Come curare le orchidee da interno

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 28 Agosto, 2023

Ecco come prendersi cura delle orchidee

Le orchidee sono esemplari particolari, tra le più affascinanti e diversificate famiglie di piante nel regno vegetale, molto apprezzate ma anche un poco "temute" per l'opinione diffusa che sia difficile prendersene cura.

In realtà, pur essendo diverse da altre piante, la manutenzione delle orchidee non è poi così difficile. Occorre solo sapere come farla, conoscere e rispettare le loro esigenze, dall'annaffiatura alla luce, dalla temperatura alla scelta del vaso e tutte le altre operazioni. 

In questo articolo, dunque, vediamo come curare le orchidee per farle vivere il più a lungo possibile. Una precisazione: gli accorgimenti e le buone pratiche descritte sono comuni alla maggior parte delle specie. 

La pianta di Orchidea 

La famiglia è una, quella delle Orchidaceae, ma non esiste una sola pianta di orchidea bensì se ne contano circa 25-30.000 specie registrate all'interno di quasi un migliaio di generi diversi e con tante varietà incluse. Senza considerare le ibridazioni tra specie e generi.

Le loro dimensioni possono andare da pochi centimetri a diversi metri di altezza, così come i colori possono spaziare dal bianco al giallo, dal rosa al rosso, dal viola al blu. Oltre alle specie coltivate, in natura si possono trovare le orchidee selvatiche, oggi patrimonio inestimabile da proteggere.

Le orchidee si coltivano da secoli in tutto il mondo. La famiglia delle Orchidaceae è così grande che diventa difficile catalogare ciascuna specie con le sue caratteristiche biologiche sviluppatesi in condizioni ambientali molto eterogenee. Ciò che possiamo fare, però, è suddividerle in base a dove crescono in natura: in terra, su roccia o sugli alberi.

I 3 gruppi di Orchidee

Per una migliore e più facile comprensione di questa pianta, se ne può fare una distinzione tra orchidee epifite, litofite e terricole, in base all'habitat originario e alle caratteristiche biologiche. Questa distinzione fa la differenza nel modo in cui la pianta riceve luce, acqua e nutrienti.

Orchidee Epifite

Le orchidee epifite sono le più comuni tra le orchidee coltivate. Originarie delle zone tropicali, queste piante non hanno necessità del terreno per germogliare. Il loro apparato radicale è molto particolare, composto da radici aeree che gli permettono di crescere aggrappate su altri alberi, ai tronchi o ai rami, all'altezza giusta per ricevere luce e aria, assorbendo umidità e nutrienti dall'aria, dalla pioggia e dall'humus degli alberi.

Le radici sono ricoperte da un tessuto spugnoso (Velamen) capace di resistere alla luce e capace di fotosintesi grazie alla presenza di cloroplasti, oltre che vettore di idratazione in quanto assorbe l'acqua dall'umidità.  

Alcune orchidee epifite comuni includono:

  • Aerides
  • Ascocenda
  • Brassavola
  • Cattleya
  • Cymbidium
  • Dendrobium
  • Epidendrum
  • Odontoglossum
  • Oncidium
  • Paphiopedilum
  • Phragmipedium
  • Phalaenopsis
  • Vanda

Orchidee Litofite

Tra le orchidee litofite ci sono piante epifite o terrestri che si sono adattate a vivere e a crescere sulle rocce, in genere più illuminati rispetto alle zone con vegetazione più fitta. Tra le piante litofite più comuni,

  1. Angraecum
  2. Laelia
  3. Sophronitis
  4. Dendrobium kingianum
  5. Bulbophyllum
  6. Sedirea
  7. Eulophia
  8. Aerangis
  9. Renanthera
  10. Sarcochilus

Orchidee Terricole

Queste orchidee hanno le radici interrate, come tutte le altre piante. Crescono nel suolo e hanno radici che assorbono l'acqua e i nutrienti.

  1. Cymbidium
  2. Paphiopedilum
  3. Phaius
  4. Calanthe
  5. Cypripedium
  6. Bletilla
  7. Spathoglottis
  8. Epipactis
  9. Ophrys
  10. Platanthera

Il Cymbidium e il Paphiopedilum sono tra le orchidee terrestri (o semi terrestri) più comuni. Da precisare, tuttavia, che le orchidee terrestri vanno comunque coltivate in vaso con substrati specifici, drenanti e ariosi.

Come curare un'orchidea

La specie più diffusa di orchidea, appartenente alla famiglia delle epifite, è la Phalaenopsis, considerata tra le più belle per il fiore che ne viene fuori, e tra le più resistenti.

Tornando alla premessa iniziale, secondo la quale sarebbe difficile prendersi cura di un'orchidea, in realtà basta conoscere poche regole ma buone per curarla al meglio.

Ecco alcuni accorgimenti per partire col piede giusto:

  • lasciare l'orchidea nel vaso trasparente per verificarne alcuni aspetti (come la crescita delle radici interne)
  • capire da dove proviene l'orchidea che si vuole portare in casa
  • riprodurre il suo habitat naturale (luce, temperatura, acqua)
  • conoscere le malattie che possono colpire la pianta
  • sapere come pulirla 
  • eseguire le operazioni di travaso, pulizia e rinvaso.

Orchidea in casa, ecco come mantenerla sana e longeva

Prendendo in esame la cura delle orchidee Phalaenopsis, la prima accortezza da osservare riguarda le radici, che non devono mai essere coperte, ma esposte alla luce. Le radici sono fotosintetizzanti.

Luce, temperatura e acqua

Per ricreare l'ambiente ideale in cui far crescere e fiorire la pianta, si deve mantenere una temperatura tra 15-30 gradi. Ma facendo attenzione a non esporla ai cambi repentini di temperatura, né alle correnti d'aria.

Da considerare che alcune orchidee crescono naturalmente in ambienti caldi, mentre altre preferiscono condizioni intermedie o fresche. Tuttavia, la maggior parte delle orchidee si trova bene in condizioni intermedie, in cui la temperatura non è eccessivamente calda né vicina al congelamento. 

Per quanto riguarda la luce, la pianta ne chiede, certo, ma mai in modo diretto altrimenti si rischia di farla bruciare. La soluzione migliore è sistemata in un punto luminoso vicino a una finestra. 

Pianta di orchidea

Nelle stagioni più calde si possono vaporizzare le foglie anche una volta al giorno. Solo le foglie, non i fiori. Inoltre, è bene assicurarsi che non vi sia ristagno per evitare di far marcire le foglie e tutta la pianta.

Un errore che si commette fino a compromettere la vita della pianta è proprio l'irrigazione, ovvero la dose troppo poca o troppo eccessiva di acqua. L'acqua alla pianta va data solo quando ne ha bisogno.

Come capire se la pianta ha bisogno di acqua? 

  1. Toccare la corteccia per sentire se è asciutta
  2. Osservare il vigore delle foglie: se si afflosciano e toccandole risultano morbide, allora la pianta va idratata
  3. Osservare le radici: in carenza di acqua diventano secche e cambiano colore diventando marroni. 

Per eseguire l'irrigazione, basta mettere la pianta con tutto il vaso in una bacinella riempita con acqua a temperatura ambiente e lasciarla per almeno 20 minuti. Un accorgimento da tenere a mente è quello di non permettere all'acqua di superare la corteccia. Una volta tolta dalla bacinella, l'acqua dovrà scolare bene per evitare che si accumuli nel sottovaso. 

La quantità appropriata di acqua per un'orchidea varia in base al tipo di pianta, al tipo di substrato in cui si trova e all'ambiente in cui l'orchidea sta crescendo, ma varia anche con le stagioni. 

Concimazione per nutrire l'orchidea (prima o dopo la fioritura)

Le orchidee richiedono anche del concime, una forma di nutrimento per loro che può essere data in capsule o liquidi. In quest'ultimo caso, il liquido si può versare e diluire direttamente nel recipiente usato per idratare la pianta, come descritto nel paragrafo precedente. Il prodotto più indicato è quello ricco di azoto proteico. Tuttavia, la concimazione deve avvenire solo prima o dopo la fioritura, mai durante.

Travaso / Rinvaso

Le operazioni di travaso e rinvaso si fanno ogni due anni circa, in alcune precise circostanze:

  • quando l'apparato radicale diventa troppo grande, ovvero quando le radici interne riempiono tutto il vaso da sostituire con uno più capiente
  • quando il substrato inizia a degradarsi
  • per fare una pulizia delle radici eliminando quelle rovinate o morte
  • per cambiare la corteccia all'interno del vaso che negli anni tende a perdere consistenza, compromettendo l'assorbimento dei raggi solari e dell'azione clorofilliana
  • per disinfettare la pianta in caso sia stata colpita da funghi, muffe e batteri (solo dopo la fioritura e la perdita dei fiori).

Per estrarre la pianta dal vaso nel modo più semplice, è preferibile bagnare la pianta ore o un giorno prima per rendere le radici più robuste grazie all'assorbimento di acqua, evitando che si spezzino durante l'operazione. Operazione che non richiede manovre particolari, se non quella di girare il vasetto, premere lievemente sui entrambi i lati, tirare via la pianta.

A questo punto, si può procedere con la rimozione della corteccia e con la pulizia delle radici dalla qualsiasi detrito. Per una pulizia accurata da ogni forma di residuo, si può immergere la pianta in una bacinella piena di acqua.

Il vaso

Come premesso, il vaso che ospita l'orchidea deve essere sempre trasparente e con un fondo forato, in plastica o in vetro. Anche se è preferibile sceglierlo in plastica, proprio in virtù dei fori che servono per drenare l'acqua.

Per rimettere la pianta nel vaso, prima di tutto si può inserire la corteccia nella parte centrale della pianta, rimasta vuota dopo la pulizia. Una volta inserita la pianta nel vasetto, si può proseguire riempiendolo sul fondo con altra corteccia, fino a che non diventa pieno. Dopo il rinvaso, la pianta non dovrà ricevere acqua per almeno due giorni.

Il terreno

Il terreno per le orchidee si crea dalla fusione di un 80% di parte organica (miscela di humus, corteccia, terriccio, foglie), che si trova nei negozi specializzati, e del restante 20 di parte inerte (perlite o argilla espansa). 

Attenzione alle malattie delle orchidee (muffe, funghi e batteri)

Le orchidee possono essere colpite da muffe, batteri, funghi, ma anche dalla meno insidiosa cocciniglia.

Se ci si dovesse accorgere della presenza di questi classici pallini bianchi (sintomo di cocciniglia), basta pulire la superficie delle piante, sopra e sotto, con un batuffolo imbevuto di acqua e alcol.

Se invece compaiono macchie color giallo/marrone sulle foglie, allora potrebbe trattarsi di muffe o funghi.

In questi casi, gli accorgimenti da osservare sono a) separare le piante malate da quelle sane per evitare la diffusione delle infezioni; c) valutare se la pianta è recuperabile; c) rinvasare l’orchidea ponendola in un vaso asciutto e sterilizzato.

Ancora meglio, quando si è in tempo per evitare l'attacco di muffe e funghi, si può fare prevenzione rimuovendo i fiori secchi caduti e altri detriti che, marcendo, possono portare malattie; eliminando le foglie ingiallite e i rametti secchi tagliandoli nei punti degli internodi.

Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

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Valentina Montagna | Editor
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