Dislessia e disturbi di apprendimento nei bimbi: come individuarli e cosa fare in questi casi?
Angela ZerbinoDi cosa si occupa la logopedia relazionale?
La logopedia relazionale si occupa di valutazione e riabilitazione dei disturbi di comunicazione e di linguaggio scritto e orale principalmente in età evolutiva e adulta. Il termine relazionale sta ad indicare la particolare attenzione che viene posta sull'evoluzione globale del bambino inserendo quindi il suo disturbo del linguaggio nel suo mondo complessivo e non volendolo vedere come un sintomo a se stante.
I famosi disturbi di apprendimento come la dislessia, la disgrafia e la disortografia di cui si sente tanto parlare sono in forte aumento: è vero?
E' vero, si tratta di disturbi in forte aumento, dai dati pubblicati recentemente dal MIUR sono aumentati del 37% in un solo anno scolastico. Effettivamente si sta parlando molto in questo periodo di dislessia, e ritengo sia il caso di fare qualche precisazione: di dislessia non si può parlare prima che il bambino abbia finito il secondo anno di elementare e prima che sia stata fatta una diagnosi di disturbo specifico di apprendimento (i famosi DSA) attraverso degli specifici test. Questi test sono fatti da un team di specialisti composto da tre figure, il neuropsichiatra infantile, la logopedista e la psicologa; queste tre figure vedranno i genitori e il bambino in momenti diversi e in più sedute, per poi fare una relazione e valutare se effettivamente il bambino risulta dislessico oppure no.
La richiesta di diagnosi di dislessia è fatta dalla scuola?
Quando il bambino arriva alla fine della seconda elementare e ancora non è riuscito ad automatizzare la letto-scrittura e manifesta forte fatica e difficoltà, in genere la scuola e i familiari decidono di intraprendere questo percorso. Si tratta di un percorso che ultimamente stanno intraprendendo tante famiglie, quindi questo fenomeno della dislessia dovrebbe anche farci riflettere, dovremmo chiederci come mai e se è vero che è aumentata così tanto negli ultimi anni.
Una volta che è stata fatta la diagnosi la scuola che misure mette in atto per i bambini?
Una volta fatta la diagnosi di dislessia il bambino ha diritto ad utilizzare strumenti in parte compensativi e in parte dispensativi. Gli strumenti compensativi sono ad esempio l'utilizzo del computer e della calcolatrice, gli strumenti dispensativi riguardano invece il fatto che il bambino può avere più tempo per svolgere le verifiche e ha il diritto ad avere delle consegne più corte rispetto al resto della classe.
Prima di arrivare alla diagnosi di dislessia si può in qualche modo prevenire questo disturbo e aiutare questi bambini?
Questo sarebbe l'obiettivo che dovremmo porci noi, perchè se vediamo che un disturbo sta aumentando così tanto diventa un problema sociale, e dobbiamo quindi chiederci cosa possono fare sia la scuola sia la famiglia per prevenire questo aumento eccessivo. Secondo me un lavoro interessante che può essere fatto è proprio sul biennio elementare: noi sappiamo che non sempre il bambino quando entra alle scuole elementari è pronto per imparare a leggere e scrivere, dobbiamo infatti tenere conto che le regole della lettura e della scrittura sono molto rigide e non possono essere cambiate. Quindi può essere che il bambino non sia pronto ad affrontare questi tipo di situazione, nel senso che la scuola ha delle caratteristiche piuttosto rigide come tempi e spazi, e il bambino che arriva dalla materna e ha vissuto per tre anni una situazione di grande libertà quando si trova costretto in una situazione strutturata come quella della scuola elementare a volte manifesta la sua difficoltà attraverso l'apprendimento della letto-scrittura.
Cosa possono fare i genitori per affrontare questa situazione quando si accorgono che il bambino ha queste difficoltà?
Quando un bambino manifesta una certa difficoltà a metà anno scolastico della prima elementare contattare un logopedista può aiutare a fare chiarezza sulla sua situazione; a volte può essere sufficiente anche solo un colloquio con i genitori che spiegano quali sono le reali difficoltà del bambino, a volte bisogna iniziare un percorso logopedico con il piccolo, dove questi ha la possibilità di sperimentare la letto-scrittura in un contesto protetto e molto diverso da quello scolastico. Questo può far sì che il bambino risolva il suo blocco nei confronti della letto-scrittura perchè inizia ad usarla in modo più giocoso e divertente. Quindi lavorare tanto sulla prevenzione e sul biennio elementare dovrebbe far sì che arrivino alla fine della seconda elementare meno bambini col sospetto di dislessia.
Come si svolgono concretamente queste terapie, puoi farci degli esempi?
Le storie che vediamo in terapia sono tutte abbastanza simili, per esempio Alice è arrivata a metà del primo anno di elementare con una forte difficoltà di apprendimento della letto-scrittura, sembrava proprio che non riuscisse ad imparare a leggere e scrivere. I genitori e le insegnanti erano un po' preoccupati perchè Alice iniziava ad accumulare un certo ritardo rispetto alla classe. Io ho spiegato sia ai genitori sia agli insegnanti durante i colloqui che si fanno una volta preso in carico il bambino, che il fatto di iniziare un percorso logopedico fa sì che il bambino trovi dentro di sè le risorse per iniziare a lavorare in modo diverso e quindi avvicinarsi alla letto-scrittura più serenamente. Questo fa sì che il bambino si senta meno solo, ha sentito cioè che sono stati ascoltati il suo bisogno e la sua difficoltà, e quando torna a scuola è più equipaggiato ad affrontare le consegne e i compiti che gli vengono assegnati. La stessa cosa si può dire per i genitori e gli insegnanti, perchè nel momento in cui si intraprende una terapia logopedica anche loro si sentono supportati da uno specialista che li sta affiancando in questo percorso. Alice sembrava fare fatica ma poi un giorno improvvisamente si è sbloccata e ha iniziato a leggere e scrivere tranquillamente. Queste storie sono molto più diffuse di quanto noi possiamo immaginare, gli psicologi stessi ci dicono che gli apprendimenti avvengono ad ondate, noi non apprendiamo gradatamente ma abbiamo come dei picchi di crescita e a volte dei momenti di stasi o anche di regressione, questo però non deve stupirci perchè è il modo fisiologico di lavorare con gli apprendimenti.