Curriculum
30 anni fa ho iniziato la professione medica occupandomi di artroscopia di ginocchio.
Poi sono passata al trattamento non chirurgico delle patologie ortopediche.
Questo percorso è iniziato all’Istituto Rizzoli (1989) ove mi sono occupata di protocolli rieducativi in acqua termale, post-operatori e non.
In parallelo ho iniziato ad avvicinarmi alle energie fisiche. Ho avuto l’opportunità di sperimentare uno dei primi laser CO2, fatto che mi ha fatto scoprire la possibilità di curare utilizzando energie fisiche in grado di produrre effetti biologici prevedibili a priori.
Poi, nel 1990, sono stata in Cina, dove ho visitato vari ospedali ed in cui sono stata particolarmente colpita da una dottoressa cinese che mi ha raccontato che i suoi pazienti la pagavano finche’ erano in salute; se si ammalavano, era fallito il suo compito.
Da allora (1990) non ho più fatto una infiltrazione di cortisone, ed ho iniziato a ridurre l’uso dei farmaci e, per contro, a utilizzare tutto ciò che può servire a curare senza fare altri danni, ovvero a percorrere la strada della medicina “costruttiva”, biologica, volta a migliorare il potenziale intrinseco dell’organismo.
E siccome il potenziale intrinseco di un organismo varia da paziente a paziente, l’approccio terapeutico deve essere strettamente personalizzato e soprattutto globale. Il trattamento dell’artrosi di ginocchio di una persona in buona salute, magari sportiva amatoriale, sarà necessariamente diverso da quello della signora anziana ipertesa e cardiopatica.
Ma entrambi devono avere possibilità di recupero.
E quindi il trattamento deve essere come un abito fatto “su misura”.
E questa filosofia mi ha portato ad abbracciare due filoni della medicina molto interessanti ed in grande evoluzione, che sono la medicina rigenerativa che parte dal presupposto di “riparare” quello che è danneggiato invece di sostituirlo, e quello della medicina predittiva che cerca, di prevedere a priori quale sarà il miglior trattamento per ogni specifico paziente.
E il progredire di questo tipo di medicina, che porta a personalizzare il trattamento e a stimolare le risorse dell’organismo invece che cassarle con farmaci (non esenti da effetti collaterali) mi rende ancora desiderosa di continuare a studiare e a crescere, per accompagnare i miei pazienti nel percorso del recupero dalla malattia coinvolgendoli e rendendoli co-attori del loro recupero, con l’obiettivo di superare l’ormai obsoleto stereotipo del medico in cattedra che prescrive terapie o atti chirurgici senza alcun fattivo coinvolgimento del paziente.
Dott.ssa Raffella Osti