In genere, se i disturbi neurologici sono di una certa importanza, si va dal medico curante o in alcuni casi, se l’esordio è stato acuto, si va direttamente al pronto soccorso. Qualche volta, può succedere che il neurologo, “investigando” nella storia clinica passata del paziente, individui altri sintomi che al momento sono stati attribuiti ad altre cause e che invece potevano essere il primo sintomo della malattia. Questi episodi comunque, se non sono corredati da referti medici precisi, non potrebbero essere presi in considerazione per fare la diagnosi, ma anche qui sarà l’esperienza del neurologo a fare chiarezza.
Altre volte, si tratta proprio del
primo episodio neurologico in assoluto e allora la diagnosi che viene fatta è solo di possibile
sclerosi multipla. Spesso, il referto della
risonanza magnetica (RM) segnala lesioni demielinizzanti, ma la diagnosi di sclerosi si basa su 3 presupposti fondamentali da sempre criteri diagnostici importantissimi:
-
disseminazione nello spazio delle lesioni: deve essere dimostrata la presenza di più lesioni localizzate in sedi diverse del sistema nervoso centrale
-
disseminazione nel tempo delle lesioni: ovvero la comparsa di sintomi o di nuove lesioni rilevabili dalla risonanza magnetica ad almeno 30 giorni di distanza dall’inizio dei primi sintomi
-
esclusione di altre cause: questo è un punto molto importante e spesso sottovalutato.
Ad oggi, non esiste un unico test che ci dia il 100% di sicurezza della diagnosi (non è come trovare ripetutamente nel sangue livelli alti di glucosio e fare diagnosi di diabete), ma è necessario eseguire numerosi accertamenti per verificare se i sintomi sono compatibili con la diagnosi, se le immagini della risonanza sono abbastanza inequivocabili.
Un'ulteriore conferma può arrivare dall'analisi del liquido cefalorachidiano.
Il tuo neurologo, in base alla storia clinica, all’esame neurologico e alle malattie presenti in famiglia, sceglierà di volta in volta quali sono gli esami di approfondimento necessari.