Terapia cognitivo-comportamentale: cos'è e come funziona

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 19 Settembre, 2024

Un paziente durante la terapia che parla alla terapeuta

Che cosa si intende per terapia cognitivo-comportamentale e quando può essere utile intraprenderla? Quali sono i suoi obiettivi e come vengono strutturate le sedute?

Scopriamolo insieme.

Che cos'è la terapia cognitivo-comportamentale?

Con il termine di psicoterapia cognitivo-comportamentale, o Cognitive-Behaviour Therapy (CBT) si intende un modello terapeutico volto al trattamento di numerose condizioni di natura patologica e non.

Alla base di questo approccio vi è la convinzione che i comportamenti disfunzionali dell'essere umano siano influenzati, tra le altre cose, dal mantenimento di schemi di pensiero inefficaci, i quali ostacolano il cambiamento e non permettono alla persona di raggiungere un maggior livello di benessere mentale. 

Secondo tale approccio, quindi, ciò che caratterizza il perdurare di stati di sofferenza mentale non è esclusivamente l'evento in sé, ma anche la distorsione cognitiva legata all'interpretazione soggettiva della realtà.

Ne consegue che le problematiche di natura relazionale, emotiva e comportamentale possano essere risolte andando a scardinare il modo in cui il soggetto le affronta e le vive.

La CBT ha come obiettivo quello di aiutare i soggetti a identificare con chiarezza i pensieri disturbanti e i modelli comportamentali non funzionali, andandoli a sostituire con nuovi schemi di pensiero favorevoli al benessere della persona.

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La psicoterapia cognitivo-comportamentale prevede l'integrazione di due approcci: quello comportamentale e quello cognitivo

Il primo ha come obiettivo l’analisi e la modifica comportamentale, supportando pertanto il paziente nell'apprendimento di nuove modalità di reazione o aiutandolo ad esporsi gradualmente agli stimoli disturbanti, in modo da aumentare la sua tolleranza allo stress.


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Per quanto riguarda la parte più prettamente cognitiva, invece, essa mira a riconoscere gli stili di pensiero e le credenze disfunzionali, sostituendoli con modalità di pensiero o credenze più utili e aderenti alla realtà.

Ciò può essere ottenuto sia mediante il colloquio clinico che con specifiche tecniche.

Qual è il modello teorico della psicoterapia cognitiva comportamentale?

La terapia cognitivo-comportamentale è un approccio che prende le mosse in primis dai contributi di Aaron Beck e Albert Ellis degli anni '60

Il metodo nasce dall'esperienza clinica degli autori (in particolare nell'ambito del trattamento dei disturbi d'ansia) e ha un approccio pratico e orientato al risultato.

Uno degli assunti cardine di questo orientamento psicoterapico risiede nell'idea che ogni persona formuli la sua rappresentazione mentale della realtà, nella quale convivono convinzioni, schemi comportamentali e modi di reagire alle situazioni.

In questo senso, lo stato di malessere sarebbe causato da distorsioni nel modo di interpretare la realtà e il loro perpetrarsi sarebbe determinato proprio da un errato modo di percepire gli eventi.

Recentemente, inoltre, l’approcciosi è evoluto fino all’arrivo delle cosiddette "terapie cognitivo-comportamentali di terza ondata", ovvero orientamenti che, prendendo le mosse dai primi sviluppi della CBT, l'hanno poi integrata con ulteriori apporti teorici e pratici.

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Tra gli sviluppi più recenti della CBT nelle terapie cognitivo-comportamentalid i terza generazione vi è il focus sull'accettazione.

Proprio quest'ultima è divenuta sempre più importante, grazie anche ai contributi delle filosofie orientali che mettono l’accento sulla necessità di adottare un atteggiamento non giudicante.

Tra i motivi che hanno decretato il successo della TCC rientrano:

  • il fatto che sia validata scientificamente: dal momento che risulta più semplice effettuare studi sull’efficacia attraverso questa terapia, sono presenti ad oggi numerosi studi che mettono in rilievo l’utilità dell’approccio cognitivo-comportamentale;
  • è attiva: chi segue questo metodo deve collaborare attivamente con il proprio psicoterapeuta di riferimento, in quanto uno degli elementi base della terapia è proprio l'instaurarsi di un patto terapeutico in cui entrambe le parti si impegnano a identificare di volta in volta le soluzioni migliori per il paziente;
  • è concreta: la TCC prevede nella maggioranza dei casi un approccio più direttivo da parte del terapeuta, nonché l’utilizzo di tecniche e homework dal taglio più pratico rispetto a una terapia psicoanalitica o umanistica.

Quando può essere utile la psicoterapia cognitivo-comportamentale?

L'approccio cognitivo comportamentale viene utilizzato con successo nel trattamento di diversi disturbi, e presenta numerosi vantaggi, fra cui il fatto di essere una psicoterapia di breve durata e dal taglio pratico.

La durata della terapia varia dai quattro fino ai dodici mesi circa, e ha una cadenza solitamente settimanale. Si noti, tuttavia, come molti terapeuti brevi non ritengano la CBT una terapia breve in senso, e in alcuni casi può essere portata avanti anche per alcuni anni.

Nell'ambito della loro relazione, sia il paziente che lo psicoterapeuta cognitivo-comportamentale si impegnano per lavorare proattivamente perseguendo un obiettivo comune, con il professionista che si occupa di stabilire di volta in volta, insieme al paziente, se sono state raggiunte le mete prefissate e in quale modo.

La terapia cognitivo-comportamentale si è rivelata particolarmente utile nel trattamento di numerosi disturbi, fra cui:

  • stati depressivi;
  • difficoltà relazionali;
  • disturbi d'ansia;
  • ossessioni e compulsioni;
  • fobie;
  • attacchi di panico;

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Cosa prevede il modello cognitivo-comportamentale

La terapia cognitivo-comportamentale ha, tra i vari obiettivi, anche quello di andare a rendere più debole e sfumato il rapporto che intercorre tra lo stimolo ansiogeno e l'emergere di emozioni, sensazioni e pensieri legati ad esso.

Per raggiungere tale scopo, il terapeuta ha a disposizione vari strumenti, fra cui:

  • l'adozione di tecniche di rilassamento, orientate ad alleviare gli stati di tensione tanto nel fisico, quanto nella mente;
  • l'insegnare al paziente come riconoscere la natura delle sue emozioni, e ad accoglierle senza pensare, tuttavia, che esse corrispondano sempre alla realtà;
  • l'allenamento a individuare schemi di pensiero e di comportamento ricorrenti che, tuttavia, non sono più funzionali al benessere della persona;
  • la sostituzione di tali schemi con altre modalità di pensiero;
  • l'esposizione graduale allo stimolo che causa il malessere;
  • l'apprendimento di nuove metodologie di reazione agli eventi;
  • l'apprendimento di tecniche volte a padroneggiare il disagio.

Le tecniche cognitivo-comportamentali sono numerose e possono includere:

  • self-talk positivo;
  • metodi di rilassamento corporei;
  • esercizi di mindfulness;
  • confutazione dei pensieri;
  • esercizi di problem solving;
  • role playing;
  • disputing;
  • tecniche immaginative, volte in alcuni casi a esporre il paziente allo stimolo ansiogeno in modo sicuro e controllato;
  • psicoeducazione.
Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr. Alberto Galia
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