Ricevere una diagnosi di tumore al seno è un evento che segna profondamente la vita di una donna, influendo sul suo corpo, ma soprattutto sulla mente.
Il momento in cui viene comunicata la malattia segna spesso l'inizio di un viaggio emotivo complesso, fatto di paure, incertezze, domande sul futuro e le conseguenze sulla sfera emotiva possono essere profonde, toccando non solo la paziente ma anche la sua sfera di affetti.
In questo scenario, il supporto psicologico diventa fondamentale per affrontare l’angoscia e ritrovare un equilibrio interiore.
Grazie alla collaborazione della Fondazione Onda, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con la Dr.ssa Gabriella Pravettoni, Direttore della Divisione di Psiconcologia dello IEO (Istituto Europeo di Oncologia), e Professore Ordinario di Psicologia presso il Dipartimento di Oncologia ed emato-oncologia dell’Università degli studi di Milano e la Dr.ssa Florence Didier, psicologa e psicoterapeuta, presso la Divisione di Psiconcologia dello IEO.
Abbiamo approfondito insieme l’impatto psicologico della diagnosi di tumore al seno e come la psiconcologia possa offrire un sostegno concreto per affrontare questa difficile sfida.
Ecco le domande che le abbiamo posto.
Come influisce la diagnosi di tumore al seno sulla sfera psicologica rispetto ad altri tumori? Ci sono difficoltà emotive specifiche?
La diagnosi di tumore al seno può scatenare una vasta gamma di reazioni emotive, tra cui shock, paura, ansia, stress e rabbia. Queste emozioni sono comuni e rappresentano una risposta naturale ad una notizia così travolgente. Tuttavia, se non adeguatamente gestite, possono evolvere in sintomi ansiosi, depressivi, insonnia e difficoltà di adattamento alle terapie.
Gli aspetti più significativi della diagnosi di tumore al seno riguardano le alterazioni fisiche derivanti dai trattamenti, come la mastectomia o la ricostruzione mammaria . Questi interventi possono modificare drasticamente l'aspetto fisico, influenzando profondamente l'autostima e la percezione del proprio corpo. La perdita o la modifica del seno possono portare a sentimenti di disagio corporeo, vergogna e una riduzione della fiducia in sé stesse.
Per molte donne, il seno non rappresenta solo una parte del corpo, ma anche un simbolo di femminilità e fertilità. La diagnosi di tumore al seno e il trattamento oncologico possono, quindi suscitare preoccupazioni riguardo all'identità femminile e al desiderio di maternità. Questi timori possono intensificare il senso di vulnerabilità e contribuire ad una crisi di identità, difficoltà che possono essere meno rilevanti in altre forme di tumori.
Rispetto agli altri pazienti con tumore, le pazienti affette da tumore al seno spesso si trovano a fare i conti con una maggiore pressione della società, che le esorta a mantenere un atteggiamento positivo e ottimista.
Questa aspettativa sociale può portare la paziente a provare sentimenti profondi di isolamento, diversità e inadeguatezza nel momento in cui si manifestano in lei emozioni negative come paura o ansia, sconforto, tristezza, rabbia, angoscia del futuro.
La necessità di nascondere le proprie sofferenze dietro ad una maschera socialmente accettata di donna sempre forte, di “donna guerriera”, può impedire una piena e autentica
espressione delle emozioni, con la conseguenza, in realtà, di aumentare il rischio di disagio psicologico.
Un’altra difficoltà psicologica importante, comune e normale riguarda la paura della recidiva. Ci vuole tempo per imparare a gestirla e vivere oltre questa preoccupazione. La paura di una nuova insorgenza della malattia e la frequenza degli esami di controllo nei primi anni post diagnosi, possono contribuire allo sviluppo uno stato di ansia persistente.
Dopo la diagnosi, durante i trattamenti oncologici, le pazienti possono sperimentare difficoltà di concentrazione, di memoria e del sonno a causa dello stress e dell'ansia e/o di alcune terapie oncologiche. Questo stato di fatica mentale può impattare sull’umore, influenzando negativamente la capacità di affrontare le sfide quotidiane e di prendere decisioni importanti riguardo al trattamento oncologico e alla vita personale.
In cosa consiste il vostro lavoro di supporto psicologico per le pazienti con tumore al seno?
Il supporto psicologico svolge un ruolo fondamentale nel percorso di cura per le pazienti affette da tumore al seno, contribuendo al benessere emotivo e alla qualità della vita delle donne che affrontano questa sfida.
L’intervento dello psicologo può inserirsi in ogni fase del percorso di cura, dalle prime fasi della diagnosi fino alla riabilitazione post-trattamento e al follow up.
La consulenza individuale di supporto psicologico prevede colloqui personalizzati che offrono uno spazio sicuro per affrontare le emozioni legate alla diagnosi e/o ai trattamenti, paure, preoccupazioni, tristezza, stati di demoralizzazione, stress emotivo, che sono tutte reazioni normali e legittime.
Attraverso il dialogo individuale ed il rapporto interpersonale, le pazienti possono esplorare i propri sentimenti, sviluppare strategie di coping e trovare modi efficaci per gestire le sfide quotidiane.
Questi interventi psicologici mirano a modificare schemi di pensiero negativi e a promuovere un atteggiamento resiliente. Attraverso tecniche specifiche, le pazienti imparano a riconoscere e a modificare i pensieri negativi-angosciosi e le paure, migliorando la loro capacità di affrontare le difficoltà e riducendo gradualmente il disagio emotivo.
Il percorso di cura può anche rappresentare un'opportunità di crescita personale. L’evento-malattia non è sempre la principale causa di sofferenza: ogni persona porta con sé quanto ha sperimentato nella vita e, a volte, c’è l’esigenza di guardare e guarire aspetti irrisolti della propria storia, ferite invisibili precedenti e preesistenti alla malattia.
Per quanto riguarda la psicoterapia in ambito oncologico, questa ha lo scopo di promuovere una crescita post-traumatica della persona. Rappresenta un percorso autoconoscitivo e consente un processo emotivo e cognitivo di “ri-significazione” dell’esperienza vissuta che porta a migliorare l’autostima e l’equilibrio psicologico.
Le pazienti con tumore al seno devono affrontare numerosi cambiamenti fisici, emotivi e legati allo stile di vita a causa del cancro e delle terapie. Il supporto psicologico può aiutare a:
- affrontare i cambiamenti fisici ed emotivi: accettare le trasformazioni corporee imposte dai trattamenti medici, favorendo una maggiore accettazione di sé e del proprio corpo.
- gestire le relazioni familiari: trovare il modo giusto per spiegare la malattia ai figli e gestire il rapporto con il partner, promuovendo una comunicazione aperta e sincera.
- mantenere le proprie abitudini quotidiane quando possibile e adattare la routine per rispondere alle nuove esigenze, garantendo un senso di normalità e stabilità
Esistono anche gruppi di supporto condotti dallo psicologo e rappresentano un contesto che facilita la condivisione delle esperienze tra pazienti, permettendo di offrire e ricevere sostegno, in modo reciproco. Questo tipo di ambiente riduce il senso di isolamento, promuove l'empatia e favorisce la costruzione di una rete di sostegno emotivo.
La consulenza alla coppia e alla famiglia si concentra sul miglioramento delle dinamiche familiari e interpersonali. Si aiutano le pazienti e i loro cari a comunicare efficacemente, a sostenersi reciprocamente e a gestire le tensioni che possono sorgere durante il percorso di cura.
È importante passare del tempo con il partner e in famiglia, ma in primis è fondamentale imparare a dedicare del tempo a sé stessi, al di là della malattia, per svolgere attività piacevoli o semplicemente per rilassarsi e per il proprio benessere, aspetto che influisce poi favorevolmente anche sulle relazioni significative.
Lo psicologo propone anche un supporto psico-decisionale di empowerment delle pazienti.
Favorire la comprensione e l’integrazione delle informazioni accurate sulla malattia, sui trattamenti e sulle risorse disponibili e rinforzare l’espressione del bisogno personale della paziente in termini di scelta delle cure quando sono presentate varie opzioni terapeutiche, sono aspetti che aiutano a ridurre l’incertezza e ad aumentare il senso di controllo. Una maggiore consapevolezza facilita decisioni informate e partecipative riguardo al percorso terapeutico.
Quali consigli darebbe ai familiari o ai caregiver di un malato oncologico per offrire il miglior supporto possibile?
Offrire supporto a un familiare che si ammala di una patologia oncologica richiede sensibilità, comprensione e una serie di competenze emotive e pratiche. La cura di un malato oncologico inizia dal rafforzamento del rapporto umano, fondamentale per affrontare il forte distress psicologico che spesso accompagna la diagnosi.
Dopo la diagnosi, la persona attraversa diverse fasi emotive, che includono stordimento, negazione, rabbia, contrattazione, depressione e infine accettazione. In questo percorso il ruolo dei familiari e dei caregiver è cruciale per facilitare l’accettazione, l’adattamento e migliorare la qualità della vita del malato.
È essenziale offrire uno spazio sicuro dove il paziente possa esprimere liberamente le proprie emozioni senza giudizio. L’ascolto attivo implica attenzione, comprensione e supporto senza necessariamente intervenire con soluzioni immediate. Spesso la paziente ha bisogno di sentirsi ascoltata e compresa.
Da professionisti nel campo oncologico, è fondamentale informarsi sul tipo di tumore e sui trattamenti disponibili, per comprendere al meglio le sfide che la paziente affronta. Una buona conoscenza della malattia consente di offrire un supporto più mirato e di partecipare attivamente alle decisioni terapeutiche che la paziente deve prendere.
A tal proposito, incoraggiare la paziente a prendere decisioni riguardo al proprio trattamento e alla vita quotidiana favorisce in lei un senso di controllo e dignità. Rispettare i desideri e i bisogni del malato è fondamentale per il suo benessere psicologico.
È importante per i familiari/caregivers mantenere aspettative realistiche riguardo al percorso di guarigione della paziente; riconoscere che ci saranno momenti di difficoltà emotiva aiuta a prepararsi e a sostenere la paziente durante le fasi più critiche.
I caregivers devono altresì dedicare attenzione al proprio benessere fisico ed emotivo, al rischio di sovraccarico emotivo e pratico. Si può raccomandare ai familiari e ai caregivers di non esitare a cercare un aiuto psicologico individuale o di gruppi di supporto dedicati. Affrontare lo stress e le emozioni complesse legate al ruolo di caregiver è essenziale per prevenire il burnout e mantenere il benessere emotivo.
È fondamentale concedersi il tempo necessario all’adattamento . Permettere a sé stessi di adattarsi gradualmente alla diagnosi facilita l’accettazione e la gestione delle emozioni. Aiutarsi a riconoscere e valorizzare le proprie risorse interne contribuisce alla resilienza e alla crescita personale.
Rispetto al passato, ha notato un cambiamento nell'approccio delle pazienti con tumore al seno, grazie ai progressi della ricerca e a una maggiore consapevolezza?
Sì, negli ultimi anni si è osservato un cambiamento significativo nell'approccio delle pazienti con tumore al seno. Grazie ai progressi della ricerca, alla crescente attenzione all’empowerment delle pazienti e all’offerta di sostegno nel processo decisionale, molte donne sono più informate sulle opzioni di trattamento e sulla gestione della malattia.
La crescente consapevolezza sociale ha anche portato ad una maggiore apertura nel parlare di questa malattia, riducendo lo stigma e incoraggiando le pazienti a condividere le loro esperienze. Inoltre, l’enfasi sull'importanza della prevenzione e della diagnosi precoce ha reso le donne più proattive nel monitorare la propria salute. Questo ha contribuito ad un approccio più collaborativo tra pazienti e medici, con un focus sulla personalizzazione delle cure.
A tale proposito, negli ultimi anni c'è stata un'attenzione crescente riguardo l’impatto dei trattamenti oncologici sulla sessualità in oncologia e una maggiore disponibilità di informazioni per le pazienti. C’è ancora molta strada da percorrere perché la sessualità rimane ancora un tabù, una dimensione non sempre affrontata dal personale curante o dalle pazienti stesse.
Pochi centri oncologici offrono risorse formate specificamente per proporre consulenze psico-sessuologiche in un’ottica multidisciplinare integrata. Ci sono sempre più iniziative per educare sia le pazienti che i professionisti della salute sull'importanza di affrontare questi temi rispetto al passato.
Le pazienti sono sempre più incoraggiate a discutere apertamente delle loro preoccupazioni sessuali con i medici, e alcuni studi hanno dimostrato che questo aiuta a migliorare la qualità della vita.
Tuttavia, c'è ancora spazio per migliorare la sensibilizzazione e l'accesso a queste informazioni, affinché tutte le donne possano sentirsi supportate durante il loro percorso.