La prostata è una ghiandola situata nella parte più bassa dell’addome, al di sotto della vescica, davanti al retto e in prossimità del pavimento pelvico.
I suoi stretti rapporti anatomici con il retto rendono possibile la palpazione della prostata attraverso una semplice visita rettale. Quest’indagine clinica prende il nome di esplorazione rettale e fornisce importanti indicazioni sullo stato di salute della prostata.
L’esplorazione rettale rappresenta, quindi, una fase fondamentale della visita urologica, quando si sospetta o si vuole escludere la presenza di una patologia prostatica, come l’iperplasia prostatica benigna, le prostatiti o il tumore della prostata.
Come si esegue l’esplorazione rettale? Quanto dura ed è dolorosa?
Questa visita si esegue con il paziente sdraiato in posizione supina a gambe divaricate oppure sdraiato sul fianco con le ginocchia vicine all’addome. Il medico inserisce il dito indice coperto da un sottile guanto opportunamente lubrificato all’interno del retto del paziente e procede con la palpazione della ghiandola prostatica.
L’esplorazione rettale dura pochi secondi e, generalmente, non provoca dolore (al massimo un minimo fastidio). La collaborazione del paziente è importante per rendere la visita poco fastidiosa: bisogna cercare di rimanere rilassati e non contrarre lo sfintere anale e i muscoli glutei.
Solo in casi particolari, questa visita può diventare dolorosa: in presenza di emorroidi congeste e infiammate, in pazienti con restringimenti (“stenosi” o “sub-stenosi”) del canale anale e nei casi in cui la ghiandola prostatica sia interessata da processi infiammatori particolarmente acuti (come le prostatiti acute o gli ascessi prostatici).
In questi casi, il medico può decidere di rinviare la visita, servirsi di strumenti diagnostici alternativi o rivalutare la situazione dopo eventuali terapie.
Quali informazioni permette di ottenere?
L’esplorazione rettale consente di valutare diversi aspetti della prostata:
- il volume;
- la forma;
- la consistenza;
- l’eventuale dolore.
In base a queste informazioni e ai sintomi lamentati dal paziente, l’urologo può già formulare le prime ipotesi diagnostiche relative a una problematica prostatica – e su queste decidere gli eventuali ulteriori accertamenti e/o impostare le opportune terapie.
In presenza di una situazione normale, l’esplorazione rettale evidenzierà una prostata di volume non aumentato (classicamente simile a quello di una castagna), una forma simmetrica con margini netti e solco mediano conservato, una consistenza liscia ed elastica (si parla in questi casi di consistenza “parenchimatosa”), in assenza di noduli e dolore.
Iperplasia Prostatica Benigna (IPB): i sintomi e i referti
Questa patologia benigna a carico della prostata – chiamata impropriamente anche “adenoma prostatico” – corrisponde a un progressivo incremento del volume ghiandolare con frequente comparsa di disturbi della minzione.
L’esplorazione rettale può consentire con buona approssimazione la valutazione del volume prostatico; l’urologo – nel referto della visita – utilizza espressioni descrittive per “quantificare” l’incremento volumetrico della prostata, come ad esempio:
- “prostata lievemente / modicamente / notevolmente aumentata di volume“;
- “prostata delle dimensioni di un arancia / pompelmo“;
- “prostata x 1,5 / x 2 / x 2,5 volte rispetto al volume normale”.
La forma può essere simmetrica, quando lo sviluppo dei due lobi prostatici avviene in modo simile, oppure asimmetrica, se prevale la crescita di un lobo ghiandolare rispetto a quello controlaterale.
La consistenza della prostata in questi casi rimane elastica, ma è un po’ più “tesa” rispetto a una situazione normale: si parla tipicamente di consistenza “adenomatosa” (o “fibro-adenomatosa”).
In assenza di fenomeni infiammatori associati, la palpazione di una prostata ingrandita per IPB non provoca dolore.
Qual è la consistenza della prostata in caso di prostatite?
In presenza di una prostatite, la ghiandola ha una consistenza molle, tende a essere “congesta” e “pastosa”, e la palpazione prostatica può risultare dolorosa. Questi reperti saranno tanto più marcati quanto più è acuto il processo infiammatorio che ha colpito la prostata. Quando il grado dell’infiammazione è lieve – come accade tipicamente nelle prostatiti croniche – l’esplorazione rettale può non rilevare alcuna anomalia rispetto a una situazione normale.
Tumore prostatico: come accorgersene?
Il tumore della prostata può manifestarsi all’esplorazione rettale come una zona di consistenza aumentata o come un nodulo duro palpabile. Ovviamente, questi reperti saranno più o meno evidenti a seconda delle dimensioni del tumore. In casi particolarmente avanzati, tutta la prostata risulta dura alla palpazione (si parla di consistenza “lignea”), può non essere più apprezzabile il solco mediano che divide i due lobi prostatici e i margini ghiandolari possono risultare meno netti o infiltrati.
Quali sono i limiti dell’esplorazione rettale?
Per quanto riguarda la stima del volume prostatico, l’esplorazione rettale è in grado di valutare molto bene il diametro laterale della prostata (diametro “LL o latero-laterale”) e abbastanza bene quello longitudinale (diametro “AP o antero-posteriore”), ma non può fornire informazioni sullo sviluppo in verticale della ghiandola (diametro “CC o cranio-caudale”).
Per una valutazione precisa del volume occorre utilizzare strumenti diagnostici in grado di misurare tutti e 3 i diametri della prostata, come ad esempio l’ecografia. Si rimanda a questo articolo per maggiori informazioni sul calcolo del volume della prostata.
Relativamente alla diagnosi del tumore prostatico, occorre sottolineare come la sensibilità dell’esplorazione rettale nel riconoscere la presenza di un tumore sia abbastanza bassa. Questo accade perché le neoplasie di piccole dimensioni e quelle localizzate nelle zone prostatiche più lontane dal retto non risultano apprezzabili dalla visita rettale.
In presenza di un sospetto clinico di tumore (per esempio sulla base di valori alterati del PSA), un’esplorazione rettale negativa (normale) non può essere ovviamente sufficiente per escludere con sicurezza la presenza del tumore. In questi casi, l’urologo dovrà avvalersi di altre indagini diagnostiche dotate di migliore accuratezza (trovate tutti i dettagli negli articoli riportati più in basso).
Allo stesso tempo, la presenza di un nodulo prostatico alla visita rettale non significa la sicura presenza di un tumore. Alcune situazioni benigne, come particolari tipi di prostatiti focali o di calcificazioni intra-prostatiche, possono infatti determinare la presenza di reperti palpatori molto simili a quelli tipici del tumore.
Concludendo…
La visita della prostata mediante esplorazione rettale rappresenta un passaggio fondamentale della valutazione iniziale nel paziente con sospetta patologia prostatica. Si tratta di una manovra semplice, veloce, sicura, generalmente non dolorosa che è in grado di fornire importanti informazioni preliminari, sulla base delle quali l’urologo potrà valutare gli opportuni successivi accertamenti e/o le terapie più idonee.