L’Italia ha imposto il vaccino obbligatorio per l’epatite b nel 1991, per tutti i nati a partire dal 1979. Ecco perché, negli ultimi dieci anni, questa malattia è in forte recessione, ma comunque presente, per via dei grandi flussi migratori.
Ma in cosa consiste l’epatite? Quanti tipi esistono? E quando vaccinarsi per l’epatite b? Ecco una serie di risposte per comprendere il più possibile su questa malattia virale.
Vaccino virus epatite b: è obbligatorio? Quando si fa?
In Italia, il vaccino per l’epatite b è inserito tra i vaccini obbligatori per i neonati a partire dal 1991, per tutti coloro che sono nati dal 1979 in poi. Tuttavia, la vaccinazione è consigliabile a tutti i soggetti che non presentano nel sistema immunitario gli anticorpi contro la malattia. In genere, ci si può vaccinare da adulti, per esempio prima di fare un viaggio all’estero in zone ad alta endemia di HBV o se si svolge la professione di operatore sanitario.
Vaccino epatite b: quanto dura?
È importante evidenziare che il vaccino ha un’efficacia provata al 95%. Pur essendo obbligatorio, la somministrazione del vaccino ha un costo variabile, tra i 13 e i 20 euro, in base alla regione. Secondo degli studi ventennali, la sua efficacia dura per tutta la vita di una persona e si somministra in 3 dosi negli adulti e negli adolescenti, un mese dopo la prima dose e sei mesi dopo la seconda, mentre per i neonati con madre infetta sono previste 4 dosi: alla nascita, al primo mese, al secondo e all’undicesimo mese di vita.
Il richiamo del vaccino per l’epatite B
Sempre secondo delle ricerche che hanno interessato uno studio durato vent’anni sugli effetti del vaccino, i soggetti sani, che siano adulti o bambini, vaccinati regolarmente, non necessitano di nessun richiamo. Il soggetto, pur perdendo gli anticorpi nel corso del tempo, mantiene una memoria immunologica che gli permette di produrre anticorpi di difesa, nel caso di infezione da virus.
Quali sono gli effetti collaterali del vaccino contro l’epatite B?
Il vaccino per l’epatite b è stato oggetto di molte discussioni nel corso degli anni. Spesso, infatti, gli sono state imputate delle controindicazioni con cui non aveva nulla a che fare, dalla perdita dei capelli, alla sclerosi multipla. L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha ampiamente smentito un qualunque legame con questi effetti collaterali. Sembra, invece, che il vaccino per l’epatite b sia uno dei più sicuri, infatti, può essere persino somministrato alle donne incinte in caso di rischio di contagio per il nascituro.
Le sue controindicazioni riguardano semplicemente l’area di inoculazione, che potrebbe essere gonfia o rossa dopo il vaccino, e una febbre di modesta entità. Solo nel 5% dei casi, è possibile l’insorgenza di cefalea, nausea, vertigini, mialgie e dolori articolari di breve durata e intensità.
Quali sono le persone più esposte al rischio di epatite?
Il vaccino è fortemente consigliato a tutti coloro che sono maggiormente esposti al rischio di contagio da epatite b, come:
- familiari di persone HBsAg positive;
- soggetti sottoposti alle trasfusioni;
- vittime di punture con aghi possibilmente infetti;
- soggetti affetti da lesioni croniche della cute;
- detenuti;
- persone che si recano all’estero per motivi di lavoro, ma anche svago, in aeree geografiche ad alto rischio;
- tossicodipendenti;
- soggetti dediti a rapporti con partner occasionali e prostituzione;
- personale sanitario;
- forze dell’ordine;
- addetti al servizio di raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti.
Epatite: cosa è, quanti tipi ci sono, le manifestazioni e la trasmissione
L’epatite virale è un’infiammazione del fegato che causa dolore e gonfiore. Questo genere di infezione si contrae a causa di uno dei sei tipi di virus dell’epatite. I principali tipi di virus dell’epatite sono:
- epatite A, ha un tempo di incubazione di 4 settimane e presenta dei sintomi simili all’influenza, come inappetenza, nausea, astenia, indisposizione generale, vomito, dolore in corrispondenza del fegato, febbre. I sintomi dell’epatite a sono quindi seguiti dagli elementi tipici dell’epatite acuta, quali ittero prurito e urine scure;
- epatite B, caratterizzata da ittero, affaticamento, bilirubina alta, febbre, prurito, nausea e vomito, feci chiare, urine scure;
- epatite C, si trasmette per via ematica e non per via sessuale. I sintomi dell’epatite c non sono quelli comuni che caratterizzano gli altri tipi, perché generalmente è asintomatica. I problemi derivanti dall’epatite c sono visibili 10-30 anni dopo l’insorgenza della malattia.
Tutte queste forme causano l’infiammazione del fegato e compromettono il suo corretto funzionamento.
Esistono due forme principali di epatite:
- epatite acuta, di breve durata;
- epatite cronica, della durata di 6 mesi circa.
In principali sintomi da epatite acuta sono:
- Nausea
- Vomito
- Febbre
- Dolori muscolari
Nonostante ciò, spesso l’epatite è asintomatica e la maggior parte dei soggetti colpiti riesce a superare l’infiammazione acuta nel giro di pochi giorni o di poche settimane.
Un’altra forma di epatite molto rara è l’epatite fulminante, che è caratterizzata da un’improvvisa insufficienza epatica in soggetti che non presentavano in precedenza malattie a carico del fegato. Questa forma ha un tasso di mortalità molto elevato.
Prevenzione dell’epatite b
In sostanza, sono tre le strategie principali che si possono adottare per prevenire l’epatite b:
- modificazioni comportamentali, per prevenire la trasmissione, come l’utilizzo del profilattico durante i rapporti sessuali, l’utilizzo di siringhe monouso per i tossicodipendenti, screening dei donatori;
- immunoprofilassi passiva, che consiste nella somministrazione di immunoglobuline, ossia di anticorpi contro il virus dell’epatite b, impiegata in casi specifici;
- immunizzazione attiva, attraverso il vaccino.