Buongiorno,
la
ginnastica posturale è certamente una risposta valida per questo tipo di sintomatologia e all'occorrenza può essere validamente integrata con l'utilizzo di tecniche/metodiche ausiliarie.
La ginnastica posturale è stata ideata in Francia negli anni '40 da Françoise
Mézières. Questa fisioterapista francese aveva costatato che i
muscoli dorsali si comportano come se fossero un unico grande muscolo che chiamerà poi
catena posteriore.
La catena posteriore è soggetta ad andare in accorciamento e questo fatto provoca un’alterazione della fisiologia delle curve del rachide, che è alla base delle sintomatologie dolorose.
Il problema è che, per modificare un sistema che si è strutturato negli anni in un certo modo, occorre un
intervento correttivo esterno perchè un paziente che effettua degli esercizi da solo andrà inevitabilmente ad utilizzare quei muscoli che negli anni hanno preso il sopravvento.
Il risultato è che il paziente rinforza inconsapevolmente esattamente quelle catene muscolari che andrebbero
ridimensionate nel loro ruolo.
Un esercizio tipico della
riabilitazione posturale è quello di
retroversione del bacino da supini. Facilissimo, peccato che, perchè abbia un effetto benefico, debba essere effettuato mediante l'attivazione del retto dell'addome mentre, di norma, per il fatto che la catena posteriore prende il sopravvento, vengono utilizzati i muscoli ischio-crurali.
Alcuni pazienti possono impiegare anche diverse sedute per riuscire ad utilizzare il retto dell'addome per la retroversione del bacino. Si tratta di un processo di apprendimento discretamente faticoso perchè occorre imparare a fare cose di cui non conosciamo nemmeno l'esistenza.
Faccio l'esempio del retto dell'addome perchè è il più semplice da comprendere, a mio avviso, e forse il più rappresentativo.
Quando parlo per la prima volta ad un paziente del fatto che si dovrà concentrare sull'utilizzo del retto dell'addome spiego sempre dove origina, dove si inserisce, come si visualizza sull'addome e cosa può fare.
Spiego che andremo ad utilizzarlo per far discendere la cassa toracica verso i piedi durante l'espirazione e per far retrovertire il bacino.
Sembra tutto molto semplice, il paziente mi guarda sereno pensando che stia chiedendo una vera banalità. Ad oggi, nessun paziente è riuscito ad utilizzarlo correttamente in prima battuta. Quando si inizia a lavorare in realtà, dopo un po' di minuti, la maggior parte dei pazienti mi dice che pensa che non ci riuscirà mai, ma fortunatamente per entrambi non è così.
Comunque, altri tipi di intervento valido che possono essere integrati, a mio avviso (a parte le tecniche/metodiche integrative ausiliarie che ciascun terapista può adottare) sono la
tecarterapia e l'applicazione di
taping neuromuscolare con il metodo australiano Blow.