Emozioni primarie e secondarie: scopriamo le differenze

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 12 Agosto, 2024

Ragazza sdraiata sul divano con le cuffie

Le emozioni primarie, dette anche fondamentali o di base, sono innate, universali e presenti in tutte le culture. 

Esistono, però, anche le emozioni secondarie, acquisite nel contesto della socialità.

Vediamo di seguito un approfondimento.

Cosa sono le emozioni

Le emozioni sono da sempre state oggetto di grande fascino e studio, dando vita a numerose teorie.

Spesso, nel pensiero comune, vengono relegate a semplici reazioni istintive, a forze incontrollabili che turbano la razionalità e il comportamento. In realtà, questa visione è riduttiva e fuorviante.

Nonostante la molteplicità di teorie, è ormai ampiamente riconosciuto che le emozioni rappresentano sistemi complessi, caratterizzati da diverse componenti che interagiscono tra loro:

Vissuto soggettivo

La prima componente, ovvero la percezione interna dell'emozione stessa (ad esempio sentirsi felici o tristi). Si tratta di ciò che si prova, la parte emotiva più intima e viscerale.

Valutazione cognitiva

Si tratta di un'analisi razionale che valuta l'impatto dell'evento in relazione ai nostri obiettivi e valori.

Ad esempio, se rompiamo un oggetto caro a un’amica o a un genitore, proviamo ansia perché interpretiamo l'evento come una minaccia al nostro rapporto con quella persona specifica.

Cambiamenti fisiologici

Le emozioni si accompagnano a sintomi fisici, ad esempio l'aumento del battito cardiaco o la sudorazione nel caso della paura

Questi cambiamenti preparano il nostro corpo a reagire all'evento scatenante: ad esempio, la paura aumenta il battito cardiaco per predisporre il corpo alla fuga o all'azione.

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Espressione emotiva

Le emozioni sono caratterizzate da una manifestazione, sia verbale che non verbale, attraverso la quale le comunichiamo agli altri.

Esprimerle serve a segnalare il nostro stato d'animo, a chiedere aiuto o supporto, e ad attivare una predisposizione all'azione. Ad esempio, vedere una persona spaventata o arrabbiata ci induce a fermarci, valutare la situazione e prepararci a intervenire.

Lungi, dunque, dall'essere irrazionali, le emozioni svolgono un ruolo fondamentale nella nostra vita.

Ci permettono infatti di:

  • comprendere il mondo che ci circonda: forniscono informazioni immediate sul significato degli eventi e su come reagire;
  • prendere decisioni rapide: in situazioni di pericolo o urgenza, ci permettono di reagire velocemente, senza doverci soffermare su analisi razionali complesse;
  • stabilire relazioni sociali: sono alla base della comunicazione interpersonale e ci permettono di creare legami con gli altri;
  • motivare noi stessi: le emozioni positive, come la gioia e la soddisfazione, ci spingono ad agire e a perseguire i nostri obiettivi.

In generale, riconoscere le emozioni e le loro cause ci permette di utilizzarle in modo funzionale al nostro benessere e alle nostre relazioni con gli altri.

La ricerca di Paul Ekman sulle emozioni primarie e secondarie

Paul Ekman è stato uno psicologo statunitense, pioniere nello studio delle emozioni e delle loro espressioni facciali. 

È noto per la sua teoria dell'universalità delle espressioni facciali e ha condotto vari studi per dimostrarla: in una delle sue prime ricerche ha mostrato fotografie di espressioni facciali emotive a persone di diverse culture e ha scoperto che la maggior parte era in grado di identificare correttamente le emozioni espresse.

Ekman ha anche studiato la fenomenologia delle menzogne e ha scoperto che esistono delle micro espressioni (brevi espressioni facciali) involontarie che rivelano ciò che sta provando davvero una persona, anche se sta cercando di dissimulare.

Secondo la teoria di Paul Ekman, le emozioni si possono distinguere in due categorie, primarie e secondarie.

Emozioni primarie

Vengono considerate basilari perché emergono già in tenera età, anche nei neonati, prima che vi sia un significativo apprendimento sociale e hanno le seguenti caratteristiche:

  • innate e universali: sono riconoscibili da persone di qualsiasi cultura o background;
  • collegate a risposte fisiologiche specifiche: ad esempio, la paura è associata all'aumento dei battiti cardiaci, mentre la tristezza è associata a un calo di frequenza cardiaca e respirazione;
  • di breve durata: le emozioni primarie in genere sorgono e scompaiono rapidamente.

Emozioni secondarie

A differenza di quelle primarie, le emozioni secondarie sono influenzate da fattori sociali, culturali e individuali.

Dunque, sono:

  • più complesse: sono formate da una combinazione di emozioni primarie e sono influenzate da fattori cognitivi e sociali;
  • apprese: si sviluppano con la crescita e l'interazione sociale;
  • variabili: le espressioni facciali associate alle emozioni secondarie possono variare maggiormente tra le persone e le culture;
  • hanno una durata più lunga: possono persistere più a lungo delle emozioni primarie. 

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È importante notare che la distinzione tra emozioni primarie e secondarie non è sempre netta e che alcune emozioni “sfumate” possono essere contraddistinte da caratteristiche comuni a entrambe le categorie.

Inoltre, dato che la ricerca sulle emozioni e il loro impatto sulla vita umana è ancora in corso, non possiamo conoscere in maniera completa ogni meccanismo a esse associato.

Quali sono le emozioni primarie?

Come anticipato, si tratta di emozioni che vengono manifestate con espressioni facciali specifiche e riconoscibili in tutto il mondo che svolgono un ruolo importante nella sopravvivenza, preparandoci a reagire a stimoli ed eventi significativi.

Le emozioni primarie più comunemente identificate sono:

  • gioia: felicità, benessere e piacere;
  • tristezza: perdita, delusione e dolore;
  • rabbia: frustrazione, minaccia e ingiustizia;

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  • paura: pericolo, minaccia e incertezza;
  • disgusto: associato a qualcosa di repulsivo o nocivo;
  • sorpresa: associata a eventi inaspettati o novità.

Non sono sempre facili da gestire, ma sono una parte fondamentale di ciò che ci rende umani.

Riconoscerle e comprenderle è importante per il nostro benessere emotivo e per le nostre relazioni con gli altri.

La classificazione delle emozioni secondarie

Le emozioni secondarie, o emozioni complesse, si sviluppano nel corso dell'infanzia e dall'interazione con il mondo circostante.

Alcuni esempi sono: 

  • vergogna: collegata al senso di inadeguatezza o imbarazzo, spesso causata dalla percezione di aver violato norme sociali o aspettative;
  • colpa: associata al senso di responsabilità per un'azione sbagliata o un torto commesso;
  • invidia: derivata dal desiderio di qualcosa che possiede qualcun altro, spesso accompagnata da sentimenti di risentimento o amarezza;
  • gelosia: associata alla paura di perdere qualcosa o qualcuno di importante, spesso legata a minacce percepite all'interno di una relazione;
  • amore: un'emozione multiforme che comprende sentimenti di affetto, cura e profondo legame verso un'altra persona;
  • odio: un'emozione caratterizzata da avversione e ostilità, spesso diretta verso qualcuno o qualcosa che viene percepito come una minaccia o una fonte di dolore. 

Le emozioni secondarie possono anche essere influenzate da fattori individuali come la personalità, le esperienze passate e i valori personali. Con la loro complessità ci aiutano a comprendere le relazioni sociali e a formare legami significativi con gli altri.


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Inoltre, possono motivarci ad agire, sia in modo positivo che negativo: saperle capire e gestire è, dunque, una parte importante dell'intelligenza emotiva.

Imparando a riconoscere le nostre emozioni e a comprenderne le cause, infatti, possiamo arrivare a saperle gestire al meglio e a costruire una relazione più sana sia con noi stessi che con gli altri.

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

a cura di Dr. Alberto Galia
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