La bibliomania è uno specifico tipo di disposofobia, ovvero l’accumulo di così tanti oggetti da invadere gli ambienti in cui si vive fino a renderli inabitabili; in questo caso, chi ne soffre si circonda di libri che non potrà mai leggere, tanto da compromettere vita sociale e salute.
Riempire gli scaffali di libri, quindi, può essere visto come un disturbo? Oppure si tratta di puro e semplice collezionismo? Cerchiamo di scoprirne di più – anche se, dal Giappone, sembra arrivare una definizione che mette tutti d’accordo.
Quando la bibliomania è un disturbo ossessivo compulsivo
Per alcuni, acquistare libri e accumularli rimandandone la lettura è ormai diventata una consuetudine.
Se si tratta di bibliomania, ci troviamo di fronte ad un disturbo ossessivo-compulsivo clinicamente riconosciuto che spinge chi ne soffre ad acquistare libri senza alcuna intenzione di leggerli.
Il termine “bibliomania” venne utilizzato per la prima volta da Thomas Frognall Dibdin che, nel 1809, scrisse un libro in cui irrideva gli aristocratici che si accumulavano libri al solo scopo di affermare il proprio status sociale.
Attualmente, la bibliomania non è considerata come patologia a sé stante: si tratta di un particolare tipo di disposofobia (nota anche come “disturbo di accumulo”), ossia quella tendenza ad accatastare nella propria abitazione oggetti senza essere in grado di disfarsene.
In questo caso, chi ne soffre ha come unico interesse quello di circondarsi di tomi di sua proprietà: nuovi, usati, spesso anche in versione doppia o tripla.
Chi è affetto da bibliomania ha, spesso, anche problemi relazionali: si è talmente dediti alla propria ossessione di accumulatore da arrivare a compromettere anche la propria salute e i rapporti interpersonali.
Le cause della bibliomania non sono ancora chiare, anche se diversi studi hanno individuato alcune correlazioni tra la disposofobia e il:
- disturbo ossessivo-compulsivo;
- disturbo del controllo degli impulsi;
- disturbo da deficit di attenzione e iperattività.
Nonostante questo, chi soffre di questo disturbo non risponde altrettanto bene alle terapie utilizzate per questo tipo di disturbi.
Nessun allarme, però: la passione per i libri non si traduce solo in un disturbo ossessivo compulsivo come la bibliomania.
Il concetto di bibliofilia e collezionismo
La bibliofilia consiste nell’amore per i libri, la passione nel collezionarli e, in alcuni casi, l’attenzione alla qualità dell'edizione.
Il bibliofilo è, solitamente, un lettore accanito che colleziona e raccoglie libri da lui amati (anche se non sempre ne necessita l’acquisto): in determinate circostanze preferisce ammirare antiche edizioni nelle biblioteche.
I libri che un bibliofilo considera rari sono:
- libri scritti in lingue poco conosciute.
- antiche opere di alchimia, chimica, matematica, scienze naturali (queste ultime spesso ricercate per la bellezza delle illustrazioni);
- vecchi almanacchi e giornali;
- opere di letteratura popolare, leggende e storie cavalleresche;
- libri di costumi, mode, cucina;
- antiche opere di geografia, antiche guide, relazioni di viaggi;
- edizioni rare di libri noti;
- copie autografate;
- tomi fuori catalogo.
La bibliofilia, dunque, non è assolutamente considerata una condizione patologica.
Lo Tsundoku: cos’è e quali sono i suoi benefici
Il termine Tsundoku sembra, infine, trovare un punto d’incontro tra queste due definizioni.
Questa parola deriva da un antico dialetto giapponese e unisce tre differenti parole:
- tsunde (accumulare);
- doku (leggere);
- oku (lasciare perdere per un po').
Lo Tsundoku riguarda, dunque, tutte quelle persone che acquistano libri con l’intento di leggerli, li ripongono sugli scaffali in attesa di leggerli e poi li abbandonano per un tempo indefinito; questo accade perché, nel frattempo, vengono fatti dei nuovi acquisti che sono degni di maggior interesse.
Questa abitudine riguarda solo chi viene definito “lettore forte” (ovvero chi legge almeno 12 libri all’anno).
Comprare libri, a prescindere dal fatto che si leggano o meno, porta anche benefici per la salute:
- il gesto di acquistare un oggetto risolleva l’umore di chi compra;
- per molti, la libreria è una “bolla di pace”, dove il tempo si ferma e il tono della voce va tenuto basso;
- avere in casa dei libri, guardarli e annusarli è – per chi li ama – una sorta di rimedio alla tristezza.