Buongiorno,
ho letto la tua domanda e ti posso dire che la cosiddetta dieta per la pancreatite è un piano alimentare che favorisce la cura della malattia e si oppone al peggioramento della salute generale. Cos'è la pancreatite?
La
pancreatite è una patologia di natura infiammatoria che colpisce il
pancreas. Il pancreas viene considerato sia un organo che una ghiandola; è infatti deputato alla
secrezione endocrina di ormoni (
insulina, glucagone) e alla
secrezione esocrina di un succo ad azione digestiva (contenente tripsinogeno, chimotripsinogeno, elastasi,
lipasi pancreatiche,
amilasi pancreatiche, fosfolipasi pancreatica e nucleasi pancreatiche).
Incidendo negativamente su queste funzioni del pancreas, la pancreatite peggiora la digestione dei cibi ed il metabolismo di alcuni nutrienti; ecco spiegata la necessità si adottare una dieta appositamente calibrata.
Le
cause scatenanti della pancreatite possono essere varie e, a seconda del punto in cui rimane danneggiata, perde la sua tipica capacità secretiva. Quando il pancreas viene intaccato da un
processo infiammatorio, i suoi
enzimi digestivi possono entrare in contatto con i tessuti circostanti, degradandoli fino a provocare
emorragie, infezioni o, nel caso in cui questi
succhi digestivi entrino nel circolo sanguigno, possono rimanere coinvolti anche organi molto distanti, come i
reni ed il
cuore.
È quindi abbastanza logico pensare che la dieta per la pancreatite risulti indispensabile al miglioramento dello stato di salute e ad una prognosi migliore. Questi regimi nutrizionali non possono rimuovere l'agente scatenante la patologia, ma risultano importanti al ripristino e al mantenimento della condizione nutrizionale, senza la quale l'organismo difficilmente è in grado di superare una situazione critica.
C’è da aggiungere che la dieta per la pancreatite acuta ed il regime nutrizionale per quella cronica sono parecchio differenti.
La pancreatite viene classificata in 2 categorie: a)
pancreatite acuta: esordio improvviso ed alto pericolo di morte; le cause più frequenti sono: farmacologiche, traumatiche, per abuso alcolico e per
calcolosi biliare (nel caso in cui ostruisca il coledoco); più raramente, infettive o venefiche. b)
pancreatite cronica: ha un'eziologia di solito correlata a: abuso alcolico (70% dei casi), autoimmunità, utilizzo di certi farmaci e familiarità. Si manifesta prevalentemente in seguito ad una mancata o parziale risoluzione della pancreatite acuta.
Nel lungo termine, possono insorgere complicanze gravi come:
perdita di peso difficilmente reversibile,
diabete mellito e disturbi digestivi.
Dieta pancreatite acuta: la dieta varia molto in base alla gravità della malattia. Nelle forme più gravi, è meglio evitare qualunque forma di alimentazione orale, sia a base di cibi, sia a base di soluzioni per via parenterale (sondino naso gastrico). Ciò è assolutamente necessario per tenere a riposo l'organo che, in buona parte dei casi, non è in grado di svolgere in maniera adeguata né la sua funzione endocrina, né la sua funzione esocrina. La nutrizione per la pancreatite acuta grave si svolge prevalentemente per via endovenosa e spesso viene associata a farmaci.
Nelle forme più lievi, invece, quando la risoluzione è stimata più o meno in 24 o 48 ore, è possibile rinunciare alla somministrazione nutrizionale endovenosa limitandosi al compenso idrico; in certi casi, è possibile iniziare la dieta a base di alimenti in maniera precoce.
Per entrambe le situazioni, dal momento in cui i livelli degli enzimi pancreatici rientrano nell'ordinario, è possibile iniziare con la
dieta solida. I requisiti fondamentali di questa dieta sono: eliminazione totale degli alcolici (compreso il vino ai pasti) e delle bevande con altri nervini (caffè, tè, energetiche), frazionamento dell'energia totale, con almeno 6 pasti di dimensioni contenute: alto contenuto d'acqua; elevato tenore di
carboidrati, soprattutto a basso indice glicemico-insulinico; bassa concentrazione di glucidi ad alto indice glicemico-insulinico (soprattutto in caso di diabete mellito); basso contenuto lipidico; modesto contenuto proteico di origine animale, da aumentare progressivamente.
Dieta pancreatite cronica: la pancreatite cronica è invece caratterizzata da uno stato di
malassorbimento cronico più o meno grave, che può essere associato a
dispepsia e dolore che possono aumentare in corrispondenza dei pasti; ciò provoca spesso il
rifiuto del cibo da parte dei malati. Gli obbiettivi di questa dieta sono quelli di contrastare la malnutrizione dovuta al malassorbimento e di stimolare al minimo l'attività pancreatica. I requisiti fondamentali di questa dieta sono: eliminazione totale degli alcolici (compreso il vino ai pasti) e delle bevande con altri nervini (caffè, tè, energetiche); alto frazionamento dell'energia totale, con almeno 6 pasti di dimensioni contenute; alto contenuto d'acqua; concentrazione di glucidi a basso indice glicemico-insulinico di circa il 60% dell'energia totale; concentrazione di proteine; circa il 15% dell'energia totale o 0,8 g per kg di peso fisiologico auspicabile; concentrazione di lipidi; circa il 25% dell'energia totale; quantità di fibre pari o inferiore a 15-20 g/die.
È auspicabile, soprattutto nei casi di malassorbimento più accentuato, l'utilizzo di integratori vitaminici. Questo intervento è necessario a causa dello scarso potenziale digestivo, in particolare delle molecole liposolubili in certe circostanze, i medici scelgono di somministrare farmaci contenenti enzimi pancreatici per compensare il deficit funzionale.
Le fonti principali di carboidrati a basso indice glicemico-insulinico devono essere le leguminose decorticate e i cereali raffinati, meglio se in ricette brodose. Questa raccomandazione, che non sembra rispettare la necessità di moderare l'indice glicemico-insulinico, è indispensabile per evitare che le fibre ostacolino eccessivamente l'azione degli enzimi (sia endogeni, sia esogeni).
La cottura di tutti gli alimenti deve essere totalmente priva di grassi aggiunti, ragion per cui si suggerisce di utilizzare padelle antiaderenti o di praticare tecniche come: bollitura, a vapore, a pressione, a bagnomaria, in vaso e sottovuoto.
Nella dieta per la pancreatite cronica, i condimenti dovrebbero essere a base di oli ricchi di acidi grassi a catena media, il cui assorbimento è indipendente dall'azione della
bile e delle lipasi pancreatiche; in linea di massima, meglio non superare i 30-40 g/die. L'olio che vanta la maggior quantità di acidi grassi a catena media è quello di cocco; anche il burro ne vanta una discreta percentuale, ma è sconsigliabile a causa della natura satura degli acidi grassi che lo compongono.