La farina scade dopo quanto tempo?

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 21 Febbraio, 2024

Sacco di farina aperto sul tavolo

È vero che la farina scade e dopo tale data non può più essere consumata? Ci sono dei rischi per la salute se si decide di mangiare una farina già scaduta? E come può essere riciclato un prodotto già scaduto? 

Ecco cosa sapere sull'argomento.

Dopo quanto scade la farina?

Pensare che la farina non scade praticamente mai è un'opinione molto diffusa, in parte influenzata dal fatto che questo alimento, essendo secco, ha un periodo di conservazione estremamente lungo

È veramente così oppure anche la farina aperta scade? Per legge i produttori alimentari devono riportare sulla confezione una serie di indicazioni temporali che permettono al consumatore di capire se il cibo in  questione è ancora commestibile o meno. 

Per quanto riguarda la farina, la normativa italiana prevede che sia indicato come riferimento la dicitura "da consumarsi preferibilmente entro".

Questo limite, tuttavia, non comporta che dopo tale data l'alimento non è più commestibile, ma solo che il produttore non garantisce circa il suo consumo. 


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Nel caso della farina, essa può tranquillamente essere impiegata per le proprie ricette fino a sei mesi dopo la data di scadenza, a patto che la confezione sia sempre stata mantenuta in un luogo fresco e asciutto.

Non tutte le tipologie di farina, tuttavia, sono uguali, e le differenze riguardano anche la loro durata. 

Ad esempio, la farina bianca scade, come abbiamo visto, dopo circa sei mesi dalla data riportata sulla confezione, tuttavia questo limite temporale scende a tre mesi nel caso delle varietà integrali

Negli ultimi anni, inoltre, il consumo di farine alternative a quella bianca è molto aumentato, ma la loro scadenza è simile a quella del prodotto 00?

  • la farina di castagne scade esattamente come quella bianca, quindi si può consumare fino a circa sei mesi dopo la data indicata nella confezione;
  • la farina di ceci scade, invece, prima: secondo i produttori non si dovrebbe attendere più di 150 giorni (ovvero cinque mesi), prima di utilizzarla;
  • la farina di avena scade dopo sei mesi circa, quindi come quella bianca;
  • la farina di cocco ha, invece, una durata più corta. Questo alimento naturalmente privo di glutine ma molto ricco di grassi, si conserva per circa tre-sei mesi in frigorifero dopo la data riportata dal produttore. La farina di cocco, quindi, scade prima ma può essere riposta in frigorifero o in congelatore per prolungarne la durata;
  • la farina di mais scade molti mesi dopo la data indicata sulla confezione, così come quella di semola e quella di riso, alla pari, quindi, di quella 00;
  • al contrario di quella bianca, la farina di mandorle scade circa 12 mesi dopo la macinatura e il confezionamento.

Farina scaduta: cosa sapere prima di consumarla

Visto che la farina chiusa scade molti mesi dopo l'indicazione del produttore e non vi è, quindi, un vero e proprio riferimento obbligatorio da rispettare, come sapere se il prodotto è ancora commestibile o no

Esistono alcuni accorgimenti da rispettare, come ad esempio:

  • controllare attentamente che nella farina non siano presenti insetti: essi in breve tempo possono contaminare anche alimenti presenti all'interno della dispensa, pertanto è fondamentale controllare che non ci siano larve e non far passare troppo tempo prima di utilizzare i prodotti secchi come, appunto, la farina, ma anche il riso o i biscotti;
  • verificare il suo colore: se sono presenti delle alterazioni cromatiche, oppure se la farina si presenta di colore pallido o grigiastro, allora può essere il segno che è stata conservata male e che non è più idonea al consumo alimentare;
  • annusarla: una farina commestibile non presenta alcun odore, mentre una scaduta emana un lezzo fastidioso, che è sintomo del suo essere rancida.

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Come riciclare la farina scaduta

Una farina scaduta da diversi mesi che non è più idonea al consumo alimentare può essere riciclata in molti modi

Eccone otto da provare:

  • per confezionare un sapone fatto in casail procedimento è abbastanza semplice e prevede il grattugiare un panetto di sapone di Marsiglia, riducendolo a scaglie, per poi farlo sciogliere in un pentolino con acqua calda e di unire a questo composto due cucchiai di farina per ogni kg di sapone che si intende produrre;
  • per far brillare l'acciaio: passare un panno morbido cosparso di farina su un oggetto in acciaio e magicamente scompariranno aloni e macchie;
  • per produrre una colla naturale, del tutto simile a quella vinilica: per farlo basta bollire una pentola con dell'acqua, versare a pioggia la farina e mescolare bene fino a eliminare tutti i grumi;
  • per pulire gli oggetti in rame: preparare un composto granuloso a base di farina scaduta, aceto e sale, poi distribuirlo in modo uniforme sull'oggetto da pulire e infine risciacquare con acqua tiepida;
  • per purificare il visomescolare 200 grammi di farina con un vasetto di yogurt bianco, due cucchiai di miele e un cucchiaio di olio evo. Distribuire il composto sul viso e lasciare agire per trenta minuti. Poi risciacquare con acqua tiepida;
  • per preparare una maschera lucidante per i capelliutilizzare la precedente ricetta aggiungendovi però qualche cucchiaio di acqua tiepida. Lasciar agire per dieci minuti e procedere allo shampoo;
  • chi è sensibile al lattice può inserire un po' di farina all'interno dei guanti prima di utilizzarli;
  • per allontanare le formiche dalle piante: distribuire qualche montagnola di farina e gli insetti tenderanno ad evitarla. 
Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr. Maurizio Romano
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