Inside Out 2 torna a parlarci di noi e di ciò che proviamo

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 26 Giugno, 2024

Inside Out 2

A quasi 10 anni di distanza esce nelle sale il seguito di Inside Out, un film di animazione Pixar che ha da subito conquistato gli spettatori, bambini e adulti, per la sua capacità di mostrare il funzionamento delle emozioni umane.

Vediamo i pareri degli esperti sull’aspetto psicologico del film.

Il periodo adolescenziale è spesso difficile da controllare: le emozioni cambiano insieme a noi

Ritroviamo Riley, la protagonista della pellicola che, non più undicenne e superata la pubertà, scopre nuove emozioni oltre quelle primarie di gioia, tristezza, disgusto e rabbia.

Con l’entrata nella fase dell’adolescenza, infatti, la ragazza inizia a provare anche invidia, noia, imbarazzo e ansia.

Il gruppo di emozioni personificate, dunque, si allarga, e vediamo in scena nuovi personaggi che agiscono e si scontrano nel cervello di una bambina che sta diventando una ragazza.

Lisa Damour, psicologa clinica, consulente psicologica, autrice di libri e co-conduttrice di un podcast, è parte del team di professionisti specializzato in psicologia e sviluppo infantile e adolescenziale che ha aiutato Pixar a realizzare il sequel.

Damour afferma: “Una delle cose che accade quando le persone diventano adolescenti è che il loro cervello diventa più sofisticato e permette emozioni legate all'auto-consapevolezza. Prima dei 13 anni i bambini hanno un pensiero concreto e non riescono sempre a vedere le cose da un'altra prospettiva. Poi, intorno ai 13 o 14 anni, con lo sviluppo cerebrale, arriva la capacità di immaginarsi dall'esterno e di prefigurare scenari diversi.”

Come sottolineato da Lori Plutchik, psichiatra, a Psychology Today, dietro la ricostruzione dell’interazione tra le emozioni umane alla base dei due film si cela la solida base scientifica della teoria delle emozioni di suo padre, lo psicologo americano Robert Plutchik.

Lo studioso affermava che le nostre emozioni sono universali e biologicamente innate, e che svolgono un ruolo fondamentale nel nostro sviluppo cognitivo.

Le cinque emozioni principali identificate − rabbia, paura, tristezza, disgusto e gioia − prendono vita nel film come personaggi vivaci e memorabili che guidano la giovane protagonista Riley attraverso i tumultuosi cambiamenti dell'adolescenza.

I due film non si limitano a presentare le emozioni in modo semplicistico, ma ne colgono anche la complessità: esplorano, infatti, il modo in cui le emozioni possono combinarsi tra loro per creare sentimenti ancora più sfumati, proprio come quando i colori vengono mescolati. 

Il punto di forza di Inside Out è proprio quello di avvicinare gli spettatori al mondo interiore, un mondo non concreto che spesso si fatica a percepire come comprensibile proprio per questa ragione.

La psicologa e psicoterapeuta Stefania Andreoli, parte del comitato scientifico che ha curato l’adattamento italiano, specifica in maniera puntuale questo concetto in un’intervista a cura di Fanpage: “Una rappresentazione iconografica del nostro mondo interiore fornisce agli spettatori più giovani una possibilità di immaginare il mondo delle emozioni altrimenti percepito così astratto e sfuggente – quando invece è profondamente determinante nelle nostre scelte di vita”.

“Ansia” e “Noia”: i due personaggi maggiormente legati alla Gen Z

Due delle nuove emozioni “Anxiety” e “Ennui” (“noia” in francese) rappresentano in maniera efficace la Gen Z, quella generazione che ha finalmente cominciato a parlare in maniera più aperta e sincera dell’ansia, sia sociale che legata al proprio vissuto personale, ma anche della noia, rappresentato con il classico atteggiamento dello scrolling disimpegnato di contenuti che spesso ci ritroviamo a fare quando abbiamo il cellulare in mano.

Come sottolineato da Andreoli “nessun essere umano infatti deve imparare la rabbia, la gioia, la tristezza, la paura, il disgusto. […] Le emozioni secondarie, che nel film sono noia, imbarazzo, ansia e invidia, invece sono culturalmente apprese, per intenderci, non in tutto il mondo ad esempio ci si vergogna per le stesse cose.”

L’adolescenza è, infatti, anche questo: un misto di noia, stanchezza, invidia e vergogna, nonché avversione nei confronti di esperienze che ormai non stimolano più interesse e verso un mondo adulto che si fatica a comprendere appieno.

Damour ne ha parlato a Make It CNBC: “È vero che uno dei modi in cui gli adolescenti gestiscono l'incessante intensità dell'esperienza emotiva dell'adolescenza è trovare il modo di disimpegnarsi totalmente, decidendo che le cose sono troppo 'banali' per essere degne della loro considerazione".

Una critica al range di emozioni: possibile che solo “Gioia” sia positiva?

Riley è una persona che ha una sua storia familiare e una sua personalità, ma, nell’economia del film, diventa un “tipo”, un modello di esempio che aiuta a dare rappresentazione del turbinio emotivo che caratterizza il periodo della crescita.

Proprio per questi motivi, non possiamo aspettarci che riesca a rappresentare la complessità delle emozioni nella sua totalità, anche per i limiti imposti dalla durata del film e dall’esigenza di sintetizzare e semplificare al meglio dei concetti da “addetti ai lavori” per spettatori non formati dal punto di vista clinico e psicologico.

Plutchick, però, nel suo articolo precisa che il film avrebbe potuto provare a uscire dalla schematizzazione dello spettro emotivo, introducendo anche ulteriori sfumature nella rappresentazione delle emozioni che possiamo sperimentare.

“Limitare la psiche di Riley a una singola emozione positiva è estremamente superficiale e inaccurato. Gli esseri umani provano una vasta gamma di emozioni positive. Dove sono l'entusiasmo, l'amore, la gratitudine, l'interesse, il desiderio, l'orgoglio (sano), lo stupore, l'elevazione morale, la speranza, il divertimento e/o la calma/pace?” […] Nuovi studi scientifici dimostrano che gli esseri umani tendono a desiderare più la pace che la gioia. La scienza evidenzia inoltre che le emozioni di gratitudine, interesse e amore apportano benefici sostanziali agli esseri umani”, afferma la studiosa.

Dunque, la saga di Inside Out, anche dovessero essere prodotti altri film, non sarà mai in grado di riportare in maniera completamente esaustiva il cambiamento e la crescita dal punto di vista emotivo degli esseri umani.

Questi due film, però, in maniera molto più dirompente rispetto ad altri (si pensi ad esempio a Red e Soul, altri due film d’animazione di successo focalizzati sull’interiorità), riescono a parlare in maniera diretta, schietta, ma anche con la giusta dose di delicatezza, allo spettatore, che si trova spesso anche spaesato davanti a una rappresentazione così autentica del suo personale gomitolo ingarbugliato di emozioni.

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

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