L’ashwagandha, conosciuta anche con il nome di ginseng indiando o Withania somnifera, è una pianta della stessa famiglia di melanzane, patate e pomodori.
Tale erba viene coltivata in India, Nepal, Africa settentrionale, Sri Lanka, Sicilia, Yemen, Sardegna e Cina. Per beneficiare delle sue numerose proprietà ayurvediche, che indagheremo di seguito, se ne utilizzano i frutti e le radici.
Ecco un approfondimento.
Benefici e proprietà dell’Ashwagandha
Come prima cosa l’Ashwagandha possiede proprietà antinfiammatorie e neuroprotettive, ma può anche essere utilizzato come energetico e per contrastare gli effetti dell’invecchiamento.
Questi ultimi due benefici, però, non sono mai stati confermati da prove scientifiche e si basano sulla tradizioni della medicina ayurvedica.
Inoltre, questa radice può essere utilizzata anche per trattare:
Come detto, la tradizione ayurvedica consiglia spesso di ricorrere all’Ashwagandha per resistere allo stress psicofisico; in particolare, situazioni come insonnia e stress possono trovare sollievo se trattate con tale pianta. Anche in questo caso, però, le evidenze scientifiche non sono sufficienti.
Altri ambiti di utilizzo possono essere:
- riduzione dei livelli di colesterolo e delle infiammazioni;
- aumento di massa muscolare, forza e resistenza;
- abbassamento della pressione arteriosa;
- riduzione del colesterolo e dell’aumento di peso legato al cortisolo;
- miglioramento della memoria.
Tutti questi benefici non trovano conferme nelle ricerche di carattere scientifico, quindi prima di assumere l’Ashwagandha è sempre buona cosa rivolgersi al proprio medico. I molteplici benefici dell’Ashwagandha sono dovuti alla composizione chimica della radice stessa, che è ormai da decenni oggetto di studio anche da parte della comunità scientifica. La radice di Ashwagandha contiene infatti:
- nicotina;
- scopoletina;
- polisaccaridi;
- alcaloidi;
- aminoacidi;
- whitanolidi (A e D);
- Sitoindosidi .
Come precedentemente menzionato, agli integratori di Ashwaganhda vengono attribuite qualità toniche e adattogene, il che significa che si crede che questa pianta possa migliorare la capacità del corpo di affrontare situazioni di stress esterno aumentando le risposte non specifiche dell'organismo.
Questa caratteristica ha portato alla sua inclusione in vari integratori alimentari, spesso raccomandati per affrontare la stanchezza e il deficit di energia.
In aggiunta, sono stati condotti studi in vitro per esplorare le potenziali proprietà antitumorali degli estratti di Withania. In particolare, questi estratti hanno dimostrato azione antiproliferativa, citostatica e citotossica verso vari tipi di cellule tumorali.
Tuttavia, è importante sottolineare che sono necessarie ulteriori ricerche e studi clinici approfonditi prima di poter confermare l'effettiva attività antitumorale della Withania e di considerarne applicazioni mediche.
Per quanto riguarda la medicina omeopatica, il ginseng indiano attualmente non è ritenuto di particolare rilevanza in questo contesto.
L'Ashwagandha viene spesso utilizzata, specialmente dagli sportivi, per sostenere la salute del sistema cardiovascolare, anche se i benefici associati sono ancora in fase di studio e ricerca.
Tra gli effetti positivi che potrebbe avere vi sono:
- prevenzione di alcune malattie cardiache tramite effetti antinfiammatori e antiossidanti;
- miglioramento dei sintomi di angina e dolori addominali.
Tuttavia, è sempre utile sottolineare che attualmente le prove scientifiche a supporto di questi benefici sono limitate.
Tale radice può essere anche consigliata in relazione al trattamento del morbo di Alzheimer: la maggior parte di questi studi è stata condotta su animali con condizioni neurodegenerative, come anche la malattia di Huntington o il morbo di Parkinson.
Nelle fasi avanzate di queste malattie, alcune parti del cervello e le connessioni neuronali subiscono danni, portando alla perdita di memoria e funzionalità cognitive: alcuni studi suggeriscono che l'Ashwagandha potrebbe avere effetti benefici e neuroprotettivi, soprattutto quando somministrata durante le fasi iniziali della malattia.
L’Ashwagandha funziona davvero?
Risulta difficile credere che un singolo elemento come l’Ashwagandha possa vantare una vasta gamma di benefici per la salute: gli studi condotti in laboratorio, che coinvolgono cellule e organi, hanno evidenziato che la Withania Somnifera potrebbe avere effetti quali la riduzione dell'infiammazione e il rilassamento del sistema nervoso centrale.
Tuttavia, come detto, i risultati ottenuti dagli studi su topi suggeriscono che la pianta potrebbe abbassare i livelli di zucchero nel sangue, potenziare il sistema immunitario (sebbene le modalità e il significato di questo effetto non siano chiari) e addirittura avere attività contro le cellule tumorali.
È importante sottolineare che quanto osservato in laboratorio o negli studi su animali non è stato ancora confermato attraverso ricerche su esseri umani.
Come assumere l’Ashwagandha
Esistono diverse modalità di somministrazione dell'Ashwagandha, tra le quali le più comuni sono:
- tramite infuso e la preparazione di una tisana dalle parti essiccate della pianta;
- assunzione di capsule;
- utilizzo di polveri facilmente solubili in acqua.
Il dosaggio di questa radice varia a seconda della condizione che si intende trattare; da questo punto di vista, infatti, non esiste un dosaggio standard basato su studi clinici approvati e la quantità utilizzata è stata variabile in diversi studi.
Ad esempio, alcune ricerche indicano che un dosaggio tra i 250 e i 600 mg al giorno di estratto secco titolato almeno all’1.5% in withanoidi totali potrebbe essere efficace nel ridurre lo stress. Altri studi, invece, hanno utilizzato dosaggi significativamente più elevati per condizioni più gravi.
Come accade per qualsiasi integratore, che sia di origine naturale o sintetica, è sempre consigliabile consultare il proprio medico prima di iniziare qualsiasi trattamento a base di erbe.
La consulenza medica è fondamentale per determinare il dosaggio appropriato e per accertarsi che l'integrazione sia sicura e adatta alle proprie condizioni di salute.
Ashwagandha: effetti collaterali e controindicazioni
I potenziali effetti collaterali associati all'assunzione di Ashwagandha possono includere:
- sonnolenza (nonostante questa erba venga utilizzata anche per combattere l'insonnia);
- disturbi epatici (anche se rari);
- diarrea, nausea, vomito: se assunta in dosi elevate, tale radice potrebbe causare l’irritazione diretta della mucosa intestinale;
- mal di testa.
In generale, però, l'Ashwagandha è considerata ragionevolmente sicura per trattamenti di durata fino a 3 mesi (anche se la sicurezza a lungo termine non è ancora nota).
Si ricorda che è sempre necessario richiedere il parere del proprio medico di base prima di assumere questo integratore.
Vi sono, però, alcune precauzioni da considerare; ad esempio, la Withania Somnifera è controindicata in gravidanza e durante l'allattamento (in quanto potrebbe aumentare il rischio di aborto spontaneo).
Inoltre, si consiglia di evitarne l'assunzione in caso di:
- malattie epatiche;
- malattie autoimmuni, poiché potrebbe stimolare il sistema immunitario;
- imminente intervento chirurgico, a causa delle possibili interazioni con anestesia e altri farmaci utilizzati durante e dopo l'intervento;
- disturbi della tiroide, poiché alcune prove preliminari indicano che l'Ashwagandha potrebbe influenzare i livelli di ormoni tiroidei.
Non è ancora chiaro se gli ingredienti dell'Ashwagandha possano passare nel latte materno e quali possano essere gli effetti sull'allattamento e sui neonati.
Infine, l'ashwagandha potrebbe anche causare irritazione dell'apparato digerente.
Solitamente, dosaggi medi vengono tollerati bene, ma l'assunzione in forme elevate (oltre 1000 mg al giorno) potrebbe portare a disturbi digestivi; come per molti integratori, è consigliabile iniziare con dosaggi medi e non esagerare.
Interazioni con altri farmaci
È necessario muoversi con cautela se si stanno assumendo farmaci:
- contro la pressione alta;
- appartenenti alla classe delle benzodiazepine (come alprazolam, orazepam, bromazepam) e sedativi in generale (quetiapina, zoldipem);
- antipsicotici e anticonvulsivanti.
- immunosoppressori (compresi i cortisonici);
- per il diabete.