Cosa vuol dire vivere con l’HIV

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 24 Novembre, 2015

L’attore Charlie Sheen ha sconvolto il pubblico, dichiarando in un’intervista di essere risultato positivo al test dell’HIV. Grazie alla medicina moderna, tuttavia, è possibile convivere con la sieropositività e condurre una vita normale.

È possibile tenere sotto controllo l’HIV?

“Io, infatti, sono sieropositivo“. Questa è stata l’affermazione di Charlie Sheen, 50 anni, a Matt Lauer durante il programma Today dell’NBC. Dopo la sua dichiarazione, ha poi aggiunto di essere a conoscenza della sua situazione da 4 anni e che è stato difficile assimilare il significato di quelle 3 lettere, perché “è un cambiamento radicale nella vita di chiunque“.

Secondo il CDC (Centers for Disease Control and Prevention), circa 1.2 milioni di persone negli Stati Uniti convivono con l’HIV. Nonostante il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) sia una grave infezione, i livelli del virus stesso, nel corpo di una persona, possono essere tenuti sotto controllo grazie a una serie di farmaci. Queste cure, secondo il dottor David Rosenthal, direttore sanitario in una clinica di New York, permettono a tutti i pazienti di avere una durata della vita nella media. Infatti, ha aggiunto il medico: “È più come una malattia cronica“.

Come agisce l’HIV?

L’HIV distrugge le cellule T del sistema immunitario, rendendo difficile alle persone affette dal virus, poter contrastare le varie infezioni.

Come si diffonde l’HIV?

Secondo il CDC, tale virus si diffonde attraverso alcuni fluidi corporei, come:

  • sangue
  • seme
  • fluidi rettali
  • fluidi vaginali
  • latte materno

Il virus viene trasmesso tuttavia maggiormente attraverso la condivisione di aghi, o con rapporti sessuali non protetti con una persona infetta. Il dottor Rosenthal ha affermato, inoltre, che le persone che sono state potenzialmente esposte al virus, per esempio in seguito alla rottura di un profilattico durante un rapporto sessuale con partner sieropositivo, possono prendere un farmaco post-esposizione per prevenire l’infezione da HIV. Il farmaco in questione è efficace se si assume nell’arco di 36-72 ore dall’esposizione. Infine, sempre nell’ambito della prevenzione, è possibile seguire una profilassi post-esposizione.

Quando la sieropositività si trasforma in AIDS?

Negli anni Ottanta, l’infezione da questo virus era una sentenza di morte. Infatti, a quei tempi, l’infezione da HIV si sviluppava inevitabilmente in AIDS. Una persona è affetta da AIDS quando l’HIV riduce drasticamente il livello di cellule T (meno di 200 cellule T per millimetro cubico nel sangue), compromettendo definitivamente il sistema immunitario. Inoltre, negli anni Ottanta, le persone affette da AIDS potevano vivere al massimo per altri 3 anni.

Quando si è fatto un passo avanti nella medicina?

Tuttavia, grazie all’introduzione del farmaco soppressore HIV AZT, nel 1987, e grazie anche all’introduzione di nuovi e più potenti farmaci che combinano 3 antiretrovirali, nel 1995, la prognosi è cambiata drasticamente. Il dottor Rosenthal ha affermato: “I pazienti che cominciano subito i trattamenti possono sopprimere il virus, mantenere forte il proprio sistema immunitario e, di conseguenza, stare in salute“.

Com’è la qualità della vita?

Il suo medico ha dichiarato che Sheen ha cominciato a prendere i farmaci antivirali subito dopo la diagnosi e ora i livelli del virus nel suo sangue sono talmente bassi, da renderlo impercettibile. Il suo stesso medico ha poi dichiarato di essere più preoccupato per la salute dell’attore a causa dell’abuso di sostanze e della depressione causata dalla malattia, condizioni che possono drasticamente accorciare la vita, anche più dell’HIV.

Quali sono le aspettative di vita?

Secondo il dottore Rosenthal, le persone con l’HIV possono vivere per anni e con i livelli del virus impercettibili possono anche andare dal proprio medico solo 4 volte all’anno. Attualmente, ci sono pazienti che prendono solo una pastiglia al giorno, un grande passo avanti, se si pensa che in passato i pazienti sieropositivi dovevano assumere almeno 15 farmaci diversi.

Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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