10 piante velenose ed erbe tossiche da conoscere

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 27 Febbraio, 2024

La cicuta

Quali sono le piante velenose più diffuse in Italia e come si riconoscono? Come distinguere le erbe spontanee tossiche da quelle sicure per l'uomo?

A prima vista possono sembrare innocue e, anzi, molti ne sono attratti per via della bellezza dei loro fiori o dei  loro profumi.

Queste piante tossiche, tuttavia, rappresentano un serio pericolo per l'uomo, ed è importante imparare a distinguerle per non rischiare di entrarvi in contatto.

Ecco 10 specie vegetali pericolose da conoscere e una lista con le principali erbe velenose per l'uomo.

Panace di Mantegazza

La Panace di Mantegazza, il cui nome scientifico è Heracleum mantegazzianum (o Hogwee” in inglese), è una pianta che fiorisce una sola volta nella vita.

Originaria del Caucaso, oggi è diffusa un po' ovunque, mentre in Italia cresce principalmente in Piemonte, in Valle D'Aosta, in Liguria, in Lombardia, in Veneto e in Trentino.

Chi entra in contatto con la linfa contenuta all'interno di essa , tuttavia, può andare incontro a lesioni gravissime, che comprendono ustioni della pelle, arrossamenti, rash cutanei, bolle e vesciche.

Se entra in contatto con gli occhi, questa pianta provoca seri danni e, nei casi più gravi, può addirittura provocare la cecità.


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I principali responsabili della tossicità di questa pianta sono dei derivati furocumarinici localizzati nelle foglie, nei fiori, nei semi, nelle radici e nel tronco della Panace, i quali hanno la capacità di penetrare nel tessuto epiteliale e di distruggerne le cellule.

Qualora si dovesse entrare in contatto con questa specie vegetale, i primi segni avverranno solo 24 ore dopo il contatto ed è importante ricordare che le radiazioni solari aumentano in modo significativo la gravità del danno.

Aconito Napello

Considerata tra le piante letali più pericolose, l'Aconito Napello è stato a lungo un ingrediente per la preparazione di veleni mortali.

È una specie vegetale comune in Nord Italia ad un'altitudine compresa tra i 600 e 2600 metri, e la sua pericolosità è dovuta all'aconitina, ovvero un alcaloide che, dopo 30 minuti dalla sua ingestione provoca parestesia con formicolio del cavo orale, debolezza muscolare, insufficienza respiratoria e fibrillazione cardiaca.

Non esistono antidoti contro l'avvelenamento da Aconito e la dose letale per gli adulti corrisponde a 3-5 mg di principio attivo, pari a 2-4 grammi di radice.

Chi assume l'aconito va incontro a dolori atroci, e anche il solo contatto con le radici può provocare alcuni disturbi.

Talvolta può essere confusa con una pianta commestibile, ovvero la Cicutaria fetida, che viene impiegata nella tradizione culinaria italiana e spagnola.

Mancinella

La Mancinella possiede piccoli frutti simili a delle mele e, a causa della sua elevata tossicità, entra di diritto fra le piante velenose più pericolose.

Tutte le parti dell'albero contengono tossine molto potenti e in particolare nella linfa sono presenti il forbolo ed altre sostanze irritanti, che causano forti reazioni allergiche e dermatiti.

Il contatto diretto può portare a dermatite bollosa, cheratocongiuntivite acuta e danni corneali.

Nelle zone del mondo dove è più diffusa, come ad esempio i Caraibi o la Florida, la sua presenza è segnalata da appositi cartelli.

La mancinella riveste un posto speciale nella categoria delle piante mortali, in quanto il solo fumo rilasciato dalla combustione del suo tronco può provocare cecità temporanea o permanente.

Belladonna

Tra le piante velenosissime non può mancare la famosa Belladonna, anche nota come l’erba delle streghe.

Visto che la Belladonna provoca spasmi motori, allucinazioni e movimenti convulsi, si è ipotizzato che essa venisse usata durante i sabba stregoneschi, mentre in passato era usata anche per avvelenare le punte delle frecce.

Alcune fonti riferiscono che l'imperatore Augusto fu avvelenato dalla moglie Livia proprio usando questa pianta, mentre il nome fa riferimento al fatto che, durante l'epoca rinascimentale, la Belladonna veniva impiegata dalla dame della nobiltà per dilatare le pupille.

Questa specie vegetale contiene infatti un principio attivo chiamato atropina, utilizzato ancora oggi in ambito oculistico proprio per dilatare le pupille degli occhi.

Belladonna

Se ingerita in quantità modesta, la Belladonna provoca stati allucinatori, mentre in dosi eccessive essa determina secchezza delle fauci, rossore cutaneo, disturbi cardiocircolatori e paralisi respiratoria.

La causa risiede nella presenza di potenti alcaloidi , come l'atropina, scopolamina, iosciamina, i quali sono contenuti nelle radici, nei frutti e nei semi.

I frutti di quest'erba velenosa sono simili ai mirtilli e, proprio come questi ultimi, hanno un sapore dolce, infatti costituiscono un pericolo per i bambini piccoli, i quali ne possono essere attratti.

Qualora si dovesse ingerire della Belladonna, il personale medico provvederà ad eseguire una lavanda gastrica e a somministrare del carbone attivo con l'obiettivo di eliminare il veleno dall'organismo.

Tasso

Il tasso è una pianta tossica molto conosciuta, non a caso la parola greca toxon, da cui deriva il termine "tossico", allude proprio a questa specie vegetale.

Si tratta di un arbusto sempreverde che cresce soprattutto in luoghi umidi e freschi. Sebbene il suo legno sia utilizzato fin dall'antichità, le altre parti della pianta sono estremamente tossiche (ad eccezione della bacca rossa).

Il tasso contiene, infatti, un mix di sostanze alcaloidi che sono dannose soprattutto per il cuore, e si tratta di uno degli alberi velenosi più temuti tanto dall'uomo quanto da varie specie di animali.

Il principio attivo responsabile della tossicità è la tassina, che ha un effetto narcotico e paralizzante, contenuta in maggiori dosi nelle foglie vecchie.

La tassina è formata da una miscela di alcaloidi cardioattivi che hanno una potente azione cardiotossica, risultando potenzialmente letale e causa di morte improvvisa per paralisi cardiaca o respiratoria.

Può portare a tremori, problemi respiratori,  debolezza e problemi cardiaci.

Anche solo poche foglie risultano tossiche per l'essere umano e non esiste un antidoto in grado di contrastare la sua azione.

Il tasso è un arbusto o albero molto comune, sempreverde, parente delle conifere (si tratta infatti di una Gimnosperma e non di una pianta da fiore, o Angiosperma).

Predilige i luoghi umidi e freschi.

Digitale

La Digitale rientra nella categoria delle erbe selvatiche velenose più comuni. È particolarmente diffusa nel Nord Italia, dove cresce spontanea tra i boschi ad un'altitudine  inferiore  ai 1700 metri.

Il nome di questo splendido fiore di colore giallo deriva dal termine latino digitus, che significa "dito", in quanto i suoi fiori ricordano dei ditali di piccole dimensioni.

Fino all'1800 veniva utilizzata per preparare dei farmaci utili nel trattamento dell'epilessia, mentre ancora oggi la Digitale trova impiego nella produzione di medicinali per il cuore.

Una singola foglia di Digitale può uccidere un uomo adulto, in quanto contiene circa 20 mg di glicosidi, ovvero dei principi attivi molto potenti in grado di provocare l'avvelamento.

È raro, tuttavia, che questo avvenga a causa di un'inconsapevole ingestione delle foglie, in quanto la pianta provoca vomito e nausea, con la conseguenza che il soggetto tende ad espellere i glicosidi.

Se, tuttavia, ciò non dovesse avvenire, la Digitale può provocare sonnolenza, confusione mentale, disturbi visivi con aloni gialli, rallentamento del battito cardiaco fino al collasso cardiocircolatorio.

Una curiosità  che caratterizza   questa pianta è legata al pittore Van Gogh, il quale dipinse la Digitale in due occasioni. In entrambi i quadri il tono predominante è quello giallo, tanto che si è ipotizzato che il particolare uso del colore da parte dell'artista potesse essere una conseguenza del suo abituale utilizzo di Digitale per trattare l'epilessia.

Cicuta

La cicuta costituisce una delle erbe di campo velenose più celebri, visto che fu la causa della morte del celebre filosofo ateniese Socrate.

La Cicuta cresce sponanea nei luoghi incolti e nei campi, ed è molto facile scambiarla con la Pastinaca, che invece è una pianta commestibile comunemente utilizzata in cucina.

Simile anche al prezzemolo, la Cicuta si distingue perché ha il fusto striato di rosso e perché, se strofinate, le sue foglie cominciano ad emanare un particolare odore dovuto alla presenza dell'acetammide.

I principi attivi che ne determinano la tossicità sono la coniina, la conidrina, la metil-conicina e la coniceina,le quali provocano un aumento della salivazione, tremore muscolare, spasmi, ed infine morte per collasso respiratorio.

Basta consumarne qualche frutto o una decina di foglie per andare incontro alla morte, sebbene non sia così semplice essere vittime di un avvelenamento diretto.

Esistono, tuttavia, anche altre varietà di Cicuta, fra cui la Cicuta virosa, che non cresce in Italia ma che si caratterizza per l'assenza del tipico odore sgradevole, e la Cicuta minore (o Aethusa cynapium) che non presenta scanalature nel tronco.

Nella categoria delle erbe velenose mortali quindi, la Cicuta, occupa certamente un posto di spicco.

Bosso

Il Bosso è un arbusto sempreverde molto compatto e resistente che, seppure sia estremamente comune, rappresenta anche una delle piante pericolose più temibili sia per l'uomo che per gli animali.

Il Bosso è la classica pianta da siepe utilizzata per creare bordure e giardini ornamentali, tuttavia presenta anche notevoli proprietà medicamentose.

Sembra, infatti, che se essa viene assunta a dosi terapeutiche svolga un effetto colagogo (ovvero favorirebbe l'espulsione della bile), di contrasto alla febbre e anti stitichezza.

Bosso

Tutte le parti di questa pianta, tuttavia, sono velenose, a causa della presenza di numerosi alcaloidi, fra cui la bussina, la parabuxina, la buxinidina e la ciclobuxina.

L'avvelenamento si manifesta dapprima con manifestazioni acute di gastroenterite, vomito, diarrea, dolori addominali, squilibri elettrolitici, vertigini, crampi e convulsioni; nei casi più gravi si arriva fino alla congestione polmonare e alla morte per asfissia.

Oleandro

L'Oleandro è un  arbusto sempreverde particolarmente diffuso per via dei suoi fiori colorati.

Esso, rientra, tuttavia, tra le erbe velenose italiane che si distinguono per la diffusione maggiore:

Non è raro possedere un Oleandro in giardino e, sebbene l'avvelenamento sia abbastanza raro, non è comunque da sottovalutare.

Oleandro

Il contatto con la linfa della pianta provoca eritemi e vesciche, mentre, se viene ingerito, determina vomito, vertigini, diarrea, dilatazione della pupilla, sonnolenza, sudorazione fredda, aritmie cardiache, allucinazioni e convulsioni, sino ad arrivare alla perdita di coscienza e, infine, alla morte.

L'Oleandro contiene numerosi glicosidi nocivi per la salute, come ad esempio  l'oleandrina e la neriantina.

Stramonio

Lo Stramonio è tra le erbe spontanee velenose più comuni, infatti non è raro trovarla lungo i bordi delle strade o fra i ruderi.

Si tratta di una pianta che, se assunta in quantità modeste provoca allucinazioni (non a caso era chiamata anche con il nome di "erba del Diavolo"), mentre se ingerita in dosi massicce può condurre a crampi, dolori addominali e addirittura alla morte.

È una delle piante velenose che appartengono alla famiglia delle  Solanacee ed è conosciuta fin dall'antichità.

Contiene gli alcaloidi allucinogeni scopolamina e atropina e l’uso della pianta per questo tipo di finalità è estremamente pericoloso in quanto la dose attiva di alcaloidi allucinogeni è molto vicina alla dose tossica.

Erbe tossiche per gli animali domestici

Quelle raccolte qui di seguito non sono considerate erbe mortali per l'uomo, in quanto difficilmente un'ingestione spontanea o un contatto ravvicinato possono provocare conseguenze letali.

Si tratta, tuttavia, di piante tossiche per gli animali domestici a cui occorre fare attenzione, in particolare se si è in presenza di cuccioli che potrebbero inavvertitamente ingerirne delle componenti.

  • Diffenbachia. È una pianta da appartamento molto diffusa che tuttavia è particolarmente dannosa per i gatti;
  • Vischio. Tra le piante spontanee velenose più note, le sue bacche contengono una sostanza irritante per uomo e animali;
  • Stella di Natale;
  • Lauceraso. Le foglie velenose del Lauceraso possono provocare la morte degli animali;
  • Colchito. Considerato tra le piante selvatiche velenose più pericolose, non è raro trovare carcasse di animali morti in prossimità di dove cresce questa specie vegetale;
  • Lattuga velenosa. Questa specie molto simile alla Lattuga comune, contiene una linfa ricca di sostanze tossiche, che la rendono una tra le erbe tossiche più pericolose per gli animali.
Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr. Maurizio Romano
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