Schizofrenia è un termine che deriva dal greco e significa letteralmente
mente scissa. Il termine è stato coniato nel 1911 da E. Bleuler per designare un gruppo di psicosi di cui Kraepelin aveva già mostrato l'unità classificandole sotto il termine di
Dementia praecox.
Introducendo il termine schizofrenia,
Bleuler intende mettere in evidenza ciò che costituisce secondo lui il sintomo fondamentale di queste
psicosi: la dissociazione del vissuto di unitarietà dell'individuo.
Essa è caratterizzata da una trasformazione profonda e progressiva della persona che cessa di costruire il suo mondo in comunicazione con gli altri per perdersi in un pensiero autistico (chiuso in sè stesso), ossia in una sorta di caos immaginario.
Dal punto di vista clinico, la schizofrenia si può definire come una forma di
perdita di contatto con la realtà che si manifesta con un insieme di disturbi, in cui predominano la discordanza, l'incoerenza ideo-verbale, l'ambivalenza, l'
autismo, le idee deliranti e le
allucinazioni, oltre a profondi disturbi affettivi nel senso del distacco e della stranezza dei sentimenti che hanno la tendenza ad evolvere verso un deficit e una dissociazione della personalità. Si possono dividere i sintomi in due macroaree: sintomi positivi e sintomi negativi.
Dei primi fanno parte:
deliri, allucinazioni, pensiero disorganizzato, agitazione.
Rientrano nella seconda categoria: mancanza di stimoli, isolamento sociale,
apatia, assenza di risposta emotiva.