Quando si ha la presenza di questo ritmo non vi è afflusso di sangue al cervello, e, se le manovre di rianimazione non hanno effetto viene confermata la morte.
Nel caso, peraltro raro, di battito che riappare dopo 10-15 minuti il cervello sarà stato privato troppo a lungo di ossigeno il che avrà comportato l’arrivo della morte cerebrale. I tassi di sopravvivenza di pazienti in arresto cardiaco con asistolia sono molto rari, meno del 2%.
L'arresto cardiaco è una condizione clinica caratterizzata da una mancanza di attività meccanica del cuore, in assenza di attività elettrica oppure associata ad una attività elettrica anomala ( fibrillazione ventricolare).
La causa più frequente è lo shock cardiogeno, associato spesso a trombosi coronarica (schemia coronarica acuta seguita o meno da vero e proprio infarto miocardico acuto). E’ un’occlusione o un blocco del sangue all’interno di un’arteria coronarica, causata da un coagulo.
Un'altra importante causa è l'embolia polmonare (trombosi occlusiva), blocco di un’arteria polmonare che può condurre a shock cardiogeno e morte improvvisa.
Altre cause meno frequenti possono essere:
In caso di asistolia (assenza di coscienza associata a assenza di attività cardiaca percepibile (nessun riscontro di battito cardiaco o attività al polso) occorre una tempestiva la rianimazione cardiopolmonare (nota anche come CPR in lingua inglese), in combinazione con la somministrazione di vasopressori per via endovenosa, come l'epinefrina, ossia l'adrenalina Quando possibile, occorre correggere se possibile le cause che hanno provocato la asistolia, disostruendo le coronarie (angioplastica o trombolisi sistemica) o fattori scatenanti come l'ipotermia (caduta in acqua fredda, grave ipopotassiemia da disidratazione, ecc.)
In presenza di asistolia e arresto cardiaco, vi è un arresto del flusso sanguigno verso il cervello, a meno che non venga praticata la rianimazione.
Se l'attività cardiaca non riprende nonostante le manovre di CPR, viene confermata la morte. Persino in rari casi, quando il ritmo cardiaco riprende, dopo 10-15 minuti o più, il cervello risulta danneggiato da una mancanza di ossigeno così lunga da causare la morte cerebrale.
Il tasso di sopravvivenza per un paziente in arresto cardiaco con asistole è molto più basso rispetto a un paziente soggetto a defibrillazione. Fuori dall'ambito ospedaliero i tassi di sopravvivenza sono inferiori al 2%.