola luce all'interno della stanza
- abituare il bambino alla presenza del buio
- adottare una precisa routine del sonno e dell'addormentamento, evitando di modificarla bruscamente
- evitare di guardare film horror non adeguati all'età del bambino
- evitare le fonti di stress
- aiutare il bambino a verbalizzare tutti gli aspetti che lo preoccupano
- non banalizzare le paure legate al buio né tanto meno usarle come pretesto per minacciare il bambino
- rimanere fisicamente presenti fin quando il bambino non si sarà addormentato
- mantenere un atteggiamento rilassato e accogliente
- aiutare il bambino ad imparare a gestire le sue emozioni, parlando o disegnando il motivo delle sue angosce senza per questo sentirsi a disagio
Paura del buio in età adulta: quale terapia
Per quanto riguarda il timore del buio che si manifesta in età adulta, invece, se essa perdura da vari mesi può rendersi necessario un aiuto di tipo psicologico. In questo senso la terapia cognitivo-comportamentale può essere utile in quanto aiuta a dare una forma e un senso alle proprie paure, creando delle strategie per affrontarle un passo alla volta.
Adottando un approccio comportamentale, ad esempio, il terapeuta può lavorare in modo graduale sulla fobia, facendo in modo che il soggetto si esponga un passo alla volta verso la sua paura; il livello di ansia può essere smorzato dall'adozione di tecniche di rilassamento, volte a favorire il benessere mentale e fisico, mentre lavorando sulla decostruzione cognitiva dei pensieri negativi, chi soffre di nictofobia è guidato dallo specialista a "smontare" i processi mentali disfunzionali.